lunedì 9 dicembre 2024

"Nyx- L'ordine": un interessante prequel


"Nyx- L'ordine" è una novella di breve ma intenso respiro che introduce la saga di Nyx. 
In una cittadina apparentemente perfetta, Mooresville, la vita sembra scorrere tranquilla ma, mentre la sua facciata si svela come fragile, emergono tensioni e misteri legati al passato della città, mettendo in discussione la serenità di Riven Ortega, la giovane protagonista che, con il suo talento artistico e i suoi disegni inquietanti, rappresenta la frattura tra il mondo che la circonda e la sua percezione unica della realtà. In un mondo che sembra diventare sempre più estraneo ed ostile, la ragazza è costretta a confrontarsi con un mistero che mette in discussione quel che conosceva e ha sempre dato per scontato. 

Il linguaggio dell'autrice, che narra le vicende in prima persona con una prosa scorrevole e giovanile, contribuisce a creare una narrazione tesa e inquietante, dove ogni piccolo dettaglio della vita quotidiana sembra nascondere un lato oscuro. 
L'atmosfera si fa via via più densa di mistero e suspense, riflettendo la crescente consapevolezza dei personaggi riguardo i segreti e i pericoli che la città cela. 

Consiglio quest'opera a chi ama le storie che uniscono il brivido alla psicologia dei personaggi, e a chi cerca una lettura che non si limiti a raccontare una storia, ma che inviti anche a guardare oltre le apparenze.

domenica 8 dicembre 2024

"La saga del Dominio" di Licia Troisi


Per me, ogni pagina che scrive Licia Troisi è un capolavoro. Ogni volta mi innamoro dei suoi personaggi combattivi e fragili, dei suoi mondi fantastici deliziosamente ben costruiti, del suo stile scorrevolissimo. 
L'ultima sua serie che ho letto è la trilogia del Dominio, che desideravo leggere da un pò (come per tutti i libri, aspettavo il momento giusto). È un'opera epic fantasy dal taglio adulto, che tratta temi forti. 

Ho iniziato un lungo viaggio insieme a Myra, la protagonista, una ragazza piena di rabbia e sofferenza, senza sapere cosa aspettarmi. Giunta all'ultima pagina del terzo romanzo, posso dire di essermi imbattuta forse in una delle storie d'amore più controverse ed intense che io abbia mai letto.

Il personaggio maschile, Acrab, un uomo estremamente carismatico, ma anche crudele, è un mistero fino alla fine: per Myra, per il lettore, persino per sé stesso. 
Un guerriero con sogni di gloria e conquista, che perde la testa quando la giovane guerriera Myra, al suo fianco da otto anni, cioè sin da quando, da bambina, ha salvato la sua vita da morte certa, lo lascia per seguire un indizio che potrebbe rivelarle dettagli importanti sul suo doloroso passato, e sulla morte della sua famiglia. 

L'allontanamento di Myra, sua guerriera più fedele, importante alleata per il raggiungimento del suo grande obiettivo di conquista di tutte le terre del Dominio, fa capire ad Acrab quanto tenga a lei, e di che genere sia l'affetto che prova nei suoi confronti.

Anche Myra prova lo stesso sentimento: ne è consapevole da molto tempo, anche se per anni ha negato a sé stessa di amarlo, ritenendolo inopportuno.

Lungo disavventure, dolore e battaglie, i due si inseguono, continuando ad attrarsi e respingersi per tutta la storia: ma l'amore a volte non basta, per amare. 


Myra non riesce a vivere il suo amore perché non può dimenticare le responsabilità di Acrab nel suo passato di dolore; Acrab a sua volta è un uomo talmente spezzato da essere ormai capace di amare solo in modo egoistico e terrorizzato. 


Li lega un sentimento sbagliato, tossico, contorto, che distrugge loro stessi e chiunque vi si frapponga in mezzo.
Non intendo ridurre la Saga del Dominio ad una storia d'amore, perché così non è: i libri di Licia sono sempre intricati affreschi di avvenimento e avventure. Ma questo contorto sentimento è sicuramente il fil rouge intorno al quale ruotano le varie storie dei doversi personaggi. 


I poeti cantano da sempre l'odio e l'amore: ma Myra e Acrab ci ricordano che, forse, sono infinitamente più complicati gli ingarbugliati sentimenti che si trovano nel mezzo.



giovedì 31 ottobre 2024

Strane cose non terrene


Se cercate un libro perfetto da leggere oggi, potrebbe essere quello di cui sto per parlarvi: "Strane cose non terrene", di Kelly Creagh.

Scrivere i retelling è difficile, sempre, soprattutto quando si tocca un mostro sacro come Jane Eyre, un classico che ho letto la prima volta quando avevo sedici anni e che ancora oggi rileggo volentieri, perché è una storia d'amore di grande intensità, ed ha un posto specialissimo nel mio cuore. 

Ma la Creagh è riuscita nel compito: ha scritto un'opera piacevole,  e rispettosa dell'originale. 
Forse definirlo un retelling è scorretto, perché si distacca molto dal suo modello di riferimento, di cui mantiene però l'ambientazione squisitamente gotica e l'atmosfera, cupa e tenebrosa.

La protagonista, Jane Reye, è un'orfana, e possiede poteri soprannaturali che la porteranno a lavorare per un uomo misterioso ed enigmatico che nasconde molti segreti. 
La storia, che ha premesse interessanti, e rimescola deliziosamente-rimodernandoli- gli elementi di base del classico al quale si ispira, si evolve ottimamente, pagina dopo pagina. 
Complice una prosa ricca e coinvolgente. 

Ma la vera perla di questo libro è proprio Jane, orgogliosa come la sua omonima, coraggiosa e indipendente anche quando si innamora, con una forza interiore potente e meravigliosa, attualissima al giorno d'oggi: esempio di una donna capace di autodeterminarsi e parlare apertamente dei suoi sogni e desideri, senza paura. 

"Sono così stanca di essere presa in giro da persone che mi guardano di sfuggita e si sentono libere di pensare quello che vogliono." 

Ho apprezzato particolarmente il legame della protagonista con l'arte. Il suo amore per il disegno, che la unisce all'originale Jane Eyre, è una parte importante di lei in quanto suo essenziale strumento espressivo, e dunque elemento specialissimo della manifestazione del sé.

Definisco "Strane cose non terrene" un libro che non ha deluso le mie aspettative, anche grazie all'ambientazione deliziosamente gotica e alla scrittura avvolgente, capace di catturare l'attenzione fino all'ultima pagina, che nasconde un insospettabile plot twist.

Infine, voglio dedicare due righe all'aspetto estetico dell'edizione Fanucci: come sempre, un capolavoro anche per gli occhi.


domenica 27 ottobre 2024

Philip Zimbardo: un esperimento che ha cambiato la storia

"Cosa succede se metti delle persone buone in una situazione cattiva? Cos'è che ha la meglio, alla fine?"
Questa la domanda da cui Philip Zimbardo -una leggenda della psicologia, venuto a mancare pochi giorni fa- è partito per la costruzione del suo esperimento più famoso, quello del carcere di Stanford: ventiquattro giovani di buona famiglia, senza particolari inclinazioni al potere o alla violenza, sono stati divisi casualmente tra guardie e ladri, per partecipare ad un gioco di ruolo dai risultati sorprendemente cruenti, degenerato in soli sei giorni in una situazione scioccante di soprusi e violenza. 
Un esperimento chiacchierato e divisivo che ha messo in discussione il peso dei fattori disposizionali a favore della significatività dei fattori situazionali. 

Lo studio di Zimbardo -trasposto magistralmente in un film, e narrato in un interessante e dettagliato libro - è sicuramente ancora attualissimo, e viene considerato uno snodo essenziale per la psicologia sociale. 

martedì 6 agosto 2024

"Storia della bambina perduta" di Elena Ferrante



Quella di Lila ed Elena è una storia iniziata diversi anni fa e che, seppur con dolore, porterò con me per molto tempo.

La serie segue le vicende di Lila e Lenù, due ragazze che nascono e crescono in una periferia povera e pericolosa di Napoli.
Elena, che ha la possibilità di studiare, ha modo di avere una vita molto diversa, di aprirsi porte e possibilità. 
Tuttavia vive nel terrore costante che la sua vita sia una farsa, una pallida ombra di quella grandiosa che avrebbe vissuto Lila se fosse stata al posto suo, con le sue stesse possibilità. 
Lila, pur non potendo studiare, ha reso la sua vita grande, gigantesca, la cui dimensione riduce sempre Elena ad insignificante comparsa. Tanto che, per avere una vita propria, Elena vive davvero solo lontano dal rione, lontano da Lila, dove non può temere il confronto con la sua mente brillante, con quel suo talento geniale ed innato, che sfugge a paragoni e confronti. Ma Lila resta sempre il faro che la attira, da cui non può stare lontana, l'amica che ama e che detesta in ugual misura.

Il finale della saga mi è piaciuto? No. Di questa storia non mi è piaciuto niente. 
Ma l'uso di un narratore che si mette da parte per lasciare che sia un terzo personaggio a fare da protagonista- come in "Demian", o "Il grande Gatsby" è uno stratagemma letterario affascinante. E la penna di Elena Ferrante, un'ipotassi ricca e forbita, è riuscita ad avvincermi. 
Forse, se non ci fosse stato quell'ultimo, crudelissimo colpo di scena finale, la storia di Lila ed Elena mi avrebbe lasciato un ricordo migliore, ma così non è stato. La Ferrante ha deciso di spezzarmi il cuore in tanti minuscoli pezzetti.

Questo romanzo mi ha devastata, distrutta, spezzata. E, dopo l'ultima pagina, dopo l'ultima riga, ho avuto voglia di piangere. 
Perché è una storia che si conclude come uno strappo, lasciando una ferita aperta, bruciante.
Non posso parlarne completamente male: una storia che brucia è comunque una storia che, nel bene o nel male, lascia qualcosa. Un'emozione, seppur negativa. 
Ma non posso perdonare la Ferrante. 
Non posso proprio.