martedì 6 agosto 2024

"Storia della bambina perduta" di Elena Ferrante



Quella di Lila ed Elena è una storia iniziata diversi anni fa e che, seppur con dolore, porterò con me per molto tempo.

La serie segue le vicende di Lila e Lenù, due ragazze che nascono e crescono in una periferia povera e pericolosa di Napoli.
Elena, che ha la possibilità di studiare, ha modo di avere una vita molto diversa, di aprirsi porte e possibilità. 
Tuttavia vive nel terrore costante che la sua vita sia una farsa, una pallida ombra di quella grandiosa che avrebbe vissuto Lila se fosse stata al posto suo, con le sue stesse possibilità. 
Lila, pur non potendo studiare, ha reso la sua vita grande, gigantesca, la cui dimensione riduce sempre Elena ad insignificante comparsa. Tanto che, per avere una vita propria, Elena vive davvero solo lontano dal rione, lontano da Lila, dove non può temere il confronto con la sua mente brillante, con quel suo talento geniale ed innato, che sfugge a paragoni e confronti. Ma Lila resta sempre il faro che la attira, da cui non può stare lontana, l'amica che ama e che detesta in ugual misura.

Il finale della saga mi è piaciuto? No. Di questa storia non mi è piaciuto niente. 
Ma l'uso di un narratore che si mette da parte per lasciare che sia un terzo personaggio a fare da protagonista- come in "Demian", o "Il grande Gatsby" è uno stratagemma letterario affascinante. E la penna di Elena Ferrante, un'ipotassi ricca e forbita, è riuscita ad avvincermi. 
Forse, se non ci fosse stato quell'ultimo, crudelissimo colpo di scena finale, la storia di Lila ed Elena mi avrebbe lasciato un ricordo migliore, ma così non è stato. La Ferrante ha deciso di spezzarmi il cuore in tanti minuscoli pezzetti.

Questo romanzo mi ha devastata, distrutta, spezzata. E, dopo l'ultima pagina, dopo l'ultima riga, ho avuto voglia di piangere. 
Perché è una storia che si conclude come uno strappo, lasciando una ferita aperta, bruciante.
Non posso parlarne completamente male: una storia che brucia è comunque una storia che, nel bene o nel male, lascia qualcosa. Un'emozione, seppur negativa. 
Ma non posso perdonare la Ferrante. 
Non posso proprio. 

sabato 27 luglio 2024

"Benvenuti in casa Esposito" di Pino Imperatore



"Benvenuti in casa Esposito" è un libro tagliente e sarcastico che fa ironia sulla malavita organizzata (male), sulla sua banalità e le sue contraddizioni, seguendo le vicende tragicomiche della famiglia Esposito. 
Una storia in cui il bene si intreccia con il male, raccontando una quotidianità che è forma e sostanza di un'umanità chiamata costantemente a scegliere tra giusto e sbagliato. 

E a volte certe scelte richiedono più coraggio di altre perché, se si nasce in determinati contesti, il male sarebbe la scelta più semplice.

Oltre ad essere una storia di uomini e di donne, questo testo è una palese scusa per elogiare la bellezza di Napoli e la sua storia: il che, secondo me, già sarebbe un motivo sufficiente per leggerlo. 

Vi ho convinti? Se non ci sono ancora riuscita, menzionerò il talento di Pino Imperatore, autore dalla penna talmente sagace che riuscirebbe a rendere entusiasmante qualsiasi racconto.