domenica 5 luglio 2020

Dreamless boy ~ Capitolo 4


 
CAPITOLO 4 
 
Natalia e i suoi genitori erano arrivati nella nuova casa alle sei del mattino, quando il cielo era illuminato appena dalle prime luci dell’alba. 
Il viaggio era durato tutta la notte. Nel pomeriggio sarebbero arrivati i camion dei traslochi. Per il momento, con sé avevano portato ben poco. 
-Per poche ore ci arrangeremo – le aveva detto sua madre, guardandola, e Natalia le aveva sorriso di rimando. Appena sua madre si era voltata, aveva smesso di sorridere. 
Natalia era rimasta in quella che aveva scelto come la sua stanza, la camera più in alto della casa, con la scusa di non sentirsi troppo bene.
Non era del tutto falso. Natalia non stava bene. Capiva che i suoi genitori erano in buona fede, ma odiava il fatto che non avessero ma creduto in lei, che la ritenessero pazza. 
-Se solo tu fossi qui con me – aveva detto, a bassa voce – tu mi capiresti – 
Si era alzata il cappuccio della felpa bianca sin sulla testa, nel tentativo di proteggersi dal brivido che le aveva attraversato la schiena, nonostante fosse consapevole che il freddo non ne era la causa. 
Poi si era avvicinata alla finestra, con la mente attraversata da pensieri cupi. 
Era una giornata uggiosa. Una tipica giornata di settembre.
A quel punto, la gelida monotonia della strada grigia era stata interrotta dal passaggio di un ragazzo, che stringeva un bell’ombrello blu per ripararsi dalla pioggia. 
Il ragazzo non era andato avanti per la sua strada, come lei si aspettava. Si era bloccato, come se avesse udito – o percepito – qualcosa. 
Aveva alzato la testa, l’aveva guardata, e i loro occhi si erano incrociati. Per lungo tempo. 
Di lui, Natalia non era riuscita a scorgere molto, a causa della distanza. Riuscì solo a vedere che era biondo, e che i capelli gli arrivavano sotto le orecchie, come un caschetto. 
Tutto in lui suggeriva che avesse un’anima piena di luce, doveva essere una persona solare e curiosa, aperta.
Esattamente il contrario di ciò che era lei. O meglio, di ciò che era costretta ad essere, perché lei non aveva scelta. 
Poi, lui aveva fatto quel gesto, l’aveva salutata, sollevando una mano. 
Per un istante, quel gesto aveva sciolto il ghiaccio che c’era nel suo cuore, e aveva quasi pensato di rispondere al saluto. Ma non lo aveva fatto. Allontanarsi dalla finestra? Neppure, si sarebbe comportata da persona timida, quale lei non lo era. 
Era rimasta lì, finché lui non aveva ripreso a camminare, sparendo finalmente dalla sua vista. Natalia, tuttavia, non poté non domandarsi perché lui si fosse fermato, perché proprio davanti alla sua finestra, perché l’avesse guardata con una tale insistenza. 
Cominciò ad avvertire una profonda sensazione di gelo. Si portò una mano al petto. Provava quasi dolore. 
-Non può succedere. Non di nuovo – sussurrò. Svelta, si allontanò dalla finestra. 
Quella cosa non doveva ripetersi. 

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