martedì 31 maggio 2022

"L'isola di Arturo": il complesso mondo interiore di un adolescente


Un ragazzo, un’isola, un complesso, appassionato mondo interiore: sono questi i principali elementi del romanzo “L’Isola di Arturo” di Elsa Morante, pubblicato nel 1957 da Giulio Einaudi Editore nella collana supercoralli, vincitore del prestigioso premio Strega nello stesso anno. È il secondo libro di Elsa Morante, già autrice molto nota per altri romanzi e numerosi racconti.  
Si tratta di un romanzo di formazione, ambientato intorno al 1937, alla vigilia della seconda guerra mondiale, in un’isola sperduta del Mediterraneo, l’isola di Procida. Il protagonista coincide con il narratore, racconta in prima persona la sua storia e mescola l’ingenuità della sua età alla visione disincantata di un Arturo adulti, che spesso riesamina i propri comportamenti alla luce della maturità raggiunta, anche se non viene mai specificata l’età del narratore nel momento in cui parla del suo passato. 
Ci sono altri personaggi, ma per quanto la loro presenza sia rilevante ai fini della storia, vediamo queste figure solo come riflessi in uno specchio, per via della percezione che Arturo ha di essi e delle reazioni che suscitano in lui.  

La giovane madre di Arturo, una donna di soli diciotto anni, è morta dandolo alla luce, perciò il bambino ha trascorso la sua primissima infanzia in compagnia di un ragazzo, Silvestro, il suo “balio”, l’unico ad occuparsi di lui durante i lunghi periodi di assenza del padre.  
Quando anche Silvestro lo lascia, il ragazzino rimane solo, trascorrendo le sue giornate a fantasticare sui libri di guerra e a progettare viaggi nel vasto mondo, nutrendo il desiderio di visitare tutti i luoghi meravigliosi che immagina siano stati visitati da suo padre.  
Il padre Wilhelm, per Arturo, è una figura che ha idealizzato come una sorta di superuomo, insuperabile per bellezza, coraggio e forza.  

La vita di Arturo, per anni, si ripete sempre uguale: lunghi periodi di solitudine si alternano a brevi intervalli durante i quali il padre torna a casa. In questi periodi Arturo cerca sempre di farsi notare da lui, di compiere prodezze di ogni genere davanti ai suoi occhi per conquistare la sua stima, per ottenere un complimento, o anche più semplicemente una parola gentile, una carezza.  
Wilhelm è un uomo freddo e distante, ha sempre la mente altrove, e trascura suo figlio con indifferenza. La sua stessa madre gli diceva che era tanto cattivo da essere identificabile con l’uomo di cui ipotizza in quel passo del vangelo, in cui Gesù chiede chi è quell’uomo che darà un sasso al figlio che gli chiede un pezzo di pane.  
Ma Arturo è cieco all’egoismo del padre, lo ama con tutto sé stesso e vive nella sua adorazione, pur dovendosi accontentare delle briciole del suo tempo.  
Un giorno la quotidianità di Arturo cambia: il padre, di ritorno dall’ennesimo viaggio, annuncia che presto porterà nell’isola la sua nuova moglie. Si tratta di una giovane ragazza napoletana, Nunziata, che ha appena sedici anni.  
Al momento del suo arrivo, Arturo ha quattordici anni e, a causa dell’assenza della madre o di sorelle, non ha figure femminili di riferimento, e Nunziata è la prima donna con cui deve condividere lo stesso tetto, perciò sua presenza gli causa non pochi turbamenti.  
Nunziata è buona e gentile, per la prima volta c’è qualcuno che si preoccupa per lui, che lo ascolta e gli fa compagnia.  
Arturo prova sin da subito sentimenti contrastanti nei confronti di Nunziata. All’inizio è geloso delle attenzioni e dei regali che suo padre le riserva, pur restando interdetto dinanzi alla valenza con cui la tratta, periodo tuttavia breve, poiché subito l’uomo riprende le abitudini di viaggiare e tornare di rado a casa.  
A quel punto, per molti mesi, Arturo e Nunziata vivono insieme, da soli, ma Arturo respinge ogni gentilezza della matrigna, è sempre scortese con lei, non vuole chiamarla mamma e non riesce neanche a chiamarla con il suo nome, è persino infastidito dalla sola idea di provare affetto per lei.  
Ma trascorrono i mesi, Nunziata rimane in cinta di Wilhelm e quando giunge per lei il momento di partorire Arturo ha una reazione inaspettata: terrorizzato del pensiero che possa morire, proprio come sua madre, si rende conto di non odiarla per niente, anzi, solo allora inizia a capire quanto si sia legato a lei.  
Nunziata è forte: sopravvive al parto e dà alla luce un bel bambino biondo che chiama Carmine Arturo, in onore del figliastro e della Madonna del Carmelo.  
Arturo inizialmente pensa che i sentimenti che prova per Nunziata siano soprattutto sentimenti di gelosia, nei confronti del fratellastro, che ha la fortuna di avere una madre che gli dà tanti baci e lo ricopre di attenzioni, quelle attenzioni materne che non ha ricevuto mai.  
Diventa geloso al punto di inscenare un suicidio solo per attirare l’attenzione su di sé, gesto incosciente che rischia di essergli fatale.  

Si salva solo grazie al suo fisico robusto, e durante la convalescenza riceve le tanto agognate cure di Nunziata, che lo rendono felice.  
Quando si riprende del tutto, per ringraziarla, sorprende la matrigna con un bacio. Bacio al quale Nunziata si sottrae, sconvolta, perché nonostante sia attratta da Arturo, è molto credente e vuole essere una moglie fedele. Arturo ferito dal rifiuto, non comprende le sue ragioni. Affamato d’amore com’è, non si rende neanche perfettamente conto del significato di quel bacio.  
Solo quando una sfacciata amica vedova di Nunziata diventa la sua prima amante, il ragazzo si rende conto di quale genere di amore lo leghi a Nunziata: l’amore di un uomo attratto da una donna, non l’amore di un orfano in cerca di una figura materna. 
In quello stesso periodo Arturo inizia a vedere il padre per ciò che è, un uomo spregevole ed egoista che trascura il figlio e tratta la sua dolcissima moglie, come se non esistesse, una donna meritevole di ogni onore, che lui ricoprirebbe di gioielli e amore, se solo potesse.  
Infine scopre la vera ragione dietro i numerosi e continui viaggi del padre, ossia trascorre le giornate in campagna di una amante, Tonino Stella, che trascorre del tempo con lui solo in cambio di denaro.  
Disgustato dalla seconda vita del padre, che ha preferito l’amore a pagamento di un estraneo a quello vero e sincero di chi lo ama veramente, Arturo dichiara a Nunziata il suo folle amore per lei, proponendole di scappare dall’isola, e di vivere insieme promettendole tutto il rispetto che merita e l’amore che Wilhelm non le darà mai.  
Cerca di baciarla e i due hanno una cruenta colluttazione, durante la quale lui la ferisce strappandole un orecchino.  
Il ragazzo capisce che, nonostante Nunziata in fondo ricambi i suoi sentimenti, purtroppo è sposata, e non potrà mai accettarli.  

Si rende conto di non poter più vivere sotto lo stesso tetto delle donna che ama senza stare insieme a lei, perciò, presi i propri pochi averi, decide di abbandonare per sempre l’isola di Procida, per arruolarsi in guerra come volontario. 
Arturo ha diciassette anni quando abbandona l’isola di Procida, la sua isola, l’isola di Arturo. 
Il romanzo percorre tutte le fasi della vita del ragazzo, la sua fanciullezza, trascorsa fra solitudine e sogni, la tormentata adolescenza, il passaggio nell’età adulta avvenuto in modo quasi improvviso, in pochi mesi, sufficienti però a far cadere i veli di tutte le sue illusioni.  

“L’isola” del titolo del libro non è solo quella di Procida, dove la storia è ambientata. È il modo di vivere del protagonista, solo con i suoi pensieri, senza un amico o un genitore, con il quale confidarsi o aprirsi, che vive in un cerchio strettissimo di affetti e in quel piccolo cerchio deve fronteggiarsi con le proprie emozioni sempre estreme, nel bene e nel male, un piccolo terreno di guerra dove tutto è ingigantito.  
Arturo ha vissuto per anni proprio come un’isola, lontano da tutto e da tutti, ignaro persino degli avvenimenti contemporanei, perso nei propri irreali sogni di gloria. La partenza dall’isola, senza guardarsi indietro neppure una vita, è una conclusione che si apre ad una duplice interpretazione.  

Può essere visto come l’abbandono di un mondo che lo ha deluso, con la speranza che fuori dall’isola esista un luogo in cui potrà trovare la felicità.  
Oppure il finale si può considerare come una definitiva resa di Arturo dinanzi all’inevitabile sofferenza della vita, dal momento che decide di arruolarsi in guerra, dove già sa che vivrà altro orrore ed altro dolore, e questa scelta potrebbe nascere dalla convinzione che crescere non significhi altro che passare da un’agonia all’altra senza potersi ribellare in alcun modo al destino spietato.  

Al di là di queste molteplici visioni del significato del romanzo, si tratta sicuramente della storia di un ragazzo che diventa uomo, vivendo situazioni che non tutti gli adolescenti devono affrontare, ma trovandosi a lottare contro gli stessi sentimenti che si agitano nel cuore di quasi ogni ragazzo, nel modo totalizzante tipico della giovinezza.  
Un libro che non può non far riflettere sul proprio personale vissuto adolescenziale, e pur nelle sue unicità e assurdità delle vicende è possibile provare una sorta di sentimento di solidarietà nei confronti di questo protagonista.

martedì 24 maggio 2022

"Questa violenta fine" di Chloe Gong

“Questa violenta fine” è il romanzo conclusivo della duologia scritta da Chloe Gong ed edita, in Italia, dalla casa editrice Mondadori.

Erano tutti uguali. Era quella città, divisa per nomi, colori e manti erbosi, ma in un certo senso capace di trasudare un’unica, identica sfumatura di violenza.”

Proprio quando sembrava che Shanghai stesse per tornare alla normalità, libera dai mostri e dagli insetti che instillavano la follia e il suicidio nelle persone, lettere misteriose di ricatto arrivano alla Gang Scarlatta, pretendendo un riscatto per non liberare una nuova ondata di suicidi su una città già resa instabile dalle rivolte comuniste. Quando però le stesse minacce arrivano ai Fiori Bianchi ed essi le ignorano, l’impossibile ritorna a fare capolinea dagli angoli oscuri della città: i mostri sono tornati e, stavolta, riescono a manovrare la follia a loro piacimento, sterminando un intero locale appartenente alla fazione russa. A quel punto, le due gang criminali decidono di collaborare, mettendo a lavorare fianco a fianco i due giovani eredi.

Ma le due organizzazioni non sanno che, qualsiasi sentimento possa aver legato in passato Roma Montagov e Juliette Cai è sparito, cancellato dalla rabbia e dalla sete di vendetta nel momento in cui la giovane erede scarlatta ha ucciso l’amico di Roma e di suo cugino Benedikt, Marshall, per dimostrare alla propria Gang e a Tayler, suo cugino, di stare lavorando sotto copertura. E sebbene tutta la messa in scena costi ancora tanto a Juliette, ella è convinta di aver fatto la cosa giusta, anche per il bene di Roma. 

Ai tempi di New York era così brava a mentire, così brava a fingere di essere una persona completamente diversa. Questi ultimi mesi l’avevano consumata finché di lei non era rimasto nient’altro di lei se non… lei stessa,”

Egli infatti non sa che Marshall è vivo e tenuto al sicuro da Juliette, in maniera tale da tenere in vita se stessa e le persone a cui tiene. Ciò nonostante, l’erede scarlatta non può combattere in eterno i suoi sentimenti, anche se cerca di erigere un muro fra di loro, e quando Roma si troverà in pericolo, piuttosto che permettergli di rischiare la vita sua o delle persone a lui care, metterà in gioco la propria, lasciando il giovane russo confuso e arrabbiato.

Perché erano nati in due famiglie in guerra e lei avrebbe preferito morire per mano di Roma piuttosto che essere causa della sua morte.”

Ma gli eredi giocano un gioco pericoloso e, mentre cercano di salvare la città da un epidemia di mostri e suicidi, non si accorgono che i loro genitori complottano alle loro spalle, alleandosi con la politica e distruggendo la città che Roma e Juliette hanno tanto a cuore. Quando i Nazionalisti colpiranno al città, decisi a sterminare la minaccia comunista, niente dell’impero delle Gang rimarrà in piedi e, la verità sul comportamento di Juliette, verrà a galla in un momento in cui la città sarà in bilico fra il caos e la guerra, dove lei si troverà a compiere una scelta terribile fra ciò che ama e ciò che le hanno insegnato.

La rivoluzione è questo, dopotutto, Una scia di sangue che serpeggi a da porta in porta, chiassosa e violenta, finché i ricchi non possono più distogliere lo sguardo.”

Alla fine, agli innamorati non resterà che una scelta da fare: combattere, per il bene di una città che odiano e che amano allo stesso tempo? O scappare, per l’amore che li unisce?

Allora io avrei vissuto una vita normale, bramando un grande amore che non avrei mai trovato, perché alle persone normali accadono cose normali, e le persone normali si accontentano di qualsiasi cosa le soddisfi, senza mai sapere se ci sarebbe stata una felicità più grande in un’altra vita.”

Il libro, a differenza di quello che lo ha preceduto e anche grazie al lavoro storico e narrativo di introduzione che “Queste gioie violente” ha svolto, procede con dei ritmi molto più incalzanti e serrati, lasciando raramente la sensazione di attimi di spazio bianco, fra un evento e l’altro, dove il lettore non sa bene dove la storia voglia andare a parare.

Affonda dritto nel profondo e afferra ciò che batte sotto la superficie, ed è l’amore che sopravviverà quando tutto il resto sarà morto.”

In questa sede vengono approfonditi molto di più i caratteri, le motivazioni e, in generale, la costruzione di tutti i personaggi secondari che colorano la storia della Shanghai del 1927, rendendo la storia più coinvolgente ed in grado di esercitare attrattiva anche nelle relazioni che vanno al di là di quella romantica, sull’onda dell’amore-odio che coinvolge Roma e Juliette.

Per amarti e onorarti, laddove nemmeno la morte può dividerci. In questa vita e nella prossima, finché le nostre anime rimarranno, la mia troverà sempre la tua. Queste sono le promesse che io faccio a te.”

La fine del romanzo, sebbene avvenga con una velocità insolita, rispetto a tutti gli avvenimenti della duologia, segue un ritmo accelerato per dare il senso di impulsività e di avventatezza che gli avvenimenti esigono, lasciando il lettore a struggersi e a chiedersi se, senza la disperazione e il senso di impotenza e di appartenenza che permeava Roma e Juliette alla fine, le cose non sarebbero potute andare diversamente.

“«Continua a lottare per amore.» Juliette aveva voluto essere egoista, aveva voluto fuggire. Ma il loro amore era fatto così: violento e sanguinoso. Quella città era il loro amor. Non potevano negare di essere stati cresciuti come gli eredi di Shanghai, due pezzi di uno stesso trono. Cosa restava del loro amore se rifiutavano ciò?”

Questa violenta fine” è la degna conclusione di un opera che parla di sangue, amore, violenza e lealtà. È un opera che parla anche di scelte, che vanno al di là di quello che gli altri ci impongono e che, alla fine, il mostro più terrificante di tutto il modo, non è necessariamente quello con le fattezze bestiali, ma quello capace di fare male al prossimo senza motivo alcuno se non quello della propria vana gloria e dell’onore.

“«Una rosa è una rosa, anche con un altro nome» sussurrò. «Ma siamo noi a scegliere se offrire bellezza al mondo, o usare le nostre spine per pungere» Potevano scegliere. Amore o sangue. Speranza o odio.”

~Articolo a cura di Luinil

giovedì 12 maggio 2022

"Queste gioie violente" di Chloe Gong

"Queste Gioie Violente" è un romanzo young adult e fantasy, scritto da Chloe Gong e pubblicato dalla case editrice Mondadori. 

"Dicono che Shanghai  si erga come la giglia brutta di un imperatore, con le sue strade che si stendono come solo gli arti di una principessa rabbiosa potrebbero fare. Non è nata così.  Un tempo era bellissima." 

La Shanghai degli anni venti è un luogo vivo, tumultuoso e pericoloso. Un posto frammentato, diviso fra le potenze coloniali e quelle della malavita, che tentano disperatamente di aggrapparsi alla propria città  per mantenerne il suo spirito originario. È proprio questo pezzo di terra non colonizzata che si contendono le due gang malavitose che stabiliscono chi vive e chi muore in città. Da un lato la Gang Scarlatta, governata dall'antichissima famiglia dei Cai, la cui giovane erede, Juliette, è da poco tornata dall'America. Dall'altro i Fiori Bianchi, di lignaggio russo, comandata dai Montagov, di cui Roma è discendente ed ereditiero. 

"Laddove la Gang Scarlattadipendeva dai gradi di parentela - in mase a quale famiglio risalisse più  indietro nel tempo, prima che il paese si sgretolasse con la caduta dell'impero - i Fiori Bianchi operavano nel caos, nel movimento costante" 

Quando però i membri di entrambe le gang iniziano a suicidarsi, sgozzandosi a mani nude, Roma, sebbene non goda più  del favore di suo padre, decide di indagare sulla questione e recandosi a fare visita agli Scarlatti, nonostante la faida secolare che li rende nemici. Non si aspetta però di trovare lì Juliette, che con tutto il suo odio e la sua freddezza, respinge qualsiasi tentativo, seppur pallido di collaborare. Juliette odia Roma, con tutto il cuore. Lui, che sognava la pace e l'unione l'aveva tradita e costretta, per vie traverse, a vivere lontano dalla sua casa. Ma adesso era tornata, più forte di prima, per riprendersi il suo posto a capo della gang e la sua vendetta. 

"Erano ragazzini sorridenti che avevano trovato un confidente, un amico che comprendeva il bisogno di essere qualcun altro, anche solo per qualche ora al giorno. Si erano innamorati. O almeno... Juliette aveva pensato fosse così" 

La situazione, però,  precipita in fretta. La gente che si suicida è sempre più numerosa e le persone sostengono di aver assistito ad apparizioni di un mostro spietato, mentre un magnate straniero compare all'improvviso con un vaccino miracoloso dal costo elevato, che lascia la gente in povertà e aizza il malcontento e alla ribellione. 

"Un sole settembrino, che perde parte del suo calore ma non il suo splendore..." 

Solo quando la sorella di Roma si ammalera di questa "follia" che fa impazzire la gente, i due decideranno di tornare a collaborare all'inasputa delle loro famiglie, una per salvare la città,  l'altro per salvare la sua famiglia. Ma quanti segreti si nascondono, assieme alle armi celate fra le pieghe dei vestiti dei sanguinosi Roma e Juliette? Quanto dolore? Saranno in grado, assieme, seppur divisi, di far fronte all'epidemia dilagante di follia e malcontento che affligge la città? 

"Per Alisa [...] e per tutte le ragazzine di questa città  che cadono vittime di un gioco a cui non hanno mai chiesto di giocare, ti aiuterò." 

"Queste Gioie Violente"  è un libro lento a carburare che potrebbe spingere un lettore impaziente a posarlo sul comodino e a lasciarlo lì. Se però si superano le pagine iniziali e la tentazione del paragone con l'opera Shakespeariana a cui si ispira, si fa una scoperta meravigliosa, un po'come quando si ritrova un tesoro sepolto in una scatola caotica. 

"Astra inclinat [...] sed not obligant. Le stee ci influenzano, ma non ci obbligano" 

La narrazione, infatti, si dipana davanti agli occhi di chi legge come un film di carta ed inchiostro, che ricorda i vecche pellicole sulla mafia anni venti, portando con se  una filigrana che ha un sapore familiare e sconosciuto.

"Il confine tra l'essere nemici e l'essere amici era orizzontale o verticale? Era un'enorme distesa su cui muoversi a fatica o un muro alto, altissimo, da scalare o abbattere con un unico, potente colpo?" 

Scelta audace quella del tempo storico, che presenta l'ostacolo di come una donna possa ottenere potere in un mondo di uomini, ostacolo brillantemente superato dall'autrice attraverso una Juliette determinata e spietata, così diversa dall'originale. Una menzione d'onore va alla scelta di trattare la storia e il cambiamento di una civiltà così  distante dalla nostra e così  antica.
Unica pecca che interrompe la narrazione ma che al contempo le dà carattere, è la mancata traduzione allegata a fondo pagina delle piccole frasi in lingua straniera. 

"Perfino la terra dei sogni deve svegliarsi di tanto in tanto. E sebbene possa esserci bellezza dietro il suo nucleo marcio, sebbene sia grande, spalancata e abbondante, pronta a nascondere chi vuole restare nascosto e a far brillare chi desiderava essere ricordato, si trova altrove." 

"Queste Gioie Violente" è un romanzo sorprendente e affascinante, che libera dalla monotonia "Romeo e Giulietta" di Shakespeare e le dona una grinta rutta nuova, lasciando il lettore assetato, in attesa del suo seguito.


~Articolo a cura di Luinil

martedì 3 maggio 2022

"La promessa" di Leah Garriott

“La promessa” è un romanzo romantico ambientato nella prima metà del diciottesimo secolo, scritto da Leah Garriot ed edito dalla Vintage Editore.

Ciò che intende dire è che tutto inizia con un piccolo passo.”

La vita di Margaret Brinton è stata sconvolta e il suo cuore è a pezzi quando scopre che il suo promesso sposo, Edward, la frequentava solo per la sua dote. La situazione è resa ancora più complicata dal fatto che la sorella di Edward è la promessa sposa del fratello di Margaret e che, lo scandalo che li ha coinvolti, getta un ombra di dispiacere sull’unione dei due ragazzi.
Margaret prende allora la decisione di cercare marito, grazie ad una serie di incontri organizzati da un’amica di sua madre, con lo scopo di trovare un uomo di cui non le interessa nulla e con cui stabilire solo un unione di convenienza. 

Se solo avessi potuto dispiacermi abbastanza, rimpiangere quanto bastava, essere forte a sufficienza, forse avrei potuto riportare indietro l’orologio e fare in modo che niente di tutto questo succedesse.”

Alla cena la giovane incontra Mr Northam, un dongiovanni affabile e seducente che sembra fare proprio al caso suo. Ma, alla stessa cena, è presente Lord Williams, cugino del giovane mascalzone, che le sconsiglia caldamente di avvicinarsi al parente, come Margaret ha gia dimostrato di voler fare, e la umilia, abbandonando la sala difronte alla nutrita folla di persone presenti, proprio mente Margaret suona un pezzo al pianoforte.
Alcuni giorni dopo, poco prima che Mr Northam possa baciare Margaret e farle la proposta che lei tanto attende però, la giovane e suo fratello sono richiamati dal padre per rientrare con urgenza nella dimora familiare. Lì scoprono che Lord Brimton ha trovato un marito per la sua figlia più grande e che è deciso a fare andare il matrimonio in porto.

Eppure non riuscivo a reprimere la speranza che le cose avrebbero potuto essere diverse.”

Margaret, scontenta del fatto che la sua opinione non sia neanche stata lontanamente presa in considerazione, ne che si sia creduto che lei potesse farcela da sola a trovare marito, è decisa a mandare all’aria il matrimonio, nella convinzione che presto, Mr Northam verrà a chiedere la sua mano. Ma tutto si aspettava meno che il tanto odiato Lord Williams, che sembra averla presa a cuore più di quanto dia a vedere. L’uomo però ha un carattere mutevole come il vento e Margaret è decisa a non farsi mai più rubare il cuore, nemmeno da un gentiluomo che, nonostante le sue scortesie, si dimostra sempre pronto ad ascoltare le sue parole. Riuscirà Margaret a liberersi dell’uomo? O cederà al lato di lui che la fa sentire ancora viva e amata?

Northam aveva il controllo della mia mente, mentre Gregory aveva il controllo del mio cuore. Di chi avrei dovuto fidarmi?”

Il libro si presenta come una lettura piacevole, niente affatto pesante, che scorre facilmente senza però mancare di lasciare traccia nel lettore. Grazie a Margaret, personaggio in cui è facile immedesimarsi e il cui carattere è, grossomodo, assimilabile a tutte le giovani ragazze che hanno subito un torto in amore, viene istintivo trovare il suo ragionamento, se non logico, almeno comprensibile, e provare solidarietà nei confronti della giovane donna.

“C’era qualcosa da ammirare nello sforzo dell’albero di resistere, ma la perdita del ramo era inevitabile. Allora perché lottare così disperatamente per tenerlo?”

La lettura, leggera ma accattivante, sembra perfetta per i giorni di primavera che si avvicinano sempre di più in questo periodo, e rappresenta una scelta ideale per tutti quei lettori o lettrici che amano perdersi nelle storie uniche e magiche ambientate nella Londra dei primi dell’ottocento, e di tutte quelle atmosfere inspirate e figlie in qualche modo, seppur marginale, dalle opere scritte in periodo Napoleonico.

A cosa sarebbe servito il futuro se si fosse trasformato in una prigione del passato?”

La Promessa” è un romanzo romantico, la cui lettura scorrevole allieta le giornate lunghe e oziose di primavera, adatto per chi ama perdersi fra balli e convenzioni sociali in disuso senza però disdegnare un pizzico di trasgressione dal tradizionalismo e dai dettami storici, che rende il tutto accattivante e contribuisce alla magia che solo questo tipo di libri sa donare. 

~Articolo a cura di Luinil 

lunedì 2 maggio 2022

"Le impure" di Kim Ligget

“Le Impure” è un libro fantasy, distopico e autoconclusivo, scritto da Kim Ligget ed edito dalla casa editrice Mondadori.

Pensavo che la mia magia consistesse in questo: nella capacità di vedere cose precluse agli altri, cose che non volevano ammettere nemmeno con se stessi. Ma basta solo aprire gli occhi. I miei sono spalancati.”

Tierney James è una ragazza, figlia del dottore del suo paese e benestante che dovrà presto affrontare l’anno di grazia, un periodo di prova per tutte le ragazze che hanno un età compresa fra i quindici e i sedici anni, nella quale verranno bandite dal villaggio per potersi liberare dalla magia che si crede si impossessi di loro e che faccia impazzire gli uomini. Tierney non ha paura tanto per lei, quanto per la sua famiglia. Infatti, se non riuscirà a tornare dall’anno di grazia, da viva o da morta, saranno le sue sorelline più piccole ad essere bandite dal villaggio e mandate nei sobborghi, dove l’unico modo per sopravvivere è vendere il proprio corpo ai bracconieri, i cacciatori delle ragazze che affrontano l’anno di grazia.

Mio padre mi ha sempre detto che una persona è il risultato di tutte le piccole scelte che ha compiuto nella vita. Le scelte che non nota mai nessuno. Forse non potrò esercitare il controllo su molte cose, tipo chi sposerò o quanti figli genererò, però posso esercitare il controllo su questo momento. E non ho intenzione di sprecare l'occasione.”

Nonostante tutto, però, la giovane ragazza ha dei sogni: da sempre allevata da suo padre come il figlio maschio che non ha mai avuto, ha grandi capacità di osservazione e abilità di sopravvivenza  e sogna, al suo ritorno, di lavorare nei campi ed essere padrona di se stessa, senza dover avere un marito. Le ragazze dell’anno di grazia, infatti, poco prima di partire, affrontano la cerimonia del velo: alcune di loro, saranno scelte, per non dire “comprate”, dagli uomini in cerca di moglie, che diventeranno loro mariti al loro rientro dai boschi. Come segno di impegno, ricevono dai padri un velo, simbolo del loro status e del fatto che non dovranno e non potranno più lavorare.
Tierney però, ha fatto di tutto nella sua vita per non ricevere un velo ed è sufficientemente convinta di esserci riuscita.

Questo è il problema quando si lascia entrare un barlume di luce: dopo che ci viene sottratto, sembra che l’oscurità sia più profonda di prima.”

Quando però il suo più caro amico, Michael Welk, futuro capo del villaggio, si mostra a lei come futuro marito, la mattina dell’anno di grazia, Tierney si sente sconvolta e tradita: lui più di tutti doveva sapere quanto lei desiderasse appartenere solo a se stessa. È avvolta dal mantello, regalo di sua sorella maggiore June, e con il dispiacere nel cuore che la ragazza si allontana dal villaggio, assieme alle sue compagne.

Non sa che di lì a poco, le cose nell’accampamento delle ragazze dell’anno di grazia, lasciato distrutto da coloro che le hanno precedute, diventeranno sempre più strane. Dopo pochi giorni anche Tierney si sentirà sempre più paranoica e, quando le sue compagne, capitanate dalla terribile Kiersten, diventeranno infine violente e si spingeranno fino a ferirsi a vicenda, la giovane James deciderà di mettersi in mezzo, ferendosi gravemente e riuscendo a fuggire fuori dai confini dell’accampamento.

Nessuno osava muoversi né trasalire. Se siamo diventate già così, mi vengono i brividi al pensiero di come saremo tra un anno.”

Lì verrà presa in custodia da un bracconiere, Ryker, e penserà che la sua vita sia finita, solo per poi scoprire che il bracconiere deve un favore a suo padre, e che si sta prendendo cura di lei come favore personale. Fra i due nascerà un intesa naturale ed un amore dolce che li porterà a desiderare di fuggire assieme. Ma gli altri bracconieri non hanno pietà e le ragazze dell’anno di grazia sono sempre più folli, brutali e spietate. Cos’è la maledizione che le fa impazzire? E riusciranno Tierney e Riker ad avere la libertà che desiderano?

Ho trascorso qui le mie ore più felici e anche quelle più dolorose. Trovo impossibile separare le due cose e, sinceramente, non credo di volerlo fare.”

Il romanzo di Ligget è una di quelle letture particolari che lasciano un segno. Capace di toccare corde, scoperte e sensibili, fa appello ad ognuno dei lettori, rimescolandoci le emozioni dentro e lasciando un impronta sul nostro animo. Infatti, seppur romanzato, “Le Impure” racconta vicende di vita, di resistenza, di affronti e di soprusi che ogni donna deve affrontare e di atteggiamenti, così radicati e sottili, non solo nella società patriarcale in generale ma anche nelle donne in particolare, che sono così reali, così veri, che guardandoli da fuori ci feriscono, ci fanno arrabbiare e che ci fanno rendere conto dei nostri errori, inconsci, inconsapevoli ma che sono lì a giudicarci.

Ho trascorso la maggior parte della mia vita a osservare le persone e a giudicarle, inserendole in una categoria o nell’altra, perché ciò mi permetteva di non concentrarmi su me stessa, Mi chiedo cosa vedrei se mi imbattessi oggi in Tierney James.”

Un’altra scelta narrativa che ho apprezzato e l’uso estensivo dei fiori come linguaggio segreto di un popolo rimasto bloccato nel tempo, e di tutti quei gesti, nascosti in bella vista, che disseminano indizi, come mollichine di pane, lasciando al lettore la decisione di riflettere a fondo sulla vicenda e raccogliere tutte le informazioni, o correre fino alla fine per lasciarsi stupire da tutte le verità rimaste nascoste dal nostro non voler vedere.

Le labbra mi tradirebbero. Ma questo fiore gli dirà tutto quello che vuole sentire, tutto quello che ha bisogno di dire a se stesso. Potrà dare un’interpretazione a ogni petalo, a ogni sepalo, a ogni segmento del gambo, ma il significato rimarrà sempre lo stesso.”

“Le Impure” è un romanzo accattivante ed infervorante, come tutte le narrazioni che contengono verità, che parla di rassegnazione e di speranza allo stesso tempo, di stasi e di voglia di essere diversi, e della consapevolezza che i cambiamenti sono necessari ma che non tutti possono essere fatti subito. Molti vogliono tempo, lungo tempo, tanti sforzi e la capacità di comprendere quando è il momento giusto di ritirarsi per non vanificare gli sforzi fatti. “Le Impure” parla di donne, imperfette ma piene di speranza, grazia e di solidarietà nascosta. Parla di ribellione e della speranza di costruire un modo migliore, liberandosi dalle catene. Tutto però, inizia da un solo, piccolo passo.

Nell’istante in cui superiamo la soglia, sento qualcosa montare dentro di me,: è più forte della rabbia, più forte della paura, più forte di qualsiasi emozione abbiano cercato di inculcarci. È un senso di appartenenza, l’idea di condividere qualcosa di importante di ciascuna di noi presa singolarmente.”


-Articolo a cura di Luinil