lunedì 29 giugno 2020

Review Party: "Gli strani viaggi di Giulio Verne"

Nella prestigiosa collana “Oscar Draghi” La casa editrice Mondadori ha deciso recentemente di ripubblicare una raccolta di opere significative di Jules Verne, con il titolo "Gli strani viaggi di Giulio Verne".
L’edizione comprende: “Viaggio al centro della terra”, “Ventimila Leghe sotto i mari”, L’isola misteriosa", "Michele Strogoff", "Un inverno tra i ghiacci" e il racconto breve “L’espresso dell’Avvenire”. 
La prefazione è costituita da un saggio di Jules Claretie - uno dei primi critici dell'opera di Jules Verne- tradotto e annotato da Massimo Scorsone, un testo utilissimo per approfondire la figura interessante dell'autore. 


"Jules Verne incarna (…) il romanzesco essenzialmente moderno e contemporaneo. E’ stato lui a risolvere il problema di come ridestare l’interesse per l’avventura in gente che veste giacca e cravatta, paltò e ghette da viaggio.”

Queste le parole usate da Jules Claretie per descrivere lo stile dello scrittore che ha rivoluzionato la narrativa d'avventura, riuscendo anche ad avvincere i lettori meno appassionati. 

Verne, nelle sue opere, ha dato vita a mondi fantastici: si può dire che, con gli occhi della propria immaginazione, si sia spinto in alcuni casi verso territori impensabili, tanto che alcuni lettori, in seguito, avrebbero sospettato fosse in grado persino di scrutare il futuro.
Le avventure narrate da Verne sono ormai radicate nel nostro immaginario, e ci regalano sogni da sempre, quei sogni di cui tutti abbiamo un disperato bisogno.
Claretie sosteneva infatti: 

L’umanità ha sempre bisogno della sua dose di sogni. Ognuno di noi, alla conclusione della sua giornata, il più delle volte uggiosa e mesta, sente la necessità di spalancare una sorta di lucernario sull’infinito. Urrà per quei racconti che ci consolano dalle vicende della quotidianità”

La copertina di questa meravigliosa edizione, curata in ogni dettaglio, è stata realizzata dagli psichedelici artisti del laboratorio Malleus. 
L'interno del volume è arricchito invece dalle illustrazioni originali, splendide tavole a pagina intera dal fascino classico.
Il testo è suddiviso in colonne, i caratteri sono grandi e rendono scorrevole la lettura. 

L’oggetto di questo articolo è l’ultima opera racchiusa in questa bella raccolta, "L’espresso dell’Avvenire" un racconto breve scritto presumibilmente dal figlio Michael Verne, ma attribuito a Jules Verne. 

Nella nota conclusiva del volume vengono spiegate le ragioni del suo inserimento in questa raccolta e il motivo della sua collocazione come fanalino di coda. 

"Abbiamo ritenuto opportuno inserire anch’esso nella nostra raccolta a ragion veduta, giacché la falsa attribuzione, perpetuata e diffusa attraverso la traduzione in inglese di questo brevissimo capriccio speculativo può ben rappresentare emblematicamente non soltanto la metamorfosi dello scrittore francese in una sorta di brand autorale, ma anche il 
trasferimento oltreoceano dei materiali seminali di un sogno tecnologico che a breve avrebbe finito per caratterizzare in maniera determinante un intero sottogenere letterario: quello della fantascienza."

Racconto del 1888, L’espresso dell’Avvenire inizia in medias res. È narrato in prima persona, sulla falsariga della maggioranza dei libri di Jules Verne.

Il protagonista si trova nella stazione silenziosa e deserta di un treno favoloso. Non sa come sia arrivato lì, e si guarda intorno perplesso e incuriosito. Al suo fianco c'è solo un uomo, che si presenta come il colonnello Pierce. 

"Dov’ero? Cos’ero venuto a fare qui? Chi era la mia misteriosa guida? Domande senza risposta. Una lunga camminata nella notte, porte di ferro aperte e richiuse con fragore, scale che scendevano, così mi era parso, nelle profondità della terra... questo era tutto ciò che potevo ricordare. Tuttavia, non avevo tempo per pensare. 
«Per caso, lei si sta chiedendo chi sono?» disse la mia guida. «Colonnello Pierce, al suo servizio. Dove si trova? In America, a Boston... in una stazione.» 
«Una stazione?» 
«Sì, alla fermata di partenza della Boston to Liverpool Pneumatic Tubes Company.» "

Il colonnello descrive al protagonista le meraviglie del suo treno. Ne illustra con orgoglio la particolarità, ossia riuscire ad attraversare l'Atlantico e raggiungere l'Inghilterra. Egli ricorda di aver effettivamente letto un articolo che descriveva questa nuova invenzione, ma non credeva fosse una notizia reale, e di certo non aveva immaginato che lui stesso avrebbe avuto la possibilità di salirvi.

"Non avevo forse letto qualche tempo prima, in un giornale americano, un articolo che descriveva questo straordinario progetto per 
collegare l’Europa al Nuovo Mondo per mezzo di due giganteschi tubi sottomarini? Un inventore sosteneva di aver compiuto l’impresa; e quell’inventore, il colonnello Pierce, adesso si trovava davanti a me.

Il protagonista, in procinto di salire, è vagamente titubante e intimorito da questa novità, gli sembra assurdo credere a quanto vede, ma alla fine deve arrendersi all'evidenza quando scopre che il treno lo ha condotto a destinazione. 

"L’articolo si concludeva facendo un parallelo con la ferrovia, e l’autore elencava con entusiasmo i vantaggi del nuovo e audace sistema. Secondo lui, passando attraverso i tubi, sarebbero state soppresse tutte le vibrazioni, grazie alla superficie interna in acciaio perfettamente levigato; la temperatura sarebbe stata assicurata dalle correnti d’aria, che permettevano di modificare l’apporto di calore a seconda delle stagioni; le tariffe sarebbero state incredibilmente basse per merito dei costi di costruzione e di manodopera assai contenuti, dimenticando o tralasciando tutte le considerazioni sul problema della forza di gravità e dell’inevitabile logorio. Adesso tutto mi era ritornato in mente. 
Così, allora, questa utopia era diventata una realtà, e questi due cilindri di ferro, lì davanti a me, passavano davvero sotto l’Atlantico e raggiungevano la costa dell’Inghilterra! 
Malgrado l’evidenza, non riuscivo a credere che la cosa fosse stata fatta. Non potevo dubitare che i tubi fossero stati posati; ma che gli uomini potessero viaggiare seguendo quel percorso... Mai!"

L’espresso del futuro è un magnifico racconto fantascientifico breve ma intenso,
estremamente descrittivo nella parte tecnica e molto accurato nella spiegazione dei sentimenti di stupore e meraviglia che scuotono l'animo del protagonista. 

Forse “L’espresso" del racconto non è unicamente inteso come un immaginario treno avveniristico (perché descrive un treno che attraversa un tunnel sottomarino, come poi è stato effettivamente realizzato nel tratto di mare della Manica)
ma anche, metaforicamente, come uno strumento che attraversa tutte le epoche: è l’immaginazione. Un treno su cui non tutti hanno il coraggio di salire, ma che permette ai suoi passeggeri di intraprendere viaggi straordinari, vedere terre lontanissime e oceani scintillanti: visitare così gli itininerari sconfinati della fantasia. 
Questo "drago" è un autentico gioiello, in cui il fascino di un'edizione classica si intreccia alla copertina dallo stile moderno. Un'opera che non può mancare nella libreria di ogni appassionato lettore, ed anche perfetta -e sicuramente gradita- come regalo.





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