martedì 30 giugno 2020

Utena~ La fillette révolutionnaire: il secondo volume della nuova edizione Starcomics


"Utena~La fillette révolutionnaire 2", è il socondo tankobon che narra il seguito della storia di Utena appena pubblicato nella bellissima nuova edizione edita da Starcomics.

Trovate la recensione del primo volume cliccando qui

In copertina ci sono Utena Tenjo e Toga Kiryu, che si scambiano sguardi di sfida.

La presenza in copertina di Kiryu non è casuale, infatti è un personaggio che in questo secondo volume è molto importante. Kiryu, spacciandosi per il principe delle rose che Utena cerca da anni, riesce a distrarla durante un duello, facendola perdere: grazie a questo crudele stratagemma, riconquista la Sposa della Rosa. Il suo scopo è arrivare al palazzo sospeso e ottenere il leggendario "potere di Dios", il potere di rivoluzionare il mondo che spetta al vincitore dei duelli. 
Ad Utena non interessa "il potere di Dios": è semplicemente delusa da sé stessa per aver perso un duello e dispiaciuta per Anthy Himemya, la sposa della rosa, che deve sempre sottostare al volere del duellante che ogni volta possiede la spada. Decide dunque di sfidare Kiryu in un altro duello, e lo sconfigge quindi con un memorabile scontro.
Da allora Kiryu riconosce la superiorità di Utena, e non cerca più di ostacolarla. Inoltre, da quel momento, si dichiara "il suo servitore": si verificano dunque numerosi siparietti comici, che risultano molto divertenti e riescono a strappare più di un sorriso al lettore.
Dopo aver battuto Kiryu a duello, inoltre, Dios si è manifestato ed ha preso con sé la spada solitamente custodita nel petto di Anthy, per poi sparire. Utena non comprende bene l'accaduto, ma per i duellanti significa che le sfide sono concluse: Utena ha battuto tutti gli avversari, è dunque la vincitrice assoluta e in virtù di questo potrà andare al palazzo sospeso sopra l'arena magica. 
Però nessuno dei duellanti ha idea di come o quando potrà farlo. Solo Anthy sembra sapere qualcosa, ma non è disposta a rivelarlo finché non sarà giunto il momento che ritiene opportuno. Intanto, Utena incontra Aiko Othori, il fratello di Anthy, nonché giovane rettore dell'accademia Othori. In lui, Utena crede di riconoscere il suo principe e si lascia incantare dal suo fascino. 
Sarà davvero lui? Può fidarsi?
In ogni caso, la la ragazza non è sola, al suo fianco ci sono ormai i suoi nuovi amici duellanti: Kiryu, Saionji, Miki e Yuri.


In questo secondo volume, che ha un'ambientazione prevalentemente fantastica, vengono approfondite maggiormente le relazioni fra i personaggi e l'interiorità di Utena. 
In particolare viene analizzato il lato fragile e femminile di Utena, una parte emotiva di sé che la fa sentire debole e la induce a commettere errori.
Soprattutto dopo aver perso contro Kiryu, per un breve periodo di tempo inizia a comportarsi come tutte le altre ragazze, credendo di aver fallito come "principe" perché non è riuscita a tenere Anthy con sé, e quindi, metaforicamente, non ha "salvato la principessa".
Inizia a pensare che forse potrebbe lasciarsi semplicemente corteggiare, e diventare lei una tradizionale "fanciulla da proteggere e difendere".
"In fondo anche tu sei una ragazza normale" le dice Anthy, ma per Utena simili parole sono una bruciante etichetta che non vorrebbe.
Grazie ad un misterioso aiuto, probabilmente proveniente dal suo principe, Utena riceve l'incoraggiamento necessario per tornare ad essere sé stessa.

Viene approfondita anche la figura dell'enigmatica Anthy, ragazza silenziosa dagli occhi tristi con un passato misterioso che sceglie di custodire gelosamente.
Il rapporto tra lei ed Utena è complicato ed altalenante, a tratti ambiguo e intessuto di incomprensioni. 
Con il tempo, evolve diventando un legame di salda amicizia. 
Utena si sforza di comprenderla, per aiutarla a liberarsi dal suo destino.
Grazie all'amica, Anthy capisce il proprio valore e cerca dentro di sé la forza che Utena vede sopita in lei. 
Utena e Anthy sono i due personaggi principali attorno ai quali ruota la storia. Come due ballerine in un carillon danzano insieme, cercando ognuna di scoprire la musica segreta che suona nell'anima dell'altra. 

Un'ulteriore analisi riguarda i personaggi minori. 
Toga Kiryu mostra in questa seconda parte della storia un carattere decisamente più adulto, meno competitivo e più dolce nei confronti di Utena: se prima voleva stare al suo fianco ad ogni costo, impara ad apprezzare la sua volontà e la lascia libera, anche se questo significa lasciarla sbagliare. 

il possessivo Saionji, da sempre innamorato di Anthy, cerca di smussare i lati più spigolosi del proprio carattere per far capire alla ragazza quanto tiene a lei. 
La bellissima Juri, lasciando da parte la propria gelosia, riconosce il valore di Utena e smette di invidiare la sua bravura iniziando invece a considerarla una buona alleata e -forse - anche un'amica. Infatti, quando Kiryu si prende gioco di Utena sostenendo di essere il suo principe soltanto per turbarla emotivamente e farle perdere il duello, gli dichiara senza mezzi termini il proprio disprezzo.
Miki, che ormai ha perso le speranze di conquistare Utena, continua a stimarla, proteggerla e aiutarla, anche se la sua impulsività rivela una personalità ancora molto immatura.

Lo stile di disegno, ovviamente, è bellissimo ed estremamente curato come nel volume precedente.
Le tavole, ancora più ricche e complesse, sapranno coinvolgere i lettori dando vita ad una splendida esperienza visiva, ricca di dinamismo.

In appendice, come nel precedente tankobon, si trova un altro racconto inedito "Un racconto scolastico da brividi! I tre desideri" e una ricca raccolta dei primi bozzetti dei personaggi, con alcuni simpatici commenti della mangaka~ l'autrice.

Se avete letto il primo volume di "Utena -La fillette révolutionnaire" non potete perdervi il secondo volume, in cui la storia si conferma come un'avventura prettamente femminile, che invita ogni ragazza ad affermarsi e a formare la propria personalità, solidarizzando con le compagne, evitando le rivalità e valorizzandosi sempre.
Questa storia -romantica, avvincente, divertente - lascerà con il fiato sospeso chi ha già amato il primo volume, e sicuramente vorrà leggere subito il terzo.

lunedì 29 giugno 2020

Review Party: "Gli strani viaggi di Giulio Verne"

Nella prestigiosa collana “Oscar Draghi” La casa editrice Mondadori ha deciso recentemente di ripubblicare una raccolta di opere significative di Jules Verne, con il titolo "Gli strani viaggi di Giulio Verne".
L’edizione comprende: “Viaggio al centro della terra”, “Ventimila Leghe sotto i mari”, L’isola misteriosa", "Michele Strogoff", "Un inverno tra i ghiacci" e il racconto breve “L’espresso dell’Avvenire”. 
La prefazione è costituita da un saggio di Jules Claretie - uno dei primi critici dell'opera di Jules Verne- tradotto e annotato da Massimo Scorsone, un testo utilissimo per approfondire la figura interessante dell'autore. 


"Jules Verne incarna (…) il romanzesco essenzialmente moderno e contemporaneo. E’ stato lui a risolvere il problema di come ridestare l’interesse per l’avventura in gente che veste giacca e cravatta, paltò e ghette da viaggio.”

Queste le parole usate da Jules Claretie per descrivere lo stile dello scrittore che ha rivoluzionato la narrativa d'avventura, riuscendo anche ad avvincere i lettori meno appassionati. 

Verne, nelle sue opere, ha dato vita a mondi fantastici: si può dire che, con gli occhi della propria immaginazione, si sia spinto in alcuni casi verso territori impensabili, tanto che alcuni lettori, in seguito, avrebbero sospettato fosse in grado persino di scrutare il futuro.
Le avventure narrate da Verne sono ormai radicate nel nostro immaginario, e ci regalano sogni da sempre, quei sogni di cui tutti abbiamo un disperato bisogno.
Claretie sosteneva infatti: 

L’umanità ha sempre bisogno della sua dose di sogni. Ognuno di noi, alla conclusione della sua giornata, il più delle volte uggiosa e mesta, sente la necessità di spalancare una sorta di lucernario sull’infinito. Urrà per quei racconti che ci consolano dalle vicende della quotidianità”

La copertina di questa meravigliosa edizione, curata in ogni dettaglio, è stata realizzata dagli psichedelici artisti del laboratorio Malleus. 
L'interno del volume è arricchito invece dalle illustrazioni originali, splendide tavole a pagina intera dal fascino classico.
Il testo è suddiviso in colonne, i caratteri sono grandi e rendono scorrevole la lettura. 

L’oggetto di questo articolo è l’ultima opera racchiusa in questa bella raccolta, "L’espresso dell’Avvenire" un racconto breve scritto presumibilmente dal figlio Michael Verne, ma attribuito a Jules Verne. 

Nella nota conclusiva del volume vengono spiegate le ragioni del suo inserimento in questa raccolta e il motivo della sua collocazione come fanalino di coda. 

"Abbiamo ritenuto opportuno inserire anch’esso nella nostra raccolta a ragion veduta, giacché la falsa attribuzione, perpetuata e diffusa attraverso la traduzione in inglese di questo brevissimo capriccio speculativo può ben rappresentare emblematicamente non soltanto la metamorfosi dello scrittore francese in una sorta di brand autorale, ma anche il 
trasferimento oltreoceano dei materiali seminali di un sogno tecnologico che a breve avrebbe finito per caratterizzare in maniera determinante un intero sottogenere letterario: quello della fantascienza."

Racconto del 1888, L’espresso dell’Avvenire inizia in medias res. È narrato in prima persona, sulla falsariga della maggioranza dei libri di Jules Verne.

Il protagonista si trova nella stazione silenziosa e deserta di un treno favoloso. Non sa come sia arrivato lì, e si guarda intorno perplesso e incuriosito. Al suo fianco c'è solo un uomo, che si presenta come il colonnello Pierce. 

"Dov’ero? Cos’ero venuto a fare qui? Chi era la mia misteriosa guida? Domande senza risposta. Una lunga camminata nella notte, porte di ferro aperte e richiuse con fragore, scale che scendevano, così mi era parso, nelle profondità della terra... questo era tutto ciò che potevo ricordare. Tuttavia, non avevo tempo per pensare. 
«Per caso, lei si sta chiedendo chi sono?» disse la mia guida. «Colonnello Pierce, al suo servizio. Dove si trova? In America, a Boston... in una stazione.» 
«Una stazione?» 
«Sì, alla fermata di partenza della Boston to Liverpool Pneumatic Tubes Company.» "

Il colonnello descrive al protagonista le meraviglie del suo treno. Ne illustra con orgoglio la particolarità, ossia riuscire ad attraversare l'Atlantico e raggiungere l'Inghilterra. Egli ricorda di aver effettivamente letto un articolo che descriveva questa nuova invenzione, ma non credeva fosse una notizia reale, e di certo non aveva immaginato che lui stesso avrebbe avuto la possibilità di salirvi.

"Non avevo forse letto qualche tempo prima, in un giornale americano, un articolo che descriveva questo straordinario progetto per 
collegare l’Europa al Nuovo Mondo per mezzo di due giganteschi tubi sottomarini? Un inventore sosteneva di aver compiuto l’impresa; e quell’inventore, il colonnello Pierce, adesso si trovava davanti a me.

Il protagonista, in procinto di salire, è vagamente titubante e intimorito da questa novità, gli sembra assurdo credere a quanto vede, ma alla fine deve arrendersi all'evidenza quando scopre che il treno lo ha condotto a destinazione. 

"L’articolo si concludeva facendo un parallelo con la ferrovia, e l’autore elencava con entusiasmo i vantaggi del nuovo e audace sistema. Secondo lui, passando attraverso i tubi, sarebbero state soppresse tutte le vibrazioni, grazie alla superficie interna in acciaio perfettamente levigato; la temperatura sarebbe stata assicurata dalle correnti d’aria, che permettevano di modificare l’apporto di calore a seconda delle stagioni; le tariffe sarebbero state incredibilmente basse per merito dei costi di costruzione e di manodopera assai contenuti, dimenticando o tralasciando tutte le considerazioni sul problema della forza di gravità e dell’inevitabile logorio. Adesso tutto mi era ritornato in mente. 
Così, allora, questa utopia era diventata una realtà, e questi due cilindri di ferro, lì davanti a me, passavano davvero sotto l’Atlantico e raggiungevano la costa dell’Inghilterra! 
Malgrado l’evidenza, non riuscivo a credere che la cosa fosse stata fatta. Non potevo dubitare che i tubi fossero stati posati; ma che gli uomini potessero viaggiare seguendo quel percorso... Mai!"

L’espresso del futuro è un magnifico racconto fantascientifico breve ma intenso,
estremamente descrittivo nella parte tecnica e molto accurato nella spiegazione dei sentimenti di stupore e meraviglia che scuotono l'animo del protagonista. 

Forse “L’espresso" del racconto non è unicamente inteso come un immaginario treno avveniristico (perché descrive un treno che attraversa un tunnel sottomarino, come poi è stato effettivamente realizzato nel tratto di mare della Manica)
ma anche, metaforicamente, come uno strumento che attraversa tutte le epoche: è l’immaginazione. Un treno su cui non tutti hanno il coraggio di salire, ma che permette ai suoi passeggeri di intraprendere viaggi straordinari, vedere terre lontanissime e oceani scintillanti: visitare così gli itininerari sconfinati della fantasia. 
Questo "drago" è un autentico gioiello, in cui il fascino di un'edizione classica si intreccia alla copertina dallo stile moderno. Un'opera che non può mancare nella libreria di ogni appassionato lettore, ed anche perfetta -e sicuramente gradita- come regalo.





venerdì 26 giugno 2020

Review Party: "La Grazia dei Re" di Ken Liu

                 



"La Grazia dei Re" è un romanzo di Ken Liu, edito in Italia dalla casa editrice Oscar Mondadori. 

L'arcipelago di Dara, un tempo diviso in regni autonomi, è stato riunito sotto un unico dominio dall'imperatore Mapidére, dopo anni di lotte sanguinose. Ma come preannunciato da una profezia alla sua morte l'impero si sgretola. 

L'imperatore Erishi, successore di Mapidére, salito al potere molto giovane, non si rende conto delle reali difficoltà del popolo e gestisce male il suo ruolo. Quando esclama: "Perchè insistono con il voler mangiare riso? La carne è molto meglio!" le sue parole sono un chiaro riferimento alla figura di Maria Antonietta e alle sue "Brioches" durante la Rivoluzione Francese.

Tra intrighi, lotte clandestine e ribellioni, si fanno strada due uomoni molto diversi le cui azioni determinano il cambiamento delle sorti dell'Impero per sempre: Mata e Kuni. 
Mata Zyndu, erede e rampollo della dinastia Zyndu, imponente e quasi semidivino, ha la forza di cento uomini ed una particolare caratteristica fisca: la presenza di due pupille per ciascun occhio, simbolo del favore degli dei. Kuni Garu invece è un uomo scaltro e pieno di risorse che mette la sua mente e le sue capacità al servizio di un bene maggiore, anche se inizialmente in maniera riluttante. 

"Se si scende in guerra, si dovrebbe fare tutto il possibile per vincere. Un coltello non può dirsi maligno soltanto perché è affilato, e un complotto non può dirsi malvagio soltanto perché è efficace. Dipende tutto da chi lo brandisce. La grazia dei re non è la stessa cosa della morale che guida gli individui".

Quest'ultima frase racchiude perfettamente il concetto di questo romanzo. L'autore mette in chiaro da subito che non c'è una giustizia assoluta, che non esiste solo bianco e nero. Tutto è grigio, anche nel Bene può annidarsi il seme della malvagità e della crudeltà così come nel Male può esserci la necessità di fare del bene. 


Nel mondo di Dara giocano un ruolo fondamentale le forze soprannaturali, infatti i Sette Dei dell'Arcipelago, anche se non in maniera diretta, si interessano e provano ad interferire per i loro tornaconti nelle vicende degli uomini. Una presenza del mondo etereo molto simile a quella che si trova nelle opere di Omero dove le forze in campo sono aiutate, o messe in difficoltà, da dèi capricciosi. Nonostante ciò la decisione ultima spetta agli uomini che hanno sempre la capacità di essere misericordiosi oppure, anche in nome di concetti alti come l'onore ed il rispetto, concedersi alle crudeltà più disumane. Sta ad essi capire che gli dèi sono come "il vento e le maree, grandiosi correnti di potere che possono essere cavalcate soltanto da chi è disposto a prendere l'iniziativa".



In relazione a ciò le profezie hanno un significato molto ambiguo, infatti anche se direttamente dettate dagli dèi stessi, saranno interpretabili in maniere molto diverse tra loro. Ciò si ricollega ad un tema fondamentale del romanzo: ogni uomo, anche il più forte, ha un punto debole. La forza fisica non può nulla contro l'intelligenza e la scaltrezza, ma allo stesso tempo la scaltrezza non può nulla contro lo strapotere fisico. L'equilibrio è la chiave di volta di quest'opera e sarà proprio l'equilibrio spezzato a determinare vincitori e vinti. Nonostante questo solo quando non esisteranno più nè vincitori nè vinti il mondo potrà salvarsi.

Un altro tema portante è l'importanza dei fiori e del loro significato all'interno del mondo e della vita di ogni uomo. Una delle protagoniste, Jia la moglie di Garu, esperta in erbe e piante, è in grado di utilizzarle per volgere a suo favore, e a favore di chi ama, le sorti del destino. Mata e Kuni si definiscono rispettivamente un Crisantemo ed un Dente di Leone, esprimendo, secondo il linguaggio dei fiori, le loro caratteristiche in comune con queste piante.

Interessante è anche notare l'importanza data al modo di sedersi di ogni personaggio a confronto con gli altri. Infatti la "seduta" è importante per rendere chiaro il rapporto tra coloro che parlano secondo il ceto sociale e il rapporto personale, passando da un tipo molto formale ad uno estremamente informale. Ciò è anche un modo, in alcune occasioni, di mettere in risalto le differenze di visione che hanno i personaggi l'uno dell'altro:
«Quando sono poveri e in affanno è facile per gli uomini essere amici fraterni, ma diventa molto più difficile quando le cose vanno bene. Un’amicizia non sarà mai forte quanto un legame di sangue" e ciò ha delle conseguenze fondamentali per lo svolgimento dei fatti.

Altro tema importantissimo è la visione delle donne all'interno del mondo di Dara. 
Inizialmente sono infatti considerate come sesso debole e definite persino nei testi sacri come figure di estrema inutilità, necessarie solo per gestire l'alcova familiare. Tuttavia, lentamente ma inesorabilmente, le protagoniste femminili, si mettono in mostra per ciò che veramente sono in grado di fare.
I due protagonisti si differenziano anche dal punto di vista della fiducia che ripongono nel genere femminile: uno dedito all'onore e alla tradizione, preferisce non fare affidamento su di loro. L'altro invece, più aperto, è propenso a trovare soluzioni alternative, cerca quindi aiuti importantissimi proprio ricorrendo all'ingegno delle donne.

Con il suo stile di scrittura semplice, ma a tratti aulico, Ken Liu porta il lettore all'interno di un mondo fantastico molto simile a quello attuale, ispirato alla Cina del Medioevo: il mondo di Dara. 
Dopo un iniziale momento di introduzione, la narrazione mette in risalto non soltanto le gesta e le strategie militari e politiche ma anche, e soprattutto, i cuori degli uomini che spesso devono lottare contro sé stessi per un Bene più grande. La fondamentale differenza tra i fantasy classici e questo è l'assenza di un Male assoluto e, così come già detto in precedenza, anche di un Bene assoluto. Il mondo è fatto di esseri umani e da tali si comportano con i loro errori e le loro gesta eroiche. La domanda é: cosa prevarrà? La forza o la scaltrezza? La vendettà o il perdono? L'onore o l'astuzia?


"La Grazia dei Re" è un romanzo estremamente interessante e coinvolgente, che spinge il lettore ad affezionarsi ai numerosi personaggi. Assolutamente da non perdere per gli appassionati del genere.









Le altre tappe del Review Party le trovate sui seguenti blog:

mercoledì 24 giugno 2020

"Utena ~ La fillette révolutionnaire" di Chiho Saito, vol.1


Quello dei manga è un linguaggio che gioca con le immagini e le parole, trascinando il lettore in un gioco segreto nel quale lo sfida a comprendere i significati nascosti dietro le figure e gli occhi dei personaggi. Occhi così grandi che riescono a racchiudere universi stellati, o i più profondi abissi. Per approcciarsi ad un manga bisogna liberarsi della mentalità "occidentale" e immergersi in quella orientale, in quel mondo misterioso in bianco e nero costituito da immagini impalpabili come nuvole o graffianti come se la carta fosse stata imbrattata violentemente da lunghi artigli grondanti inchiostro. Tra le pagine dei manga trovano ospitalità storie di ogni genere, dalle storie d'amore ai racconti dell'orrore.
I manga sono pubblicazioni spesso non rivolte ai bambini, con un pubblico estremamente settorializzato e selezionato, capace di notare e apprezzare i riferimenti e non essere infastidito da eventuali ambiguità.

Utena non fa eccezione e si presenta come una storia a fumetti romantica, delicata, ironica e a tratti ambigua.

Utena, il cui nome richiama "Atena", che nella mitologia greca è la dea della guerra, è il nome della protagonista di questo omonimo manga, di cui la casa editrice "Starcomics" sta pubblicando una nuova edizione: l'intera storia sarà raccolta in tre volumi e uno spin off conclusivo.
Ogni tankobon - albo - è in grande formato, con la copertina morbida, un'elegante sovraccoperta lucida con alette di un brillante colore sui toni del rosa e vari contenuti speciali.

Solare, estroversa, anticonformista e indipendente, Utena è una ragazza dal carattere fumantino, intollerante davanti alle ingiustizie e con una forza di volontà d'acciaio.
Vive con la zia poiché i suoi genitori sono morti quando era molto piccola. All'epoca la zia non voleva confessarle l'accaduto: anche lei molto giovane, non sapeva bene quali parole usare con la piccola. Ma Utena aveva capito che non sarebbero più tornati e, vagando per la città lontano da casa, si era persa. Dopo essere caduta in un torrente, era stata salvata da un misterioso individuo che emanava un profumato di rose, il quale l'aveva riportata sulla terraferma.



Lo sconosciuto aveva asciugato le sue lacrime dandole un bacio sulla guancia, e con questo gesto le aveva sfiorato la guancia con la lingua. Da allora lei lo chiamava il suo "Principe"  o "Puru puru", dall'onomatopea giapponese che si riferisce alla lingua.
Prima di andare via egli le aveva regalato un anello con uno stemma a forma di rosa dicendole che, se non avesse perso la nobiltà d'animo che le aveva donato con il suo bacio, un giorno lo avrebbe incontrato di nuovo.



Da allora Utena ha ricevuto ogni anno una cartolina con il sigillo della rosa e, nell'anno dei suoi quattordici anni, l'ultima cartolina le annuncia che presto incontrerà il principe.
Utena, emozionata, non vede l'ora di scoprire chi sia, fantastica su di lui considerandolo già il suo primo amore.
Grazie all'amico Kaido scopre che le foto sul retro delle cartoline che ha ricevuto compongono la fotografia di un posto ben preciso, l'accademia Othori, e una frase latina dice "ti aspetto qui".


Sebbene Utena dovrebbe trasferisi ad Amsterdam seguendo la zia, che deve lavorare lì come arredatrice d'interni, decide di andare a studiare all'accademia Ohtori, con la speranza di riuscire ad incontrate "Puru puru".

L'accademia Ohtori nasconde molti segreti: una porta magica, nel cuore del bosco, consente l'accesso ad un'arena incantata, sotto un suggestivo palazzo sospeso, dove si svolgono i combattimenti dei duellanti, gestiti dal presidente del consiglio studentesco, il carismatico Kiryo.
Solamente chi possiede un anello con il sigillo della rosa può diventare un duellante e concorrere per impugnare la magica Spada della Rosa, custodita grazie ad un incantesimo nel corpo di una strana e silenziosa ragazza, Anthy Himemiya.
Chi riuscirà a vincere tutti i duelli potrà ottenere il potere di Dios e, forse, entrare nel palazzo sospeso e accedere al mistico potere "di rivoluzionare il mondo".
Tutto sembra molto strano e Utena, piena di dubbi e domande, cercherà di scoprire ogni segreto.


Questo manga, fantasy Shojo (ossia rivolto ad un pubblico prevalentemente femminile) si inserisce nel filone di fumetti con eroine che si ispirano a Sailor Moon e simili, però con una storia nuova che riesce a presentare una certa originalità.
A tratti l'opera assume caratteristiche di un Reverse - Harem, infatti quasi tutti i personaggi maschili tendono a corteggiare la protagonista, tuttavia riuscendo a non cadere negli eccessi di questo genere.

I riferimenti ad altre opere quali "Lady Oscar" e "Il mistero della pietra azzurra" sono così chiari da essere veri e propri tributi a queste grandi storie ormai radicate nell'immaginario collettivo di molti lettori.

Il primo volume comprende il prologo, la prima parte della storia e, in appendice, "La magnifica trasmutazione del curry", un breve racconto umoristico che vede protagonisti gli stessi personaggi della storia, in situazioni divertenti e paradossali.
Questo genere di racconti sono frequenti nei manga, servono per stemperare la tensione e divertire il lettore, con una storia extra che non segue il filone delle avventure di base e mostra un lato più scanzonato dei personaggi.


Lo stile di disegno di Chico Saito è pulito, lineare, con scenari curatissimi, un'autentica meraviglia per gli occhi.
Corpi e volti si mischiano spesso con il paesaggio o con turbini di volteggianti petali di rose, rendendo le tavole sognanti, dinamiche e coinvolgenti, prive di staticità ed incredibilmente accattivanti.




Il personaggio di Utena è sicuramente interessante: una ragazza forte e sicura di sé, che però come ogni adolescente ha ingenui sogni d'amore.
Decisa a scoprire la vera identità del principe che le ha regalato nobiltà, forza e coraggio, si trasferisce all'accedemia Othori anche se sarà sola e lontana dalla zia che l'ha sempre aiutata.
Inoltre, quando scopre il sistema dei duelli del Sigillo della Rosa, non accetta passivamente quel che viene detto, ma indaga le ragioni dietro il misterioso regolamento dei duellanti.
In maniera provocatoria, sostiene più volte che preferirebbe essere "un principe" se l'alternativa è essere una principessa da salvare. È stata già salvata una volta, ed ora il suo desiderio è essere utile per qualcun altro, piuttosto che essere salvata ancora.
Al contrario Anthy non si oppone mai alle regole che riceve, e non sembra essere dispiaciuta del suo destino di "Sposa della Rosa" e fodero umano dell'arcana spada magica che il vincitore di un duello può impugnare.
Sembra priva di sentimenti, ma Utena, che prova pena per lei, cercherà di convincerla a ribellarsi al terribile destino che le è stato imposto, nel quale sembra non avere mai voce in capitolo.


Il manga tratta avventura e amore in chiave fantasy, ammantando di mistero personaggi e vicende.
La storia di ciascun personaggio viene approfondita.


Ad esempio viene analizzato il rapporto di Miki con la sorella gemella, terribilmente gelosa di lui e non accetta che possa vivere lontano da lei. Però con il tempo imparerà a vincere la propria gelosia nei suoi confronti. Un altro personaggio importante è la bella Juri, una duellante che deve accettare di non essere ricambiata del ragazzo di cui è innamorata.
I personaggi più ambigui sono sicuramente Kiryu, il presidente del consiglio studentesco, e Anthy. Entrambi apparentemente privi di sentimenti e schiavi degli eventi, asserviti al misterioso "Confine del Mondo".


"Utena~La fillette rivolutionnaire" è un manga sicuramente interessante, una bella storia con qualche stravaganza tipica dei manga.
Piacerà sicuramente agli amanti di Sailor Moon e di Lady Oscar e agli appassionati di Shojo. 

Quella della Starcomics è un'edizione da collezione per chi già ha conosciuto Utena anni fa, e da scoprire approfittando di questa bella raccolta, per chi non ha mai sentito parlare della guerriera del Sigillo della Rosa.




venerdì 19 giugno 2020

Dreamless boy ~ Capitolo 3


Solo un sogno?



Roberto aveva notato che il suo amico Alessandro era alquanto taciturno quella mattina, in classe. Tuttavia non gli chiese niente. Lo conosceva bene, e sapeva che quando assumeva quell’espressione significava che era concentrato su pensieri contorti, pensieri che avrebbero dovuto condurlo ad una conclusione importante, e non amava essere interrotto proprio quando aveva quasi risolto ogni mistero. 
Però i ragionamenti di quella mattina lo avevano tenuto impegnato sin troppo, e Roberto detestava essere ignorato dal suo compagno di banco. 
Così, timidamente, gli poggiò una mano sulla spalla. 
-Tutto bene? Sembri svagato… - gli domandò, in un sussurro. 
Alessandro si ridestò dal suo coma. Si guardò attorno con la stessa espressione attonita di chi si chiede dove si trovi e perché. 
Era in classe, seduto al secondo banco della fila centrale, nel bel mezzo di una spiegazione di italiano che, per una volta, gli era impossibile seguire. Generalmente era il più attento di tutti, sempre uno studente modello, sempre razionale, sempre preso da tutto ciò che fosse pratico e concreto. La matematica, per esempio, o la fisica. Materie in cui non c’era bisogno di esprimere riflessioni personali. 
Due più due fa quattro, radice quadrata due. Così è sempre stato e così sarà sempre, amen. Nessuna opinione, nessun dubbio. Basta conoscere la formula giusta per non avere il minimo tentennamento neppure nell’esercizio più complicato. 
Alessandro era un ragazzo riflessivo, ma la sua mente era abituata a procedere per processi logici e razionali. 
Ora, invece, si stava distraendo nel bel mezzo di una lezione, perché non riusciva a togliersi dalla testa il ricordo di quanto era avvenuto quella assurda notte. 
Lui, il ragazzo che non aveva mai sognato, la prima volta che c’era riuscito aveva visto qualcosa di reale, aveva scoperto di potersi muovere nel buio senza essere visto, e di poter vedere non solo ciò che accadeva intorno a lui, ma soprattutto l’invisibile. Le emozioni delle persone. 
Assurdo! Si ripeteva, prendendosi la testa fra le mani. Nessuna di quelle cose aveva senso, non poteva accettarle come vere. Però, per quanto gli risultasse difficile crederci, come poteva negare di aver letto sul cellulare di suo fratello un messaggio identico a quello visto nel suo sogno? 
Se solo non lo avesse visto, avrebbe potuto catalogare quella strana notte come nulla di più anomalo di un sogno strano. 
Gli tornò in mente uno dei particolari più bizzarri del suo sogno. 
Ginger, il gatto. Ginger aveva parlato, Ginger era un gatto e nessun gatto parla. 
Ciò che lo inquietava di più era il fatto che, pensandoci, era innegabile che non fosse mai stato un felino comune. 
Non era un trovatello e non lo avevano adottato: semplicemente, una mattina si era fatto trovare dinanzi alla porta della loro casa, seduto sullo zerbino, fiero e con le orecchie dritte. Come se avesse in qualche modo scelto la sua nuova casa, e come se pretendesse di essere accolto.
Alessandro ricordava di averlo giudicato bello e regale. Ricordava proprio di averlo detto, di averne elogiato la bellezza quasi innaturale ed il folto pelo fulvo, e ricordò il felino che, a quei complimenti, aveva gonfiato il petto, compiaciuto. 
Come se avesse capito. 
C'erano state numerose occasioni in cui il suo gatto si era comportato in modo decisamente poco ferino, e aveva dimostrato di avere un intuito particolare per certe richieste. 
Nonostante i suoi comportamenti insoliti, che certamente lo avevano spesso indotto a pensare che fosse dotato di un’intelligenza inconsueta e al di sopra della media, mai aveva lontanamente pensato che… potesse parlare! 
E poi, se ne era capace, perché aveva atteso proprio quella notte per rivelare le proprie capacità? Perché solo con lui? E perché, quel mattino, si era comportato come se nulla fosse accaduto, mangiando il suo cibo con il solito garbo? 
Forse sto impazzendo, pensò Alessandro. 
E poi, da mente razionale qual era, pensò di doversi ricordare quella data, per poi contare i giorni che avrebbe impiegato ad annegare nella follia più totale. 
Poteva essere un esperimento interessante… 
-Alessandro? Sembri un po’ perso, oggi – commentò ancora Roberto, guardandolo con uno sguardo non più sorpreso di quello che avrebbe rivolto ad un tipo che se ne fosse andato in giro con i capelli verdi, o viola. 
Alessandro sospirò. 
-Se tu sapessi cosa è accaduto stanotte – bisbigliò, a disagio. 
-Cosa è successo? – domandò l’altro, curioso, inclinando il capo nella sua direzione. 
Roberto amava le storie, ed era molto curioso di conoscere il misterioso motivo di afflizione del suo amico, quel qualcosa che era riuscito a distrarlo per quasi tutta la durata della lezione. 
Alessandro però, giunto il fatidico momento di parlare, si sentì la gola secca.
Da dove incominciare? Non aveva un discorso ordinato in mente. Non poteva parlare in quel momento: se lo avesse fatto, avrebbe finito con il blaterare qualcosa di insensato su un gatto che parlava e suo fratello che litigava a telefono con la sua fidanzata. 
Un pasticcio di parole senza capo né coda, e senza senso.
No, non poteva parlare in quel momento, Roberto lo avrebbe scambiato per un matto – non lo era, ed era sicuro di non esserlo, o almeno non ancora – e poi l’insegnante stava spiegando. 
-All’intervallo ti spiegherò tutto. – promise, guardando dritto davanti a sé, come se desiderasse ascoltare davvero l’insegnante. Ma non ci riusciva, e sapeva che avrebbe trascorso anche il resto della lezione a riordinare i pensieri. 
Roberto si ritirò, leggermente deluso. Ma la procrastinazione delle spiegazioni non fece altro che aumentare la sua curiosità. 

L’intervallo arrivò prima di quanto Alessandro sperasse e così, quasi senza accorgersene, si ritrovò inchiodato al termosifone, con gli occhi di Roberto fissi su di sé, pieni di curiosità. Il ragazzo era interessato a comportarsi da bravo amico e a liberare Alessandro dal suo peso, ma questo non si decideva a spiccicare parola. 
-E’ difficile da spiegare. Non so se mi crederai. Se me lo raccontassi tu, io non ti crederei… lo farei con molta difficoltà, almeno – spiegò, imbarazzato, con le braccia incrociate sul petto. 
Roberto era sempre più curioso. 
-Provaci – lo sfidò. 
L’altro sospirò. 
-E va bene. Stanotte ho sognato. Ma credo non fosse un sogno. Io penso… penso piuttosto che il mio spirito sia capace di vagare mentre il corpo dorme, ed è capace di vedere cose che gli altri non vedono, e udire cose che gli altri non sentono. – 
Aveva unito le parole e tenuto gli occhi bassi. Finalmente li sollevò per incrociare gli occhi dell’amico. Come si aspettava, vi albergava uno sguardo più che perplesso. 
-E’ assurdo. Impossibile. – 
-Sembrava reale – 
-I sogni lo sembrano sempre. Tu naturalmente non sei un esperto in materia, ma lascia che te lo dica io – 
Alessandro annuì. Inizialmente aveva pensato che erano quelle le cose che desiderava sentirsi dire, sapeva che Roberto gli avrebbe risposto in quel modo. Ma, da un’altra parte… voleva sentirsi dire che era vero, che aveva ragione, che era speciale. In un certo senso, non sentirselo dire fu una delusione. 
Però del resto cosa poteva saperne, Roberto? Non era stato lui a vivere quell’esperienza. 
-Forse hai ragione – gli disse, semplicemente. Ma lo disse soltanto per porre fine alla discussione. In realtà, non credeva affatto che il suo amico fosse nel giusto. 

***

Tornando a casa, quel pomeriggio, Alessandro era ancora preso dai suoi pensieri. Stringeva saldamente nella mano destra un ombrello blu, per ripararsi dalla pioggia insistente. 
Intorno a lui, alberi nudi e silenziosi decoravano il paesaggio autunnale. Ogni cosa sembrava riflettere il grigio cupo del cielo. Tutto era immobile, come di pietra. 
Guardava la strada dritto davanti a sé, con espressione indifferente. Aveva appena imboccato il suo vicoletto, quando si bloccò. 

Angoscia. Dolore. Aiuto. Non ce la faccio, non ne posso più. 

Perché mi sento così? Si chiese. Non aveva alcuna ragione per provare simili sentimenti.
D’improvviso, ebbe un’illuminazione. 
Probabilmente stava accadendo la stessa cosa di quella notte, ossia qualcuno provava quelle emozioni, che si espandevano nell’aria come ombre, contaminando tutto ciò che toccavano. 
Però il dolore di suo fratello non era nulla, se paragonato a questo. Chi era capace di provare una sofferenza simile? 
Istintivamente sollevò la testa, scrutando le finestre dei palazzi alla sua destra. 
Alla finestra del secondo piano c’era qualcuno. 
Una ragazza. 
Immobile, stretta in una felpa di un colore chiaro, il cappuccio tirato fin sopra i capelli. 
Si era accorta di essere osservata, ma non per questo si allontanò dalla finestra. 
Neanche Alessandro si mosse. 
Era lei? Era quella ragazza, colei che soffriva in quel modo atroce? Perché? E chi era? Dal marciapiede non ne vedeva bene i lineamenti, per di più la pioggia gli offuscava la vista, ma era abbastanza sicuro di non averla mai vista. 
Per di più la casa in cui si trovava era stata disabitata per alcuni anni. In effetti, il ragazzo non aveva idea dell’arrivo dei nuovi inquilini. 
Doveva essere giunta in paese da poco, dedusse. 
Si rese conto che si stavano fissando già da un po’, lui e la ragazza col cappuccio, e pensò di alzare la mano destra, in cenno di saluto. 
La ragazza non ricambiò il gesto, e lui si sentì uno stupido. 
Abbassò la mano, se la mise in tasca, chinò la testa e riprese a camminare, svelto. Cosa gli era preso? Era chiaro che lei non lo aveva salutato: perché avrebbe dovuto? Non lo conosceva nemmeno. 
Ma allora perché ci era rimasto così male? 
Non sapeva spiegarselo. 
Ripensò al motivo per cui aveva incrociato il suo sguardo, ossia l’aver percepito tutti quei dolorosi sentimenti, forse suoi, forse no.
Ne era veramente capace, dunque? Riusciva davvero a percepire i sentimenti delle persone? 
Arrivò a casa quasi senza accorgersene. Depositò l’ombrello nel porta ombrelli e, prima di dirigersi al piano superiore, si accostò alla poltrona di Tibert, per carezzargli la testa. 
-Ciao, micetto- lo salutò, per studiarne la reazione. 
Il felino ricambiò le sue parole con uno sguardo cupo ed altezzoso, come a dirgli di non azzardarsi a chiamarlo “micetto” una seconda volta, se non voleva ritrovarsi con le dita della mano straccate a morsi.
Il ragazzo era sempre più turbato. Tibert, come si aspettava, non si comportava per niente come un gatto normale. Però non parlava più. Perché? 
Forse si stava lasciando suggestionare troppo, forse non aveva mai parlato, e dunque non doveva aspettarselo. Alessandro non voleva impazzire. Era disposto a credere che fosse tutto un’illusione, che non avesse nessun dono speciale. Ma sapeva cosa aveva sentito e percepito, nel sogno e poco prima, in strada, perciò la sua mente pragmatica necessitava di prove concrete davanti alle quali fosse impossibile dire “io non credo”. 
Un’espressione di decisione comparve sul suo viso. 
Se questa notte lo farò ancora, potrebbe voler dire che sono realmente capace di fare ciò che credo. Altrimenti capirò che si è trattato solo di un bel sogno, e non ci penserò mai più. 

giovedì 18 giugno 2020

"Un singolo passo": una nuova graphic novel Tunué




"Un singolo passo" è una graphic novel edita da Tunué, in uscita oggi.
È un'opera interamente a colori che si rivolge ad un pubblico adulto.
Le vicende narrate ruotano attorno ad un protagonista mai chiamato per nome, una particolarità che mi ha ricordato "Il diavolo in corpo" di Raymond Radiguet. Anche il suo volto viene mostrato poco, sempre coperto da una mano, o al massimo in metà vignetta.


Questo non avviene con i volti degli altri personaggi, ed è importante perché è come se in questo modo gli autori avessero voluto mostrare al lettore la stessa prospettiva del protagonista, permettendogli di calarsi nella sua anima e nei suoi pensieri. Infatti le illustrazioni essenziali e i colori brillanti concentrano l'attenzione sulla sua visione della realtà che egli, essendo nel pieno della giovinezza, percepisce con particolare intensità.
Il protagonista è un ragazzo di vent'anni, iscritto da poco all'università. È distrutto perché la sua fidanzata, che amava molto, lo ha lasciato. Si sente come una marionetta a cui sono stati staccati i fili, oppure come un puzzle scomposto.


Genitori e amici cercano di confortarlo. Cosa sarà mai la fine di una storia? "Morto un papa se ne fa un altro" dice suo padre, ma lui non è della stessa opinione. Si sente come se ogni luce dentro di lui fosse stata spenta, e non sa come riaccenderla. A volte per distaccarsi da una situazione che causa sofferenza c'è bisogno di un allontamanto fisico, così coglie l'opportunità di partecipare ad un progetto Erasmus, che gli permetterà di trascorrere alcuni mesi di studio all'estero. Precisamente a Porto, in Portogallo.



Poco dopo l'arrivo però, gli si presentano le prime difficoltà. La lingua gli sembra incomprensibile e poi non conosce nessuno. Inoltre per la prima volta è costretto a vivere da solo quindi deve imparare ad autogestirsi.
Ogni problema gli appare insormontabile, la solitudine pesa sulle sue spalle come un macigno e già poco dopo l'arrivo nasce in lui il desiderio prepotente di tornare subito in Italia.
Ma una coinquilina capisce il suo stato d'animo e lo incoraggia a darsi una possibilità, a non sprecare l'occasione dell'Erasmus a causa di un momentaneo e comprensibile senso di iniziale disagio. Lo invita perciò ad uscire con i suoi amici. Il ragazzo sceglie di fidarsi di lei e accetta l'invito. Grazie a lei conosce altri ragazzi in Erasmus che gli confermano di essersi sentiti spaesati come lui all'inizio e di essersi ambientati solo dopo qualche giorno.
Rincuorato, abbandona l'idea di ripartire e inizia ad affrontare i vari ostacoli che gli si presentano con un atteggiamento più positivo ed ottimista. 



Grazie all'esperienza dell'Erasmus tornerà più forte e consapevole del proprio valore, nonché della propria indipendenza.

Vivendo da solo riesce a superare anche l'attaccamento nei confronti dei genitori, instaurando con loro una relazione più sana, non di dipendenza ma di reciproco affetto e stima.

All'inizio della storia il protagonista si sente come se si trovasse su un palco, dinanzi ad un pubblico immenso da compiacere ad ogni costo, pronto a deriderlo e scuotere la testa in segno di disapprovazione. Dopo la sua crescita si rende conto che non esiste nessun pubblico al quale dimostrare qualcosa.
La meta dell'Erasmus non è casuale: la penisola iberica è molto accreditata per viaggi di studio, ma gli autori hanno scelto tale collocazione anche per il bellissimo oceano che ne lambisce le coste. Con il suo movimento lento ma incessante, capace di modellare le rocce, sembra al protagonista senza nome "inevitabile" come il destino, e come il cambiamento che dà forma alla personalità di ogni persona.


L'evoluzione interiore del protagonista viene comunicata al lettore tramite la metafora visiva dei baffi. Quando si trova a Porto, avviene in lui un cambiamento che desidera vedere anche sul suo volto quando si guarda allo specchio, grazie ad un dettaglio, anche piccolo ma indispensabile. Così inizia a farsi crescere i baffi, tanto che i nuovi amici iniziano a chiamarlo "baffo" come se in un certo senso riconoscessero la sua nuova identità.



Così tutto sommato non mi importava più sapere se stessi tornando o partendo e verso chi o cosa andassi. Ciò che contava, adesso, era sapere finalmente chi fossi diventato.

Alla fine della sua esperienza il protagonista scopre di aver abbandonato definitivamente nel passato le sue difficoltà, e di riuscire ad essere di nuovo felice. Senza neanche rendersene conto, passo dopo passo, questo è accaduto perché si è aperto lentamente alla vita.

Così le giornate ripresero a scorrere lente, e pensavo... ripensavo al destino, da cui non si può fuggire. Ai suoi segni, alla sua ciclicità. E alla sua unica, amara e puntuale ironia. DI cui iniziavo, però, a saper ridere.

Mentre poco dopo l'arrivo a Parto con gli amici brinda "alla fine" prima di partire riesce a brindare ai nuovi inizi. Ha imparato ad accettare il fluire inesorabile degli eventi, sorridendo perché sono accaduti ma senza rimpiangerli e crogiolarsi in modo passivo, come faceva prima di partire, in un passato triste che non può cambiare.

Finalmente capivo, infatti, cosa mi era succcesso, cosa avevo fatto. Era stato l'aver avuto il coraggio di osservare tutto ciò che c'era al di fuori di quello che non avevo vissuto fino a quel momento.

Consiglio questo libro a tutti coloro che sognano di fare un viaggio all'estero e soprattuto a quei lettori che si sono sentiti smarriti, in un certo momento della propria vita, e per ritrovarsi hanno trascorso un periodo di tempo lontano da casa, tornando profondamente cambiati.


Naturalmente ne consiglio la lettura in modo particolare a coloro che hanno vissuto l'esperienza dell'Erasmus: si riconosceranno sicuramente in questa delicata graphic novel, che gli porterà alla mente tanti piacevoli ricordi.






mercoledì 17 giugno 2020

"Pronti a credere" di Maurizio Garzara




Fantasmi, antico Egitto, una compagnia di amici apparentemente male assortita e tanto umorismo: sono gli elementi principali del romanzo “Pronti a credere ~ I fantasmi invadono Torino” di Maurizio Garzara, autore appassionato di paranormale. Ha già pubblicato "La vendetta di Cesare" con Lampi di Stampa. "Pronti a credere" è stato insignito del premio letterario "Trappolino d'oro" indetto dall'associazione culturale Ghostbusters Italia durante il Cartoomics di Milano nel 2018.
La storia è ambientata nell'epoca contemporanea, in Italia.
Leonardo e Matteo sono due giovani studenti universitari. Vivono a Torino e sono da sempre affascinati dai fenomeni paranormali. Una sera, usando una tavola oujia per fare uno scherzo a Marco, un loro amico particolarmente impressionabile, i due ragazzi accidentalmente evocano davvero uno spettro, che si manifesta davanti ai loro occhi meravigliati e anche un po’ spaventati.



"-Ok, cerchiamo di mantenere la calma. Magari, passando vicino al tavolino, il ginocchio calamitato ha creato un'interferenza con il puntatore e...-
Venne interrotto da Leonardo che indicava il piano della cucina con sopra la calamita che Marco si era tolto dalla gamba tempo prima. Matteo si vide costretto a rivedere la propria teoria. 
-Va bene, allora sarà stato qualche campo magnetico dei nostri telefoni che... no, ecco! Un terremoto. Sì sapete, uno di quelli lievi, quasi impercettibili.-
Leonardo lo smentì. 
-Un terremoto in grado di far cadere un oggetto da un tavolo farebbe oscillare i lampadari e qui sono tutti fermi. Abbiamo risvegliato qualcosa. Una presenza! -
Marco era in preda al panico, tremava di terrore. Matteo cercando di voler ripristinare un'atmosfera meno tesa disse: -Se l'abbiamo risvegliata vorrà dire che canteremo una ninna nanna e tornerà a dormire. Mi sembra semplice, no?"



Ma è solo il primo di una serie di eventi paranormali apparentemente inspiegabili, che spingono Leonardo e Matteo ad indagare coinvolgendo l’amica Pàmela, che lavora in un museo egizio.
Insieme i tre chiedono anche l’aiuto di Edoardo, un inventore un po’ bizzarro, attratto da ogni evento apparentemente inspiegabile. Il suo film preferito è “Ghostbusters”: lo ha visto decine di volte. La sua massima aspirazione è emulare le gesta dei protagonisti del film, realizzando una macchina capace di catturare i fantasmi.
Leonardo, Pàmela, Matteo ed Edoardo scoprono ben presto che una seria minaccia incombe su Torino: una sètta costituita da un manipolo di esaltati sta pianificando di riportare in vita un antico faraone, per permettergli di dominare il mondo. Purtroppo nessuno darebbe credito agli avvertimenti di tre studenti universitari e di un inventore di scarsa fama, perciò decidono di attivarsi personalmente per salvare la
città. Con l'aiuto di una medium e di un professore benestante che crede in loro, dà fiducia alle abilità di Edoardo e procura il denaro necessario per finanziare il loro progetto, aprono un'attività: diventano così gli Acchiappaspettri, disinfestatori di fantasmi.

Pronti a credere” è un romanzo incalzante, pervaso da un umorismo sottile e brillante. Un esilarante racconto di fantasmi e avventura, in cui la risata si mischia al perturbante producendo un risultato grottesco e per nulla banale. L’opera trae dichiaratamente ispirazione – soprattutto per i dialoghi e i personaggi - dal film “Ghostbusters”, riuscendo a differenziarsi da esso in modo positivo. Personalmente ho trovato nel film molti elementi di umorismo discutibile, invece il libro fa ridere e sorridere in modo estremamente piacevole, quindi l’ho preferito all’opera cinematografica.



"-Ora cerca di stare calmo. Non ti dirò che dietro di te si sta materializzando qualcosa, però a mio avviso faresti bene a spostarti. -
Marco all'udire quelle parole perse il senno svenendo a terra. Leonardo guardò Matteo:
-Tu il tatto l'hai imparato in miniera, vero? -


Anche i personaggi, che nelle descrizioni fisiche sono simili agli attori protagonisti del film, risultano più simpatici e accattivanti rispetto ad essi. Inoltre ho apprezzato la presenza dei personaggi femminili, attivi nella vicenda e importanti al pari delle figure maschili.
La giovane studentessa lavoratrice Pàmela e la medium Leonor si distinguono per intelletto e professionalità: nessuna delle due cade nello stereotipo del personaggio femminile attorno a cui
ruotano tutti i personaggi maschili della storia.
Sono infatti assenti intrecci romantici nel libro; piuttosto una bella amicizia lega i protagonisti, i quali unendo le forze e le competenze riescono a diventare gli eroi della propria città, cercando una soluzione attraverso prove ed errori e superando ogni volta le varie difficoltà che gli si presentano.


"-Guardati attorno Tony! È andato in fumo. Non è rimasto nulla del progetto. -
-Non è così! Nulla è perduto. Quello che è andato in fumo qui è solo il tuo ego. Stai facendo in modo che un piccolo fallimento ostacoli i tuoi progetti. Sappi che gli ostacoli esistono e sono fatti per essere superati. -"

Matteo, Leonardo e Pàmela, giovani, intraprendenti e pieni di iniziativa, saranno la guida del lettore in questo elettrizzante viaggio nei misteri del mondo sovrannaturale, fra le strade di un’enigmatica e nebbiosa Torino, dove un susseguirsi di avvenimenti sempre più catastrofici condurrà il lettore sino all'adrenalinico finale.

"-Vedrete che la porta maledetta sarà la prossima. E' sempre così. Tanta paura e poi tutto si risolve solo alla fine. -"

Maurizio Garzara ha scritto un libro irresistibile, coinvolgente ed ironico, capace di regalare al lettore un’indimenticabile esperienza letteraria.

venerdì 12 giugno 2020

"La rosa bianca di serpente~L'inizio della maledizione" di Greta Guerrieri


"La rosa bianca di serpente - L'inizio della maledizione" è il primo volume della saga fantasy di Greta Guerrieri.

In un mondo diviso in villaggi, e nel quale vari elementi fantastici coesistono fra loro, vivono Etka, una ragazza tranquilla e Lais un ragazzo orfano e dal carattere burbero e ribelle.
Non potrebbero essere più diversi eppure le loro vite si incroceranno, grazie ad un incontro voluto dal destino.


Il ragazzo ruotò appena il capo limitandosi a fissarla con la coda dell'occhio. Le lanciò uno sguardo strano, pieno di mistero e fascino. Etka lo accolse tutto, assaporando quella strana sensazione. Capì di voler approfondire le conoscenze su quel giovane, perché era diverso dagli altri ragazzi che aveva incontrato fino ad ora e con cui aveva avuto a che fare. Lui era speciale, proprio come lei. Ecco perché rimase imbambolata come una stupida, a osservarlo allontanarsi, domandandosi quando lo avrebbe rivisto. Voleva essere fissata nuovamente da quegli occhi dorati come il miele.

Lais, vittima di una maledizione, scopre che la vicinanza di Etka sembra avere su di lui un effetto benefico. Convinti di essere legati da una misteriosa magia, che li attira verso una destinazione ignota, decidono di intraprendere un viaggio che sperano li conduca alla verità.
Il romanzo non si concentra solo sulle avventure di Etka e Lais, ma anche sulle vicende parallele di altri ragazzi: Wolk, Jul e Irkl. I tre studiano nella stessa scuola di combattimento da molti anni, anche se a volte i rapporti fra loro sono un po' tesi. Wolk, un ragazzo un po' arrogante, è da sempre innamorato di Jul, una ragazza timida e minuta. Una sera, per difenderla da due malintenzionati, li aggredisce e senza volerlo li uccide. Spaventati, i due ragazzi non vedono alternative se non la fuga.

《Andiamocene via da qui》 l'aiutò a sollevarsi da terra, sostenendola con le braccia. L'arma del delitto fu abbandonata, come i due uomini, mentre i due ragazzi procedevano a zig-zag nella confusione della notte.
Wolk non si era mai ritrovato in un casino del genere. Si sentiva sporco dentro, e non solamente superficialmente, come i suoi indumenti. Puzzavano di sangue secco, e non aveva la più pallida idea di dove avrebbe potuto condurre una ragazza sull'orlo di una crisi di nervi. Aprì lentamente la soglia di casa sua. Avevano bisogno di un rifugio tranquillo, non potevano permettersi di rimanere a spasso per le vie del villaggio. [...]
《Io lascerò il villaggio. Verso l'alba. Ho bisogno di farmi alcune ore di sonno prima di andarmene. Per quanto riguarda te io non ti do l'ordine di seguirmi. Sei libera di scegliere ciò che preferisci》 spiegò osservandola tristemente. Lei deglutì, impaurita. 《Come posso restare qui? Non avrei il coraggio di guardare più nessuno negli occhi.》
《 Sì ma la tua famiglia? Il tuo gemello?》 un barlume di luce si accese nel cuore della rossa.
《Irkl... lui capirà, come anche i miei genitori. Mi inventerò qualcosa》 annuì poco convinta, indietreggiando velocemente.


Irkl, gemello di Jul, decide di partire a sua volta per cercare la sorella.

Irkl fu invaso da mille dubbi e perplessità. Iniziò a domandarsi se fosse stata davvero la decisione giusta. Sperava solo che un giorno quell'innato senso di coraggio avrebbe reso orgogliosa sua madre e fatto ricredere suo padre. Quindi sparì tra le varie sagome dei suoi concittadini.


Ciascuno dei cinque ragazzi incontrerà numerosi personaggi e vivrà varie avventure.
Dove li condurranno i loro viaggi?

Il linguaggio è semplice e  in alcune parti diventa scurrile. Il testo avrebbe bisogno di un editing decisamente migliore perché presenta vari errori - sia di battitura che di grammatica.
I dialoghi a volte risultano un po' esagerati: sarebbero più adatti per un cartone animato.

Ciononostante il romanzo di Greta Guerrieri ha del buon potenziale. Intrecciare le vicende dei vari personaggi è un artifizio letterario che rende la narrazione molto incalzante.
Tutti i personaggi vengono approfonditi , anche quelli secondari, hanno personalità ben definite, distinguibili per carattere e descrizione fisica: ogni lettore potrà facilmente riconoscersi in almeno uno di essi.
Etka e Lais, sono molto diversi e abituati a stare da soli, tuttavia dovendo intraprendere un viaggio insieme, devono cercare di andare d'accordo. Ma non è per niente facile capirsi. Lais crede che Etka sia infantile e la reputa troppo invadente. Inizialmente la ritiene solo un peso e non gli interessa conoscere le sue opinioni. Etka invece vorrebbe conoscere meglio Lais, ma lui è sempre riservato e scontroso, e respinge ogni suo tentativo di avvicinamento.
Solo con il tempo riusciranno ad accettare e superare le reciproche differenze e incomprensioni.

Cominciò a capire il vero motivo per cui continuavano a scontrarsi e non andare d'accordo. Litigavano spesso proprio per via dei loro caratteri incompatibili. 
Lui era la notte, lei il giorno. 
Lui era la pioggia, lei il sole. 
Si rattristò di colpo. Come poteva cambiare il loro rapporto se era già perso in partenza? Come poteva riuscire a sincronizzarsi con la sua testa 
Irkl è timido: il suo viaggio alla ricerca della sorella lo induce ad affrontare sé stesso e le proprie debolezze.


Wolk invece cerca di smussare il suo carattere irruento per convicere con la dolcezza la bella Jul, da sempre innamorata, non ricambiata di Lais, ad accettarlo come compagno.


Il viaggio dei cinque protagonisti è sia concreto, un vero e proprio percorso verso l'ignoto, che metaforico, di costruzione della propria personalità.
La rosa bianca di serpente è un romanzo che unisce romanticismo, avventura e umorismo e piacerà agli amanti del fantasy e agli appassionati di manga.