Il titolo, così particolare e evocativo, racchiude in sé il fulcro dell’intero romanzo.
Si tratta di una traduzione non fedele del titolo originale, ma che sicuramente riesce a rispecchiare, in italiano, egregiamente il senso del romanzo. Nella letteratura italiana la siepe è un elemento che, anche nella mente dei lettori meno appassionati, fa immediato riferimento all’opera poetica Leopardiana. Chi non ricorda “L’infinito”, in cui la siepe rappresenta, secondo le parole dell’autorevole Giorgio Caproni: il filtro attraverso il quale una visione imperfetta della realtà permette alla mente di fingere e creare l’illusione.
In assenza di conoscenza autentica l’uomo, da sempre, costruisce nella sua mente convinzioni prefabbricate, strumenti errati con i quali ha la pretesa di misurare ogni individuo e situazione.
Proprio questo è il perno del romanzo, un intreccio di giudizi e pregiudizi che prendono vita nella fittizia e tranquilla cittadina di Maycomb, in Alabama, nei primi anni Trenta, poco dopo la Grande Depressione.
I protagonisti sono Jean Louise, detta Scout, e Jeremy, detto Jem. I due bambini, che inizialmente hanno sei e dieci anni, trascorrono la propria infanzia piacevolmente fra giochi e recite. Sono incuriositi dal loro vicino di casa, Arthur Radley, un uomo che non esce mai, e si dice sia stato chiuso dentro fin da quando era ragazzo dal padre, per evitargli il riformatorio. Poi però, trascorsi gli anni, non è mai più uscito. I bambini, mentre giocano, spesso lo deridono, chiamandolo “Boo”.
Il loro padre, Atticus Finch, È un avvocato, mestiere che lo impegna molto, egli tuttavia si sforza di essere il più presente possibile per i figli che cresce con l’aiuto della domestica Calpurnia. È un uomo rimasto vedovo che cerca di aiutare i figli come può, con tutta la tenerezza di cui è capace e con la sincerità che lo contraddistingue, sforzandosi di trasmettere loro i valori che ritiene importanti nella vita. Il signor Atticus è un uomo molto speciale. Infatti, di lui:
“Il signor Raymond disse: “Signorina Jean Luise, tu forse non sai ancora che tuo padre non è un uomo qualunque.”
Atticus, padre della narratrice, è forse il vero protagonista del romanzo, e viene osservato in tutte le sue sfaccettature attraverso gli occhi della figlia. È un uomo di assoluta integrità morale, convinto che valga la pena combattere ogni battaglia giusta, anche se sembra persa in partenza.
Un giorno i due bambini iniziano ad essere presi in giro dai compagni. Comprenderanno presto le ragioni di questa ostilità: il padre sta difendendo un uomo di colore, Tom Robinson, accusato di aver stuprato una ragazza bianca, Maryella. Atticus sa che è innocente, quindi si impegna molto per la sua difesa. Dopo un lungo processo, al quale assistono anche Scout e Jem, Tom Robinson viene dichiarato colpevole. Atticus è convinto però, con la propria arringa, di aver fatto breccia in alcuni membri della giuria, e spera che ricorrendo in appello possa vincere la causa. Ma, mentre è in prigione, Tom Robinson viene ucciso.
Si dice che sia stato assassinato mentre tentava di scappare, invece molto più probabilmente è stato ucciso soltanto perché era un uomo di colore.
Ma a Maycomb qualcosa sembra essere cambiato, il vento di una nuova mentalità soffia fresco fra le strade, e Bob Ewell, padre di Maryella, che dopo la vittoria della causa credeva di apparire agli occhi del paese come una sorta di eroe, non soddisfatto della situazione inizia a perseguitare la vedova di Tom Robinson, e cerca persino di uccidere i figli di Atticus Finch.
Il romanzo di Harper Lee è un’opera di notevole complessità e, nonostante l’importante materia narrata, riesce ad arrivare ai lettori di ogni età, per la grande accessibilità del testo.
Il libro lascia spazio a tante riflessioni interessanti, fra cui anche l’essere e l’apparire. Occasione per meditare sulla questione è l’incontro con Dolphus Raymond, che tutti credono sia un ubriacone, e invece si finge sempre sbronzo per non dover rendere conto agli altri delle proprie azioni.
"Ma perché fa così?"
"Così come?... Ah, vuoi dire perché faccio finta di bere? Bè, è molto semplice," rispose, "a molta gente non piace... il modo in cui vivo. Potrei anche mandarli al diavolo dicendo: me ne infischio se a voi non piace il mio modo di vivere; ma mi limito a infischiarmene senza mandarli al diavolo: capito?"
Dill ed io dicemmo: "Nossignore."
"In altre parole, cerco di dar loro una buona ragione per criticarmi. Vedete, la gente si sente meglio se può attaccarsi a qualche valida scusa. Quando vengo in città, cosa che accade di rado, se mi vedono barcollare e bere da questo sacchetto, possono dire che Dolphus Raymond è ubriaco, e per questo si comporta come... Che se vive come vive è perché non può proprio farne a meno!"
"Ma non è onesto, signor Raymond, fingere d'esser peggio di quel che si è..."
"Non è onesto, ma per la gente va bene. Sia detto tra noi, io non sono un vero bevitore, ma gli altri non potrebbero mai capire che vivo come vivo sol perché così mi piace."
Avevo la sensazione che non dovevo starmene là ad ascoltare quel peccatore, padre di mulatti, che se ne infischiava della gente, ma lo trovavo affascinante. Prima di conoscer lui, non avevo mai visto un uomo che ingannasse gli altri a proprio danno."
Il comportamento dell’uomo, apparentemente incomprensibile, diventa invece facilmente comprensibile se si pensa che egli ha semplicemente accettato l’etichetta che gli è stata cucita addosso dalla piccola società nella quale è inserito, senza cercare di privarsene, pensando così di potersi muovere a piacimento all’interno di quel ruolo.
Quasi nessuno si sforza di capire il prossimo eppure soltanto avvicinandosi a qualcuno e cercando di conoscerlo meglio è possibile scoprire la sua anima.
“Quasi tutti son simpatici, Scout, quando si riescono a capire.”
Il buio oltre la siepe è un romanzo potente, intenso, ancora più forte poiché le vicende sono narrate da una bambina che ha negli occhi e nel cuore l’innocenza dell’infanzia, e non comprende molte delle cattiverie di cui diventa testimone inconsapevole.
Assistere alla condanna di Tom Robinson, un innocente, è qualcosa che turba profondamente lei ed il fratello.
Arrecare sofferenza a qualcuno che si trova nell’impossibilità di difendersi è un’azione ignobile, che nel romanzo viene paragonata all’omicidio di un passerotto.
E allora infine si potrà capire il significato del titolo originale: “To kill a mokingbird” letteralmente “assassinare una ghiandaia”, un uccellino molto noto in America ma assente in Italia: da qui l’esigenza di mutare il titolo per una più immediata comprensione del senso dell’opera. Nel testo italiano tutti i riferimenti a questo uccellino vengono mutati con il “passerotto”, ma il senso resta esattamente lo stesso.
Il paragone si basa sull’indole pacifica del piccolo animale che non arreca offesa a nessuna creatura, quindi fargli del male o addirittura “ucciderlo sarebbe un peccato” come dice l'avvocato, rivolgendosi ai suoi bambini.
C'è un parallelismo sempre attuale fra l'uccellino e Tom Robinson, perché egli rappresenta l'individuo indifeso e innocente proprio come il passerotto, che nel mondo degli uomini è spesso vittima di ingiustizie.
Atticus dice che imbrogliare un uomo di colore è dieci volte peggio che imbrogliare un bianco” Mormorai. “Dice che è la peggior cosa che si possa fare.”
Atticus dice che imbrogliare un uomo di colore è dieci volte peggio che imbrogliare un bianco” Mormorai. “Dice che è la peggior cosa che si possa fare.”
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