lunedì 30 novembre 2020

Review Party: "Guida per babysitter a caccia di mostri" di Joe Ballarini




"Guida per babysitter a caccia di mostri" è il primo romanzo di una nuova serie per ragazzi di Joe Ballarani, da cui è stato tratto un film Netflix. 

Kelly Ferguson è una tredicenne che, come molte sue compagne, desidera essere carina e corteggiata. Purtroppo non è altro che "un'invisibile", troppo poco interessante per essere annoverata tra le più popolari della scuola. 
Tuttavia, qualcosa potrebbe cambiare, se riuscisse a frequentare il campo estivo più prestigioso dei dintorni avrebbe infatti la possibilità di conoscere la gente "giusta" e fare, seppur per pochi mesi, la vita che ha sempre sognato. Sua madre non è particolarmente benestante quindi, per riuscirci, Kelly deve procurarsi da sola il denaro necessario per pagare l'esosa somma.
Così la ragazzina svolge tantissimi lavori diversi, finché, su consiglio di un'amica, decide di pubblicare un annuncio come babysitter.
Viene chiamata per il primo incarico proprio il 31 ottobre, la notte di Halloween, che sfortunatamente è anche la sera in cui si tiene l'unica festa a cui sia mai stata invitata, dove sarà presente anche Victor, il ragazzo di cui è da sempre infatuata.
Ma non può tirarsi indietro, anche perché a chiedere le sue mansioni lavorative è il capo di sua madre. 
Rassegnata, Kelly si aspetta una noiosa serata in compagnia di Jacob, ragazzino dispettoso e capriccioso. 
Ma gli eventi prendono una strana piega: dei mostri orribili sopraggiungono a rapire il bambino e Kelly, scioccata, non sapendo a chi altro chiedere aiuto, chiama la precedente baby sitter del bambino. Con sua sorpresa, la ragazza che si presenta alla porta di casa non è chi si aspetta, ossia una normale adolescente, ma una guerriera esperta nella lotta contro i mostri. In una rocambolesca avventura lunga un'intera notte, riuscirà Kelly a salvare Jacob, e forse il mondo intero, dai mostri?

L'idea alla base del romanzo è molto carina: mi è piaciuta l'identità segreta dei babysitter, che agli occhi di tutti sono considerati "sfigati" ma in realtà sono eroi in incognito, che combattono coraggiosamente per la sicurezza di tutti i bambini, senza aspettarsi dalla società alcun tipo di riconoscimento. 

"«La più potente arma a disposizione di un babysitter non sono i pugni e nemmeno la capacità di cambiare un pannolino con una mano sola. È il cervello. Il coraggio. L’amore per gli indifesi. Per questo le persone ci affidano i loro figli. Ed è questo che ci dà la forza di sconfiggere il male.»"

Con una prosa incalzante, attraverso la voce intensa e colorita di Kelly, protagonista e narratrice, l'autore coinvolge il lettore in un'adrenalinica e coinvolgente avventura 
Inoltre le numerose illustrazioni presenti nel libro sembrano autentiche pagine di "una guida", appunti che forniscono preziosi ragguagli sui mostri e come combatterli.

Kelly è una ragazzina insicura, in cerca di sé stessa e della propria vocazione, del suo "talento speciale" con cui rendersi utile al prossimo e sentirsi realizzata. Grazie alla sua esperienza, scoprirà di possedere doti nascoste, e capirà per cosa si sente veramente portata. 

"Sbattei le palpebre, all’improvviso sopraffatta dalla prova che mi attendeva. Qual era il mio scopo? La mia verità? Sarei riuscita a essere davvero all’altezza della situazione e a prevalere?"

I "mostri" a cui Kelly e i suoi amici babysitter danno la caccia non esistono realmente, ma sono in gran parte emersi dalla mente di un ragazzino che, grazie ai suoi immensi poteri, può dare vita ai suoi stessi incubi.
Un potere terribile ed inquietante, qualcosa che le creature della notte vorrebbero sfruttare a loro vantaggio. Nessuno potrà fermare questo terribile potere creatore se non Jacob stesso. 

"Avere una mente potente non ti rende un mostro. A farlo, è il modo in cui la usi."

Ciascuno di noi conosce i propri demoni personali. Può chiamarli per nome, dare loro una forma, un volto, magari persino un viso e una voce. Ma questi demoni hanno potere su di noi solo finché noi stessi scegliamo di concederglielo. 

"Guida per babysitter a caccia di mostri" è un romanzo perfetto per bambini e ragazzi, che pur nella sua leggerezza lascia un messaggio importante: la paura più profonda può essere vinta solamente ammettendola, e capendone l'infondatezza.

venerdì 27 novembre 2020

"Dirty Waters" di Lumi Niemi




Quella dei manga è una tradizione nata in Giappone, che però ha appassionato autori di tutto il mondo.
Tra coloro che hanno voluto cimentarsi in quest'arte particolare va annoverata Francesca Siviero, in arte Lumi Niemi, che ha esordito con la casa editrice Mangasempai con il manga "Dirty Waters", costituito da quattro corposi volumi, dell'elegante formato medio e con copertine particolarmente suggestive. 

La storia trascina il lettore nel microcosmo di Dirty Waters, un piccolo paese degli Stati Uniti nel quale la quotidianità è torbida come il suo nome, sotto la tranquilla superficie si nascondono infatti comportamenti ingiusti e avvenimenti inquietanti. 

Vladimir, un ventunenne, si trasferisce a Dirty Waters insieme alla sorella Tamila, al suo compagno Dylan e la loro bambina, Diana. 
Come in ogni piccolo paese alla gente piace spettegolare e Vladimir, essendo il nuovo arrivato, si troverà presto nell'occhio del ciclone, oggetto di indesiderate attenzioni e maldicenze.
Il suo passato, un passato che cerca di lasciarsi alle spalle, è particolarmente doloroso, perciò prova una certa affinità quando incontra Lucian, il ragazzo che si fa chiamare "lo spettro" a cui, dopo aver perso i genitori, a detta di tutti "manca qualche venerdì". 

Vladimir, invece, capisce subito che è semplicemente molto solo e triste. Gli si avvicina e, parlandogli, scopre che, proprio nella sua nuova casa, anni prima sono stati perpetrati numerosi efferati omicidi, tra cui anche quello dei genitori di Lucian.
La terribile storia lo induce ad indagare insieme al nuovo amico, spaventato dalla possibilità che possa accadere qualcosa anche a lui e alla sua famiglia.

Riusciranno a scoprire il colpevole e fermarlo, prima che faccia del male anche ad altri innocenti? 

Il primo incontro fra Lucian e Vlad non avviene nel migliore dei modi, e di certo non presenta le prospettive per una duratura amicizia. 
Sono molto diversi ma il dolore che condividono li rende simili e li induce, lentamente, ad avvicinarsi e ad aprirsi, perché ciascuno comprende perfettamente cosa prova l'altro. 
Sono personaggi complessi e ben delineati, con punti di forza, paure e debolezze, ed è impossibile non affezionarsi ad essi.

Grazie ad un uso sapiente del chiaroscuro l'autrice riesce a costruire nella sua opera una tensione crescente che attanaglia il lettore catturandolo in un'atmosfera claustrofobica, perfetta per una storia dalle tinte cupe. 

Dirty Waters riesce a creare la tensione narrativa, che si regge sulla ricerca del colpevole dei misteriosi omicidi avvenuti nel piccolo paesino, ed è mantenuta dai numerosi colpi di scena e da inseguimenti che aumenteranno, vignetta dopo vignetta, l'ansia nel cuore del lettore.
Le illustrazioni dell'autrice, di irresistibile fascino e caratterizzate da uno stile inconfondibile -che migliora volume dopo volume - rendono ogni tavola un piccolo capolavoro.

La storia è molto ben imbastita, ed è difficile indovinare il colpevole prima della fine: infatti Lumi Niemi riesce a sviare abilmente i sospetti del lettore.



Dirty Waters, sebbene sia un fumetto un pò oscuro e contenga qualche scena cruenta, non è particolarmente impressionante, e questa caratteristica lo rende accessibile e apprezzabile anche dai non appassionati del genere.

Avrei preferito un finale diverso, ma la conclusione è comunque perfettamente coerente con la storia, e lascia una morale importante: la vera vittoria, a volte, è lasciar andare i propri demoni senza ostinarsi a tenerli per mano perché nella vita molto si perde, ma bisogna avere cura di ciò che rimane, senza consumare l'esistenza nella ricerca di uno scopo che logora l'anima, come un'insensata vendetta. 

giovedì 26 novembre 2020

"Angeli e Alchimia" di Barbara De Maestri

"Angeli e Alchimia" è un romanzo fantasy di Barbara De Maestri, che ha anche disegnato la bellissima illustrazione in copertina. 

L'Alchimia, una forma primitiva della chimica, prende il suo nome da un termine antico, che sta ad indicare un complesso di conoscenze filosofiche ed esoteriche, che hanno un fondamento scientifico ma possiedono un fascino quasi magico. 
L'Alchimia, con le sue leggi, serviva per dare le risposte ai fenomeni naturali che apparivano inspiegabili, e si basava sull'idea che tutti gli enti fisici subiscono trasformazioni da una forma primitiva ad una finale in cui la materia viene portata alla sua perfezione. 
La figura dell'alchimista il quale, più che uno scienziato, era visto come un mago, ha sollecitato l'immaginazione di vari scrittori che lo hanno trasformato in una suggestiva figura letteraria. 

Anche Barbara De Maestri, ha scritto un romanzo in cui ha fantasticato sulla figura dell'alchimista Ermete Trismegisto, al quale ha attribuito la scrittura di un manoscritto che potrebbe cambiare le sorti del mondo. 
Questo manoscritto, decifrato dal Professor Balthasar Hopp, sembra indicare come sia possibile trovare un antico oggetto di grande valore alchemico: la pietra filosofale, che decide di recuperare a tutti i costi. Tuttavia non può farlo da solo, perciò coinvolge cinque suoi studenti, ragazzi apparentemente normali, ma con abilità particolari e un legame, di cui neppure loro stessi sono a conoscenza, che unisce indissolubilmente i loro destini. 
Tra di loro si creano amicizie, screzi, antipatie e un tenero interesse romantico fra Marcus ed Estelle, i quali però hanno caratteri molto diversi. Si scopriranno incompatibili o fra di loro si svilupperà una bella storia d'amore? 
Insieme agli altri ragazzi, cosa decideranno di fare? Aiuteranno il professore?

Oltre al professor Hopp, c'erano solo altri quattro ragazzi. Marcus Anderson, Samuel Damiani, Dylan Scott e Lucas Carter.
"Molto bene, adesso che ci siamo tutti, possiamo iniziare!"
Il professore fece cenno a Estelle rimasta in piedi, di prendere posto. Lucas prese la parola senza chiederla.
"Come tutti? Siamo solamente in cinque!"
"Tutti, perché l'invito è stato mandato solo a voi cinque
!"

Quali luoghi visiteranno e come reagiranno quando le loro menti si apriranno ai grandi misteri dell'universo? 
E quale sarà il ruolo degli angeli? 

Conciliare una tradizione fantasy classica con un intreccio contemporaneo non è semplice, ma Barbara De Maestri riesce a costruire, nel suo romanzo, una storia coerente e credibile. 
Grazie alla prosa curata, in terza persona, la narrazione è particolarmente scorrevole e si concentra su tutti i personaggi, fornendo al lettore un quadro completo della storia, permettendogli di conoscere i pensieri e il punto di vista di ciascuno. 

Balthasar Hopp, il professore, figura centrale degli avvenimenti, è interessante e carismatico, difficile da inquadrare. Cosa lo muove? Un desiderio di onnipotenza o l'aspirazione a salvare il mondo dalla distruzione? 

"Nonostante avesse una cultura internazionale e avesse studiato e insegnato nelle scuole di mezzo mondo, cotinuava ad essere profondamente legato alle sue origini praghesi e alle leggende native. Portava sempre con sé una copia consunta del Faust, ricca di sottolineature e appunti e approfittava delle poche pause per leggerne qualche passo, come se fosse una bibbia."

Anche i cinque ragazzi sono ben delineati. Ciascuno di essi, già prima di ricevere la lettera del professore, si era reso conto di possedere qualche inspiegabile dote speciale, una caratteristica che ha in qualche modo influito sulla sua personalità. 
Anche se la narrazione si concentra su Estelle e Marcus e su un mistero che scoprono di condividere, tutti i personaggi vengono approfonditi, e durante il libro affrontano una crescita personale che li porta alla maturazione e li accompagna dalle soglie dell'adolescenza al difficile passo verso l'età aduta.

La storia d'amore, delicatissima, tra due personaggi che si attraggono e si respingono in egual misura e provano a combattere contro sentimenti inaspettati, è estremamente dolce e ben ideata.

L'autrice si diverte a giocare sull'ambiguità dei suoi protagonisti, intessendo fra di loro relazioni difficili da decifrare e da definire. 
Molto importante nella sua opera è la simbologia, la presenza di elementi significativi che vanno interpretati per indovinare la vera natura dei personaggi ed intuire l'evolversi della storia. 

"Angeli e Alchimia" è un romanzo fantasy ben scritto, che consiglio a chiunque sia mai stato affascinato dall'Alchimia e dalla magia. Un libro perfetto per sognare un pò e lasciarsi portare, guidati dalla fantasia, verso altri mondi, reali ed immaginari.

mercoledì 25 novembre 2020

Review Party: "La vita invisibile di Addie LaRue" di V.E. Schwab


"La vita invisibile di Addie LaRue" (The invisible life of Addie LaRue) pubblicato dalla casa editrice Mondadori nella collana OscarFantastica è l'ultimo romanzo di Victoria Schwab, famosa soprattutto per la sua trilogia Shade of Magic. 

Il romanzo, pur essendo un fantasy, è molto diverso dalle sue pubblicazioni precedenti, in cui la magia era un elemento spettacolare e molto visivo, qui diventa più sottile, intimo e metaforico.
La storia inizia nel 1700, in Francia. Adeline LaRue, ragazza di umili origini, sta per essere costretta a sposare un uomo che non ama. Il suo desiderio è essere indipendente e non essere obbligata a fare le sue scelte in base a ciò che la società si aspetta da lei. Disperata e pronta a tutto pur di evitare il matrimonio, si ricorda della sua vicina di casa, una donna che spesso prega entità invisibili che chiama divinità. 
Ad Adeline che, incuriosita, le aveva chiesto informazioni sul suo culto, aveva spiegato che spesso gli dèi le rispondevano, e che poteva invocarli anche lei quando voleva. L'aveva però ammonita di non invocare mai l'aiuto degli dèi in ascolto dopo il tramonto, perché perversi e malvagi. Tuttavia, dopo aver invocato più volte, inascoltata, l'aiuto degli dèi del giorno, decide di non avere nulla da perdere e sceglie di invocare un dio della notte, il quale la ascolta e avvera il suo confuso desiderio, condannandola però con un inganno: le dona un'eterna giovinezza e l'immortalità, ma la condanna ad una vita invisibile. Chi la incontrerà ad un secondo sguardo non la ricorderà, non potrà pronunciare il suo nome. non potrà mai lasciare nessun segno del suo passaggio, nessuna parola scritta, nessun ricordo. 
Quando si stancherà di questa vita, il dio che l'ha "aiutata" si prenderà la sua anima. Ma Adeline -che dopo la tremenda menomazione subita ha deciso di tagliare anche il suo nome e accorciarlo nel più semplice "Addie", che almeno può pronunciare- decide di non dargliela vinta, prendendo dalla vita tutto ciò che può prendere, come una ladra. Trascorrono in questo modo ben trecento anni, finché, inaspettatamente, incontra Henry, un ragazzo che il giorno dopo averla incontrata si ricorda di lei. 
Chi è? E come mai, fra miliardi di persone, è l'unico che riesce a ricordarla? 
Addie non sa rispondere a queste domande, sa solo una cosa: ora che ha finalmente trovato una persona che "la vede" farà di tutto pur di non perderla.

La storia, purtroppo, non è nuova: un incrocio fra "Il ritratto di Dorian Grey" di Oscar Wilde e il film "Adeline l'eterna giovinezza". 
Tuttavia, se fosse stata sviluppata in modo diverso, il libro avrebbe potuto rivelarsi interessante. Invece, dopo le prime cento pagine in cui si verificano gli eventi significativi della trama, il libro diventa prevedibile e soprattutto disperatamente ripetitivo: la narrazione alterna la quotidianità di Addie, che ormai nel 2014 si è rassegnata alla sua miserevole condizione, al passato, nel 1700, descrivendo i primi anni di convivenza con la maledizione. 
Neanche quando viene introdotto il personaggio di Henry il libro diventa intrigante: infatti gli incontri fra i due sono intessuti di dialoghi banali con frasi fatte che li rendono piuttosto noiosi. 
Nella seconda parte del romanzo, quando l'autrice narra la storia di Henry, replica il meccanismo narrativo usato per Addie, alternando presente e passato. Anche in questo caso, dopo i primi capitoli, il testo diventa incredibilmente ripetitivo. 

Sebbene l'autrice usi una prosa curata e piacevole questa non sopperisce alla noia del romanzo: non riesce ad alleggerire la storia, che risulta eccessivamente pesante, arricchita da parti inutili e ridondanti. 

Un elemento che ho apprezzato è la metafora celata dietro Addie ed Henry, i due protagonisti. 

Addie, la protagonista, è una ragazza che viene condannata da un demone a causa di un desiderio espresso con troppa leggerezza, metafora di come le decisioni poco ponderate possano portare conseguenze irreversibili. 
Nonostante la maledizione, Addie cerca di godere di ogni più piccolo regalo che la vita può offrirle, come un campo di fiori, la vista di un animale esotico. 

Si accontenta di fugaci notti di passione, che si concludono con lo sguardo smarrito del compagno o della compagna del momento.
Sogna di risvegliarsi accanto a qualcuno che le dia il buongiorno e si ricordi di averla amata.
Potrebbe essere un buon personaggio, se non fosse per alcune scelte piuttosto inverosimili. 


Anche Henry, come Addie, non si è mai sentito amato, né visto. Ogni volta si è sentito dire di non essere abbastanza bravo, abbastanza attraente, abbastanza intelligente, e il dolore di essere sempre troppo poco rispetto alle aspettative altrui lo ha devastato. Ha apparentemente una vita brillante in cui non manca nulla, la sola cosa che vorrebbe però è essere amato. Tuttavia il suo desiderio è così forte che Henry cede al compromesso di incarnare esattamente ciò che gli altri vorrebbero. In questo modo, però, nessuno può amarlo per ciò che è. 
L'autrice, usando questo personaggio come metafora, vuole sottolineare che l'amore si può avere solamente quando si è amati per la propria interiorità, non quando ci si rassegna ad incarnare i desideri altrui.
Essere o apparire: questa è la questione fondamentale dell'ultimo romanzo di Victoria Schwab, il dramma che pone al lettore. 
Addie rappresenta l'essere che però non può più apparire, poiché ha accettato di abbracciare un desiderio di indipendenza che l'ha resa l'unica abitante del suo triste pianeta solitario. 
Henry invece incarna l'apparire che non può più essere per nessuno, non può esistere perché la sua esistenza è circoscritta a ciò che gli altri pensano di lui, dunque è fasulla. 
Il libro condanna drasticamente ogni scelta che, spinta all'estremo, conduce alla solitudine e all'incomprensione: non si può essere sè stessi se questo vuol dire chiudersi al mondo intero, e allo stesso tempo non si può cercare di piacere a tutti i costi al prossimo mostrando un'immagine fasulla di sé. 

L'amore deve essere un reciproco sguardo, un "vedersi" per togliere l'altro dal grigio anonimato. 

In conclusione, "La vita invisibile di Addie LaRue" non è riuscito a coinvolgermi. Avevo alte aspettative, purtroppo sono rimasta delusa. 
Penso però che il romanzo piacerà sicuramente a chi apprezza lo stile dell'autrice e ha già amato i suoi libri.

martedì 24 novembre 2020

Review Party: "Kid~Il ragazzo che voleva essere Diabolik" di Guido Sgardoli



A tutti piacciono i supereroi. Individui fuori dal comune per qualche caratteristica sovrumana, come Clark Kent, il ragazzo proveniente da un altro pianeta, o un eroe benedetto dai poteri della scienza, come Capitan America. 
Supereroi o anche supereroine (dico "superuomini" ma esistono anche numerose declinazioni femminili del concetto, donne guerriere che si distinguono per forza, audacia e intelligenza, hanno attirato l'attenzione degli uomini sin dai tempi più antichi, quando, in contrapposizione agli dèi, crudeli fautori del destino degli uomini, veniva immaginata la figura di Ercole, eroe semidio che si schierava in difesa dell'umanità. O, andando più indietro, pensiamo a Prometeo, che osò sfidare Zeus per aiutare gli uomini donando loro il fuoco.
Storie nate come leggende, individui che, distinguendosi da tutti gli altri per qualche ragione, riescono a difendere l'umanità, a proteggerla dal male, tenerla al sicuro. 
Un eroe, meglio ancora se mascherato, è qualcuno che potrebbe essere chiunque: il tranquillo  vicino di casa, o un insospettabile impiegato. Una figura che si schiera contro un sistema in modo esplicito.

Ma gli eroi non sono tutti irreprensibili come Superman, modello praticamente irraggiungibile di rettitudine. 
Sappiamo che ci sono anche eroi -nella letteratura e nella fumettistica- guidati da un codice morale magari altrettanto chiaro, ma un pò più... discutibile.

I ladri. 
Il ladro è un personaggio certamente diverso dall'eroe, ma a sua volta affascinante. Non è buonista come un eroe, o almeno non completamente. Il suo comportamento elude la legge accettata, eppure il suo disprezzo delle regole di solito si attiene sempre ad un suo codice personale. E la sua "moralità" nell'immoralità riesce ad affascinare molti ("Il fine giustifica i mezzi" scriveva Machiavelli). 

Solitamente il ladro identificato come superuomo non è colui che ruba ai bisognosi. Ma anzi il ladro che sottrae al ricco, che copre di ridicolo il magnate di turno che si è arricchito a danno dei più poveri, magari svelando pubblicamente la sua corruzione. Tra i più grandi ladri della letteratura ricordiamo l'amato Robin Hood, o l'inafferrabile Arsenio Lupen (di entrambi, sono state fatte numerose trasposizioni animate e cinematografiche). 
Da allora, il mondo dei media (soprattutto fumetti e videogiochi) è stato invaso dalla figura del "buon ladro", il furbo capace di coprire di ridicolo i potenti, che non ruba per necessità ma solo per diletto, colui che non è troppo limpido ma possiede un codice d'onore, da rispettare a costo della morte, aiutando chi ha bisogno. 

Mi viene in mente Sly Cooper, protagonista di un celebre videogioco di alcuni anni fa, o, nel mondo Disney, Fantomius, il ladro gentiluomo.

Gli eroi -e i ladri coraggiosi- sono figure che affascinano perché, coperti da una maschera, vivono vite avventurose e affascinanti, prive della monotonia che intesse la nostra quotidianità. Inoltre, con coraggio, vendicano da soli le ingiustizie altrimenti lasciate impunite dalle autorità.

La vita del ladro, in particolare, più che eroica è sicuramente una continua sfida, contro sé stesso e la società, contro la polizia che, di solito, tenta di acciuffarlo, ma senza successo. 

Un personaggio sfuggente, capace di scappare da ogni ostacolo e persino dai giudizi, rendendo impossibile una valutazione morale delle sue azioni. 

Uno dei più grandi esempi degli ultimi tempi è Diabolik, personaggio ideato dalle sorelle Giussani nel 1962, pubblicato per la prima volta dalla casa editrice Astorina, fondata dalle stesse autrici.
Dopo un'iniziale perplessità da parte del pubblico -poiché Diabolik, soprattutto nelle prime avventure, era una figura oscura, un uomo piuttosto spietato e crudele, lato poi smussato nel corso degli anni- il fumetto ha riscosso notevole successo, tanto che le stampe degli albi continuano regolarmente ancora oggi.

Diabolik, di cui nessuno conosce la vera identità, è un ladro professionista dai molteplici talenti (che vanno dell'abilità per la chimica alle doti mentalistiche quali l'ipnotismo) compie furti impossibili con la sua fidata compagna Eva Kant, donna intelligente, furba, pericolosa e fatale, dal fascino raffinato e mai volgare. È in perenne rivalità con l'ispettore Ginko, irreprensibile uomo di legge che consacra la sua vita al tentativo di acciuffarlo, senza mai riuscirci. 

Ispirandosi al personaggio di Diabolik, in collaborazione con la Astorina, la DeAgostini ha lavorato al romanzo "Kid~Il ragazzo che voleva essere Diabolik".
Il personaggio di KID è stato creato da Mario Gomboli, Andrea Artusi, Andrea L. Gobbi (autore di "Navarro~Il Mondo di Sotto" edito da Fanucci) e Mirco Zilio. 
Il romanzo, invece, è stato scritto da Guido Sgardoli, già autore di numerose pubblicazioni di successo.
Una menzione speciale va alle illustrazioni di Andrea Artusi, il cui stile ricorda l'adattamento di Diabolik a cartoni animati. I suoi disegni sono a tutta pagina e divisi in vignette, proprio come se fossero le tavole di un fumetto.


Kid Clermont ha tredici anni e una grande passione: il minicross, sport che pratica regolarmente, in cui è anche piuttosto bravo. Ma la sua passione ancora più grande è quella che nutre per i fumetti di Diabolik. Sebbene la sua vita non sia certo priva di stimoli e possibilità, quella del suo eroe a fumetti gli appare sfavillante ed invidiabile, e ama perdersi per ore tra le pagine dei suoi albi, di cui non perde nemmeno un numero. 
Quando suo padre, Mario Clermont, procuratore, gli annuncia che a casa loro per un periodo abiterà anche una ragazzina che ha da poco perso i genitori e deve essere tenuta sotto tutela, Kid non è particolarmente entusiasta. Ma, quando la conosce, si rende conto che è molto diversa da come l'aveva immaginata. Evelyn, detta Eve -questo il nuovo nome fittizio che le viene assegnato in procura, dopo essere stata legalmente dichiarata morta per evitare di essere rintracciata dagli stessi assassini dei genitori- è una ragazza brillante e piena di talenti. Ha visitato vari paesi del mondo, conosce molte lingue ed ha a cuore i problemi ambientali del pianeta, per cui la sua famiglia si è sempre battuta.

"Eve era stata ovunque, parlava quattro lingue. Cosa poteva dire che lei non sapesse già? Nonostante questo, non aveva mai l’aria di chi se la tira, di chi si sente superiore. Era fragile, Kid lo avvertiva sulla pelle, si sosteneva grazie ai nervi e alle esperienze vissute, inusuali per una ragazzina della sua età, che erano ricche e colorate e solide, mentre tutto, dentro di lei, stava lentamente implodendo."

Kid comprende che Eve è una ragazza molto forte, e come potrebbe essere altrimenti visto che, con i capelli biondi e i grandi occhi verdi, ricorda la fedele compagna di Diabolik, la tostissima Eva Kant? 
Che il suo arrivo sia un segno del destino? Eve, infatti, sembra la persona giusta per accompagnarlo nelle avventure che ha sempre desiderato vivere. 
Sarebbe interessante scoprire, insieme, cosa riuscirebbero a fare... forse, potrebbero persino individuare ed incastrare il colpevole della morte dei genitori di Eve?

Questo romanzo è riuscito a conquistarmi dalla prima pagina, presentando Kid, un protagonista non scontato, ricco di sfaccettature.

Kid, nonostante la passione per il motocross- che magari molti lettori non praticheranno - si presenta subito vicino a qualsiasi altro ragazzino grazie alla sua passione per i fumetti, in modo particolare per quelli di Diabolik. Nei suoi momenti di lettura appassionata, quando sogna sulle pagine le grandi avventure del suo idolo, chiunque potrebbe rivedersi in lui. 

Kid è figlio unico e, anche se i suoi genitori sono spesso impegnati con il lavoro, ha un buon rapporto con loro. Perciò spesso gli racconta le avventure dei fumetti che legge, anche se loro si mostrano preoccupati per la morale discutibile del personaggio di cui il ragazzino è grande ammiratore. Suo padre, da buon procuratore, non vede di buon occhio i ladri, neppure nei fumetti.

Ma Kid, da appassionato lettore, sa bene che dalla lettura dei fumetti si evince che anche Diabolik ha un codice etico, e che i suoi nemici non sono mai individui irreprensibili bensì corrotti uomini impuniti, persone potenti che sfruttano la loro posizione per loschi fini e meritano una punizione. 

Quando a casa sua arriva Evelyn, Kid inizialmente non è contento del suo arrivo. Tuttavia comprende con il tempo lo stato d'animo della ragazza e impara a starle accanto con gentilezza e senza mai essere invadente, rispettoso del suo dolore, diventando propositivo per riuscire a farle tornare il sorriso. 

Se Eva Kant si è distinta per essere un personaggio fuori dal comune nei fumetti di Diabolik, non subalterna bensì essenziale comprimaria nelle avventure del criminale mascherato, anche Eve non è da meno, dimostrandosi forte alla pari del personaggio da cui la sua figura prende ispirazione. 
Nonostante abbia perso la sua famiglia accetta l'affetto sincero che le viene offerto dalla famiglia Clermont, aprendosi con entusiasmo alla vita quando si rende conto di poter onorare la memoria dei genitori vivendo all'altezza dei loro ideali, combattendo battaglie che loro avrebbero reputato giuste. 
In Kid trova un appoggio, qualcuno che la comprende e che capisce ciò che è importante per lei, supportandola in ogni momento.


Oltre ad avere dei personaggio credibili, che funzionano perfettamente, il romanzo ha un ottimo intreccio. Il colpevole dell'omicidio dei genitori di Eve viene orientativamente intuito nella prima metà del romanzo e la tensione narrativa -riuscitissima- si costruisce sul tentativo dei due protagonisti di provarne la colpevolezza e portarne alla luce i crimini. 

La bellezza del libro sta soprattutto nella prosa, scorrevole e priva di ripetizioni, ricercata nel lessico e nelle metafore mai scontate e sempre adatte alle situazioni. 

La storia è ambientata nella città di Angel-Mer, nome di un luogo fittizio, tributo ai nomi delle autrici di Diabolik, un luogo inprecisato tra Francia ed Italia.

Il romanzo sfrutta la triste vicenda dei genitori di Eve anche per parlare dei problemi ambientali del mondo contemporaneo, al cui inquinamento non solo contribuiscono ancora molte aziende ma per cui ciascuno di noi fa ancora troppo poco.

"Eve [...] aveva ragione. A parte il rumore assordante dei motori, c’era da considerare che in gara gli scarichi producevano una quantità spropositata di gas tossici. Se in ogni categoria, sulle strade come sulle piste, tutti avessero iniziato a usare mezzi elettrici, magari qualcosa sarebbe cambiato. Erano proprio i qualunquisti (come aveva detto lei) a pensare che nulla sarebbe mai cambiato o che, a cambiare, dovevano cominciare sempre gli altri. Ma chi sono gli altri, stava pensando Kid, se non noi stessi?"

Sebbene Kid e Eve "vestano i panni dei supereroi", entrambi si renderanno conto che il vero eroismo sta soprattutto nell'affrontare con coraggio le piccole sfide che la vita propone ogni singolo giorno.

"Kid sorrideva e pensava che la vita era davvero strana e che a volte, quando pensi che tutto andrà in una certa direzione e ne sei contento, poi magari capita che le cose cambiano verso e tu te ne rallegri ugualmente. La vita non era un fumetto, ma poteva essere comunque eccitante e piena di imprevisti."

"Kid~Il ragazzo che voleva essere Diabolik" è un libro che ho amato e che avrei adorato ancora di più a tredici anni, l'età dei protagonisti.
È un romanzo perfetto per ragazzi e ragazze che, almeno una volta nella vita, hanno desiderato essere dei supereroi e lo consiglio anche a chi, da adulto, abbia voglia di leggere un'opera capace di coinvolgere proprio come un adrenalinico, bellissimo fumetto.


lunedì 23 novembre 2020

"Burrasca per tre" di Marinella Gagliardi Santi


"Burrasca per tre" è il quinto romanzo di Marinella Gagliardi Santi, pubblicato dalla casa editrice Golem Edizioni.

La storia è ambientata nell'epoca contemporanea, in un suggestivo piccolo borgo Ligure dove Emma, la protagonista, si è trasferita per trovare la concentrazione necessaria per scrivere un libro. 
Emma è una donna determinata che ha il sogno di scrivere e pubblicare "Storia di un ragazzo del '99", opera che racconta l'esperienza di suo nonno durante la Prima Guerra Mondiale.

"Insieme a cinque compagni di corso, l'aiutante maggiore in prima ci aveva presentati al colonnello comandante del reggimento con queste parole :《Signor colonnello, sono arrivati da Milano cinque nuovi aspiranti ufficiali del '98, e uno del '99》
《E chi è quello del '99? 》
Mi ero fatto avanti sull'attenti dicendo:
《Sono io, signor colonnello. Ho partecipato al corso come volontario》

Per lavorare al suo progetto ha però trascurato e perduto il compagno, Luca, che non ha avuto la pazienza di aspettare i tempi del suo lavoro.
Rimasta sola, Emma inizia a proporre il suo libro a varie case editrici, e vive nella straziante attesa che qualcuno le dia una risposta positiva, che però non arriva.
Proprio nel momento di maggiore sconforto incontra Dali, un gentile ed affascinante pescatore che legge il suo manoscritto e le consiglia di non arrendersi, di credere in ciò che ha scritto e cercare in ogni modo di pubblicarlo. 
Ad Emma sembra di vivere un bellissimo sogno d'amore, ma Dali diventa sempre più sfuggente e strano: cosa le nasconde?

Questo libro, pur nella sua brevità, riesce a coinvolgere e ad appassionare, grazie ad una prosa fluida, che pur essendo in terza persona si concentra sul punto di vista della protagonista, sottolineandone pensieri, emozioni e turbamenti. 

Il manoscritto a cui lavora Emma non è solo un libro, ma anche e soprattutto simbolo e metafora di qualcosa che può darle soddisfazione e farla sentire realizzata. 
Il compagno Luca, in modo immaturo, percepisce la sua dedizione al romanzo come un'imperdonabile modo per trascurarlo, e si allontana da lei. Non capisce le sue esigenze, non accetta che lui possa non essere la sua priorità.

Quando invece Emma incontra Dali ha modo di notare la differenza tra i due uomini: quest'ultimo infatti, diversamente da Luca, si interessa profondamente al suo lavoro, nei confronti del quale prova un profondo rispetto. La incoraggia a credere nel progetto, poiché ritiene che il suo manoscritto sia valido. 

"-Ma lo sai che quelle poche righe che ho letto finora sono davvero emozionanti?-
[...]
-Se poi pensi che non è niente di inventato... ho scritto seguendo alla lettera gli appunti che mi ha lasciato mio nonno. Del resto sono tutte storie che conosco bene perché me le raccontava spesso. A lui piaceva raccontare e io ero incantata nell'ascoltare le sue imprese di guerra. Me le facevo ripetere spesso, anche se ormai conoscevo quasi a memoria i minimi dettagli. -"


Grazie a lui, Emma capisce cosa vuol dire vivere un rapporto di amore sano con un uomo che la fa stare bene e non un "bambino" smanioso di attenzioni. 

La storia che Emma scrive nel suo romanzo, di cui troviamo alcuni stralci, nel libro, sono testi reali, scritti dal padre dell'autrice, che ha effettivamente combattuto durante la Prima Guerra Mondiale. Si tratta di pagine interessanti ed intense, testimonianze autentiche di un evento storico disastroso e brutale.

Inserendo la storia del libro, inoltre, l'autrice sottolinea la difficile gavetta di uno scrittore, il travagliato percorso per ottenere la tanto agognata pubblicazione. Il sentiero verso i propri desideri è sempre irto di ostacoli, ma per raggiungere la meta è necessario non perdere mai di vista i propri valori e non cedere a compromessi, non smettere di provare e attendere pazientemente l'occasione giusta, che saprà presentarsi al momento più inaspettato. 

"Inutile leggere oltre.
"Cosa vuol dire che non rientra? È un modo elegante per scaricarmi, è l'involucro dolce della pillola, sotto c'è tutto l'amaro! Chi ha voglia adesso di continuare a spulciare l'elenco delle case editrici?"
Si sentiva stroncato da quel rifiuto.
Allora il suo lavoro non meritava considerazione, non piaceva, nessuno l'avrebbe mai pubblicato!"


"Burrasca per tre" è, come lascia intendere il titolo, una tempesta di emozioni e colpi di scena, che saprà appassionare i lettori con un'intensa storia d'amore, un'adrenalica disavventura dal finale sorprendente.

domenica 22 novembre 2020

"Inverno": Il terzo libro della saga di Black Forest


"Inverno" è il terzo volume della saga fantasy "Black Forest" scritta da Maria Eleonora e Andrea Cerasi. 

Dopo aver conosciuto Apollonio Visconti, l'autore della saga di romanzi fantasy, che sembra contenere tante analogie con gli avvenimenti recenti di Rocca D'Oro, i cinque protagonisti hanno scoperto che non sono stati i primi a venire a contatto con il mondo oltre la sfera, ma numerosi ragazzi, nel corso degli anni, sono spariti, risucchiati da quel lontano mondo. 
Apollonio Visconti e il padre di Enrico sono convinti che Tyr, il primo ragazzo entrato oltre cento anni prima nella sfera, sia animato dal desiderio di distruggere e causare morte. 

Tyr, grazie alla magia, è riuscito a sottomettere i Syd, guardiani della sfera, e vuole ordinare loro di invadere la terra e rapire le anime dei giovani.
I due uomini intendono battersi per porre fine alla sua malvagità, e l'unica possibilità che hanno è entrare nella sfera e affrontarlo, in accordo con Sygmud, l'uomo uccello che li ha sempre aiutati. 
Decidono dunque che, insieme ai ragazzi, varcheranno il portale la notte del 20 marzo, data del solstizio di primavera, quando sarà sufficientemente largo da consentirgli il passaggio. 
L'attesa di quel giorno è stressante per tutti i protagonisti, che nel frattempo devono continuare a vivere, e conciliare le esperienze soprannaturali con la quotidianità.
La bella Valentina continua a tenere a distanza il il dolce Mattia, che la ama, perché ancora troppo legata a Daniele, il cui spirito le fa visita continuamente. La sofferenza e lo stress la prostrano, spingendola a isolarsi e dimagrire. 

"-Cosa credi, che non ti abbia visto lanciare lo sguardo nel vuoto? parlare a bassa voce con Daniele per ore, per lunghe notti, dimenticandoti di dormrie e perfino di mangiare? Non solo è Daniele, quello perduto nella Sfera, ma tu sei con lui, ci sei anche tu là dentro, con la tua mente.-"  

Regina invece è sempre più confusa. La scoperta che il padre ha una nuova compagna la getta nello sconforto e sentimentalmente non capisce cosa vuole. Sente di provare qualcosa per Alessio, ma è gelosa di Luca. Inotre il ritorno a Rocca D'Oro di Gabriele, il primo ragazzo di cui si è infatuata ma che ha anche cercato di ucciderla, la turba non poco. 
Senza sapere cosa fare si avvicina all'amica Valentina, e le due  scelgono un volontario isolamento dal resto del gruppo, spalleggiandosi a vicenda. 

"Ma che ne sa Valentina cosa significa essere così confuse. Lei non si è innamorata di un pazzo che ha provato a ucciderla. Non sa cosa si prova ad andare avanti e poi sentire cose contrastanti per due dei tuoi migliori amici. Non può capire com'è quando il primo ragazzo di cui ti sei innamorata torna nella tua vita come se niente fosse. Non sono più sicura di niente. Lei ha perso un ragazzo fantastico e ne ha un altro fantastico. Io, invece, non so cosa voglio, forse è vero che sono ancora una bambina." 

Enrico, che dopo tanti sforzi è riuscito a conquistare Lidia, vive con serenità il suo primo amore, seppur turbato perché ha scoperto, in una visione, che da adulti non staranno più insieme. Spesso pensa al futuro come un affascinante foglio di cui scoprire le parole che vi saranno scritte. 

"Guardo uno ad uno i volti dei miei compagni. I loro tratti sembrano più maturi del solito, come se durante le vacanze natalizie fossero cresciuti di anni. Stiamo diventando grandi, questo è sicuro, adesso compiremo, uno dopo l'altro, i fatidici quattordici anni. 
Cinque mesi, mi vengono i brividi, cinque mesi e sarà tutto finito. La scuola, intendo. Esami di terza media e poi una lunga vacanza. Il liceo sarà ancora più bello, si spera." 

Luca invece, preso dalla fidanzata più grande Gaia, si rende conto che il loro rapporto non può funzionare e ne soffre. Teme di infatuarsi sempre delle ragazze sbagliate. 

"-Ti trovi male con me? - 
-No, che stai dicendo? Certo che sto bene con te, altrimenti non ti frequenterei nemmeno - 
-Ma allora cosa c'è che non va? Sinceramente non afferro il tuo discorso - ed è la verità, non ci capisco niente. 
-Lo capirai, un giorno lo capirai, quando sarai più grande - 
Ecco la parolina magica. "Grande". Sapevo che intendeva quello. Quindi io sarei un ragazzino, e lei con i ragazzini non ci fa nulla." 

Alessio si scopre innamorato di Regina, ma lei lo rifiuta. Respinto, accetta le attenzioni della bella Scilla, che ha sempre creduto frivola e invece scopre profonda e sensibile. Spera, grazie a lei, di dimenticare Regina. 

"Parlando di Scilla, sento un calore che si irradia dal centro del mio corpo. Non è come con Regina. Regina è speciale... ma non mi vuole." 

Anche se sono trascorsi pochi mesi dagli ultimi avvenimenti, i protagonisti si scoprono cresciuti, più maturi. 
Sentono che tutto sta cambiando, che la vita è pronta ad accoglierli regalando loro nuove esperienze. 
Crescere sembra una grande avventura ma è anche spaventoso, perché significa scegliere, prendere decisioni, assumersi responsabilità. Abbracciare la debolezza e trasformarla in forza. 
Ma non saranno mai soli in questi viaggio: più uniti di prima sono pronti ad affrontare gli errori e le sconfitte, il cammino verso il futuro e l'abisso cupo che li attende oltre la sfera, oltre l'ignoto.

Questo terzo volume si rivela ancora più intrigante dei precedenti: finalmente si scopre di più sulla Sfera e molte domande trovano risposta, tuttavia alcuni quesiti restano naturalmente ancora aperti: riusciranno i protagonisti a salvare Daniele? Quali sfide dovranno affrontare i ragazzi nella loro prossima avventura? 
Sono curiosa di leggere il quarto ed ultimo romanzo di questa bellissima serie per ragazzi, un'opera in grado di avvincere i lettori con la freschezza di personaggi che, tra dubbi e paure, si affacciano all'età adulta.

sabato 21 novembre 2020

"Sorceline": un piccolo gioiello francese importato in Italia da Starcomics


"Sorceline" è una storia a fumetti sceneggiata da Sylvia Diuyé e illustrata da Paola Antista, due autrici francesi. In Francia il fumetto è stato pubblicato in tre volumi, presso la casa editrice "Vents d'Ouest". 
L'opera ha anche vinto il prestigioso premio Grand Prix des Lecteurs del Journal de Mickey.
In Italia la serie è stata acquistata dalla casa editrice Starcomics, che ha pubblicato il primo volume ad ottobre. 
Non è la prima volta che i francesi scelgono di optare per albi sottili anziché per un unico lungo albo, e in Italia è stata rispettata questa scelta. Infatti il primo volume è fedele all'edizione francese, persino nel titolo: "Sorceline, un giornò sarò fantasticologa" (Sorceline: un jour, je serai fantasticologue). 


L'opera, oltre a presentarsi curatissima esteticamente, è anche arricchita dalla prefazione di un'autrice d'eccezione, Licia Troisi, regina indiscussa del fantasy italiano che ha amato moltissimo il fumetto, consigliandolo a tutti gli amanti del genere. 

"Benvenuti all'isola di Vorn! Qui tutto è cupo, lugubre e pauroso. In una parola... è fighissimo! Esattamente ciò di cui ho bisogno..." 

Sorceline è una ragazzina vispa e piena di entusiasmo, appassionata di creature leggendarie, ossia esseri viventi speciali la cui esistenza è avvalorata solo da libri e leggende ma non è confermata da prove scientifiche, anche chiamati "criptidi". 
Il loro studio è detto, appunto, criptozoologia, e il desiderio della protagonista è diventare una criptozoologa. 

La storia inizia quando la ragazzina viene ammessa al prestigioso stage di Archibald Balzan, uno zoologo specializzato in esseri fantastici.


Lì incontra anche un piccolo gruppo di compagni, con cui dovrà collaborare ma anche essere in competizione. Solo il più meritevole fra loro diventerà infatti l'assistente del Professor Archibald. 
Sorceline, anche se dimostra un notevole disprezzo per le regole, riesce a conquistare la stima del maestro grazie al suo talento, sorprendente e innato, per le creature magiche, che è in grado di percepire e distinguere ad un primo sguardo. 
Sorceline è convinta che le sue abilità derivino dallo studio. Ma se scoprisse che non è esattamente così? E che, dentro di sé, custodisce doti sorprendenti e nascoste? E, forse, persino... pericolose? 


"L'accademia" in cui studia Sorceline è un ambiente ben definito, un microcosmo dove la protagonista può impiegare il proprio talento stando a contatto con le creature che ama tanto. L'autrice ha un'idea precisa nella mente: decrive con dovizia di dettagli la flora e la fauna della piccola isola di Vorn, luogo dove si incontrano ambientazioni classiche che ricordano la scuola magica di Harry Potter e le lussurreggianti terre delle più antiche e suggestive leggende. 


Interessante è la riflessione che la storia propone sulle parole. La protagonista infatti, ha un carattere fumantino e tende a maledire le persone con cui ha dei diverbi, insultando spesso il prossimo alla leggera. 
Un compagno, però, un ragazzino dall'aria saggia di nome Merode, le fa giustamente notare che non bisogna mai parlare con leggerezza, che le parole hanno un peso e possono avere delle conseguenze. Questo vale di più in un universo fantastico, nel quale le parole hanno un potere effettivo e concreto, ma anche nella realtà bisogna tenere in considerazione questo insegnamento. Mi è sembrato significativo ed educativo, da parte dell'autrice, sottolinearlo. 


La protagonista, con i suoi pregi e difetti, un pò saccente ma piena di voglia di fare, sarà la guida del lettore nella realta immaginaria dell'isola, un luogo dove riuscirà a conoscersi meglio e dove scoprirà che nessuno ha un nemico peggiore di sé stesso.

Sorceline è un fumetto incantevole, con disegni delicati e un piacevole contrasto di colori caldi e freddi. 
Le vignette, che riescono ad esprimere efficamente il dinamismo, sono inserite in un layout regolare, ma a suo modo frizzante. 
La comunicazione si concentra sulle espressioni dei volti, in modo particolare sugli sguardi: gli occhi dei personaggi sono curati sin nelle più sottili sfumature di colore, e riescono a trasmettere le emozioni. Molte vignette, infatti, si concentrano quasi completamente sugli occhi. 
Non solo quelli della protagonista- particolarmente grandi, verdi e chiari come le paludi- ma anche quelli degli amici di Sorceline, gli occhi pensierosi del maestro, quelli sfuggenti di Merode.


La concentrazione sui dettagli mi ha particolarmente colpito tanto che, per notarli e apprezzarli al meglio, ho riletto l'opera due volte. 
Il fumetto è riuscito a coinvolgermi e incuriosirmi, nonostante la sua brevità.
La lettura diventa sempre più appassionante, finché, come scrive Licia Troisi nella prefazione:

Ti trovi all'ultima pagina e ti sorprendi a dire 《Ma come? Di già?》

venerdì 20 novembre 2020

Review Party: "Gideon la Nona" di Tamsyn Muir



"Gideon la nona” (Gideon The Ninth) di Tamsyn Muir è il primo capitolo della trilogia The Locked Tomb, pubblicato nel 2019, ed è il romanzo d’esordio della scrittrice neozelandese. Si tratta della nuova rivelazione del genere sci-fi.

Gideon Nav è una diciottenne dall’animo focoso come i suoi capelli rossi; indomita e sfacciata, feroce e abile con la spada, farebbe di tutto per realizzare il suo obiettivo: liberarsi dalla sua prigione, la Nona Casa, e arruolarsi nella Coorte dell’Imperatore. Innumerevoli i suoi tentativi di scappare dal mondo austero e monacale in cui è cresciuta, a cui è legata da un destino di debito e servitù e che odia tanto appassionatamente quanto ne odia la padrona, la Reverenda Figlia, Harrowhark Nonagesimus.

Quanto ribelle e impulsiva è Gideon tanto Harrow è controllata, composta, regale: la degna erede della Nona Casa, la più dotata e spietata necromante da generazioni, votata al servizio e alla protezione del proprio dominio e all’obbiettivo di riportarlo agli antichi fasti quanto Gideon è intenzionata a lasciarselo alle spalle.

Le due ragazze sono cresciute insieme, uniche bambine nell’intera, avvizzita Nona Casa, ma ciò non le ha portate a creare un legame, anzi: fin dalla più tenera età non hanno fatto altro che tentare di mettersi reciprocamente nei guai e saltarsi metaforicamente alla gola, tant’è che il rapporto fra Gideon e Harrow ci appare subito conflittuale ed irrecuperabile.

"«Perché» disse Gideon, controllando di nuovo l’orologio «ti odio con tutta me stessa, cazzo, perché sei una schifosa strega infernale. Senza offesa.»
Ci fu una pausa.
«Oh, Griddle!» disse Harrow compassionevole, rompendo il silenzio. «Io invece la maggior parte delle volte nemmeno ricordo che esisti.»"

Eppure le due ragazze hanno in comune più di quanto esse stesse non credano: una determinazione cocente e totalizzante che le ha portate a diventare incredibilmente talentuose nei loro rispettivi campi – la spada per Gideon, la magia ossea per Harrow –, un passato oscuro e pieno di segreti… e, adesso, anche il loro destino.

E’ infatti giunta una comunicazione dall’Imperatore: gli eredi delle otto Case, accompagnati dai loro paladini, sono chiamati a fronteggiarsi in una competizione mortale per determinare chi fra di loro sarà degno di entrare a far parte dei Littori, i potentissimi ed imperituri generali dell’Imperatore, i vertici dell’impero, parte della Prima Casa. Per Harrow è l’occasione della vita, poter diventare abbastanza potente da salvare la Nona Casa dalla bancarotta e dal suo declino, e farebbe qualunque cosa pur di vincere... anche portare come sua paladina Gideon, l’unica ad avere le capacità per ricoprire questo ruolo. Ed è questo, quindi, il patto che le offre: il suo servizio e la sua obbedienza nella competizione in cambio della tanto agognata libertà e di un posto nella Coorte. E’ un’offerta che Gideon non può rifiutare.

Così le ragazze si legano l’una all’altra in un rapporto, quello fra un paladino e il suo necromante, che presuppone fiducia e lealtà, devozione reciproca («una carne, una fine»), e che le due dovranno faticosamente costruire per poter superare le prove che si presenteranno sul loro cammino. 

La competizione si svolge nella Casa di Canaan, un luogo sacro e ricco di mistero, vecchio di diecimila anni, dove Gideon e Harrow incontrano per la prima volta i necromanti e i paladini delle altre sette Case, loro rivali ma forse anche improbabili alleati. Facciamo così la conoscenza, fra gli altri, delle strane gemelle Coronabeth e Ianthe, così diverse ma complementari; dei temibili Palamedes e Camilla, gli avversari che più di tutti Harrow ritiene una minaccia e che allo stesso tempo hanno molto da insegnare a lei e Gideon su come debbano essere un necromante ed il suo paladino; l’altezzoso Silas, ostile alla Nona Casa per ragioni misteriose che si perdono nella notte dei tempi; e soprattutto la morente ma non così inerme Dulcinea Septimus, affetta da una malattia incurabile, bella e aggraziata nel suo destino che sembra aver accettato da molto tempo, e con la quale Gideon sembra subito instaurare un certo legame.

Ma in cosa consistono le prove? Quali misteri si celano dietro le porte chiuse della Casa di Canaan, e qual è l’oscura minaccia che aleggia nel complesso ad essa collegato?

Quando un brutale omicidio rovescia le carte in tavola e cambia quelle che tutti pensavano fossero le regole del gioco, sarà più pressante che mai dare una risposta a queste domande, e Gideon e Harrow saranno ancor di più costrette ad unire le forze e imparare a fidarsi l’una dell’altra.

"«Che diavolo, tu mi tratti molto più da estranea di quanto abbia fatto Magnus Quinn, e ti conosco da tutta la vita. Comunque, non mi va di parlarne.»
La mano di Harrow, sbucciata e sguantata e macchiata di inchiostro fino alle cuticole, le apparve davanti. Gideon si ritrovò con la spalla spostata all’indietro, in modo da dover guardare Harrow dritta in faccia. La necromante la fissava con un’intensità stranamente selvaggia: la bocca era una riga consumata dall’indecisione, la fronte corrugata come se volesse trasformare il suo intero viso in una ruga con la sola forza del pensiero. Aveva ancora del sangue secco sulle sopracciglia, il che era un vero schifo.
«Non posso più accettare» le disse piano «di essere un’estranea per te.»
«Calma, calma, calma» fece Gideon, col sudore che le pizzicava d’un tratto la nuca «sì che puoi, una volta mi hai detto di scavarmi una tomba di ghiaccio. Fermati prima che le cose prendano una
strana piega.»
[…] «Gli esperimenti servono a separare il grano dalla pula e saranno di una pericolosità
inaudita. Noi siamo tutti i figli e le figlie di cui la Nona Casa dispone, Nav.»
«Io non sono il figlio o la figlia di nessuno» disse Gideon con fermezza, senza la minima traccia di panico.
«Ho bisogno che tu ti fidi di me.»
«E io ho bisogno che tu sia degna della mia fiducia.»
Nella densa penombra della stanza osservò la ragazza ammantata di nero che aveva di fronte. Stava lottando contro qualcosa che le teneva intrappolate come una rete; una cosa che si era solidificata tra loro come un arto fratturato malamente, spezzato numerose volte per poi guarire deforme e orrido. Gideon riconobbe all’improvviso quell’insieme di distorsioni: la corda che la teneva legata a Harrow e alle sbarre della Nona Casa. Si fissarono con un senso di panico condiviso.
Harrow alla fine disse: «In che modo posso guadagnarmi la tua fiducia?»."

Ma nella loro ricerca di risposte e di vittorie, le due agguerrite fanciulle arriveranno a doversi confrontare anche con più personali e irrisolti misteri: chi era la madre di Gideon, ritrovata morta in una navicella proveniente da chissà quale parte dello spazio diciotto anni prima, con la piccola sopravvissuta per miracolo? Perché Gideon sembra sempre sopravvivere alle situazioni più pericolose e letali? E, soprattutto, quale terribile creatura dorme nel Sepolcro Sigillato, la tomba a guardia della quale si erge la Nona Casa?

Prego per il sepolcro, che resti sigillato in eterno» recitò Harrowhark, con l’insolito fervore che dimostrava sempre nelle invocazioni.
«Prego per la roccia, che non venga mai scostata. Prego per quel che è sepolto, che rimanga sepolto, inerte, in perpetuo riposo,
l’occhio chiuso e il cervello immoto. Prego che viva e prego che dorma…»."

La vicenda viene narrata in terza persona ma è filtrata dal punto di vista di Gideon, di cui condividiamo i pensieri, le scoperte e i punti ciechi, e ci ritroviamo con lei a dover interpretare i comportamenti di alcuni enigmatici personaggi, prima fra i quali la stessa Harrow.

Come conseguenza dell’adozione di questo punto di vista, la narrazione è imbevuta di ironia e sarcasmo ma anche di frequenti volgarità, che costituiscono alcuni punti fondamentali della sfacciata personalità della protagonista. Se l’ironia bilancia bene la tensione e l’atmosfera tetra della storia, le volgarità possono invece risultare fastidiose e decisamente eccessive, e mi sento di annoverarle fra i difetti di scrittura di questo romanzo.

“Gideon” infatti non è esente da mancanze, dovute forse all’acerbità dell’autrice: il worldbuilding, sicuramente fantasioso ed elaborato, non risulta sempre chiaro, anzi, talvolta le spiegazioni del funzionamento della necromanzia rimangono un po’ troppo astratte e confusionarie, appesantendo la narrazione; vi sono alcune incoerenze interne, seppur di minor conto (Gideon fa il paragone «come un cioccolatino in un albergo elegante», ma ha sempre vissuto nella Nona Casa e certo non ha mai visto un albergo; si insiste più volte sul fatto che la carta sia un lusso ad appannaggio di pochi e che venga usata solo per comunicazioni ufficiali o per motivi di studio, eppure all’inizio Gideon è in possesso di una rivista sconcia). Il sistema nominale dei personaggi è, a mio parere, un altro punto debole, caratterizzato da alcuni nomi francamente ridicoli nel tentativo di risultare fantasiosi ed esotici, e cognomi che altro non sono che aggettivi numerali in varie lingue che rispecchiano la Casa di appartenenza – uno stratagemma un po’ banale e che sa di “già visto”. L’autrice attinge a piene mani dalla cultura e dalla lingua latina (usa termini come vestali, Littori, centurioni, espressioni come forche caudine, cita intere frasi in latino) ma non risulta chiaro se ciò sia plausibile nel mondo narrativo da lei creato, cioè se si tratti di una distopia del nostro mondo o se si tratti di un mondo totalmente altro in cui dunque l’uso di questi elementi non sarebbe giustificato. Probabilmente questo punto verrà chiarito nei prossimi volumi, ma al momento l’uso di specifiche terminologie, immagini ed espressioni latine sembrano un po’ fuori luogo e forzano il patto narrativo col lettore.

Al netto di questi difetti tutto sommato trascurabili, però, si tratta di una lettura decisamente piacevole. Il gioco fra le varie componenti del romanzo – la tensione per le prove da superare, la curiosità suscitata dai molti misteri, lo svilupparsi del rapporto sentimentale fra le due protagoniste – è costruito sapientemente e si rivela molto efficace, lasciando il lettore col fiato sospeso ed incapace di staccarsi dalla lettura. Personalmente sono impaziente di leggere il prossimo volume.

Uno dei punti di forza è sicuramente l’originalità: la negromanzia non è spesso esplorata nei romanzi fantasy mainstream, la Muir invece vi costruisce sopra un intero sistema magico – o scientifico – alquanto interessante e lo pone come base fondante della sua opera. L’autrice è capace anche nel dipingere in modo evocativo l’atmosfera gotica che si respira nella Nona Casa e nella Casa di Canaan, e gli elementi sci-fi appaiono ben amalgamati con essa, non sono eccessivamente presenti, cosa che ne fa una lettura adatta anche per chi, come la sottoscritta, non è un appassionata di fantascienza.

Soprattutto, però, “Gideon la nona” è l’ideale per chi cerca una storia d’amore costruita lentamente ma saldamente, per chi è fan dello slow burn. In questo primo volume in effetti non si può ancora parlare di vero e proprio romance: il rapporto fra le protagoniste è in fase di costruzione ed evoluzione, tassello per tassello, a faticosi brandelli di fiducia e reciproca comprensione, attraverso prove che le costringono a fare affidamento l'una sull'altra e a lavorare in sinergia. Lo vediamo passare per gradi da un astio feroce ad un’amicizia incerta ma altrettanto appassionata, ed intuiamo benissimo che nei prossimi capitoli ci attende qualcosa di più – lo capiamo dalla malcelata gelosia di Harrow, dagli inaspettati slanci di preoccupazione e protezione di Gideon nei confronti della necromante che pure dice di odiare, dalla forza con cui le nostre eroine lottano e poi si riappacificano. Perciò a chi non ama il colpo di fulmine e predilige invece una storia d’amore più lenta, più travagliata, e sentimenti che hanno bisogno di maturare prima di venire alla luce piacerà sicuramente. 

giovedì 19 novembre 2020

BlogTour: "Matto come un cappellaio" - La vera storia del Cappellaio Matto


Capelli strambi, un vistoso cappello, abiti colorati, occhi allucinati, sorriso folle: queste le caratteristiche della figura, fortemente radicata nell'immaginario collettivo, del Cappellaio Matto, uno degli iconici personaggi di Alice nel paese delle Meraviglie, opera nonsense scritta da Lewis Carrol. 
Lo immaginiamo così soprattutto grazie ai disegni di John Tenniel, illustratore dell'opera originale (l'unico i cui disegni siano stati apprezzati dall'autore, il quale dichiarò che rispecchiavano perfettamente lo spirito della sua opera.)

Ad aumentarne la fama ha contribuito sicuramente anche Johnny Depp, l'attore che ne ha intepretato il personaggio nei film Disney, regalandocene una versione estremamente spumeggiante.
Nel secondo film Disney, "Attraverso lo specchio" che si ispira al sequel di Lewis Carrol (tuttavia distaccandovisi molto) il cappellaio è triste e malato, decisamente diverso dall'immagine simpatica che abbiamo dipinto nella nostra mente. 


Eppure, sembra essere proprio questa l'immagine più rispondente alla realtà: perché il personaggio del Cappellaio Matto ha effettivamente agganci con reali figure storiche, e -come gran parte dei personaggi che costituiscono il variopinto ed assurdo mondo di Lewis Carrol- la sua non è una bella storia.

Volendosi attenere strettamente al testo del romanzo, il cappellaio non viene mai definito "matto" (non esplicitamente ma implicitamente sì; infatti proprio lo stregatto spiegherà che, nel Paese delle Meraviglie, sono tutti matti, affermazione che annovera certamente il personaggio di cui parliamo).

Del resto, il comportamento del cappellaio nei libri è molto strano. Egli infatti, rivolgendosi ad Alice, sembra essere un individuo estremamente bipolare, capace di mostrarsi gentile un momento e odioso subito dopo, senza che niente giustifichi questo repentino cambiamento d'umore. 

I cappallaii erano certamente matti, infatti un famoso detto del Diciannovesimo secolo usato per riferirsi a qualcuno che manifestava un comportamento strambo, era "è matto come un cappellaio" (Mad as a Hatter).

Ma perché i cappellai erano matti? 
A causa del loro lavoro: i cappellai, nella loro attività di colorazione di tessuti dei cappelli, si esponevano per molto tempo a numerose sostanze tossiche, in particolare alle dannosissime esalazioni di mercurio. 

L'esposizione a questa sostanza tossica per il corpo umano comportava, sul lungo periodo, un vero e proprio avvelenamento, il quale causava tremori ed un umore lunatico, caratteristiche che faceva sembrare i cappellaio "folli" agli occhi degli altri. 

Questi disturbi, non compresi dalla medicina dell'epoca, prendevano appunto il nome di "mad-hatter disease", poiché soltanto loro lo presentavano. 

Il mercurio era un elemento essenziale ed inevitabile per fabbricare il feltro, poiché solo grazie ad esso era possibile trattare le pelli degli animali e separare da esse il pelo. 
Il feltro poi veniva modellato e il cappello così ottenuto era rivestito di tessuto. Ma, prima della questa fase di rivestimento, i cappellai spesso provavano sulle loro stesse teste i cappelli, e ciò danneggiava persini i loro capelli, dandogli una colorazione arancione, proprio come nel cappellaio di Tim Burton. 

Un altro elemento che ha evidenziato Tim Burton nel suo "cappellaio" è la particolare colorazione degli occhi.
Si trattava di un mutamento causato dalla malachite, una pietra dura di colore verde che veniva polverizzata e usata per tingere il feltro. Le esalazioni di questa sostanza avevano conseguenze terribili, quali nausea, confusione, depressione e difficoltà respiratorie. 
E la cosa più strana: le pupille dei loro occhi si dilatavano molto, assumendo un inquietante colore verde. 
Ecco dunque spiegati i verdi e allucinati occhi del cappellaio.


Inserendo questo personaggio nella sua opera Lewis Carrol ha forse voluto dare il proprio contributo alla critica di una società in cui i nobili sfoggiavano un lusso che veniva realizzato da altri con sofferenza? 

Certamente, nei personaggi presenti in un libro si possono vedere tante metafore e significati nascosti.
E ciò è ancora di più vero per le opere di Carrol, di cui non capiremo mai -purtroppo, o forse è bene che sia così- tutti i sottosensi celati fra le righe della cripitica prosa e delle stravaganti poesie.