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domenica 27 ottobre 2024

Philip Zimbardo: un esperimento che ha cambiato la storia

"Cosa succede se metti delle persone buone in una situazione cattiva? Cos'è che ha la meglio, alla fine?"
Questa la domanda da cui Philip Zimbardo -una leggenda della psicologia, venuto a mancare pochi giorni fa- è partito per la costruzione del suo esperimento più famoso, quello del carcere di Stanford: ventiquattro giovani di buona famiglia, senza particolari inclinazioni al potere o alla violenza, sono stati divisi casualmente tra guardie e ladri, per partecipare ad un gioco di ruolo dai risultati sorprendemente cruenti, degenerato in soli sei giorni in una situazione scioccante di soprusi e violenza. 
Un esperimento chiacchierato e divisivo che ha messo in discussione il peso dei fattori disposizionali a favore della significatività dei fattori situazionali. 

Lo studio di Zimbardo -trasposto magistralmente in un film, e narrato in un interessante e dettagliato libro - è sicuramente ancora attualissimo, e viene considerato uno snodo essenziale per la psicologia sociale. 

domenica 11 febbraio 2024

"Bernadette: storia di una santa imperfetta"


L'11 febbraio del 1858 la Madonna apparve a Bernadette di Soubirous, un'umile pastorella. 
Nel corso degli anni, molti studiosi e teologi si sono interrogati sulla vita di questa ragazza, che, fra tante, era stata scelta come destinataria di una simile grazia. 
Cosa aveva di speciale? 
Cosa la rendeva così unica? 
In questo libro, che è metà saggio e metà racconto, Don Alberto Maggi cerca di ricostruire la figura di Santa Bernadette nel corso degli anni, regalando il ritratto di una donna con pregi e difetti, estremamente umana e imperfetta, come tutti noi, ma capace di una fede autentica e semplice.

Un libro che non può mancare nelle librerie delle persone di fede, ma che consiglio anche ai non credenti -per l'accurato resoconto storico- e soprattutto a chi desidera accostarsi alla religione cristiana, perché il messaggio che lascia la storia di Bernadette è molto semplice: non sono necessari grandi gesti per seguire il Signore, basta fare il proprio dovere con umiltà e serietà, ciascuno seguendo la propria personale vocazione nella vita. 

sabato 6 febbraio 2021

"Con il Vesuvio sotto i piedi" di Marisa De Spagnolis


L'archeologa Marisa De Spagnolis, già autrice di numerose opere, ha pubblicato con la casa editrice Ali Ribell Edizioni, "Con il Vesuvio sotto i piedi- le avventure nel territorio di Pompei di una archeologa vissuta all'interno degli scavi." 

In questo libro, che è un incrocio tra saggio divulgativo e romanzo, l'autrice si racconta ai lettori, iniziando la narrazione dalla nascita della sua passione per l'archeologia. Epifania di questo momento significativo fu la sua prima visita a Pompei nel 1964, all'età di quattordici anni, una giornata di cui avrebbe ricordato ogni dettaglio. 

"Pompei mi apparve all'improvviso, stagliata sulla collina come in una visione da sogno: una fuga di alte mura che attraversava lo spazio." 

Nonostante la giovane età, il fascino senza tempo di Pompei esercita sul suo animo un impatto tanto rilevante da farle intravedere la strada professionale che le piacerebbe seguire. 
Una professione che si rivelerà irta di sfide, e che la condurrà, da adulta, proprio a lavorare a Pompei per seguire il marito anche lui archeologo, che era stato nominato Soprintendente per i beni archeologici di Pompei. 

"Lasciai con rammarico la città e il lavoro che amavo per andare a occuparmi di zone nuove e sconosciute. Avevo la sensazione di dividere con un taglio netto due distinte fasi della mia vita, ma il dovere di tenere unita la famiglia, e anche la curiosità e lo spirito di avventura, ebbero la meglio sulle ultime sacche di resistenza di natura psicologica."

Conciliare le difficoltà lavorative con la vita familiare non è facile , ma Marisa De Spagnolis non si sottrae a nessuna delle sue responsabilità. 
Anche il lavoro a Pompei le regala soddisfazioni, descrive pertanto la gioia delle varie scoperte, l'entusiasmo condiviso con i colleghi, la ricostruzione pezzo dopo pezzo di un passato che brilla ancora nel nostro presente, come la luce di una stella spenta. 
Con il suo romanzo, riesce non solo a riportare alcune importanti scoperte con dovizia di dettagli e alcune foto a colori, ma mostra anche talento nell'arte del racconto, in cui emerge la passione per una professione così particolare. Utilizzando parole semplici ed un linguaggio accessibile anche ai non addetti ai lavori, risulta coinvolgente come se il suo testo fosse un libro d'avventura. 

Jason R Forbus, l'editore, scrive che il lavoro dell'archeologo non può limitarsi a riportare e catalogare, ma anche "essere in grado di saper raccontare e farlo con la precisione di una testimonianza, collegando i fili invisibili che legano noi contemporanei ai fantasmi di ieri." 

L'autrice rende infatti i lettori partecipi dell'esperienza di cui è stata protagonista: abitare e lavorare in una miniera archeologica, culla di tantissimi tesori, tutti ancora da scoprire.

"Con questo libro" scrive Maria De Spagnolis "desidero far conoscere quanto è avvenuto dietro le quinte dei più importanti rinvenimenti archeologici da me portati alla luce nel territorio pompeiano e nocerino - sarnese, e condividere le emozioni che si celano dietro le scene della vita di una donna- archeologa."

giovedì 2 aprile 2020

"Il piccolo isolazionista" di Tommaso Labranca



"Mi fanno paura solo le menzogne e l'ignoranza e questa paura determina il mio isolazionismo. 
La mia asocialità nasce assurdamente dal desiderio di socialità globale e dalla continua negazione di questa aspirazione" 


Il piccolo isolazionista, definito da Labranca 《la cosa migliore che abbia fatto in vita mia, il mio capolavoro》 è un libro del 2006 in cui l'autore, con sguardo cinico e disincantato, studia la società contemporanea. 
In particolare analizza la funzione dei social media, strumenti nati per comunicare e accorciare le distanze fra le persone ma che paradossalmente invece le rendono ancora più sole.
Il sottotitolo "Prolegomeni ad una metafisica di periferia" allude al protagonista del libro (anche autore e narratore) che è "un uomo periferico", un uomo fondamentalmente solo -un isolazionista, appunto- che si muove ai margini della vita stessa, senza voler- o riuscire a - farne parte. "Il piccolo isolazionista" è un libro ambiguo: l'autore spiega i falsi ideali del suo mondo con spietata ironia, mettendone in risalto le contraddizioni, e racconta la propria vita, immersa in una solitudine tanto sublime da avvicinarsi alla poesia, così ineluttabile da sembrare un destino. 

La narrazione della vita del piccolo isolazionista -alias Labranca- si intreccia con i testi delle sue canzoni preferite: il tempo è scandito dalle novità musicali, i momenti sono legati ai ricordi di brani ed album.
Il libro, construito su un intreccio di contraddizioni, sventra la società ed esibisce dinanzi al lettore il cuore inaridito di un'umanità mercificata, orientata al consumo e all'isolamento sempre maggiore dei singoli, spesso concentrati in attività inutili e ripetitive.

Ormai la vita è lutto, riflette Labranca osservando la sua esistenza piatta. Anche la musica è vuota, non ha senso, i testi sono privi di significato, le melodie ricordano una caduta negli abissi. Solo l'infanzia era pura e bianca, soltanto a quel tempo la vita era bella e innocente. 


Tommaso Labranca è stato senz'altro uno degli intellettuali più brillanti, originali e irriverenti degli ultimi tempi, anche se purtroppo non ha mai avuto il successo che meritava. "Il piccolo isolazionista" è un'opera quanto mai attualissima, ancora oggi, a tredici anni dalla sua pubblicazione.