domenica 26 luglio 2020

"Le belve": un horror per ragazzi di Manlio Castagna e Guido Sgardoli


Le belve è un romanzo di Guido Sgardoli e Manlio Castagna, edito da Piemme a maggio 2020.
Gli autori, già noti per aver scritto vari romanzi di successo, presentano al pubblico un'opera horror per ragazzi, scritta a quattro mani.


Una scolaresca di liceali di Ferrara si reca in gita a Tresigallo, all'ex sanatorio Boeri, un luogo tetro che nessuno dei ragazzi avrebbe voglia di visitare.


ll Boeri emergeva dal fiato condensato della terra come un grosso vascello lacerato da una tempesta.
«Benvenuti all’ospedale degli orrori» bisbigliò la ragazza a se stessa. Una battuta di cui si pentì presto.


Proprio durante la visita guidata, si imbattono in tre loschi individui che si fanno chiamare Lince, Poiana e Rospo. Sono rapinatori, rifugiatisi nell'ex sanatorio dopo l'ennesima rapina, che ha fruttato loro un magro bottino.
Quando si accorge della presenza della scolaresca nell'edificio, il capo della disgraziata banda decide di sequestrare gli studenti, sperando di poter ottenere, come riscatto, una discreta somma di denaro.

Neanche il sanatorio stesso sembra gradire gli inattesi visitatori: infatti si ribella alla presenza degli intrusi comportandosi come una creatura viva. Inoltre i presenti sono tormentati da visioni di inquietanti spettri del passato.
In un'oscurità sempre più fitta, si muovono le "belve" che danno il titolo al romanzo: animali assetati di sangue, resi malvagi dalla crudeltà degli uomini.


"Le belve", con la sua prosa magnetica, riesce ad unsinuarsi sotto la pelle del lettore in modo strisciante, narrando una storia inquietante e dalle tinte cupe.

Un' opera che è come un labirinto senza uscita, in cui ogni corridoio diventa sempre più stretto e soffocante, togliendo l'aria passo dopo passo, riga dopo riga.


La conoscenza dei personaggi viene lentamente approfondita, vengono narrati gli aspetti segreti della loro storia passata.
Ogni individuo è la somma di quello che ha vissuto, quindi ciascun personaggio si presenta come un puzzle nel quale l'immagine si ricompone solo alla fine del romanzo, quando si trovano tutti i pezzi.


I protagonisti, che credono di conoscersi, scopriranno di vedere di sé stessi e degli altri solo le maschere che hanno costruito per la propria sopravvivenza. In una situazione di pericolo, lontana dalla quotidianità, ciascuno esterna gli aspetti segreti ed autentici della propria personalità, negativi o positivi che siano.

Giulia [...] si rese conto che non sapeva nulla non solo della Fulci, ma neanche di molti dei suoi compagni di classe. Che tutto era rimasto in superficie in quegli anni. C’era voluto il buco nero di una canna di pistola per guardare più in profondità e per “vedersi” meglio.
“Anche il buio può fare luce” pensò Giulia.

È il caso di Enrico Zerbini, detto Zerby, il quale è orgoglioso della propria aria di ragazzo spavaldo.
Ma nel Boeri si rende conto che, un certo senso, essere "Zerby" è per lui un'armatura, ma anche un ruolo che lo ingabbia, impedendogli di esprimere ciò che sente davvero.


Zerby era spavaldo, simpatico, audace, soprattutto quand’era in coppia con Rambo.
Enrico Zerbini, al contrario, era un ragazzo insicuro, poco disinvolto (qualcuno avrebbe detto sfigato: nonostante quanto millantava, non era mai stato con una ragazza in vita sua), ma quella parte di sé la riservava alla famiglia o a se stesso, e quando usciva si trasformava.
Zerby riusciva a essere quello che Enrico desiderava. Tuttavia non era capace di dimostrare a Lena quanto provava per lei, di oltrepassare quella bolla, solida come un muro.
Avrebbe dovuto alzarsi in piedi e affrontare Lince, quando lui le aveva tirato addosso l’inalatore. Avrebbe dovuto essere seduto al posto di Giulia per confortare Lena, anziché in quell’angolo con i suoi amichetti. Ma Zerby, per quanto audace, non era Spiderman, non era The Mask, non era Toretto. Quando diventava Zerby, si limitava a stupide battute che se attiravano l’attenzione della ragazza era solo per farsi disprezzare. No, lui non era un eroe, o, se lo era, era fatto di cartone.

Lena, la "secchiona" della classe,
solitamente incapace di reagire ai problemi, dovrà trovare dentro di sé la forza per reagire alle difficoltà.

Lena [...] Aveva un solo pensiero in testa: uscire di lì e lasciarsi tutto alle spalle, anche se sapeva perfettamente che dimenticare non sarebbe stato facile. Non era più possibile tapparsi le orecchie e aspettare che tutto passasse. Non sarebbe passato, se non agendo.


Giulia, la protagonista, è una ragazza che, grazie alle sue doti extrasensoriali, riesce a percepire l'oscurità e il pericolo. Approfittando del suo aspetto piacente, si è sempre celata dietro una vita superficiale per non essere additata come stramba, e per sforzarsi di dimenticare o almeno non pensare alla dolorosa morte di una persona a lei estremamente cara, di cui si sente responsabile.


"Mentre la maggior parte dei ragazzi stava cedendo alla disperazione e trascinava i propri pensieri verso immagini di morte, Giulia cercava di dominare le emozioni, di controllarle com'era solita fare in ogni occasione. L'aveva imparato da bambina e l'aveva messo in pratica tutta la vita, anche quel giorno nel garage, davanti a quel corpo senza vita. Era un meccanismo di difesa, uno come tanti. Concentrata com'era avvertì qualcosa che stava accadendo fuori dal magazzino e che tutti gli altri sembravano non cogliere. Un rumore di fondo sotto le parole dei suoi compagni e dei banditi, una specie di lamento e dei cigolii metallici. L'afferrò la sensazione che l'ex ospedale stesse respirando, come se le pareti fossero di carne e il Boeri una creatura viva una creatura.《 Viva e... malefica》 disse la voce della sua coscienza, aspra e impietosa."


Il libro affronta anche l'argomento della religione, con il personaggio di Sam, ragazzo estremamente credente. Il Dio nel quale ha fede è onnipotente e misericordioso, ma i versi che cita sono presi per la maggioranza dai libri dell'antico testamento o L'Apocalisse di San Giovanni, i paragrafi più cupi della Bibbia, parti poco rassicuranti che presentano un dio-giudice grande e terribile, eppure non realmente onnipotente nelle vite degli uomini da impedire loro di commettere - e subire- il male più atroce.


«Prego.»
«Preghi? E da quando sei così religioso?»
«“Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra vittoriosa.” »
«Ma che cazzo dici?»
Il ragazzo sollevò leggermente le palpebre. «Isaia, quarantuno dieci.» Quindi tornò a chiudere gli occhi.
[...]
«Non è così che dice il tuo Dio?» insisteva la ragazza, la voce che si faceva più roca, più forte. «Basterà che tu apra gli occhi e vedrai la ricompensa dei malvagi.»
Un altro pezzo di un salmo, ma non ricordava quale. Temeva che se avesse aperto gli occhi la sua mente sarebbe crollata definitivamente. «Ti prego, no…»
«Quella preghiera… l’invocazione che ti ha messo in ginocchio. Noi la sentiamo ogni volta che ci vengono a prendere per portarci via. Le monache non se ne sono mai andate da questo luogo.» Le parole scorrevano lente, misurate, ma il tono restava un muro riempito di graffi e di sangue, di rancore e sofferenza. «Il passato si accumula qui dentro, Sam, come strati di polvere che il tempo non riesce a spazzare via. Questo posto ha radici malate. Da sempre. Parlo di dolore e rabbia. Hanno impregnato questo luogo, riempito gli spazi fino a trasudare dalle pareti.»


Gli autori hanno dato vita ad un universo claustrofobico nel quale la tenebra si infittisce rapidamente e inesorabilmente, sino ad annegare completamente in un buio palpabile.


La prosa, paratattica e spezzata, interrotta come una lontana trasmissione tradio, fa uso di metafore evocative di un mondo oscuro.
Le parole come serpenti sibilanti, inseguono le sensazioni tentando di descriverle, donando al lettore descrizioni brucianti che riescono a fargli percepire la tenebra che incombe, come un animale feroce. Il sospiro tremante delle belve che attendono l'uomo, acquattate nellombra, metafore degli incubi che sono in agguato ai margini del cervello dell'uomo, perennemente in bilico fra sanità mentale e follia.




Il libro ricorda al lettore che l'unica creatura che va temuta è l'azione crudele e distruttiva dell'uomo, capace di corrompere tutto ciò che sfiora.

La vera belva è l'uomo, perché riesce a generare un male spietato, spesso senza ragione.





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