martedì 30 maggio 2023

Il ritorno nel mondo delle fate crudeli di Holly Black



RITORNO NEL MONDO DELLE FATE CRUDELI

Maggio 2023 ha portato una bellissima sorpresa a chi ha amato la trilogia "The folk of Air" di Holly Black (clicca qui clicca qui per la recensione): l'autrice decide di riportare i suoi lettori nell'universo delle fate crudeli in "L'erede rapito" (The Stolen Heir) sua ultima opera letteraria, primo capitolo di una dilogia.
Sin dalle primissime pagine anche noi veniamo "rapiti" dalla prosa della Black, che incatena alle righe proprio come se usasse uno degli incantesimi di cui narra.

LA TRAMA. DOVE ERAVAMO RIMASTI?

Il romanzo, si colloca temporalmente otto anni dopo la Battaglia del serpente narrata in "La regina del nulla".
La protagonista della storia, che racconta in prima persona le sue singolari vicissitudini, è Soren. Non è umana, non è una fata, ma è una creatura magica particolarissima: una ragazza dalla pelle azzurra, i denti affilati, gli occhi chiarissimi, l'aspetto fatato ma sgraziato e fatale.
Cammuffata da bambina mortale, soffre moltissimo quando i suoi genitori biologici irrompono nella sua abitazione per strapparla alla sua famiglia adottiva, per riportarla nella terra delle fate, dove è destinata a diventare la regina della Corte dei Denti.
Educata con metodi violenti e punita sempre con estrema cattiveria, Soren non ha fatto altro che tentare di scappare, fino a riuscirci. Vive un'esistenza sempre in fuga, nascondendosi dai mortali - che sarebbero terrorizzati dal suo aspetto - e dai suoi simili, che la cercano per rapirla di nuovo, o magari ucciderla.
Una notte, durante l'ennesima fuga, viene catturata dal principe Oak, futuro sovrano di Elflhame. Il principe, sorprendendola, le spiega che desidera il suo aiuto per appropriarsi del trono della Corte dei Denti. In cambio, le concederà qualsiasi cosa lei chiederà.
Soren ha conosciuto molte creature magiche capaci di ogni abiezione senza il minimo rimorso, quindi non sa se fidarsi o meno. Ma la sua vita da reietta non può durare a lungo quindi, non avendo assolutamente nulla da perdere, decide di acconsentire. Quali avventure ed insidie riserverà la loro missione?

L'autrice, che già nei precedenti romanzi aveva dimostrato una predilezione per il backforward, in "l'erede rapito" costruisce la prima parte della narrazione interamente su una lenta ricostruzione del passato della protagonista, ossia gli eventi accaduti tra il prologo e il primo capitolo.                                                                                                


UNA STORIA D'AMORE... O FORSE DUE. 

La Black concentra gran parte della sua narazione sui sentimenti, raccontando due storie d'amore diverse ma ugualmente coinvolgenti: quella tra Suren e Oak e quella, in secondo piano ma non meno importante, tra Hyacinte e Tiernan.
Suren, affamata d'amore e Oak, amatissimo dalle sorelle ma cresciuto con l'amore distorto delle fate, è fino alla fine ambiguo nelle sue azioni, ed ogni suo gesto viene percepito con diffidenza da Suren, dilaniata dal desiderio di credere alle sue attenzioni e dal timore che ogni parola del principe non sia che una menzogna, un'altra ferita sul suo cuore.
Hyacinte e Tiernan, due soldati, ex amanti separati dalla scelta di diverse fazioni durante la Battaglia del Serpente, accompagnano il principe Oak: Tiernan perché è la sua guardia personale, Hyacinte perché è stato fatto prigioniero da Tiernan. Sebbene si siano fatti vicendevolmente del male, si amano moltissimo e si proteggono a vicenda. Soffrono entrambi per la lontananza, ma temono che le loro divergenze siano tali da impedire una riappacificazione.
Inoltre, Tiernan tiene prigioniero Hyacinte anche perché vorrebbe tornare con lui, ma come gli fa notare Suren è impossibile che Hyacinte lo ami ancora se lo tiene prigioniero. E lei, quando parla di prigionia, sa benissimo di quale sofferenza si tratti.
Ammetto di aver preferito la seconda storia d'amore: mentre la prima a tratti rischia di diventare troppo ponderante e soffocare la storia narrata, l'amore tra i due soldati si caratterizza per una delicatezza che la rende ancora più toccante e verosimile.


UNA NUOVA TRADUZIONE: ERA NECESSARIA?

Chi ha letto la prima trilogia nella precedente traduzione, si troverà spaesato nell'incontrare alcuni nomi poco familiari nelle prime pagine. Farnia, infatti, in questa edizione è diventato Oak; il regno degli elfi è diventato un più pratico "Elfhame".
C'era bisogno di questi rimaneggiamenti nella traduzione?
Ovviamente no. Mi sono piaciuti? No: se potevo capire la scelta di lasciare che il nome del principe restasse Oak e non Farnia mi risulta misteriosa la necessità di cambiare "il regno degli elfi" in "Elfhame", che risulta decisamente sgraziato nel testo italiano.
Al di là di questi rimaneggiamenti che non ho apprezzato, il testo è decisamente pregevole, scorrevole e, in quasi tutti i punti, ben tradotto. Ci tengo a precisare che tradurre un romanzo di Holly Black non è semplice, a causa del suo massiccio uso di giochi di parole, dei quali è difficile rendere il senso in italiano.

CONCLUSIONE

La violenza spietata delle creature fatate ritorna in questo ultimo romanzo, che descrive magia, sortilegi e tradimenti con tanta verosimiglianza da indurre quasi a credere che sì, un mondo fatato esiste veramente, appena oltre i confini del paese, laggiù oltre i folti alberi, dove lo sguardo ardito si spinge, dove qualcosa di luccicante brilla, in fondo ad un lungo sentiero...


"Con i capelli e questo vestito sono proprio bella. Il tipo di bellezza che permette ai mostri di ingannare la gente nella foresta e trascinarli in danze che li porteranno a una tragica fine."

Ringrazio la Mondadori per l'invio della copia digitale e cartacea e le mie amiche lettrici che hanno organizzato il review party. Vi invito a visitare i loro blog per leggere pareri differenti e scoprire cosa pensano dell'ultima opera di Holly Black.

venerdì 12 maggio 2023

"Il popolo dell'autunno" di Ray Bradbury: confronto tra un romanzo indimenticabile ed un film dimenticato


"Per alcuni, l'autunno viene presto, e permane per tutta la vita, quando ottobre segue settembre, e novembre tocca ottobre, e poi, invece di dicembre e del natale, non c'è la stella di Betlemme, non c'è letizia, ma ritorna settembre e il vecchio ottobre, e così via, per tutti gli anni, senza inverno, senza primavera, senza estate vivificatrice. Per questi esseri, l'autunno è la stagione normale, l'unica stagione, e non c'è per loro altra scelta. Da dove vengono? Dalla polvere. Dove vanno? Verso la tomba. È sangue che scorre nelle loro vene? No: è il vento della notte. Che cosa pulsa nella loro testa? Il verme. Che cosa parla attraverso le loro bocche? Il rospo. Che cosa guarda attraverso i loro occhi? Il serpente. Che cosa ode attraverso le loro orecchie? L'abisso tra le stelle. Scatenano il temporale umano per le anime, divorano la carne della ragione, riempiono le tombe di peccatori. Si agitano freneticamente. Corrono come scarafaggi, strisciano, tessono, filtrano, si agitano, fanno oscurare tutte le lune, e rannuvolano le acque chiare. La ragnatela li ode, trema.. si spezza. Questo è il popolo dell'autunno. Guardatevi da loro.“

-Ray Bradbury

Ray Bradbury, scrittore americano venuto a mancare quattordici anni fa, è stato un prolifico autore di libri e racconti di vario genere, con una predilezione per il genere horror e noir. Si caratterizza per una prosa poetica e musicale, che si arrotola su sé stessa come una spirale di sogni e avvolge il lettore invadendo la sua mente di immagini così nitide e suggestive da restare profondamente incise nella fantasia.

TRAMA
"Il popolo dell'Autunno" è uno dei suoi libri più famosi, da cui è anche stato tratto un film, ben poco famoso a causa delle sue vicissitudini commerciali ma decisamente pregevole.
Negli anni Ottanta, in un piccolo paesino dell'Illinois giunge, inattesa, una fiera itinerante, ricca di attrazioni meravigliose e giostre superbe. Ma cosa nasconde l'inquietante proprietario Mister Dark, e perché intorno ad essa iniziano a verificarsi fenomeni insoliti e misteriose sparizioni? Jim e Will, i due giovani protagonisti, entusiasmati dall'arrivo della fiera, decidono di indagare, ma quello che inizia come un gioco spensierato li porta a scoprire verità tremende e terribili. La fiera nasconde infatti una giostra che possiede l'oscuro potere di far ringiovanire o invecchiare chi sceglie di salirvi. In molti non resistono alla tentazione di fare qualche giro sulla giostra, ma a che prezzo? L'amicizia di Jim e Will saprà resistere alle difficili prove che li attendono? E soprattutto le loro anime resteranno intatte nonostante i numerosi orrori a cui assisteranno?

Di cosa tratta il popolo dell'autunno? Difficile dirlo. Sono moltissimi i temi che Bradbury riesce ad affrontare, attraverso le righe di una storia che apparentemente sembrerebbe essere un semplice racconto fantastico dell'orrore per ragazzi.
I protagonisti hanno quattordici anni, un'età emblematica, in cui l'infanzia rimane poggiata sulle spalle come un mantello e l'età adulta, con i suoi misteri e i suoi drammi, appare come un lontanissimo traguardo.

Spesso il target di un'opera è deducibile dall'età dei suoi protagonisti, ma questo non vale per "Il popolo dell'autunno", romanzo che si rivolge ad un pubblico adulto e maturo, che nei due quattordicenni potranno rivedere lo scintillante splendore della propria trascorsa giovinezza.

JIM E WILL: DUE SGUARDI AGLI ANTIPODI SULLA GIOVINEZZA
Jim e Will, ragazzini dal carattere molto diverso ma legati da una forte amicizia, che li ha uniti sin dalla più tenera infanzia, vengono turbati dall'arrivo del circo, e le allettanti promesse che esso porta con sé rappresenteranno per entrambi una tentazione a cui è difficile resistere.
Jim, cresciuto senza padre, con una madre sempre triste, avverte in modo particolarmente forte il richiamo della giostra: dentro al suo cuore vorrebbe infatti essere già adulto, per poter sopperire alla mancanza di una figura genitoriale maschile, poter essere un sostegno per sua madre ed essere guardato dalle donne, dalle quali si sente molto attratto.
Will invece, che ha una famiglia sana ed è molto coccolato ed amato dai suoi genitori, non avverte lo slancio in avanti che attrae Jim, desidera soltanto trattenerlo a sé dal momento che gli vuole molto bene e lo considera il fratello che non ha mai avuto.
Non gli permette di lasciarlo indietro, anche quando lo vede scappare di casa da solo non si offende ma lo insegue, perché scorge che i suoi desideri potrebbero trascinarlo lontano da lui, lungo sentieri misteriosi dove lui non potrebbe seguirlo, e dove potrebbe cadere o perdersi per sempre.

Un altro personaggio importante, che si può annoverare tra i protagonisti, è il padre di Will, Charles. Essendosi sposato a trentanove anni, ha ormai superato i cinquant'anni e si sente spesso troppo vecchio per essere padre di un vivace quattordicenne, per il quale teme di essere un genitore inadeguato. In effetti i due non parlano molto, e questa mancanza di dialogo fa soffrire padre e figlio.
Tuttavia, è proprio con lui che Will sceglie di confidarsi, quando gli eventi sembrano sopraffarlo.
E il padre dimostra di credergli, gli offre la sua fiducia e diventa proprio lui un punto di riferimento anche per Jim, sempre in bilico sull'abisso dei suoi pensieri che minacciano di inghiottirlo, sul punto di gettarsi giù.

LA GIOSTRA, CULLA DI PROMESSE 

La giostra, il segreto inquietante che nasconde la fiera del signor Dark, capace di aggiungere anni così come di toglierli, rappresenta la tentazione, la promessa di realizzare sogni e desideri segreti ed inconfessabili. Una magia che sembra aprire ogni possibilità, una specie di miracolo, senza sforzo, il cui prezzo in realtà è un incubo, fornendo una punizione che ammicca ai ragazzi -come il Lucignolo di Collodi nel suo "Pinocchio"- incauti somari che visitano il paese dei balocchi e non sanno che quel viaggio non sarà senza conseguenze. 

Una storia di genere fantastico diventa così una metafora di riflessione sullo scorrere del tempo e sull'esistenza, sulle possibilità perdute e andate, su quelle che rimangono.
Un romanzo sui legami che si possono sempre riallacciare, sull'accettazione di sé stessi e del proprio tempo.

L'ADATTAMENTO CINEMATOGRAFICO: UN FLOP O UNA PERLA DIMENTICATA?
                  
L'adattamento cinematografico realizzato dalla Disney, ("Something wicked this way comes") - che poi lo ha rinnegato per via dello scarso successo ottenuto - è un prodotto visivo che ha i suoi limiti, non eccellente ma indiscutibilmente di notevole impatto, che riesce a restituire le stesse inquietanti ed introspettive atmosfere del romanzo.
Ovviamente a causa delle tempistiche ristrette del film qualche messaggio più sottile non è stato particolarmente chiaro, e avrebbe potuto essere sottolineato meglio, ma il senso profondo della storia era comunque definito e ben spiegato.
Molto discutibile la scelta di abbassare l'età dei protagonisti, che nel film hanno dodici anni, sono praticamente dei bambini e a quell'età è difficile avvertire la tentazione descritta nel libro di accorciare i tempi dell'infanzia e correre verso l'età adulta.
Il film inoltre è stato privato - probabilmente perché sarebbe stato troppo lungo - di alcune scene importanti, che tuttavia potevano essere inserite se fossero state evitate alcune parti che nel libro non c'erano e che quindi non risultavano in alcun modo propedeutiche alla storia.
Ho apprezzato particolarmente gli attori che hanno interpretato il signor Charles e mister Dark, rendendo indimenticabile il dialogo sul tempo intrattenuto fra le suggestive pareti di una silenziosa libreria, una scena decisamente spaventosa ma potentissima, che racchiude la morale di Bradbury.

Un'altra scena intensa è quella in cui il signor Dark apre le mani dinanzi a Charles, per mostrargli che si è tatuato i volti dei due bambini che cerca: un gesto che sembra la versione corrotta di una preghiera, con i palmi non rivolti al cielo ma verso un'umana creatura, mani che non implorano e non sperano ma che offrono e cercano dannazione e condanna. Mani che feriscono chi si abbandona alla loro stretta illusoria, dita terribili e mortali, di cui avere paura.
DA LEGGERE? OVVIAMENTE. E SOPRATTUTTO DA RILEGGERE...

Le parole di Bradbury si muovono in anelli vorticosi che confondono e avvincono il lettore in una morsa di spire.
Siete pronti a perdervi un tale labirinto di illusioni?                               
L'autore vi sfiderà a trovare l'uscita...