sabato 31 ottobre 2020

"I mostri e le avventure della scienza": un volume edito da Edizioni Sonda


"I mostri non sono magici. La scienza è magia." 

Questa la frase iconica scritta nella prefazione de "I mostri e le avventure della scienza", magnifico volume edito da Edizione Sonda, un libro originale ed imperdibile. 
È l'enciclopedia più simpatica di sempre, un'opera unica nel suo genere, il cui scopo è avvicinare con ironia i più giovani ai misteri della scienza, tramite maestri d'eccezione: i mostri! 
Tra le pagine di questo volume troverete mostri di tutti i tipi: dai più famosi vampiri e lupi mannari, resi celebri dalla letteratura, a Godzilla, gli zombie, il Bigfoot e il meno noto Kraken.
Cosa insegneranno questi mostri? Tutto quello che sanno, naturalmente. 
Nozioni per loro utilissime: come distinguere un morto da un non morto? Cosa cambia in un organismo mortale nel corso degli anni (e in uno immortale?) Quanto tempo impiega un vampiro ad uccidere un essere umano? Quanto sangue gli sottrae in dieci minuti? Come aiutare un amico morso da un vampiro? 
Con le grottesche ma simpatiche illustrazioni e i colori un pò cupi, questo volume è una lettura adatta per Halloween, e certamente un libro perfetto per bambini e ragazzi curiosi. 

Chi ama fare domande sulle questioni più bizzarre tra queste pagine troverà certamente molte delle risposte che cerca, e anche varie informazioni che magari non immaginava di voler conoscere.

Il libro, dopo una breve introduzione, si divide in vari capitoli, ciascuno dei quali dedicato ad un mostro particolare. I testi, che contengono simpatiche curiosità ed interessanti nozioni scientifiche, sono caratterizzati da un linguaggio semplice e brillante che risulta accessibile a tutti, pur facendo uso di termini specifici.
In appendice, inoltre, si trova un pratico glossario di facile consultazione.

Una lettura frizzante, divertente ed educativa.
Un libro mostruoso, che offre uno sguardo inedito sul mondo: da non perdere! 



venerdì 30 ottobre 2020

Capitolo 9 ~ Dreamless boy

 
CAPITOLO 9 
 
La luna non si era ancora innalzata nel cielo quando Alessandro entrò nella sua camera da letto. Perciò, quando spense la luce, la sua camera piombò in un buio quasi assoluto. 
Scivolò silenziosamente nel letto, distendendosi sotto le coperte. Chiuse gli occhi, ma il sonno tardava ad arrivare. 
Alessandro iniziò a preoccuparsi. E se proprio quella notte il suo potere non si fosse manifestato, impedendogli di dimostrare al suo amico che i poteri che sosteneva di avere erano reali?
Sarebbe stata una coincidenza veramente sfortunata. 
Ma non accadde. Finalmente percepì il familiare torpore che precedeva il sonno avvolgergli le membra, e si sentì sprofondare verso il basso, come se affondasse in un mare in cui era dolce annegare. 
Quando aprì gli occhi, si ritrovò a fissare il proprio corpo addormentato, e il mondo sussurrante e sibilante della notte si dischiuse dinanzi a lui, solo spettatore di quello spettacolo unico. 
Lasciò la stanza con il proprio corpo addormentato, e attraversò le mura per uscire di casa. 
I lampioni gialli illuminavano stancamente le case e le strade, tingendo tutto il paesaggio di un blando colore dorato. Alessandro conosceva la strada che conduceva a casa del suo amico praticamente a memoria. La casa di Roberto era per lui quasi più nota della propria. Quando erano bambini giocavano sempre a casa sua, dal momento che, fra i due, era lui quello che aveva più fumetti, giochi e videogiochi. 
Avevano trascorso lunghissimi pomeriggi a divertirsi, a ridere, a volte a non fare nulla, a chiacchierare pigramente nel cortile guardando le nuvole, nelle limpide giornate d’estate. 
Sembrava essere trascorsa un’eternità, da allora.
Camminando, si accorse di passare accanto alla casa della ragazza bianca. No, non era più solo questo. Ora era Natalia, una nuova ragazza della sua classe, seduta al primo banco vicino a Matilde. 
Lei, la ragazza che sembrava albina ma non lo era, la ragazza che non voleva rivelare da dove veniva, che aveva lasciato che le altre le si presentassero, senza dire veramente nulla di sé. 
Desiderava ardentemente sapere di più su di lei, ma per il momento non le aveva ancora mai parlato. 
Passando davanti alla sua casa, fu colto dal desiderio di entrare e vederla di nuovo, ma doveva andare dal suo amico. E stava davvero per procedere, quando udì un canto. Era il canto della voce più delicata che avesse mai udito, una voce leggera e allo stesso tempo forte, un canto limpido come il cristallo. 
Era la sua voce, la voce di Natalia. 
Non riusciva a distinguere con precisione le parole, ma gli venne voglia di udirla più distintamente, di vederla. 
La notte era lunga, aveva tutto il tempo di andare dal suo amico più tardi. 
Così, senza indugiare oltre, oltrepassò il cancello come uno spettro e raggiunse il giardino. Lei era lì, seduta sull’altalena, lo sguardo perso nel vuoto. Si dava piccolissime spinte con le gambe, e l’altalena oscillava avanti e indietro. Non produceva il minimo suono. Era grande, di ferro, e faceva sembrare Natalia ancora più piccola e delicata di quanto non fosse in realtà. 
Era di nuovo vestita di bianco. Indossava una camicia da notte lunga sino alle ginocchia che le lasciava le gambe, magre e candide, scoperte.
Le mani erano appoggiate alle aste dell’altalena. Alessandro osservava rapito il suo viso. Un viso bello di una bellezza particolare, magica: il genere di viso che, dopo averlo osservato una volta, ti veniva voglia di riguardare, e ancora, e ancora, e ancora. 
Le ciglia e le sopracciglia erano bianchissime, sembrano coperte da minuscoli fiocchi di soffice neve. Le labbra erano pallide, dure, e sembravano ghiacciate. Finalmente, potendole stare così vicino, ebbe l’immenso privilegio di guardarla negli occhi. 
Le sue iridi erano quanto di più meraviglioso avesse mai visto. Sembravano grigie, ma avevano sfaccettature color malva, che rendevano il loro colore tendente al viola. 
Sembravano occhi capaci di trattenere la luce, risplendevano nel buio come due minuscole stelle. 
L’ombra le stava sempre attorno, si stendeva dietro di lei, e questo dava la vaga impressione che dietro la sua schiena si aprissero un paio di grandi ali nere. 
Dentro di sé, Alessandro la paragonò ad una fata di luce, con ali di tenebra. 
La canzone della ragazza parlava di stelle e silenzio, di una luce bella e lontana, irraggiungibile, e di una principessa che trascorreva la vita intera ad ammirarla, ricordando che una volta l’aveva avuta a portata di mano. 
Era una canzone che faceva pensare alle occasioni perdute, e rese Alessandro immensamente triste. 
Anche la melodia era malinconica, e al ritmo di quella musica lugubre e triste si muoveva l’ombra, dietro di lei. 
Eppure, per qualche ragione che non riusciva a spiegarsi, desiderava starla a sentire, e continuare a guardarla. 
La luna si alzò finalmente nel cielo, alta e piena, scivolò sui suoi capelli e illuminò la sua intera figura con la propria luce. Gli occhi di Alessandro si sgranarono dinanzi a tanta meraviglia. 
Natalia era bellissima. La ragazza più bella che avesse mai visto. 
Il canto terminò, e la ragazza tacque. Si mise le mani in grembo e si guardò attorno. Alessandro sapeva di dover andare via, ma era come se una forza misteriosa e magnetica lo attirasse verso di lei, impedendogli di allontanarsi. 
Forse, si disse, poteva restare per udirla cantare, solo una volta ancora.
Ma lei non cantò più. Sospirò invece, ed iniziò a parlare.
-Cara Alice – sussurrò – io non so quale sia stata la tua fine. Non so se tu sia ancora viva da qualche parte, o se sei morta. 
Vorrei tanto parlarti. Dal momento che non ci sei, può sembrare che questo mio desiderio non abbia senso. Ma se sei morte, ovunque sei le mie parole ti arriveranno, ne sono certa. Se invece sei viva, ciò che io spero, una misteriosa magia potrebbe portarti le mie parole. 
E allora come vedi sì, in ogni caso ha senso. – 
Parlava a voce tanto bassa che Alessandro si accosto a lei per udirla più da vicino. 
Non poté fare a meno di chiedersi chi fosse Alice, e perché Natalia non sapesse se era viva o morta. 
-Mi hanno chiamata pazza- continuò, con un leggero tremito nella voce – solo perché non volevo lasciar andare il tuo ricordo. È assurdo, vero? – 
Si guardò attorno. 
-Ti ricordi il nostro giardino? Era simile a questo. Tu eri la mia fata buona… io con te non avevo paura di nulla. Perché sei andata via, perché? – 
Una lacrima, un’unica lacrima le scivolò lungo la guancia destra, simile ad un fiume di ghiaccio. Quando Alessandro la vide, un grande dolore gli salì nel cuore, e desiderò confortarla, in qualche modo. 
Allungò le dita nell’aria, ma le ritrasse, timoroso. Poi le tese di nuovo verso di lei e infine le sfiorò la spalla destra. Sapeva che lei non poteva percepirlo, ma lui aveva bisogno di starle vicino. 
Non appena le sfiorò la pelle, vide delle immagini. 
Erano solo dei flashback, ma vividi come ricordi.
Una ragazza camminava lungo una strada. Aveva capelli biondi chiarissimi, agitati dal vento, un cappotto azzurro e una gonna celeste, stivaletti neri. 
Attorno a lei fluttuavano foglie di mille colori. Il cielo era plumbeo. Era una tiepida sera d’autunno. 
La ragazza alzava la testa dietro le spalle, sollevava una mano per salutare. 
Poi, lentamente, voltava l’angolo sino a scomparire, insieme all’ultima luce del tramonto. 
Dopo quell’immagine muta e vivida ne comparve un’altra ancora, una stanza bianca, silenziosa come un grido. 
Alessandro, scioccato, tolse la mano dalla spalla di Natalia. E lei si portò la mani proprio lì, dove lui l’aveva sfiorata. 
-C’è qualcuno? – domandò, sospettosa e spaventata, guardandosi intorno. 
Scese dall’altalena. Alessandro non osava muoversi. La ragazza guardava fisso nella sua direzione. 
Non può vedermi, si ripeteva il ragazzo. Nessuno poteva vederlo. 
La ragazza procedette verso di lui, ma lo oltrepassò. E lui ebbe la certezza che neanche lei potesse vederlo. Ma, in qualche modo, sapeva che lui era lì. Come lo sapeva? Perché lo aveva sentito? 
Quando aveva sfiorato suo fratello, la prima notte in cui aveva scoperto cosa poteva fare, quando credeva ancora che le sue abilità fossero solo un sogno, Marco non aveva dato segno di percepirlo. 
Credeva che nessuno ne sarebbe stato in grado. Lei era speciale? Oppure era suo fratello a non accorgersi di nulla? 
Le possibilità erano molteplici, e avevano le stesse eventuali percentuali di probabilità. 
Natalia allungò la mano candida nella sua direzione. 
-C’è qualcuno? – ripeté, questa volta risoluta e senza paura, gli occhi viola che splendevano sotto la luna. 
Alessandro desiderava tanto sfiorarla, ma non aveva il coraggio di toccarla di nuovo, di vedere altre immagini strane, di risentire quell’angoscia. 
-Sei tu, Alice? Sei tu? – 
Chiese, con le labbra esangui che tremavano. 
Ecco perché non aveva paura! Sperava che quella presenza appartenesse alla misteriosa ragazza che l’aveva abbandonata.
Non poteva restare, o l’avrebbe illusa. 
Era puro spirito, e non aveva un cuore, perciò non aveva senso sentirlo battere. Eppure riusciva a sentirlo pulsare, ed era un suono così forte che temeva lei potesse quasi udirlo. 
Del resto era già riuscita a percepire la sua presenza, chi poteva dire cosa riusciva a sentire? 
Ritirò la mano, e con forza si allontanò da lei. Natalia si portò una mano al petto. L’ombra dietro di lei divenne più grande. 
Alessandro, dietro di lei, non sapeva cosa fare.

giovedì 29 ottobre 2020

"Blitzcat- Se il mondo cade a pezzi" di Robert Westall



Blitzcat - Se il mondo cade a pezzi è un romanzo di Roberto Westall, autore per ragazzi vincitore di numerosi ed importanti premi letterari.
In più opere ha inserito la tematica della guerra, tragica esperienza che ha vissuto personalmente e che lo ha profondamente segnato. 
In Blitzcat, pubblicato per la prima volta nel 1989, l'autore racconta la seconda Guerra Mondiale attraverso una protagonista originale, una gatta perché, come spiega nel prologo, era rimasto colpito da alcune ricerche scientifiche che dimostrano una capacità sorprendente dei gatti: lo psicoritrovamento. Inspiegabilmente, infatti, alcuni gatti se separati dal padrone (o forse sarebbe meglo dire dall'umano che hanno scelto) sembrerebbero essere in grado di ritrovarlo, anche a tantissimi chilometri di distanza. 
Come è possibile? Un misterioso sesto senso felino li guida? Fin dove riescono a vedere e sentire, con le loro sensibili vibrisse, questi affascinanti animali? 
Non lo sapremo mai. Comunque, ispirato da questa incredibile abilità dei gatti, Westall ha scritto la storia di Lord Gort. 
Il libro inizia in medias res: la moglie di Geoff, un soldato andato in guerra, è abbattuta perché la gatta nera del marito è scomparsa. Il nome della gattina è Lord Gort, che è anche il nome del capo del corpo di spedizione britannico. La gattina era stata chiamata così perché da piccola credevano fosse un maschio.
La gatta, affezionatissima a Geoff, dopo la sua partenza per la guerra, non vedendolo tornare, decide di andare a cercarlo. Geoff, naturalmente, a causa delle varie missioni è in continuo movimento, ma questo non disorienta Lord Gort, che avverte i suoi spostamenti come se l'umano fosse un prolungamento di sé stessa, e dentro di sé riconosce una traiettoria ben delineata, visibile solo a lei. 
Durante il tragitto, la gatta incontra numerosi ostacoli, e anche varie persone che sembrano intenzionate a prendersi cura di lei. Ma Lord Gort non si ferma mai troppo a lungo: il richiamo di Geoff è fortissimo nel suo cuore, vuole tornare da lui. 
Lo ritroverà?

L'idea di Westall è originale e interessante. La scelta di insignire una gatta del ruolo di protagonista di un libro che affronta temi così delicati  mi ha incuriosita sin dalle prime pagine. 
Lord Gort è il filo rosso che unisce tutti i personaggi, uomini e donne di cui, durante la lettura, apprendiamo le storie, i segreti dolori, le perdite. Chiunque la incontri viene profondamente cambiato da lei, essere speciale che riesce a portare fortuna nelle vite altrui. E' il caso di Ollie, un allevatore di cavalli, che grazie alla gatta trova la determinazione di prendersi cura di un gruppo di sfollati che hanno bisogno di aiuto.

"Poco dopo, udì un miagolio. Lord Gort gli offriva un ratto morto, appena preso. gli occhi le luccicavano e il mantello era immacolato, non un pelo fuori posto. Nel cassetto  della credenza, i micini dormivano accanto a Secca. 
Lord Gort era riuscita a ricostruirsi un mondo, una vita, e ora voleva offrirgli il suo aiuto... 
Ollie si alzò di scatto, con un senso di vergogna. 
-Per Dio!- ruggì. -Se può riuscirci un gatto, posso riuscirci anch'io! -"

Ricordo con particolare struggimento la storia di Susan, giovane vedova inconsolabile, che dalla morte del marito Tim si è chiusa in casa, avvolta in un bozzolo di dolore, e non vuole più uscirne. 
Lord Gort si presenta alla sua finestra in cerca di riparo dalla tempesta di neve, insieme ad uno dei suoi cuccioli.
La donna, inizialmente restia, decide di aiutare i due gatti i quali, con i loro bisogni, diventano la molla che la spinge ad alzarsi dal letto e ricominciare la sua routine, smettendo di vivere in compagnia del fantasma del defunto marito.

"Aveva abbandonato la terra grigia in cui aveva vissuto fuori dal tempo insieme al ricordo del marito e ora, per quanto si sfforzasse, non riusciva più a tornarvi. Una porta si era chiusa dietro di lei. Tim era morto davvero. La solitudine e il vuoto erano reali, ma non più reali del vecchio signor Addinsell e del macellaio. Perché cancellare anche loro? Fingere che non esistessero era assurdo. Certo che esistevano."

Le storie delle varie persone fanno di questo romanzo un'opera corale, sicuramente tragica, ma allo stesso tempo traboccante di speranza: Lord Gort incontra persone le cui vite sono state più o meno influenzate dalla guerra, ed anche lei cambia la vita di chi la incontra, infatti, anche solo accarezzandola, soldati abituati ad uccidersi a vicenda ricordano cosa voglia dire fare del bene ad una creatura vivente. 
Aiutare il prossimo in difficoltà è l'unica cura che permetta all'uomo di ricordare, e quindi recuperare, l'umanità perduta.

La gatta miagolò un appello silenzioso, un appello arrogante. "Non puoi permettere che mi accada una cosa del genere. La vita non è così. Io ho il diritto di vivere." Cosa ne sai, tu? pensò Susan. Non ne sai niente, della vita. Una folata di vento si abbatté sulla casa, ululando nel camino e soffiando cenere nella stanza. La gatta, travolta da una raffica di neve gelata, si voltò con occhi di fuoco per affrontare il nemico.

Blitzcat è un libro toccante e profondo, un modo nuovo per condannare gli orrori della guerra ma anche per ricordare ai lettori che è sempre possibile recuperare la parte migliore di noi, rinnovare uno sguardo limpido sul mondo, anche dopo aver visto tante brutture. 

mercoledì 28 ottobre 2020

"Fairy Oak Blogtour": Cosa dobbiamo aspettarci dalla storia


Ricordo come se fosse ieri l'uscita del terzo libro di Fairy Oak. 
Era il 2007, avevo undici anni. 
Io e un gruppo di amiche appassionate avevamo letto e riletto i primi due volumi - animate da quella passione ardente che muove solo il cuore dei bambini - e con trepidazione aspettavamo "Il potere della luce". 
La prima ad acquistarlo fu mia cugina, ed io ero curiosissima di conoscere la storia, anche se non volevo porle qualche domanda la cui risposta mi rovinasse la sorpresa. 
Cosa devo aspettarmi? Non riuscii a fare a meno di chiederle. 
Lei, con lo sguardo compiaciuto di chi custodisce un segreto ignoto al suo interlocutore, mi guardò e disse: "Sappi che in questo romanzo non vedrai molto spesso Pervinca". 
Non aveva esattamente risposto alla mia domanda, ma con quella frase era consapevole di avermi spiazzata, perché sapeva che Pervinca era il mio personaggio preferito (lei, invece, adorava la dolce Vaniglia.) 
Inutile dire che le sue parole sibilline mi stupirono (Come sarebbe? Non c'è Pervinca? Mi prendi in giro, vero? Perché?) e mi incurisirono moltissimo. Ricordo di aver trascorso molti giorni a domandarmi come sarebbe proseguita la storia, e mi struggevo mentre la mia copia non arrivava. Non saprei dire se le poste fossero lente o se, nella mia mente di bambina, il tempo dell'attesa fosse semplicemente dilatato. Fatto sta che mi sembrava di attendere da un'eternità. 
Quando finalmente ricevetti il libro, iniziai a leggerlo subito. Scoprii perché non c'era Pervinca nella storia, appresi le ragioni della sua fuga, ne ammirai il coraggio. Lessi quasi col fiato trattenuto gli ultimi capitoli, avevo gli occhi pieni di stelle dopo aver concluso il libro. 

Nel corso degli anni, avrei ripreso tra le mani i romanzi di Fairy Oak molte volte, per rileggerli. Ed ogni volta avrei trovato i frammenti di infanzia che avevo lasciato tra quelle pagine - la piccola bambina che non ero più - lì ad aspettarmi, a ricordarmi chi ero e chi amavo essere. 
Quando ho saputo, all'inizio dell'anno, che l'autrice stava per pubblicare un nuovo capitolo della saga, mi sono posta la stessa domanda che posi a mia cugina tanti anni fa: 
Cosa devo aspettarmi dalla storia? Quale nuova avventura ha da raccontarci Elisabetta Gnone? 

Leggendo l'ultimo romanzo, posso assicurarvi che il mondo di Fairy Oak si conferma come una fonte inesauribile di sogni e avventure.
"La storia perduta" non è il libro che mi aspettavo. No.
È meglio. 
Fairy Oak è un universo narrativo che ha ancora tanto da dire - e da dare - ai suoi affezionati lettori.

martedì 27 ottobre 2020

Review Party: "Il grande libro dei racconti di Sherlock Holmes"



"Una volta eliminato l'impossibile quel che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità"

Questa la citazione più famosa del detective Sherlock Holmes, nato dalla penna di Arthur Conan Doyle, personaggio al quale ha dedicato numerosi racconti e romanzi, che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. 
Questa la citazione più famosa del detective Sherlock Holmes, nato dalla penna di Arthur Conan Doyle, che a lui ha dedicato numerosi racconti e romanzi, che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. 
Uomo dall'intelletto brillante e dotato di una capacità di osservazione fuori dal comune, Sherlock è capace di notare dettagli apparentemente insignificanti. Il suo fedele amico, il Dottor Watson, nonché narratore delle avventure di Sherlock, resta ogni volta sbalordito dalle sue deduzioni. Nonostante la sua ampia cultura, a Sherlock sfuggono nozioni importanti: ad esempio ignora che la Terra ruoti intorno al Sole. Non soffre particolarmente di queste carenze che possono apparire insolite, perché ritiene che simili informazioni non possano risultargli utili in nessun modo. Nessuna donna riesce ad attirare mai il suo interesse eccetto una, Irene Adler, l'unica che sia anche riuscita a prenderlo in giro. Ogni volta che viene menzionata, Irene è ricordata come "la donna": la sola per cui Sherlock provi una sincera ammirazione. 
Sherlock ha molti nemici ma uno è il suo principale antagonista: il professor James Moriarty, un insegnante di matematica che possiede un intelletto capace di eguagliarlo. Tuttavia, Moriarty pone questo suo genio al servizio del male. Compare poche volte nelle opere di Conan Doyle, e Watson non lo vede mai di persona. 


Di piacevole lettura, scorrevoli e brillanti, i racconti e i romanzi di Sherlock Holmes rappresentano senza dubbio un'eccellenza della letteratura gialla. Sono brevi, geniali e riescono ad aprire la mente del lettore, coinvolgendolo nelle indagini e sorprendendolo con le soluzioni finali dei vari misteri. 
La figura di Sherlock Holmes è radicata così profondamente nell'immaginario comune che numerosi autori hanno voluto onorare la memoria del grande detective britannico con un racconto -una fanfiction, si direbbe oggi- che vede come protagonisti lui e gli altri personaggi che fanno parte del suo universo letterario.
Il nuovo drago Mondadori "Il grande libro dei racconti di Sherlock Holmes" non racchiude infatti le opere dell'autore (che potete trovare in un altro imperdibile drago: "Sherlock Holmes~Tutti i romanzi e tutti i racconti") bensì tantissimi racconti brevi dai toni umoristici dedicati a Sherlock Holmes, ad opera di vari scrittori. 
Perché così tanti hanno avvertito il bisogno di scrivere una storia per omaggiare il personaggio di un altro autore? Perché è l'immortale protagonista di opere senza tempo, che non perde mai il suo fascino. 

«Il pubblico» commentò Holmes «preferisce sempre una storia che già conosce.»

Il libro inizia presentando al lettore due racconti dello stesso Doyle: neanche lui, infatti, ha resistito alla tentazione di scrivere delle parodie per i suoi personaggi. 
Ciò che accomuna le tante, tantissime storie presenti in questo volume è infatti la frizzante ironia caricaturale ai danni di Sherlock Holmes e degli altri personaggi. 
Scrivere una parodia non significa svilire il modello, quanto invece riconoscerne il valore letterario. Ed è proprio ciò che hanno fatto gli autori dei vari racconti. 
Queste brevi storie vedono Sherlock protagonista delle più bizzarre avventure,  a volte catapultato in un universo completamente diverso dal suo, il che crea un superbo contrasto letterario - come ne "I patriarchi scomparsi" di Logan Clendening che lo vede impegnato in un'indagine post mortem, una simpaticissima collaborazione con San Pietro in paradiso - oppure intento in indagini di discutibili utilità, come la deduzione sul colpevole della fiaba di "Cappuccetto rosso" nel racconto di Anthony Boucher "Lo spirito del lupo": 


«Come sono stupidi gli uomini!» proruppe Holmes tra sé e sé. «Ripetere quella storia  per intere generazioni e non capirne il vero significato! Eppure la verità sta nelle stesse  parole di questo bambino. Lupo babau… Ha capito, Watson, vero?» «Capito cosa?» balbettai.
«Ci sono due punti essenziali. Vi concentri la mente, Watson. Primo, Cappuccetto Rosso si accorge solo per gradi che la “nonna” ha in realtà un aspetto da lupo, cogliendone  i tratti uno alla volta. Secondo, dopo che il lupo viene ucciso, la nonna ritorna.» «Ma, caro Holmes…» «Ancora non capisce? Allora ascolti.» Lo sguardo gli si accese. «Era proprio un lupo  babau, un lupo dallo spirito maligno, un lupo mannaro, un lupo che assume solo la forma  lupesca di un essere umano antropofago. E l’essere umano in questione era… la nonna!
«È perfettamente chiaro. Cappuccetto Rosso non si accorse subito che la figura sul letto era quella di un lupo. No, lei si avvide delle caratteristiche da lupo un po’ alla volta. È  chiaro che stava osservando il lupo mannaro che si trasformava da essere umano in lupo.
«Poi, quando quest’ultimo fu ucciso, ricomparve la nonna. Ma non balzando fuori  dallo stomaco della belva: quella è una razionalizzazione successiva, del tutto impossibile persino per i canoni delle fiabe. Invece la nonna era distesa sul pavimento, abbattuta dal colpo di ascia del tagliaboschi. Questo perché, una volta ucciso, il lupo mannaro  riacquista la sua forma umana.» «Holmes,» dissi senza fiato «lei ha proprio ragione. Dev’essere questa la verità. Così  semplice e così sconvolgente. Dopo tutti questi secoli, soltanto lei…»

Non perdete questa raccolta di racconti strambi, assurdi e divertenti, in cui potrete leggere inediti lati di Sherlock Holmes, indagati da scrittori che si sono divertiti ad ironizzare su un personaggio unico ed indimenticabile che lascerà un segno indelebile nella vostra memoria perché, come scrive Barry Day nel racconto "Il canarino curioso":

"Signor Sherlock Holmes, il mondo è un posto migliore grazie  alla sua presenza.»

lunedì 26 ottobre 2020

"Le luci di Anemone": un poetico libro di Ylenia Bravo


"Quando accende il suo lampione, è come se facesse nascere una stella in più, o un fiore. Quando lo spegne addormenta il fiore o la stella. È una bellissima occupazione, ed è veramente utile."


Con queste parole Antoine De Saint-Exupéry, attraverso la voce del suo Piccolo Principe, descriveva il mestiere del lampionaio, una figura evocativa, personaggio abnegante, simbolo di colui che si sacrifica per diventare un portatore di luce.
Ylenia Bravo, autrice del romanzo "Le luci di Anemone" riprende il personaggio del lampionaio per regalare ai lettori un racconto intenso e profondamente metaforico, capace di appassionare i bambini e farsi apprezzare dai lettori più adulti, in grado di coglierne le sottigliezze. 


L'autrice immagina che i lampionai siano uomini leggendari, e che vivano "oltre il cielo, su su in alto, in un piccolo paesino fluttuante chiamato Paese dei Lampionai". 
È un paese speciale, dove ogni cosa è coperta d'oro,  persino i capelli dei lampionai sono dorati. 
Almeno finché non nascono due gemelli, e uno dei due bambini ha i capelli neri. 

"I due gemelli erano quasi identici, eppure diversissimi. Se non li aveste visti vicini non avreste mai detto che erano parenti!
Avevano gli stessi occhi, sì, e le stesse mani, ma i capelli... quelli non avrebbero potuto essere più diversi.
Il primogenito, Malamalama, aveva i capelli dorati, come tutti i Lampionai, ma il secondogenito, Bratene, aveva folti capelli di un colore mai visto in Paese, un colore strano, insolito, orribile... 
Un colore a cui nessuno osava dare nome. 
Quel colore era il nero. Come il buio."


Non è diverso dagli altri bambini solo per il colore dei capelli, ma anche perché non riesce a svolgere le più semplici mansioni di futuro lampionaio. Quando giunge per lui il giorno del Lumen, l'esame che deve sostenere per diventare un lampionaio, invece di sostenerlo fugge, temendo di fallirlo. 
Alcuni anni dopo, nella città di Farola, accade un evento inspiegabile: i lampioni, che puntualmente ogni sera vengono accesi dai lampionai, restano misteriosamente spenti. Quando sopraggiungono le tenebre, nessuno riesce ad uscire di casa, restano tutti bloccati dalle ombre che impediscono loro di uscire. Solo Anemone, una bambina uscita per cercare Mina, la sua gatta, si trova fuori casa. 
Quindi solo lei può scoprire cosa ha causato l'avvento del buio e perché i lampionai non sono riusciti a fermarlo. 
Ci riuscirà?

"In un istante Anemone capì ogni cosa: il Buio voleva dividerli, separarli, renderli più fragili, più vulnerabili. Annientabili..."

Ho trovato alcuni piacevoli parallelismi tra questo libro e Coraline di Neil Gaiman. Non solo sono presenti riferimenti, come l'ambientazione del teatro vuoto in cui Anemone si rifugia ma, proprio come Coraline, Anemone è una bamabina coraggiosa che deve salvare i propri genitori, rimasti bloccati nella loro abitazione, circondati dalle opprimenti tenebre. Per farlo dovrà cercare la luce dietro il buio, la verità dietro le illusioni, senza lasciare che queste ultime confondano la sua ricerca.

La difficile ricerca di Anemone si intreccia con il dramma dei gemelli lampionai.
Bratene è diverso dal fratello Malamalama e da tutti gli altri lampionai, e questa diversità lo ha sempre fatto soffrire. È qualcosa che lo determina nell'aspetto e nel carattere. I capelli neri, in confronto a quelli di tutti gli altri, che sono dorati e splendono come la luce, appaiono così fuori luogo da sembrare sbagliati. Anche negli studi Bratene sembra essere destinato a fallire in ogni materia. La scuola dei lampionai, infatti, prevede discipline apposite per loro, e non è pronta ad accogliere studenti con abilità differenti.
Nessuno sembra apprezzare i suoi sforzi e lo stesso Bratene si detesta perché non riesce ad essere come gli altri.

"La sua solitudine, la sua rabbia, la sua paura avevano fatto il resto, e un semplice gesto aveva innescato una catastrofe. Aveva alimentato il buio e i suoi mostri."


Impegnandosi per cambiare - sebbene ogni suo tentativo sia fallimentare - non valorizza le proprie particolarità. 
Non comprende che egli possiede l'unica abilità che manca ai lampionai: può sottomettere e addomesticare le ombre che si nascondono nel Buio, perché non le teme. I lampionai invece non sanno sconfiggere il buio, perciò, se la loro luce si spegne, non sanno reagire. 

Malamalama, giovane e perfetto lampionaio, vuole molto bene al fratello, ma anche per lui è difficile accettarlo perché è condizionato dai pregiudizi della comunità e influenzato dal parere negativo degli altri, i quali lo hanno indotto a pensare che effettivamente Bratene possa essere nato diverso, a causa di un avverso fato che ha influito sulla sua nascita, donandogli una chioma nera e abilità distorte.
Parlando con lui Anemone, che è figlia unica, e si è sempre sentita molto sola, capisce quanto sia difficile relazionarsi con un fratello. 


"Anemone capì che avere un fratello era qualcosa di bellissimo ma in qualche modo implicava anche una responsabilità. Significava amarlo e proteggerlo, a qualunque costo. E forse Malamalama non era sempre stato in grado di farlo nel modo in cui avrebbe dovuto."


Conoscendo entrambi i ragazzi comprende che la vera luce capace di scacciare il buio è quella dell'unione, poiché "le tenebre hanno paura di chi è insieme": un modo poetico per spiegare che le paure possono aggredire qualcuno solo quando è solo, poiché soltanto nella solitudine la mente viene assalita da incubi e paranoie, che scompaiono come acqua che evapora al sole quando si è in compagnia. 

Questo libro, interamente stampato con originali caratteri azzurri e arricchito dalle tenerissime illustrazioni di Carla Manea, è un tesoro da tenere in libreria e soprattutto è un forziere ricolmo di perle letterarie, che vi faranno riflettere sulle vostre paure. 
Un libro consigliatissimo a chiunque si trovi in un momento di stallo, e stia cercando di capire come andare avanti, come accendere una candela per illuminare la strada quando questa sembra invisibile, avvolta dalle tenebre più fitte.


Il Buio ha paura se Tu non hai paura. 
Se non tremi il Buio rimpicciolisce e chiama a raccolta i suoi mostri, e scappa via, veloce veloce.

sabato 24 ottobre 2020

Review Party: "Ragazzi della Tempesta" di Elle Cosimano



E se il mutamento delle stagioni nelle varie zone della Terra non fosse semplicemente provocato dal moto di rivoluzione terrestre, bensì da ragazzi incaricati di portare i cambiamenti atmosferici? 
E' ciò che immagina Elle Cosimano, nel su romanzo fantasy Seasons of the Storm, pubblicato in Italia dalla casa editrice Rizzoli con il titolo "Ragazzi in tempesta". 
Una misteriosa donna, Gaia, si presenta al cospetto di giovani in punto di morte, proponendogli un' alternativa al sonno eterno. Non spiega loro quale sia "l'alternativa che andranno ad abbracciare, e non concede loro molto tempo per riflettere. 
Jacob Matthew Sullivan è uno dei ragazzi che ha accettato la sua proposta. Ha assunto così il nome Jack Sommers, ed è diventato un "inverno", acquisendo il potere di portare freddo e gelo al suo passaggio.

"Sono un inverno. Una stagione.
Mi sento vecchio e stanco, ma allo stesso tempo non mi sembra di essere cresciuto di un giorno rispetto alla notte in cui sono morto."

Per provocare l'avvicendamento delle stagioni, ogni ragazzo deve uccidere chi incarna la predente.

"Sono eoni che le stagioni si ammazzano a vicenda, fin da prima che esistessero le trasmittenti e camere di stasi. Il tempo è fisso. La morte è inevitabile. Tutto il resto è solo un'illusione per farci credere di avere il controllo della situazione."

Non si tratta di morti definitive perché, dopo alcuni mesi, si risvegliano, pronti ad allenarsi e combattere ancora. 
Tuttavia, se una stagione attende troppo tempo per uccidere la precedente, diventa debole e va incontro all'eliminazione definitiva. E' il destino che rischia Fleur, primavera innamorata di Jack. Ai ragazzi è proibito incontrarsi, quindi le sole occasioni che hanno per vedersi è durante i giorni in cui si combattono. Perciò Fleur attende sempre l'ultimo momento possibile per uccidere Jack, e questo comportamento ne ha indebolito i poteri.

"A Fleur resta solo una stagione. Una sola chance di risalire al di sopra della linea rossa e salvarsi. Per farlo, dovrà fare meglio di tutti quelli quelli che si trovano sotto quella stessa linea. Dovrà essere dira e rapida con me e porre fine alla mia stagione... ma lo farà? Ed io, rimarrò fermo abbastanza a lungo da permetterglielo, sapendo che è l'ultima volta che la vedrò?"

Durante il loro ultimo incontro, però, Jack e Fleur hanno fatto qualcosa che non avevano mai fatto prima: si sono sfiorati. E durante quel breve contatto Jack ha percepito le sue membra percorse da un'intensa energia. 
Allora nasce in lui il sospetto che il divieto di incontrarsi e toccarsi abbia il solo scopo di impedirgli di capire quanto siano forti i loro poteri, se uniti.

"Forse quello che dobbiamo fare è trovarci a vicenda. Creare uno spazio gli uni per gli altri e darci a vicenda lo spazio per essere forti. Sostenerci a vicenda quando forti non siamo, e affrontare l'occasionale tempesta."

Jack, che desidera salvare Fleur, riesce a convincere lei e le altre due stagioni della loro zona (Amber, autunno, e Julio, estate, anch'essi innamorati l'uno dell'altra) a tentare insieme una fuga. 
Riusciranno a scappare e a cambiare il loro crudele destino?

"Sappiamo come la storia dovrebbe finire. Ma se potesse andare anche in un altro modo? "

Ragazzi in tempesta è un romanzo ben scritto, in cui la narrazione in prima persona, con i punti di vista alternati di Jack e Fleur, innamorati sfortunati, risulta coinvolgente, sebbene a volte indugi troppo a lungo in descrizioni superflue o infiniti combattimenti e La prima parte del libro  risulta un pò lenta e ripetitiva.Mi è piaciuta di più la seconda parte del libro, costituita dalla fuga dei quattro protagonisti, che assume i contorni di un interessante viaggio "on the road".

I personaggi, ben descritti fisicamente, sono molto meno costruiti caratterialmente. Fleur, per la maggior parte della storia, è una banderuola in balìa degli eventi, Jack è il tipico protagonista dall'aria imbronciata e malinconica. 
Più intriganti sono invece la focosa Amber e lo spavaldo Julio, i quali però, nella seconda parte del romanzo perdono parte della  loro personalità.

Avrei preferito un maggiore approfondimento sulle regole della parte fantastica del romanzo, ma l'autrice non vi si sofferma troppo, preferendo concentrarsi eccessivamente sugli intrecci amorosi fra i personaggi. Nonostante ciò le storie d'amore, sebbene occupino gran parte del romanzo, non risultano molto coinvolgenti. Nessun sentimento sboccia fra le pagine del libro: tutti i personaggi si sono innamorati in un momento antecedente alle vicende narrate. 
La parte più bella di una storia d'amore è proprio quella costituita dai momenti in cui i protagonisti si scambiano i primi sorrisi, sorpresi di scoprirsi interessati all'altro, cercando di capire il nuovo sentimento che provano. 
Nel libro purtroppo questa parte manca del tutto, decurtata a favore di sguardi traboccanti di desiderio fisico e contatti molto passionali, in alcuni momenti persino fuori luogo (fare una sosta per baciarsi durante una fuga non è una scelta particolarmente saggia, ad esempio).

È sicuramente meno adatto ad un pubblico adulto ed esigente, ma certamente può intrattenere piacevolmente lettori più giovani.

venerdì 23 ottobre 2020

"La terra degli incubi" di Giovanni Eccher

Come può essere pericoloso un libro, professore?»
Una luce sinistra brillò negli occhi di Ward. «Chiedi come può essere pericoloso un libro? Semmai sarebbe da sciocchi sottovalutarne la potenza.》"


Howard Phillips Lovecraft: il nome di questo scrittore evoca immediatamente in ogni lettore i più cupi scenari, partoriti dalla mente folle di un autore che ha dato vita sulla carta ai propri incubi più tremendi, facendoli diventare universali. 
La materia narrativa di Lovecraft è così dettagliata che qualcuno è arrivato persino ad insinuare che non tutto fosse mera finzione, ma che egli avesse veramente scorto qualche inquietante mondo al di là del nostro. 
Lovercraft ha scritto tantissimi romanzi e racconti dell'orrore, di cui il più famoso è certamente il Necromicon, una sorta di "bibbia" di magia nera. 
Nel tempo, i suoi testi hanno affascinato -o meglio terrorizzato- numerosi lettori, e hanno dunque avuto un'influenza nell'immaginario comune. In numerose opere -libri, fumetti, film- è possibile riscontrare riferimenti e ammiccamenti più o meno palesi alle sue opere, citazioni dirette o indirette, omaggi al grande autore del macabro.


Giovanni Eccher, con "La terra degli incubi", il suo primo romanzo, un'interessante opera per ragazzi, ha scritto una storia a lui ispirata e dedicata, per far conoscere ai giovani questo famoso autore: uno dei personaggi, infatti, è proprio un giovanissimo Howard Lovecraft. 


Il libro è ambientato negli Stati Uniti, nei primi anni del Novecento, a Providence. La storia inizia quando una notte un grande vascello nero attracca al porto. La misteriosa imbarcazione stuzzica la curiosità dei marinai, avventori della locanda vicina al porto, lo Swearing Parrot. Anche Julius, il giovane figlio della cameriera che vi lavora, ascolta le loro chiacchiere e si incuriosisce, perciò insieme all'amica Vicky cerca di indagare.
Ma le sue ingenue indagini non possono occupargli tanto tempo perché, grazie ai sacrifici della mamma, è riuscito ad iscriversi alla prestigiosa scuola di College Hill. 
Lì incontra alcuni ragazzi benestanti e spocchiosi, che si mostrano ostili nei confronti di chi è più debole. In particolare hanno preso di mira Howard, un ragazzino gracile. Julius, che non sopporta le ingiustizie, quando li sorprende si intromette per difenderlo, diventando così un altro bersaglio delle loro prepotenze. Ma il suo gesto lusinga Howard, il quale lo include nella cerchia dei suoi più fidati amici. 
Howard è appassionato di fenomeni paranormali, sogna di aprire un'agenzia investigativa e, insieme ai suoi compagni, trascorre il tempo sorvegliando individui sospetti. In particolare sembra ossessionato dalla pericolosità di quello che ha soprannominato "Il vecchio terribile", un uomo dall'aria losca che abita in una sfortunata casa, che in passato è stata scenario di inquietanti incidenti e per questo il proprietario ha faticato non poco per trovare degli inquilini. 
Julius, affascinato dalla forte personalità di Howard, si lascia coinvolgere nelle più pericolose avventure. 
Sapranno distinguere i buoni dai cattivi, e gli incubi dalla realtà?

Ho trovato questo romanzo incalzante e coinvolgente. I capitoli brevi rendono particolarmente spedita la lettura, avvincendo il lettore in una storia interessante e ben scritta, in cui ogni metafora è una perla preziosa, ogni paragrafo un filo perfetto che si intreccia nel tessuto del racconto. 
I personaggi sono ben costruiti: la ribelle Vicky, ragazza forte con una vita familiare complicata, i timidi fratelli Chester e Harold, l'ombroso e avventato Howard, personaggio più importante del romanzo, e l'impulsivo e leale Julius, di cui ho apprezzato l'approfondimento.
Egli proviene da una realtà umile -abita infatti nei quartieri più poveri della città - e deve inserirsi forzatamente nel microcosmo della prestigiosa College Hill, un ambiente che si mostra ostile nei suoi confronti, in cui il rispetto dei professori purtroppo dipende dal prestigio sociale della famiglia di provenienza. 

"«L’uomo vive su un piccolo pianeta, infinitamente piccolo rispetto alla vastità dell’Universo. Allo stesso modo, la mente umana vive su una piccola e placida isola di ignoranza, nel mezzo del nero mare dell’Infinito. Non è destino che essa navighi lontano, ed è per pura misericordia che non le è data la capacità di mettere in correlazione tutti i suoi contenuti. Se dovesse accadere e la specie umana dovesse essere messa al corrente della realtà, e della spaventosa posizione che in essa occupa, sono certo che diventerà pazza per la rivelazione, oppure fuggirà da quella luce insopportabile e si rifugerà nella pace e nella sicurezza di un nuovo Medioevo.»"

Abituato ad essere spesso discriminato, per Julius sarà difficile credere alla sincera amicizia di Howard. 

"La terra degli incubi" è un romanzo che gioca sulle paure più profonde che ciascuno custodisce nel cuore, quei timori segreti che spesso influenzano il nostro sguardo sul mondo. È un libro che riesce a regalare brividi, una lettura avvincente, che è impossibile interrompere prima dell'adrenalinico finale. 



«L’uomo vive su un piccolo pianeta, infinitamente piccolo rispetto alla vastità dell’Universo. Allo stesso modo, la mente umana vive su una piccola e placida isola di ignoranza, nel mezzo del nero mare dell’Infinito. Non è destino che essa navighi lontano, ed è per pura misericordia che non le è data la capacità di mettere in correlazione tutti i suoi contenuti. Se dovesse accadere e la specie umana dovesse essere messa al corrente della realtà, e della spaventosa posizione che in essa occupa, sono certo che diventerà pazza per la rivelazione, oppure fuggirà da quella luce insopportabile e si rifugerà nella pace e nella sicurezza di un nuovo Medioevo.»

giovedì 22 ottobre 2020

Review Party: "Le diecimila porte di January" di Alex E. Harrow



"Le diecimila porte di January" è un romanzo fantasy di Alex E. Harrow, autrice americana di successo, recentemente pubblicato dalla casa editrice Mondadori nella collana Oscar Vault.

La storia è ambientata nei primi anni del Novecento. January, la protagonista è una "ragazza mezzosangue", come l'avrebbe definita Neal Coward, poiché figlia di madre bianca e padre di colore. Vive nel Vermount, suo padre un archeologo sempre in viaggio per il mondo, alla ricerca di reperti storici di valore, la affida alle cure del facoltoso signor Locke, nonché suo datore di lavoro, che la ospita con ogni riguardo nella sua grande e lussuosa dimora. Materialmente non le fa mancare nulla, ma January ha l'impressione di vivere in una soffocante gabbia. 
A sette anni,  trova una porta in un giardino. Non una porta come tutte le altre, ma un varco verso un altro mondo. Quando lo racconta al signor Locke egli attribuisce quell' esperienza alla sua fervida immaginazione, proibendole da quel momento di leggere i libri d'avventura che lei ama molto, i quali a suo dire le rirempirebbero la testa di sciocchezze. 
Alcuni anni dopo, suo padre non fa più ritorno e viene dichiarato morto. Il signor Locke, tuttavia, continua a prendersi cura di  lei. 
A diciassette anni January trova in una scatola - dono di suo padre- un libro particolare, "Le diecimila porte": chi glielo ha lasciato? Di sicuro non il signor Locke, dal momento che odia tanto i libri. Ben presto January scopre che è un dono di suo padre, il quale forse non è morto, e vuole lasciarle un messaggio. si rende conto di non poter più restare a casa e comportarsi da ragazza silenziosa e beneducata. Decide di partire e seguire la traccia che le ha lasciato suo padre per ritrovarlo. Ci riuscirà? Inoltre, scopre  anche di possedere dei "poteri particolari". Scoprirà l'origine delle sue misteriose abilità? E saprà sfruttarle al meglio?

January Scaller è una ragazza sbagliata nel posto sbagliato. E' un'adolescente in un mondo di adulti, una donna in mezzo a troppi uomini, ha la pelle scura in un popolo di bianchi. 
Con l'intento di proteggerla suo padre l'ha affidata alla protezione del signor Locke, il quale, con la scusa di tutelarla, la tiene segregata in casa, con  poca libertà di parola e di azione, tentando di soffocare ogni suo pensiero scomodo. 
Convinta che sia giusto compiacerlo, January cerca di disfarsi dei sogni e delle speranze di mondi fantastici, ma scoprirà che non ha senso imbrigliare la sua mente soltanto perché secondo gli altri questo è giusto. 
January è un personaggio indipendente e forte, una ragazza determinata che non si perde in sentimentalismi, e non si abbandona all'amore finché non ha compiuto la missione che si è prefissata, a cui attribuisce la priorità assoluta. 
Sceglie di allontanarsi da tutto ciò che le è familiare e dall'unico ambiente nel quale, in una realtà estremamente discriminatoria, può vivere come una persona abbiente.

E' January stessa a raccontare la sua storia, con una prosa curatissima e deliziosamente "metanarrativa" che è un elogio alla narrazione. Non ho potuto evitare di cogliere piacevoli similitudini con un libro che ho amato molto: "Il mare senza stelle", a cui "Le diecimila porte" assomiglia anche nell'ambientazione e nella simbologia. Il simbolo più importante del romanzo è quello che richiama il titolo stesso: la porta.

La porta è da sempre un elemento importante e un simbolo imprescindibile nella cultura fantasy, veicolo di plurimi significati.

Una porta rappresenta il passaggio da un luogo ad un altro, uno spostamento non necessariamente fisico. 
Oltrepassare una soglia è uno stratagemma letterario che rappresenta un passo verso un gradino diverso della propria coscienza - una discesa nel subconscio o una salita verso una nuova consapevolezza. 
Una porta può diventare un varco su tutto quello che non osiamo desiderare. Ad esempio, in "Coraline", celebre romanzo di Neil Gaiman, la porta magica conduce la protagonista in una realtà alternativa dove ha un'altra madre e un altro padre, che al contrario dei suoi veri genitori non la trascurano e trascorrono del tempo con lei. E' un mondo che si rivelerà inquietante perché falso, un luogo terribile nel quale trovare rifugio è pericoloso. La porta di Coraline rappresenta un mondo fantastico che può condurre chi vi entra alla pazzia, per questo è necessario scappare, ma la porta è chiusa: si riaprirà soltanto se la protagonsita saprà dimostrare forza d'animo, maturità e desiderio di affrontare la realtà.

Infatti non sempre - quasi mai - le porte, nel fantasy, seguono le stesse regole per aprirsi e richiudersi. 
Come dimenticare la porta segreta che in "Harry Potter e la camera dei segreti" conduce il giovane mago a fronteggiare il titanico basilisco? 
Una porta difficile da aprire, dietro la quale lo attende una sfida ancora più terribile - il confronto con un mostro, che si può parafrasare nello scontro con la parte oscura di sé stesso. 
Insomma: le porte, per la loro stessa funzione, non sono sinonimo di stabilità bensì di mutamento, strade che conducono altrove. Il simbolo della porta è legato ai riti di passaggio. Innumerevoli, nella letteratura, sono anche le porte che separano il regno dei vivi da quello dei morti, soglie spesso protette da guardiani, da cui non sempre si può tornare indietro.

Le porte rappresentano le possibilità, perché si possono scegliere, aprire, richiudere o lasciare chiuse. Uniscono e separano, possono essere motivate da fughe o necessità di cambiamento. Chiudere e aprire le porte può diventare, in base alle circostanze, un atto di coraggio o codardia. Ogni soglia è diversa, ogni porta ha le sue regole. 

Il romanzo di Alex E. Harrow gioca con le regole delle porte nella tradizione fantastica, arricchendo il simbolo della porta di una forte componente metaletteraria. La porta, infatti, oltre ad essere un elemento rivestito di simbologie e metafore, diventa anche uno strumento per parlare di scrittura creativa e narrazione: le porte rappresentano tutte le svolte narrative possibili, durante la stesura di un romanzo, le infinite alternative probabili che un autore può scegliere per la propria storia.

January scopre l'immenso potere della parola - un potere infinito, come ben sa qualsiasi romanziere - il potere di aprire e chiudere, di creare e distruggere, di costruire nuovi mondi e nuove strade con la sola forza dell'immaginazione. 
La potenza che concediamo nella nostra mente alle parole è fondamentale: le parole che predominano in noi determinano il nostro comportamento.

January infatti non riesce ad usare il proprio potere finché non crede profondamente di essere in grado di usarlo: essere incalzata da terzi che si dichiarano sicuri che lei abbia il potere non la aiuta.  Solo la sua stessa convinzione  riesce a darle la forza di diventare chi vuole essere. 
E' un posso dunque sono: in base a ciò che credo di poter fare, so chi sono, determino la mia identità. Decido chi voglio essere e lo divento, oltrepasso la porta che mi permetterà di diventare quella persona.

In un mondo in cui esistono diecimila porte, bisogna essere guidati da un'unica stella, una sola idea, per dirigersi senza esitazioni verso quella giusta. 

Il libro vi rivolge una sfida: troverete la vostra? 


mercoledì 21 ottobre 2020

Review Party: "Pumpkinheads" di Rainbow Rowell


Pumpkinheads è una graphic novel illustrata da Faith Erin Hiks e sceneggiata da Rainbow Rowell, già famosa per aver pubblicato numerosi libri di successo, tra cui Fangirl e Carry On. 


Deja e Josiah sono un ragazzo e una ragazza che stanno per iniziare il College, entrambi malinconici perché, negli ultimi anni, ogni autunno hanno lavorato nella locale fiera delle zucche. Quando saranno all'università invece non potranno lavorarvi, e sono certi che quel periodo per loro sarà privo della consueta magia. 


Inoltre Josiah non avrà più la possibiltà di dichiararsi alla ragazza del banco dei dolci, di cui è infatuato e alla quale non ha mai avuto il coraggio di rivolgere la parola. 
Deja decide di aiutare l'amico a parlare con lei, ma ogni tentativo di trovarla sembra andare storto. Ostacolato da numerosi quanto improbabili e comici imprevisti, riuscirà Josiah a incontrarla e trasformare il suo desiderio in realtà?


Le illustrazioni sono curatissime, le tavole interamente a colori. Deja e Josiah sono figure che sembrano emergere dai colori caldi del tramonto. La fiera delle zucche in cui si muovono, una sorta di parco a tema, diventa il poetico scenario della storia, metafora di un dolcissimo microcosmo interiore, lontano dalla realtà. 


I protagonisti, sono due personaggi molto diversi. Lui è timido e riservato, lei ribelle, estroversa e socievole. Nei vari anni di lavoro stagionale, infatti, Deja ha fatto amicizia con ragazzi e ragazze intrecciando anche numerose relazioni amorose, poi interrotte perché non ha mai trovato la persona giusta. 
Deja è bisessuale, un pò sovrappeso ed è alta quanto Josiah, l'autrice le ha attribuito tali caratteristiche per schierarsi contro gli stereotipi di genere. 
Josiah, sebbene sia un ragazzo carino dai grandi occhi blu, è completmente inconsapevole della sua bellezza, e non ha mai avuto nessuna fidanzata, preferendo idolatrare nella sua mente colei che considera la ragazza dei suoi sogni, figura mitica che rappresenta un sogno vago, perfetto e irraggiungibile, contrastato dal destino.
Deja non crede nel destino, è convinta che quel che accade dipenda più dalle decisioni personali  che dal caso, e convince l'amico a cercarla per parlarle e renderla reale. 


Intraprendono perciò una ricerca durante la quale hanno modo di parlarsi e confidarsi, esaminando le differenze del loro carattere e scoprendo che ricordano tutti i dettagli dei loro precedenti incontri, sebbene la loro conoscenza sia sempre stata limitata al lavoro stagionale della fiera. 
Pur essendo estremamente diversi sono uniti dall'amore per la magia dell'autunno e dall'atmosfera sognante della fiera e del campo di zucche che la circonda, culla dei loro pensieri. 
L'opera,  si rivolge ad un pubblico giovane e  presenta una narrazione che si contraddistingue per la disarmante dolcezza e fluidità, resa anche grazie all'uso di un lunguaggio vicino ai ragazzi ma mai volgare. 
Il titolo dell'opera, Pumpkin head, teste di zucca, non allude solo al campo di zucche che fa da scenario ma anche ai protagonisti che, con un gioco di parole, sono un pò "zucconi" fino all'ingenuità.


Questa graphic novel, imperdibile per i fan di Rainbow Rowell, sarà sicuramente amata da tutti i lettori che cercano una tenera storia d'amore, perfetta per questi mesi autunnali, magari da leggere davanti al camino, immaginando sentieri invasi da foglie appena cadute, che ancora volano come sogni sospesi nella sera. 



martedì 20 ottobre 2020

"Barrage 2" edito da Starcomics



BARRAGE 2 è il secondo ed ultimo volume della serie "Barrage" di Kohei Horikoshi, autore famoso per la serie "My hero Academia", manga di grande successo tuttora in corso. 

La storia è ambientata in un ipotetico futuro, sul pianeta Industria. 
Astro, dopo essere stato scambiato per errore dalla guardie reali per il principe Barrage a cui assomiglia moltissimo, viene condotto a palazzo. Lì il sovrano capisce subito che Astro non è suo figlio ma, in virtù della bontà d'animo del ragazzo, certificata dallo "strumento reale" - uno scettro magico che reagisce diventando una spada se riconosce in chi lo impugna uno spirito nobile - gli offre la possibilità di assumere il ruolo di nuovo principe planetario.


Inizialmente perplesso, Astro accetta in cambio della possibilità di garantire un futuro tranquillo ai bambini di cui si prendeva cura, i quali vengono condotti al castello e trattati con ogni riguardo. 

Tiamat, vicecomandante del primo squadrone della polizia planetaria, viene incaricato di accompagnarlo nel lungo viaggio per visitare le città di Industria invase dagli alieni e combattere per liberarle.
Astro, sebbene sia molto giovane e inesperto, è pieno di entusiasmo e altruismo, quindi parte volentieri per la difficile missione insieme a Tiamat. I due, scoprono però che in alcune città gli alieni sono stati favoriti da poliziotti planetari corrotti. Si troveranno inoltre costretti a fronteggiare un nemico in possesso di un potere inaspettato, di fronte al quale persino lo "Strumento Reale" sembra in difficoltà. 
Inoltre, Astro incontrerà qualcuno che sembra conoscere segrete informazioni riguardo il suo passato e le sue origini. 
Scoprirà chi è davvero? E libererà Industria dagli invasori?


In questo secondo tankobon il mangaka, con le sue inconfondibili illustrazioni caotiche e coinvolgenti, trasporta ancora una volta il lettore in un universo dove azione e umorismo si tengono per mano, creando tavole dinamiche e accattivanti.
Durante la storia vengono analizzate le personalità dei vari personaggi.
Si evolve profondamente il rapporto tra Astro e Tiamat: i due non sono più solo compagni di un casuale viaggio, ma si instaura fra loro un profondo legame di stima e amicizia. 
Tiamat infatti impara a fidarsi di Astro, rispettandone il coraggio e le decisioni.
Astro, a sua volta, inizia a considerare Tiamat come una persona con cui aprirsi, facendogli anche delle confidenze importanti. Gli racconta persino di Black, l'unica persona che abbia costituito, nella sua vita, una figura genitoriale. Lo ricorda con affetto. Era un uomo strano, aveva occhi neri come la pece e insolite corna sulla fronte. Il suo aspetto non ispirava fiducia, ma era stato gentile e gli aveva insegnato come sopravvivere, per mantenere sé stesso e i bambini di cui si prendeva cura. 

Aveva aperto la sua mente, rivelandogli di vedere in lui un animo retto e buono che non doveva assolutamente perdere, anche se tutto il mondo appariva distorto e sbagliato.

Durante il viaggio con Tiamat, Astro ha modo di incontrarlo di nuovo. Ma Black è davvero l'uomo buono che egli ricorda? 



Viene introdotto anche un altro personaggio, Tico, una giovane guerriera. 
Astro e Tiamat sono molto affascinati da lei, una ragazza che combatte strenuamente per la difesa della città e per vendicare la morte della madre adottiva, causata dagli alieni malvagi. 
Inizialmente li aggredisce, convinta che anch'essi siano nemici. Però quando comprende che combattono la sua medesima causa si schiera dalla loro parte, dimostrandosi una valida alleata. Insieme riusciranno a scacciare gli alieni? 


Con questo secondo volume Barrage si conferma una miniserie molto avvincente. 
Pur nella sua brevità riesce a coinvolgere il lettore, sottolineando l'importanza di valori nobili quali la famiglia, il coraggio e l'amicizia.
Vi consiglio di non perdere Barrage: lasciatevi conquistare dalla rettitudine e dalla nobiltà d'animo di "Astro del pianeta in guerra."

lunedì 19 ottobre 2020

BlogTour Fairy Oak: "Il legame tra Vaniglia e Pervinca"


Vaniglia e Pervinca sono protagoniste di "Fairy Oak", una serie di libri per ragazzi scritta da Elisabetta Gnone. 



Sono gemelle, profondamente legate eppure destinate ad essere diverse. Infatti Vaniglia è una strega della luce e Pervinca una strega del buio. 
Vaniglia è docile, gioviale, sempre allegra. Pervinca invece ama la solitudine, è riservata, spesso inquieta e silenziosa. 
Tranne qualche screzio le due ragazze vanno d'accordo, e riescono a superare qualsiasi contrasto.
Inoltre, Vaniglia e Pervinca sono in profonda connessione fra loro. Ciò che sente una lo percepisce anche l'altra: sono due facce di una stessa medaglia, due metà che formano un intero.
La loro zia, Lalla Tomelilla, teme soprattutto per Pervinca: essendo in possesso dei poteri della notte, è la più fragile e la più vulnerabile nei confronti del richiamo del nemico. 


"La vista degli eserciti che avanzavano avrebbe dovuto farle fare rapidamente 
marcia indietro. Lei invece si era solo fermata, come se una voce avesse chiamato forte il suo nome, o qualcuno, o qualcosa, l’avesse trattenuta. Per un lungo istante 
aveva guardato gli eserciti neri, e ne aveva subito l’incanto. Quale prodigio poteva unire un numero così considerevole di Magici del buio? Incontro a quale sogno 
stavano marciando compatti come un solo uomo? 
Perché di un questo doveva trattarsi, Pervinca ne era certa. Cos’altro poteva 
spingere quelle creature terrificanti ad agire con tanta determinazione se non il 
desiderio di un sogno realizzato? E quale immensa potenza poteva dirigere un esercito tanto vasto... da quale mente prodigiosa era uscito un sogno così... grande? 
Era una visione straordinaria e la giovane strega si perse in essa, incapace di muoversi e di ricordare a quale mondo lei appartenesse davvero." 


Solo Vaniglia, che nel cuore custodisce la luce, può trattenere sua sorella dal mondo oscuro che la chiama per nome. Perché è più forte a quel richiamo, e può riportarla indietro, darle la forza di resistere. 
Pervinca però non è debole come alcuni temono, e per sua sorella sarebbe pronta a camminare nel fuoco, a creare spazi che non esistono, a cercare una soluzione che sembra impossibile. Vaniglia è la luce di Pervinca, e per lei Pervinca cercherà un compromesso tra le tenebre e la luce. Ci riuscirà? O il richiamo della notte avrà la meglio su di lei? 

"— È vero e infatti conto molto sull’amore che le gemelle provano l’una per l’altra. 
Soprattutto, conto su Vaniglia: lei è l’unica che può trattenere Pervinca dall’incanto 
del buio."



Da bambina ho sempre desiderato avere una gemella, dono che purtroppo la vita non mi ha concesso. Ma la storia di Vaniglia e Pervinca mi ha dato la speranza che la notte del cuore possa essere sempre illuminata dalla luce. Ed è questo l'insegnamento profondo di Elisabetta Gnone: in ogni situazione, biasgna cercare la luce. 
Per Vaniglia e Pervinca, quella luce era il loro legame. 
E tu? Hai già scoperto quale luce può illuminare il tuo buio?