sabato 30 maggio 2020

Le mie poesie

ChiaramentePoetica: in questa rubrica potete leggere le mie poesie, frammenti di pensieri a cui cerco di dare una forma tramite le parole. Per leggerle, cliccate sui titoli. Se vi piacciono lasciatemi un commento! 



martedì 26 maggio 2020

Dreamless Boy ~ Prologo


PROLOGO





Natalia, con le narici invase dall'odore pungente della salsedine, osservava l’immensa distesa d’acqua ai suoi piedi. Ne percepiva il movimento, come un eterno, regolare respiro. 
Il fragore delle onde era l’unico suono che udiva, e in esso si perse, come se ogni altra cosa fosse stata spazzata via dalla forza dell’acqua. 
Stava osservando qualcosa di immortale, che c’era stato prima, e ci sarebbe stato anche dopo, e per sempre. Quella constatazione avrebbe dovuto essere per lei una certezza, invece le diede le vertigini. 
Ma che importava, ormai? 
Non aveva nessun senso preoccuparsi del mare, o delle cose eterne, né di qualsiasi cosa effimera e transitoria; non aveva più nessun senso preoccuparsi di nulla, dal momento che la sua vita stava per volgere al termine. 
Solo un passo. Poi una caduta, e ogni cosa sarebbe finita. Possibile che sarebbe stato così breve? Così terribilmente breve? E così definitivo? 
Tutta la sua vita si sarebbe spenta, inghiottita dal mare. 
Guardava quella distesa d’acqua con paura, ma non con odio.
Non era il mare ad essere cattivo. Semplicemente, quello era il suo destino. 
Il mare non era né buono né cattivo. Era solo potente, e gridava la sua potenza contro le rocce della scogliera.
Le lacrime rigavano il pallido viso della ragazza.
Lacrime trasparenti come i suoi occhi, lacrime trasparenti come il mare. 
La totale assenza di colore era ciò che l’aveva sempre contraddistinta, il bianco era ciò che aveva riempito la sua vita. Proprio per questo, sin da quando era nata, aveva odiato quel colore.
Lo considerava il colore del niente, il gelo della neve che cade dal cielo in inverno. Quel bianco aveva reso freddo anche il suo stesso cuore. 
Bianco, il colore delle nuvole, della neve, del ghiaccio, dei soffioni. 
Quando si guardava allo specchio non vedeva una persona, ma una fata bianca, dagli occhi trasparenti. 
Nessuno era come lei. E tutti l’avevano guardata come se fosse strana. Sguardi che aveva odiato con tutto il cuore. 
Guardò il cielo, che in quel momento era livido, di un grigio tendente al bianco, privo di colore, e si sentì circondata da tutto ciò che aveva sempre detestato. 
Era la fine perfetta.
Rimpiango qualcosa? Si chiese.
Desiderava tanto rispondersi di no, che non c’era nessun appiglio che la tenesse attaccata alla vita, che gettarsi nel vuoto non le avrebbe dato nessun dolore. Ma ammettendo una cosa del genere avrebbe mentito a sé stessa. 
C’era una ragione che la teneva aggrappata a quel lembo di terra fragile sotto i suoi piedi, qualcosa  che la tratteneva dal saltare giù dalla scogliera. Aveva quella ragione sulle labbra, un nome, e se lo sussurrava per darsi forza. Era anche per lui che quel gesto andava fatto. Se non altro era stata felice, seppure per un tempo estremamente breve. Quella piccola, minuscola felicità avrebbe dovuto bastarle, prima di morire. 
Sollevò il capo, fiera.
Gli occhi trasparenti erano già vuoti, perché guardavano in faccia la gelida morte. 
Stava per muovere un altro passo, vicino a quello che le sarebbe stato fatale, quando una voce alle sue spalle, una voce forte, decisa, la chiamò indietro.
-Natalia, no! Non lo fare! – 
Quella voce la paralizzò, costringendola a voltarsi e mandò in frantumi ogni sua certezza, come un vaso di vetro. 
-Alex- sussurrò, a fior di labbra, ripetendo quel nome che tanto amava. 
-Alessandro. – 
-Natalia! – ripeté lui. Aveva corso su per la collina senza mai fermarsi, ed ora aveva il fiato corto. Ma la sua voce non era rotta per la fatica, piuttosto per la paura. 
Guardava la ragazza davanti a lui, vestita di bianco, con una collana di perle e una corona di candidi fiori intrecciata sul capo. 
Si fermò ad una certa distanza da lei, come se temesse che, avvicinandosi, l’avrebbe spinta a saltare. 
Natalia era bellissima, e nei suoi occhi scintillava la luce più bella del mondo, la luce di chi adora la vita, quella stessa luce che aveva amato sin da quando l’aveva vista per la prima volta.
Ma era terribilmente decisa a saltare, lo avrebbe fatto proprio per amore, e quella risolutezza spaventosa lo terrorizzava. 
Il pensiero di perderla gli toglieva il fiato. 
Si fissarono, a circa dieci passi di distanza l’uno dall’altra. Erano inquieti come se fosse l’ultima volta che si incontravano, tesi come se fosse la prima. 
-Sei venuto. Mi hai trovata. – constatò Natalia. –Hai percorso tutta quella strada... per venirmi a cercare – esclamò, meravigliata e confusa. 
-Perché lo hai fatto? – gli chiese, seria. Il vestito le volava intorno alle caviglie bianche, sottili, e i capelli fluttuavano intorno al suo viso. 
-Per fermarti. – 
-Sai bene che non puoi. Io devo farlo... devo saltare, capisci? Io devo morire. Altrimenti tutti saranno in pericolo per causa mia, persino tu. Soprattutto tu. Ed io… non potrei farci niente. Non potrei impedirlo in nessun modo… – 
Alessandro si stupì nell’udirla parlare in quel modo. Aveva un tono di voce calmo e deciso, come se si fosse rassegnata a morire. E lo guardava con struggente nostalgia, come se lo avesse già perduto.
Ma non era possibile! Una parte di lei doveva rendersi conto che quella era una scelta sbagliata, assurda, una parte di lei doveva ribellarsi a quella sconcertante freddezza! 
-Natalia – esordì, fissandola negli occhi – tu non capisci. Se agisci in questo modo, farai la cosa sbagliata… farai esattamente ciò che desiderano i nostri nemici… Ceirra ti ha condotto a questo! È stata lei a costringerti! È stata lei! – 
-Ceirra non mi ha costretta a fare niente – lo corresse Natalia. –Sono stata io a decidere di farlo. – la sua voce però non era più piatta e distante, ma tremava.
Ah, Alessandro! Perché non capiva che la sua presenza rendeva più difficile quello che purtroppo era inevitabile? Se lui non fosse giunto, lei a quell’ora sarebbe stata già senza respiro, immobile,  in fondo al mare… 
Si asciugò il viso con il dorso della mano, lo guardò. Si perse nei suoi occhi verdi, nelle onde dei capelli lunghi e biondi come il miele, la pelle chiara baciata dal sole. 
Così pieno di colori. I colori che lei non aveva mai avuto, che però era riuscita a sfiorare. 
“Se lo guardo anche solo per un altro istante non riuscirò più a fare ciò che devo” pensò. Dunque si voltò, e mosse un  passo verso la scogliera, poi un secondo. L’ultimo le sarebbe stato fatale. 
Alessandro sentì che il cuore gli si fermava nel petto. Ebbe la sensazione di trovarsi sott’acqua, travolto da un’onda, intento a nuotare verso l’alto per guadagnare ossigeno, terrorizzato dall’incertezza di non salvarsi, di non vedere mai più il cielo, mai più il sole, di morire nelle viscere gelide del mare. 
No. 
Natalia per lui era tutto ciò che significavano l’ossigeno ed il Sole per qualsiasi essere umano, anzi, era di più, perché il pensiero della sua assenza in quel momento gli parve peggiore della morte. 
-Ceirra ti ha indotta a pensare che compiere questo gesto fosse l’unica soluzione, ma non è così! Stai facendo esattamente quello che vuole lei, non lo capisci? – 
Il suo tono conteneva un senso d’urgenza che non riusciva a nascondere. 
-Natalia, Natalia, pensaci! Non è questo che devi fare! Tu… - 
-Io devo almeno provarci! – gridò lei stringendo i pugni, perdendo definitivamente i nervi saldi che aveva conservato sino a quell’istante. 
-Devo farlo, è l’unica cosa che posso fare! E ci devo provare! – 
Alessandro gridò. –Natalia! Ti prego! E’ tutto sbagliato! Dopo quel salto, tu sarai nelle sue mani per sempre! Ti sarai condannata! –
-Forse – ammise lei. –Ma se c’è una possibilità, una sola, che questo gesto possa chiudere davvero questo storia, allora non ho alternative per... -
-Vuoi la verità? Non mi interessa! Nulla di tutto questo mi importa, in realtà! L’unica cosa che voglio è che tu resti viva! – 
-Sei un pazzo! Se resto viva metterò in pericolo tutti quelli che amo, e anche tutte le persone che ami tu! – rispose lei, di rimando. 
Il vento si era fatto più violento, selvaggio, e i capelli candidi di Natalia oscillavano furiosamente dietro di lei. 
-Il tuo è un desiderio è egoista, Alessandro. Non te ne rendi conto? – 
La sua voce tremava, ma non osava voltarsi. Lui per un attimo non disse niente. 
Certo che lo sapeva. Sapeva bene che il suo desiderio era egoista, perché Natalia era tanto bella quanto pericolosa, anche se non aveva certo scelto lei di essere così, e odiava la sua natura con tutta sé stessa. 
Ma Alessandro non voleva, non poteva immaginare una vita senza lei, senza quei suoi rari sorrisi misteriosi, quei suoi sguardi spesso sognanti, il suo modo di sorprendersi delle cose come se le vedesse per la prima volta. Non voleva rinunciare alla naturalezza con cui riusciva a parlarle di tutto, ad aprirsi, come mai gli era accaduto con nessuno, mai. 
Il solo pensiero di perderla gli causava un dolore fisico in mezzo al petto, e capì cosa doveva risponderle. 
-Dici che puoi fare del male alle persone che ami e alle persone che io amo, e che il mio desiderio di saperti viva è egoista. Hai ragione. Forse è vero. Sì, sono egoista, ma sei tu colei che amo. Ti amo perché hai portato nella mia vita i sogni, la fantasia, mi hai insegnato il vero coraggio. Tu mi completi. Ti amo, e non mi interessa chi sei o cosa potresti fare. Non voglio lasciarti andare, lo capisci? – 
Natalia finalmente si voltò, fissandolo negli occhi.
-Potrei ucciderti. E non mi servirebbe più di un istante, per farlo. – chiarì, se per caso il concetto non gli fosse chiaro. 
-Lo so, Natalia. Lo so benissimo. – 
-Con me rischi la vita. E l’emarginazione. – 
Sussurrò ancora, senza muoversi. 
Alessandro mosse quattro passi verso di lei. Erano più vicini, adesso. 
-Correrò ogni rischio. Non mi importa degli altri, non mi importa di nessuno, se ho te. Ma ti prego, permettimi di aiutarti, di starti vicino! Troveremo una soluzione, te lo prometto! I guardiani hanno detto che troveranno un modo… - 
Fece un altro passo, sino ad arrivarle così vicino da prenderle le mani per stringerle nelle proprie. 
-… e se davvero scoprissimo che non esiste una soluzione, allora mi butterei con te.
Il sentimento che ci lega ci impedisce di vivere separati. Moriremmo, come fiori privi della luce.– la sua voce si ridusse a un sussurro. 
Gli occhi di Natalia si riempirono di lacrime, mentre Alessandro le stringeva le mani con più forza, per impedirle di fuggire. Lei gli crollò fra le braccia, tremante, e lui lentamente la accolse in un dolcissimo abbraccio, passandole le dita fra i capelli sottili. Si accorse, in quel movimento, che non era solo lei a tremare. Anche lui tremava, tanto era stato terrorizzato all’idea di perderla. 
La mani di lei si strinsero intorno al suo collo, salirono alle guance. 
-Stai piangendo? – gli chiese, con tenerezza.
Lui annuì. Non aveva paura che lei lo vedesse piangere. Al suo fianco, non aveva paura di niente. Finché lei sarebbe stata con lui, avrebbe avuto il coraggio sufficiente per qualsiasi cosa. 
Le loro labbra si cercarono e si trovarono. 
La bocca di uno reclamava quella dell'altro, e c'era in essi una tale fame d'amore che sembravano insaziabili. 
Quell'ansia di stringersi derivava dalla prolungata, intollerabile lontananza. 
E poi i due ragazzi rimasero a morire l'uno nel respiro dell'altro, sorridendosi, senza lasciarsi andare.
Con quella fata di luce fra le braccia, Alessandro si sentiva in capo al mondo. Pensò che quello fosse un istante perfetto. Ma terminò presto, come ogni cosa perfetta. 
Le rocce sotto i loro piedi si fecero improvvisamente friabili, e Natalia si sentì mancare il suolo sotto i piedi. Sgranò gli occhi, stupita e sorpresa. Gridò, e cadde giù. Alessandro non la lasciò e cadde insieme a lei. 
L’impatto con l’acqua fu gelido, l’acqua li separò. Ma lei tendeva la sua candida mano verso di lui, e lui non l’avrebbe lasciata mai andare via. Nuotò contro la forza delle onde e la strinse a sé. Convulsamente avvinghiati, cercarono di restare a galla. Ma una forza strana li attirava verso il basso.
-Che succede, Alessandro? – chiese lei, agitata, percependo quella forza anomala. 
-Non lo so – disse lui. Ed era vero, non lo sapeva. Non sapeva nulla, se non una cosa: che non avrebbe lasciato andare la sua Natalia. 
-Ti amo- le gridò, per superare con la propria voce il fragore assordante dei flutti. 
Quell'amore era tutto ciò di cui era sicuro. Non aveva altre certezze. Ma Natalia non ne aveva bisogno. 
Quella le bastava. Ovunque l'avrebbe condotta quel vortice marino, lei avrebbe lottato con tutte le sue forze e resistito, per lui. 

La mia storia online: Dreamless Boy

Dreamless boy ~ Il ragazzo senza sogni
TRAMA 


Un ragazzo che non ha mai sognato ma riesce a viaggiare nel mondo onirico altrui. Una ragazza che quando chiude gli occhi può concretizzare nel mondo reale le visioni più cupe.
Il loro destino è incontrarsi, il loro scopo annientarsi. Questa è la storia di Alessandro e Natalia: il principe dei sogni e la principessa degli incubi.






Qui sotto aggiungerò periodicamente i link ai nuovi capitoli, man mano che li pubblicherò. Così sarà pratico per voi recuperarli quando preferite. 


Clicca qui per leggere i capitoli












Buona lettura!

lunedì 25 maggio 2020

"Viola di notte" di Ilaria Bianchi

                   






Viola di notte di Ilaria Bianchi è un romanzo pubblicato dalla casa editrice “bookabook”, a dicembre 2019.  In questo libro l’autrice racconta, in forma di fiaba, una storia al lettore, come se fosse seduto davanti a lei. La narrazione è intessuta di delicatezza e poesia, come una storia della buonanotte in un’epoca in cui nessuno le racconta più.

Mattia, un diciottenne bello e sicuro di sé, ha sempre vissuto l’istante, non il momento. Vivere l’istante significa bruciarlo, vivere il momento significa sentirlo davvero.
Ma Mattia non ha idea di come sentire davvero. Non ha mai sentito nulla veramente. Si è concentrato sulle vittorie di nuoto. Sui traguardi, sui riconoscimenti. Sulla popolarità tra le ragazze, sulla stima dei compagni. È convinto di vivere una vita perfetta, invidiabile.
Ma un giorno, il trenta agosto, con il finire dell’estate finisce anche la sua apparente perfezione, a causa della morte prematura del gemello Matteo, che ha scelto di togliersi la vita, saltando giù da un palazzo di periferia.
Scioccato dal gesto del fratello, Mattia avverte qualcosa rompersi anche dentro di sé e si rende conto di non aver mai conosciuto Matteo. Non sapeva cosa facesse nel tempo libero, cosa volesse fare da adulto, quali fossero le sue canzoni preferite. Si chiede cosa pensasse, cosa si nascondesse dentro quegli occhi grandi, enigmatici, che ora nel ricordo gli sembrano incredibilmente vuoti e tristi. Si domanda come abbia potuto essere tanto cieco al suo dolore, e si rende conto di essere sempre stato troppo concentrato su sé stesso e sulla ricerca del compiacimento del padre per preoccuparsi di come si sentisse il gemello, che invece aveva la perenne disapprovazione dei genitori.
Concentrato su tutto ciò che era futile, forse non ha mai veramente cercato di toccare il cuore delle cose.
Mattia inizia a mettersi in discussione e capisce che, fuori dagli stretti spazi degli occhi degli altri, lui non esiste davvero.
La perdita dell’identità lo fa scoprire privo di punti di riferimento. In questo squilibrio dell’animo durante una passeggiata notturna per schiarirsi le idee si trova, senza quasi accorgersene, in un Luna Park abbandonato. Sale sulla ruota panoramica, e lì trova un quaderno. È il diario abbandonato da una ragazza, che si firma “Viola di notte”.
C’è una spiegazione a questo strano soprannome: il suo nome è Viola, e in un certo senso può “esistere” solo dopo il tramonto perché sta perdendo lentamente la vista, a causa di una grave forma di fotofobia.
Nel diario Viola ha voluto lasciare che il destino donasse i suoi pensieri più segreti ad una persona a caso. Ha scritto parole bellissime, parole in cui si racconta con tutte le sue debolezze, le sue paure, le sue tristezze. Teme che nessuno potrà amarla mai a causa del suo problema, e ha paura che se anche qualcuno un giorno la amasse sarà troppo tardi perché lei possa guardarlo negli occhi.
Mattia leggendo le parole di Viola si commuove, e scopre in quelle frasi una persona molto diversa dalle ragazze che è abituato a frequentare. Inizia così un distacco decisivo dal ragazzo che era prima, concentrato su studio, nuoto e ragazze per affrontare un viaggio in cui cerca di ritrovarsi, di capire chi è e cosa può diventare, di cogliere la bellezza che lo circonda e di cui non si è mai reso conto, che non ha mai guardato davvero. Si sofferma a notare le piccole cose alle quali Viola, nel diario, gli ha consigliato di prestare attenzione.
Viola ha scritto che non vuole essere trovata. Però Mattia, dopo averla conosciuta attraverso le sue parole, sente di provare qualcosa per lei, e non vuole che resti una voce senza suono, invisibile come un’amica immaginaria.
Perciò decide di sfruttare gli indizi presenti nei suoi scritti per trovarla. Vuole vederla, toccarla, avere la certezza che in un mondo così cupo lei esista davvero e non sia solo un sogno, un’illusione, o finga di essere chi non è.
Ma Viola non ha mentito nel suo diario quando scrive che è sempre stata invisibile, in un mondo nel quale una bellezza come la sua, delicata e non appariscente, difficilmente viene notata. Riuscirà a trovarla?

Non è specificato dove sia ambientato il romanzo e dopotutto non è neppure importante. Lo spazio vero dello svolgimento delle vicende infatti è l'anima del protagonista, che si scopre a guardarsi dentro per la prima volta, in cerca di un modo per districare gli intrecciati nodi che scopre di celare nel cuore. Crea dunque dentro di sé spazio per un cambiamento fondamentale che avverrà gradualmente per tutta la durata del libro.

Il romanzo si concentra su pochi personaggi: Mattia, il protagonista; il ricordo del fratello Matteo, assente ma presente in ogni pagina con la sua dolorosa assenza; Viola, invisibile, non assente come Matteo ma semplicemente nascosta; Luca, il miglior amico di Matteo, che permetterà a Mattia di conoscere meglio quel fratello che non si è mai sforzato davvero di comprendere.

Il personaggio di Mattia può essere ciascuno di noi, incatenato in una routine che diventa più importante di ogni cosa, una routine che rende ciechi alle cose veramente importanti.
Mattia è un ragazzo che a seguito di un forte dolore indaga sé stesso e si scopre privo di una vera personalità. Dunque sceglie, con coraggio, anche se in maniera un po’ goffa, di sforzarsi di capire chi è davvero. Senza la lucente cotta di maglia che ha sempre esibito davanti a tutti, cosa rimane? Il nulla, come il cavaliere inesistente di Calvino? Oppure c’è qualcosa di molto disordinato e difficile da capire, che va ricostruito?
Ed è, alla fine, davvero necessario comprendere chi è? Forse l’importante è vivere, per scoprirlo durante quel bellissimo e doloroso percorso chiamato crescita.


Viola è una ragazza delicata, che a causa di un problema di salute si è trovata ad analizzare con occhio più attento – lei paradossalmente quasi cieca- la realtà che la circonda.
Viola ha deciso di accettarsi per ciò che è, anche se dubita che qualcuno possa amarla e questo la fa soffrire.

"Lei in fondo si era sentita sola sempre, lei che poteva rivolgere gli occhi verso il cielo e imprecare contro un Dio qualunque era sempre lì, sulla stessa strada, senza avere alcuna voglia di fermarsi."


L’invisibile Viola è l’anti Giulia, la ragazza che cerca di attirare le attenzioni di Mattia all’inizio del libro, con la sua appariscenza, le sue lunghe gambe e i pantaloncini corti.
Mentre Giulia vuole farsi notare per il proprio aspetto, Viola invade la mente di Mattia con la sua delicata anima.
Con tante lentiggini sul viso e i grandi occhi verdi e malati, viene descritta con poche righe, come un disegno appena tratteggiato su un foglio liscio. Rappresenta la verità, che nel modo più semplice possibile passeggia per le strade al calar del sole, silenziosa e senza far nulla per attirare l’attenzione. Esiste, e nessuno la nota, nessuno vuole vederla perché è scomoda, perché mostra a ciascuno ciò che tutti dovrebbero essere.

"Sono rari certi animi, pietre preziose che brillano al primo sole e scompaiono in mezzo ai sassi appena si spegne la luce. Ecco chi era Viola ed ecco perché lo era di notte. Una stella che si nascondeva al giorno. Ecco cos’era per lui quella voce che non conosceva ma che iniziava a sentire dentro: un pensiero diverso dagli altri, una riflessione che vorresti aver fatto prima ma che devi esserti perso per strada."

La bellezza dell’anima di Viola intriga Mattia che, ancor prima di vederla, riconosce in lei un’autenticità mai incontrata prima. Vorrebbe appropriarsi di quella verità che lei incarna e rappresenta, vorrebbe avvicinarsi a lei che gli appare come la più bella e la più enigmatiche delle ragazze. Ma per raggiungerla nel suo mondo dovrà spogliarsi di ogni sua bugia, di ogni maschera, di ogni finzione. E capirà che controllare tutto e cercare di mostrarsi infallibile, come ha fatto fino a quel momento, non è l’atteggiamento giusto per piacere ad una ragazza come Viola. Inizia dunque ad abbandonarsi alla vita e agli eventi, sentendosi finalmente sereno.

"Tutta quell’insicurezza che sentiva era un’emozione bellissima perché alla fine lo faceva sentire vivo non sapere cosa sarebbe successo. Le certezze spesso sono come la routine di ogni giorno, come tutti quei momenti già visti, come le notti in cui si dorme soltanto. Le certezze spengono la luce delle emozioni in certe occasioni e svuotano l’intensità del domani che verrà."





Viola attraverso le parole ha mostrato a Mattia il suo cuore, un cuore bellissimo perché rivelatore di un animo che non si è mai vestito di finzioni.
Lei, come gli fa notare un amico, non è diversa dagli altri perché è speciale, ma semplicemente perché, in un mondo in cui quasi tutti si sforzano di sembrare ciò che non sono, lei non cerca neanche vagamente di mostrarsi come quella che non è: una ragazza fragile con debolezze, sogni, paure e speranze.
Questa consapevolezza porterà Mattia a rendersi conto che ogni persona intorno a lui possiede un mondo interiore luminoso e ricco di sfaccettature, soltanto che cercano di nasconderlo, perché temono che mostrare la debolezza li renderebbe esposti agli attacchi degli altri.

"Non aveva mai raccontato a nessuno certe cose, era sempre stato tutto freddo e calmo dentro le mura di casa, nella sua famiglia eppure in quell’istante lui aveva capito che c’era sempre stata un’esplosione di sentimenti dentro gli occhi di tutti.
Si ricordava dei silenzi a tavola, della paura di rientrare a casa con un brutto voto a scuola, si ricordava di tutte le discussioni tra suo padre e suo fratello, di quel metro di misura domestico che lo aveva allontanato da Matteo, da quel legame che avevano avuto un tempo. Fraterno, vero. Sincero.
C’erano tutte quelle cose che voleva dire ma non ci riusciva."


Matteo è un altro personaggio importante nel romanzo, che domina la scena con la sua assenza, con l'irrevocabile scelta di un eterno silenzio. Con la morte chiude per sempre lo scrigno del suo cuore, nel quale si celano le spiegazioni dell’assurdo gesto che ha compiuto. Mattia cercherà le colpe, in sé stesso e negli altri, per dare una ragione a quanto è accaduto. Vuole incolpare la sensibilità del fratello, la severità dei genitori, l’imposizione di un futuro che non voleva. Ma la verità è che dopo una crisi si può, con coraggio, costruire un equilibrio diverso che possa portare nuove gioie e sorrisi. Suo fratello invece, a seguito di un problema ignoto che gli ha aperto una spaccatura nel cuore, non ha avuto questo coraggio.
Il personaggio di Matteo è in opposizione a quello di Viola. Infatti al contrario di lei che, dopo aver scoperto che la fotofobia la porterà a perdere per sempre l’uso della vista, seppur con sofferenza, si sforza di andare avanti senza perdere la voglia di vivere, Matteo ha scelto la strada dell’annientamento.
Egoisticamente, ha pensato solo a sé stesso quando ha deciso di togliersi la vita, non si è soffermato a meditare sulla voragine di sensi di colpa e dolore che i suoi familiari dovranno affrontare.
Il dubbio che si apre nel cuore di Mattia è proprio questo: ha avuto ragione il fratello, a rinunciare al mondo, dove non riusciva a trovare neppure uno spiraglio di verità, un mondo che non corrispondeva ai suoi desideri e che vedeva finzione anche nel suo stesso fratello? Non esistono alternative, vivere una vita finta o morire?
Quanto Mattia incontra Viola la crisi si risolve, perché si rende conto che una terza via è possibile, che nella vita si può cercare di essere sé stessi con tutte le proprie forze.
Matteo, che accusava il fratello di essere cieco, era invece l’unico che si trovava nel buio più completo, incapace di vedere la strada che avrebbe potuto percorrere.

"Era stato in quel momento che, pensando a suo fratello, si era reso conto che la sua decisione di perdere la vita era stata la più stupida, insensata e ingiustificabile che avesse mai preso.
Nessun dolore, nessuna sconfitta, nessun senso di tristezza doveva essere più forte della bellezza di andare incontro ad ogni attimo."


Questa consapevolezza fa maturare Mattia e gli permette, finalmente, di voltare pagina e lasciar andare il rancore e la rabbia, lasciando che il dolore lo cambi senza ucciderlo.


Viola di notte è un libro con una prosa così poetica e tanto delicata da avvicinarsi alla poesia.
Viola è un simbolo, una metafora di tutti quei sogni irrealizzati che teniamo a distanza, perché non ci sfiorino e non ci ostacolino.
"Viola di notte" è uno di quei libri che andrebbero assaporati lentamente, accarezzando ogni frase, ogni parola, con le cuffie nelle orecchie, magari ascoltando proprio una delle canzoni che l’autrice consiglia al lettore, nelle primissime pagine. Le parole del romanzo suggeriscono una musica delicata, capace di suscitare nell’animo una struggente malinconia di cose passate ed incerti giorni futuri. Viola di notte è quel tipo di libro che, dopo averlo letto, fa venir voglia di scrivere ogni frase su muri e diari, per decorare il mondo con la dolcezza della protagonista.
Eppure leggere questo libro un po’ alla volta, magari per farlo durare più a lungo, non è possibile: si legge d’un fiato, si divora, è inafferrabile come la notte e dura poco come un tramonto.
Le pagine si sfogliano con la rapidità di un sogno e, giunti alla fine, viene il desiderio di lasciarlo su una panchina, perché qualcun altro possa trovarlo, e lasciarsi toccare il cuore dalle parole che contiene.



"Piangi la tristezza, la bellezza. Piangi il grigio di giorni di pioggia, anche la dolcezza, quando possibile.
Sogna l’amore, il mare quando il vento lo porta in tempesta. Sogna i desideri e lasciali scivolare via con le stelle cadenti.
Incantati guardando il cielo, e tutte le volte che qualcuno riesce a guardarti dentro.
Non ingoiare il tempo, vivi ogni attimo anche quando l’ultimo è ancora distante.
E abbi paura, lo spavento è un fremito senza uguali, fa vibrare le amozioni con il loro cuore. (…)
Accetta i tuoi limiti, ogni tuo difetto, fai tesoro dei tuoi errori. Non dimenticarti le sconfitte.
Dillo ad alta voce quello che non vuoi, combatti per quello che vuoi.
Se avessi solo le parole per insegnarti la vita, le userei.
Trova il tuo battito, l’emozione che sa dirti chi sei.
Poi chiudi gli occhi.
Vivi"





Segnalazione: "Il paese senza ombre" di Claudia Bergamini



Vi segnalo questo romanzo che esce oggi



Data uscita 25 maggio
Disponibile sia Ebook che cartaceo
Anche su KindleUnlimited
Genere: Narrativa Fantasy
Un libro che tratta di un tema forte .. a voi scoprire quale.




Trama
Il Paese senza Ombre è un posto selettivo, è lui a scegliere a chi dare la chiave per entrare.
Solo un bambino alla volta può accedervi.
Solo un bambino dall’ombra spezzata ha diritto a varcare la porta d’ingresso.
Il Paese senza Ombre non è tanto un posto quanto un viaggio.
Holly è la nuova ospite.
Ha undici anni e al suo arrivo viene accolta da una sorridente Lily, una bambina di dodici anni con in testa un enorme cappello che le copre sempre gli occhi.
Sarà lei a scortare Holly in giro per il Paese senza Ombre, sarà lei e gli altri abitanti del posto ad aiutare Holly a liberarsi del suo passato.



Estratto:

 << Sì, da bambina ce l’avevo anche con voi, con voi tutti! Il perché, mi chiederete voi? Non mi avevate fatto nulla perché quindi avrei dovuto essere arrabbiata anche con voi? Semplice, vi odiavo proprio perché non avevate fatto nulla. >>
Le persone in sala la guardavano straniti.
Ancora non capivano completamente il significato delle sue parole.
<< Non mi avevate aiutata! Detestavo tutti perché nessuno si era mai preso il disturbo di aiutarmi. >> continuò Holly << Allora, mi chiederete ora, perché hai deciso di aiutare gli altri quando nessuno ha aiutato te? >>
Gli ospiti erano rapiti da quel discorso, non ne perdevano una parola.
<< Perché, alla fine, qualcuno arrivò ad aiutarmi. E per farlo, mi rapì. >>

domenica 17 maggio 2020

Review Party: "Falce" di Neal Shusterman







"Falce" è il primo romanzo della Trilogia della falce, saga distopica di Neal Shusterman, già autore di numerosi romanzi di successo. Il libro è stato molto apprezzato a livello mondiale, ed è in corso un adattamento cinematografico dell’opera.



Pablo Neruda, nel celebre componimento "Io sono la morte", scrisse: "La morte arriva a risuonare
come una scarpa senza piede, un vestito senza uomo,
riesce a bussare come un anello senza pietra né dito,
riesce a gridare senza bocca, né lingua, né gola."

Questi versi sembrano prendere vita nella storia di Falce, romanzo in cui la morte è l'assoluta protagonista, nemica e salvatrice insieme.

Nel mondo immaginato dallo scrittore l’Era della Mortalità è finita, la scienza e la tecnologia si sono spinte sino alla scoperta dei naniti, particelle che hanno reso ogni danno fisico reversibile: è impossibile il decesso a causa di ferite o malattie un tempo incurabili. Persino venire investiti o cadere da un palazzo non è più un problema, dopo pochi giorni si viene “rianimati”, e c'è persino chi lo fa per divertimento.
Neanche la vecchiaia è un problema, infatti quando lo si desidera è possibile sottoporsi ad un trattamento che fa ringiovanire il corpo.
L'unica morte irreversibile è quella causata dal fuoco, ma ogni incendio viene spento sul nascere, così anche questo rischio è fugato.
Gli anni non hanno più numerazione, perché contarli non serve più a niente.
In questo mondo apparentemente perfetto è stata del tutto debellata, dunque, la morte naturale. Ma, essendo necessaria a causa dell’inevitabile sovraffollamento del pianeta, alcuni cittadini vengono insigniti del ruolo di “falci”: letteralmente mietitori con la licenza di uccidere, che hanno il compito di "spigolare", ossia causare la morte di un certo numero di individui.



Credo sinceramente che la gente abbia ancora paura della morte, ma cento volte meno di un tempo. Lo dico perché, se ci si basa sulle quote attuali, le probabilità che una persona venga spigolata entro i prossimi cento anni sono solo dell’1%. In altre parole, un bambino che nascesse oggi avrebbe solo il 50% di probabilità di farsi spigolare da adesso al suo cinquemillesimo anno di vita. Naturalmente, dato che non si contano più gli anni numericamente, a parte per i bambini e gli adolescenti, non si conosce più l’età di nessuno, nemmeno la propria.
Ormai, si arrotonda più o meno di uno o due decenni. Mentre scrivo, posso dirvi che ho tra i centosessanta e i centottanta anni, anche se non mi piace dimostrare la mia età. Come tutti, a volte la riprogrammo e mi ringiovanisco parecchio. Ma come molte falci, non imposto mai la mia età biologica prima dei quaranta. Solo le falci che lo sono realmente desiderano avere un aspetto giovane. Al momento, il più vecchio essere umano vivente ha circa trecento anni, ma solo perché siamo ancora vicini all’Era della Mortalità. Mi chiedo come sarà la vita tra un millennio, quando l’età media sfiorerà i mille anni. Saremo figli del nuovo rinascimento, abili in tutte le arti e conoscitori di tutte le scienze, perché ci è stato concesso il tempo di studiarle a fondo? Oppure la noia e la quotidiana monotonia ci consumeranno più di oggi, lasciandoci ancor meno motivazioni a condurre una vita infinita? Spero che si avveri il primo caso, ma sospetto che prevarrà il secondo.”



Il mestiere delle falci è stato pensato affinché venisse lasciato posto per i nuovi nati.
Dopo essere stati uccisi da una falce, non c’è ripristino, non si torna indietro. La vita si perde in modo definitivo.
Nonostante esistano le falci, sono comunque pochi coloro che muoiono rispetto alla percentuale dei viventi, quindi per la maggior parte delle persone la morte non è che uno spettro lontano.


La maggior parte di noi vivrà in eterno, a differenza di alcuni, grazie alla Compagnia delle falci.”


Cos’è la vita, senza l’incombere della finitezza? Cosa significa possedere un tempo illimitato, che si può sprecare poiché è probabile che non abbia alcun limite? Cosa vuol dire vivere senza la paura di commettere errori irreversibili? Senza la paura di una malattia, di un’influenza?


Se vi è capitato di studiare i cartoni animati dell’era mortale, vi ricorderete certamente di un coyote che cercava con una serie di sotterfugi di provocare la morte di un grande uccello dal collo lungo. Non ci riusciva mai, i suoi tentativi si ritorcevano sempre contro di lui. Saltava in aria, veniva colpito da una palla di cannone o cadeva da un’altezza vertiginosa. E faceva ridere. Perché, nonostante morisse in modi terribili, ritornava sempre nella scena successiva, come se ci fosse un centro di rianimazione dietro lo schermo del televisore. Ho assistito a numerosi incidenti che hanno provocato una morte temporanea. Ho visto gente cadere nei tombini, essere colpita da un oggetto o investita da veicoli in corsa. E quando accade, la gente ride perché, per quanto possa apparire atroce l’incidente, quella persona, come il coyote, tornerà in piedi nel giro di uno o due giorni, in piena forma, come se non le fosse capitato nulla. L’immortalità ci ha trasformati tutti in cartoni animati.”
La vita si vive senza il timore del fallimento, poiché nella maggior parte dei casi c’è il tempo – e la possibilità – di rimediare.
La vita risulta svuotata di stimoli, senza dolore ma anche priva di autentiche gioie, defraudata della brevità e dall’incertezza che paradossalmente le garantivano senso e profondità.



Più a lungo viviamo, più rapidi sembrano scorrere i giorni. È un bel problema, quando si vive per sempre. Un anno scivola via come se fosse una manciata di settimane. I decenni passano senza che ci sia un solo avvenimento degno di essere ricordato. Ci abituiamo alla noiosa monotonia delle nostre vite, finché all’improvviso non ci guardiamo allo specchio e vediamo un viso che a malapena ricordiamo che ci supplica di riazzerare il contatore dell’età e ringiovanirci. Ma siamo davvero giovani quando azzeriamo la nostra età?
Conserviamo gli stessi ricordi, le stesse abitudini, gli stessi sogni mai realizzati. I nostri corpi possono anche essere agili e flessibili, ma a che fine? Non c’è fine. Mai. Credo che i mortali fossero più motivati a realizzare i loro obiettivi, perché sapevano che il tempo era prezioso. Ma noi? Possiamo rimandare le cose da fare più facilmente di coloro che sono condannati a morire, perché la morte è diventata l’eccezione, non più la regola. La stanchezza di vivere che cerco con tanto fervore di spigolare ogni giorno sembra un’epidemia in continua crescita. Ci sono volte in cui sento che sto combattendo una battaglia persa contro un’antica apocalisse dei morti viventi.”



Ogni forma di governo, umana, fallibile e potenzialmente corruttibile è stata eliminata, per essere sostituita dal Thunderhead, ideale evoluzione del Cloud, che da semplice archivio di dati è diventato una creatura senziente, un occhio di ispirazione vagamente Orwelliana perennemente puntato sul mondo, che non conosce l’errore.



Io sono il Thunderhead. [...] Ho scoperto che gli esseri umani imparano sia dalle loro cattive azioni che da quelle buone. Questo ve lo invidio, io sono incapace di commettere cattive azioni. Se non lo fossi, la mia crescita sarebbe esponenziale. (…)
Sono sicuro che il fatto di aver sempre ragione debba sembrarti noioso, ma io non conosco altro modo di esistere.”



Nell’universo descritto da Shusterman le falci sono le figure più potenti e temute, uniche che possono arrogarsi il diritto di uccidere o di concedere l’immunità, cioè la vita.
In un mondo nel quale è impossibile uccidersi o ferirsi, è diventato relativo il concetto del male. L'ingiustizia -e quindi il conflitto sul quale si erge la storia- è proprio nel ruolo delle falci, che da figure superpartes diventano spettri da temere, individui capaci di togliere la vita in base ad una propria, aleatoria volontà.
Una falce può togliere la vita ad un altro quando vuole, ma può anche concedere, tramite il bacio del suo anello, l'immunità: un anno intero durante il quale nessuno ucciderà quella persona.


Al cospetto di una falce le persone si fanno ossequiose, sperando di entrare tra le sue simpatie per non essere spigolate e magari ricevere persino l'immunità.
Le falci dovrebbero essere giuste, compassionevoli e non fare preferenze. Non gli è concesso avere un compagno di vita, devono condurre un'esistenza consacrata unicamente al loro terribile compito di angeli della morte.


Eppure alcune falci sembrano divertirsi e provare piacere nel mietere vite. Amano il potere e si compiacciono del timore che la loro sola presenza fa nascere nella gente, poiché una falce incarna l'unica reale paura nell’epoca post mortale.


Una parte minima di falci, invece, prova a restare fedele alla prima idea dell’istituzione delle falci, cercando di svolgere il proprio dovere con professionalità e nel modo più delicato possibile, in povertà, nel nascondimento e senza abusare del potere.


È sempre con gioia e amarezza che assisto all’investitura delle giovani falci alla fine di ogni conclave. Gioia, perché rappresentano la nostra speranza: portano ancora nel cuore gli ideali delle prime falci. Amarezza, perché so che un giorno saranno così stanche e disilluse che si toglieranno la vita da sole, così come fecero alla fine le prime falci. Eppure, ogni volta che vengono ordinate delle nuove falci, mi rallegro, perché questo mi autorizza a credere, anche solo per un brevissimo istante, che sceglieremo tutti di vivere per sempre.”
Le falci, metafore dei potenti di ogni epoca ed ogni tempo, sottomettono i deboli e chiunque si trovi in una posizione di inferiorità.
Pochissime fra di esse non sono corrotte e quelle poche si domandano se il loro ruolo non sia troppo crudele.


Maestro Faraday, una falce di integerrima moralità, durante il proprio lavoro incontra per caso e in circostanze diverse, Citra e Rowan, due adolescenti che lo colpiscono per l'empatia e il senso di giustizia che li contraddistinguono.


Sono buone doti per diventare falci, così propone loro di iniziare con lui un apprendistato, alla fine del quale sceglierà chi nominare falce.
L’ultima cosa che i due ragazzi desiderano è diventare falci, ma rifiutare significa rinunciare all’opportunità di rivestire il ruolo più importante della società, decisione poco saggia e sconsigliata dai loro stessi parenti, che riceverebbero l'immunità a tempo indeterminato avendo una falce in famiglia.
Inizia così la lunga percorso di Citra e Rowan in un mondo che non comprendono, ma soprattutto dentro sé stessi.
Sapranno rimanere fedeli alle proprie idee, anche quando sembrerà impossibile farlo?
Anche se sono solo apprendisti, Citra e Rowan devono sottostare al divieto di avere relazioni amorose. Eppure, vivendo nella stessa casa insieme al maestro Faraday, i due imparano a stimarsi e ad apprezzare le qualità reciproche sino ad innamorarsi.
Shusterman riesce a narrare una storia d’amore potente e delicata, fatta di sguardi e sottintesi. Tra Citra e Rowan nasce un sentimento tenero e proibito che non può esprimersi in pensieri né parole, ma deve trovare la sua strada attraverso la violenza: una storia in cui il gesto più altruistico diventa uccidere l’altro o lasciarsi uccidere.
I protagonisti, due moderni Romeo e Giulietta, prendono vita in uno scenario di morte, si muovono in uno sfondo sicuramente atipico e per questo mi ha ricordato “Il circo della notte" di Erin Morgenstern.


Il romanzo contiene numerosi tributi a vari settori culturali. Molti nomi sono esplicitamente ripresi dall’universo letterario, filosofico e scientifico: Goddard, ad esempio, è il nome di uno scienziato statunitense noto per le sue ricerche in campo missilistico; Maria Curie una chimica e fisica polacca, vincitrice di due premi nobel; è superfluo ricordare cosa fece Alessandro Volta.
Si trova anche riferimento al nome di Kierkegaard, filosofo profondamente cattolico che nei propri testi ha indagato la vita estetica e la vita autentica, elemento estremamente significativo se si considerano le profonde riflessioni dell’autore sul tema della religione, che ho apprezzato particolarmente.


In un mondo senza dolore né malattia, nel quale la vita e la morte dipendono solo dalle scelte arbitrarie delle falci, non c’è più posto per la fede, che lentamente è stata dimenticata. I culti del passato non vengono neanche più studiati e solo un manipolo di uomini spesso derisi, ha scelto di riunirsi in monastero per venerare il "Grande Diapason", l’armonia dell’universo.
È una credenza bizzarra, ma non è rimasto altro in questo universo arido.
Sono uomini orfani del sacro, ormai lontani da qualsiasi religione, che non riescono a dimenticare l’umana tendenza verso il divino e anelano ad una realtà in cui la vita umana abbia ancora un valore.



"Non posso fare a meno di rimpiangere tutto quello che abbiamo perduto da quando è stata sconfitta la morte. Penso 
alla religione, al modo in cui, dopo che siamo diventati i salvatori di noi stessi, gli dèi di noi stessi, la fede abbia perso valore. Come deve essere stato credere in qualcosa al di sopra di noi? Accettare l’imperfezione e tendere verso un ideale che non avremmo mai potuto incarnare? Doveva essere consolante. E terrificante. Doveva sollevare gli animi dalle cose terrene, ma anche giustificare ogni tipo di male."



I personaggi sono un punto di forza della storia. Vengono poco descritti fisicamente poiché l’autore sceglie di mostrarli al lettore soprattutto attraverso i loro gesti e comportamenti.
Citra e Rowan, i protagonisti, condividono gli stessi ideali, ma hanno caratteri agli antipodi. Lei, ribelle e impulsiva, ha un forte senso della giustizia ed è una persona estremamente studiosa e responsabile.



Tu vedi oltre le apparenze del mondo, Citra Terranova. Saresti una buona falce.» Citra si ritrasse. «Non vorrò mai diventarlo.»
«Già questa è la prima condizione.»



Rowan è dotato di una profonda sensibilità e compassione, caratteristiche che però non lo hanno mai aiutato nelle relazioni interpersonali, e quindi ha sempre nascosto dietro una maschera d’impassibilità. Mantenere un basso profilo è la sua filosofia, un modo per nascondersi dentro sé stesso, quando la vita diventa troppo dolorosa.



Appena un mese prima, Rowan non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventato un mostro, ma ora non ne era più sicuro. La pressione, che aumentava ogni giorno di più, lo spingeva a cedere.[...]
Scoprì che poteva rifugiarsi in se stesso, per non sentirsi un complice, né tantomeno uno spettatore. [...] Non senziente e marginale. Facilmente ignorato e trascurato. Era l’unico modo per non impazzire."



Entrambi attraversano gli abissi del mondo delle falci, osservano da vicino il male più cupo e corrono il rischio di corrompere la propria anima. Riusciranno a trovare un personale modo di vivere in pace con la propria coscienza, restando candidi nell'oscurità?

Falce è un libro che mi ha coinvolta con la paratassi fluida e scorrevole, poco descrittivo, la cui prosa alterna momenti di tesa calma a frenetica azione.
La narrazione è in terza persona, si concentra sulle vicende e sulle azioni dei due ragazzi protagonisti, che si ritrovano a vivere situazioni completamente diverse, ma ugualmente difficili. A volte fisicamente distanti, ma vicini per sentimenti e modo di pensare.
Questa alternanza rende la lettura incalzante e riesce a mantenere viva l'attenzione: la storia diventa capitolo dopo capitolo sempre più intrigante e non perde mai il suo ritmo, dalla prima all’ultima pagina.


Falce è un romanzo che consiglio: non solo contiene tutti gli elementi di un buon distopico -un forte elemento di crisi e tensione, un sistema contro il quale ribellarsi, un affascinante universo futuristico- ma, grazie alla potenza dei personaggi, alla bellezza della narrazione e alla profondità dei temi trattati riuscirà a coinvolgere sicuramente anche i lettori meno incuriositi da questo genere.






Il libro sarà disponibile dal 19 maggio in tutte le librerie.



Ecco tutti gli appuntamenti del Review Party:

martedì 12 maggio 2020

Graphic novel "Per sempre"




"Per sempre” è una graphic novel edita dalla casa editrice Tunué, pubblicata a marzo 2020 nella collana Ariel, scritta e disegnata da Assia Petricelli e Sergio Ricciardi, già autori di “Cattive ragazze”, opera vincitrice del premio Andersen.


Le vacanze estive possono essere una buona occasione per nuovi incontri e Viola, una ragazza bruna che frequenta il terzo anno del liceo classico, vorrebbe conoscere Fabrizio, un bel ragazzo dagli occhi verdi per cui ha una cotta. Frequenta il suo stesso istituto, ma non ha mai avuto modo di parlare con lui. Viola, dopo anni di insistenze, finalmente parte per trascorrere l'estate non nella fattoria dove i genitori la trascinavano di solito, bensì a “Punta del Sole”, un delizioso villaggio balneare situato nell’Italia meridionale, dove ci saranno anche molti dei suoi compagni di scuola fra cui Fabrizio. Spera perciò che qualcuno glielo presenti.
Viola sogna l’amore e ha proiettato su Fabrizio ogni sua aspettativa. Lo immagina come un principe azzurro pronto a salvarla, come un cavaliere senza difetti.
Ma cos' è l'amore?
                          

Spesso ascolta i discorsi sull'amore degli adulti e delle amiche: per sua madre un amore che finisce non è mai iniziato; per le sue compagne un bacio può far sentire le campane; secondo l'amica Valeria è impossibile sentirsi completi senza un'altra persona.
Ma è davvero così?
                         

Un pomeriggio Viola incontra un ragazzo, Ireneo. 
Non è un turista, anzi i turisti non incontrano neanche troppo le sue simpatie e, diversamente dai suoi amici, trascorre il tempo a riparare una barca invece di andare in spiaggia. 
Incuriosita, la ragazza si avvicina a lui e ogni giorno trascorre sempre più tempo in sua compagnia. Va a trovarlo nel primo pomeriggio, il momento della giornata definito “contr'ora”. Quel tempo che, solitamente, è un tempo morto, vuoto, con il solo scopo del riposo, diventa per lei il tempo più vivo e bello della giornata.
Lentamente Viola scopre di provare qualcosa per lui, ma tiene nascosti i loro incontri perché sa che verrebbe criticata dalla famiglia e dagli amici, poiché il ragazzo è di umile estrazione. Come si evolverà la loro storia?


Viola, la protagonista, è una ragazza appena entrata nell’adolescenza, che si affaccia alla vita ed è curiosa di fare le prime esperienze.
È in perenne contrasto con la madre, che vorrebbe spingerla ad assumere comportamenti più femminili, ma lei vuole solo essere sé stessa. 

Trovandosi al mare deve anche affrontare il rapporto con il proprio corpo, un rapporto spesso conflittuale soprattutto nell’adolescenza, momento di confronti, timori e gelosie.
Ogni difetto le appare intollerabile, constatare che le ragazze più carine di lei sono oggetto di apprezzamento da parte dei suoi compagni la fa sentire a disagio, inadeguata.
Il bel Fabrizio, ammirato da Viola e da molte altre ragazze, consapevole di avere un aspetto piacente, approfitta del suo potere di seduzione per comportarsi spesso male, ritenendosi in diritto di approfittare di ogni ragazza che vuole, facendola sentire un momento bellissima e il momento dopo solo una come tante, con cui ha trascorso del tempo.
Guardandosi attraverso i suoi occhi, vede il proprio corpo come un oggetto deumanizzato, percepisce un interesse sbagliato e ne è disgustata.
Viola è molto riflessiva, spesso preferisce ascoltare piuttosto che parlare.
Proprio ascoltando i discorsi di amici e parenti comprende che la società in cui vive è intessuta di ipocrisie e pregiudizi. È delusa dalla scoperta degli sguardi di severo giudizio che sono continuamente rivolti alle donne, criticate perennemente per ogni decisione e spesso fatte sentire inadeguate insicure: una donna vestita in maniera succinta è considerata immediatamente leggera; una formosa diventa oggetto di scherno come la sua amica Renata; una bella ragazza può diventare succube di un uomo che si sente autorizzato a darle ordini. Come Valeria, bellissima e molto corteggiata, che tanto si vanta di essere esperta in amore, ma si sente prigioniera in una relazione che agli occhi dei genitori è perfetta, ma per lei è una soffocante gabbia.
Viola si sente confusa ma, anche grazie alla conoscenza di due eccentriche signore e alla tenerezza di Ireneo, impara ad avere uno sguardo sul mondo libero da ogni giudizio e a liberare anche sé stessa dalle critiche altrui. 

Si rende conto che quando si è innamorati ci si vede attraverso lo sguardo dell’altro, uno sguardo che deve essere sano e non severo: gli occhi innamorati di chi contempla un’altra creatura libera, apprezzandola per ciò che è, senza pretendere di cambiarla.
Con Ireneo scopre di amare anche il suo corpo, perché bellissimo strumento che le consente di sentire ogni carezza, ogni bacio e che se amato diventa un giardino che fiorisce.

                     
                     

“Per sempre” è una graphic novel curata in ogni dettaglio, interamente a colori, dai disegni poetici e ridotti alle linee essenziali, lasciando ampio spazio ai pittoreschi scenari del sud.

                             

"Per sempre" non è solo una storia d'amore: è la storia di una ragazza le cui numerose esperienze di vita diventano occasioni di confronto, crescita e maturazione, rendendo quest'opera un delicato racconto di formazione che invita a cercare ed accettare l’amore solo quando diventa una possibilità di arricchimento: una fonte di gioia e non di sofferenza.

sabato 9 maggio 2020

"La Negromante" di Laura Pegorini


"La negromante" è un racconto breve di Laura Pegorini.


Nei primi giorni di settembre del lontano 1600 Sorella Febe, suora Orsolina di ventisei anni, è incaricata dal fratello avvocato di recarsi in un piccolo paese in cui un uomo e una donna sono accusati di essere servi del demonio. In particolare la donna, Annaluna, è accusata di stregoneria. In molti sostengono di averla vista correre nei boschi al crespuscolo, sicuramente per compiere qualche rito malvagio o parlare con i morti. Addirittura qualcuno è pronto a giurare di aver subito gli effetti di un suo maleficio.
Per le doti sovrannaturali che le sono attribuite la donna viene spesso chiamata "La negromante".
Inoltre molti sono convinti che tra lei e l'uomo ci sia una relazione incestuosa.
Tutti i compaesani di Annaluna sembrano pronti a puntare il dito contro di loro e a dire ogni sorta di malignità.

Il racconto è ambientato nel Seicento, epoca buia, in cui un'accusa di stregoneria poteva costare la vita.
Sorella Febe, di mente aperta e bendisposta nei confronti del prossimo, non vuole incolpare nessuno ingiustamente.



Avallata da Padre Geraldo, che come lei è intenzionato a scoprire la verità, decide di recarsi a casa dei due, per informarli delle accuse che gli vengono mosse e chiedergli di difendersi dandole spiegazioni.

"Era dunque venuto il momento di parlare con i diretti interessati.
Andai una mattina poco dopo l’alba, cercando riparo nella nebbia padana e nell’umidità che lasciava sui vestiti e sulla pelle. La casa si ergeva scura contro il bosco ancora più nero, ma forse era solo la suggestione causata dai racconti delle persone che avevo ascoltato a darmi questa sciocca impressione. Per risolvere il caso, avrei dovuto giudicare tenendo conto delle loro parole, ma soprattutto vedere con mente lucida e razionalità ciò che mi si sarebbe mostrato quel giorno. Forse, la verità."



La donna le rivela problemi legati ad un un passato oscuro e terribile. Sorella Febe vedrà messa a dura prova ogni convinzione morale e la sua stessa fede. Cosa deciderà di fare?

Signora, Iddio ha parlato: chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Io sono qui per verificare la veridicità di tutte le accuse non portare alla morte un’innocente”

"La negromante" è un racconto molto breve, scritto in prima persona dal punto di vista della protagonista, che in forma di lettera racconta gli avvenimenti recenti al fratello.
Nonostante la brevità il testo riesce in poche pagine a trasmettere la cupezza di un momento storico difficile, soprattutto per le donne.
Sono infatti le donne le protagoniste di questa storia: Annaluna e Sorella Febe figure agli antipodi. La serva del signore e la donna accusata di essere un'adepta del demonio si mostrano dinanzi al lettore senza difese, con una sincerità quasi brutale, muovendosi dentro un cerchio di maldicenze.
Si empatizza subito con Sorella Febe, donna anticonformista per la propria epoca, capace di sfidare i pregiudizi e di non dare loro credito.

"Ma per la prima volta nella mia intera esistenza, il tarlo del dubbio divora la mia mente: e se davvero quella donna non avesse compiuto nulla di male? Può essere una colpa sembrare qualcosa che non si è? Siamo decisi a portarla davanti al Tribunale e con ogni probabilità condannarla al rogo soltanto perché gli abitanti di uno sperduto villaggio ritengono che sia una strega? Per quel poco che conosco quella donna e il suo compagno, so per certo che non confesserebbero mai colpe che pensano di non avere e forse non hanno. Ho molto pregato e molto riflettuto su questo caso e il mio parere da uomo che ha avuto l’opportunità di studiare è questo: non sappiamo nulla di ciò che avviene in quella casa né quale sia il passato di Vernante e Annaluna, ma non possiamo condannare a morte una donna soltanto per la sua riservatezza, per il suo aspetto o il suo comportamento. Dio ci ha creato a sua immagine e somiglianza, ma ognuno con una differenza di talenti: e se lei fosse semplicemente unica? Se fosse soltanto originale e accettasse con serenità questa sua diversità? È forse un peccato apprezzare se stessi per come siamo nati?”

Annaluna, persona dal passato difficile, cerca comprensione ma ha sempre trovato soltanto cattiveria e repulsione da parte dei compaesani, decide infine di trincerarsi dietro le loro parole e usarle quasi come uno scudo protettivo per difendersi da un mondo che vuole solo denigrarla.

"Lo so che non si devono dire certe cose, ma questa è la verità e mai nessuno ha voluto ascoltarla. Se solo si prestassero le orecchie più di quanto si presti la lingua, di sicuro ora non ci troveremmo qui a parlarne."


Le chiacchiere, da sempre tra i mali del mondo, si riveleranno ancora una volta i veri demoni che si aggirano, ieri come oggi, fra le strade del nostro mondo, perennemente assetati di nuove vittime da dilaniare.
La storia è narrata splendidamente, con uno stile delicato ed una prosa curata e coinvolgente, in cui ogni parola è una perla.
"La negromante" è un piccolo gioiello che riesce ad interessare proponendo al lettore un'intrigante sfida morale.

martedì 5 maggio 2020

Review Party: "Heartstopper" di Alice Oseman



"Heartstopper" è il primo volume di una serie a fumetti di Alice Oseman. 
L'autrice ha esordito online, dove continua tuttora a pubblicare periodicamente nuovi capitoli di questa storia. 


Charlie è un ragazzo che frequenta il quarto anno delle superiori. È piuttosto popolare, anche se la sua vita non è facile, specialmente da quando ha deciso di fare coming out e dichiarare sui social la propria omosessualità. Scelta difficile, soprattutto perché Charlie studia in un istituto maschile.
Un suo compagno, Ben, lo avvicina illudendolo di provare interesse nei suoi confronti, ma è disposto ad incontrarlo soltanto di nascosto, non vuole che gli altri sappiano che è attratto dai ragazzi.
Charlie è deluso: aveva sperato di poter iniziare una storia d'amore con lui, invece si ritrova ancora più solo di prima.



Un giorno, per puro caso, durante una lezione Charlie si ritrova seduto di fianco a Nick, un ragazzo di poco più grande di lui, estroverso, gentile e gioviale, con cui scopre di sentirsi subito a proprio agio. Tutti i comportamenti che ha sempre ritenuto sbagliati o inopportuni sono giusti agli occhi di Nick, che lo incoraggia sempre e apprezza anche le sue piccole stranezze.


È felice in sua compagnia, gli piace trascorrere del tempo con lui e non gli importa delle chiacchiere dei compagni.


Nick lo invita a casa sua, i due amici stanno così bene insieme che anche sua madre nota quanto egli sia naturale, spontaneo e a suo agio con il compagno. 
Charlie condivide questa sensazione di benessere, che però per lui si trasforma subito un'intensa infatuazione. 
Tuttavia non vuole confessare a Nick i propri sentimenti, perché teme che non li ricambi e non vuole rovinare la loro amicizia. 
Non immagina che anche l'amico sia turbato: vicino a lui prova sensazioni piacevoli ed inaspettate, il suo cuore accellera i battiti. Che ne sia innamorato? Eppure non ha mai pensato di poter provare un interesse amoroso nei confronti di un altro ragazzo.


Riuscirà a fare chiarezza dentro di sé? E Charlie troverà
il coraggio per confidare a Nick ciò che prova?



"Heartstopper" è un fumetto delicatissimo, che narra lo sbocciare di una tenera storia d'amore fra due adolescenti in procinto di affacciarsi alla vita, che ancora non comprendono bene sé stessi e non sanno come approcciarsi ai sentimenti.


Sulla copertina del volume c'è una frase significativa: "due ragazzi si incontrano". 
È una frase importante perché è l'estrema sintesi dell'opera. Non è importante comunicare i nomi dei protagonisti: sono due cuori, due anime che si incrociano e che scoprono di provare sentimenti l'uno per l'altro. Una situazione che dovrebbe essere sempre vissuta serenamente, anche se i due innamorati sono dello stesso sesso. Purtroppo invece, chi vive una situazione simile, sebbene oggi sia accettato molto più facilmente rispetto al passato, è ancora troppo spesso discriminato e emarginato. 
L'opera si concentra molto sulla psiche dei personaggi.
Charlie, il protagonista, è timido, dolce e sensibile. Tuttavia dimostra una grande forza d'animo, decidendo di dichiarare a tutti la propria omosessualità. Per evitare fraintendimenti si mostra infatti disposto ad affrontare le maldicenze e le prese in giro dei compagni, scegliendo di essere sincero con gli altri e con sé stesso. 

Ben invece non vuole ammettere di essere attratto dai ragazzi e si avvicina a
Charlie solo per divertirsi, illudendolo di tenere a lui, mentre ciò a cui tiene veramente è l'immagine. Ha infatti una ragazza ufficiale e non è disposto a lasciarla per rivelare a tutti il proprio orientamento sessuale. 

Nick è un ragazzo di indole buona e prova un immediato slancio nei confronti di Charlie, con il quale scopre di avere un'autentica affinità elettiva. Non si rende subito conto della natura del suo interesse, e quando capisce di essersi innamorato non sa cosa fare. Teme il giudizio altrui, ma desidera anche vivere il sentimento che ha scoperto di provare per Charlie.



Raccontare il delicato universo dei sentimenti è sempre difficile, soprattutto quando i protagonisti sono adolescenti. Alice Oseman, attraverso le sue tavole di una delicatezza che oserei definire disarmante, riesce a descriverli attraverso gli sguardi e le espressioni ancora meglio che mediante i dialoghi nei baloon, ridotti alle parole essenziali appositamente per concentrare l'attenzione del lettore sulle immagini. 
Il bianco e nero dona indubbiamente un'atmosfera intimista alla storia, anche se avrei preferito tavole a colori, che avrebbero arricchito l'opera, senza toglierle nulla.


"Heartstopper" è sicuramente un'opera che consiglio ad ogni animo romantico a cui piace leggere belle storie d'amore, indipendentemente dalle proprie inclinazioni.






Troverete questo volume in tutte le librerie e fumetterie dal 12 maggio