Ricordo come se fosse ieri l'uscita del terzo libro di Fairy Oak.
Era il 2007, avevo undici anni.
Io e un gruppo di amiche appassionate avevamo letto e riletto i primi due volumi - animate da quella passione ardente che muove solo il cuore dei bambini - e con trepidazione aspettavamo "Il potere della luce".
La prima ad acquistarlo fu mia cugina, ed io ero curiosissima di conoscere la storia, anche se non volevo porle qualche domanda la cui risposta mi rovinasse la sorpresa.
Cosa devo aspettarmi? Non riuscii a fare a meno di chiederle.
Lei, con lo sguardo compiaciuto di chi custodisce un segreto ignoto al suo interlocutore, mi guardò e disse: "Sappi che in questo romanzo non vedrai molto spesso Pervinca".
Non aveva esattamente risposto alla mia domanda, ma con quella frase era consapevole di avermi spiazzata, perché sapeva che Pervinca era il mio personaggio preferito (lei, invece, adorava la dolce Vaniglia.)
Inutile dire che le sue parole sibilline mi stupirono (Come sarebbe? Non c'è Pervinca? Mi prendi in giro, vero? Perché?) e mi incurisirono moltissimo. Ricordo di aver trascorso molti giorni a domandarmi come sarebbe proseguita la storia, e mi struggevo mentre la mia copia non arrivava. Non saprei dire se le poste fossero lente o se, nella mia mente di bambina, il tempo dell'attesa fosse semplicemente dilatato. Fatto sta che mi sembrava di attendere da un'eternità.
Quando finalmente ricevetti il libro, iniziai a leggerlo subito. Scoprii perché non c'era Pervinca nella storia, appresi le ragioni della sua fuga, ne ammirai il coraggio. Lessi quasi col fiato trattenuto gli ultimi capitoli, avevo gli occhi pieni di stelle dopo aver concluso il libro.
Nel corso degli anni, avrei ripreso tra le mani i romanzi di Fairy Oak molte volte, per rileggerli. Ed ogni volta avrei trovato i frammenti di infanzia che avevo lasciato tra quelle pagine - la piccola bambina che non ero più - lì ad aspettarmi, a ricordarmi chi ero e chi amavo essere.
Quando ho saputo, all'inizio dell'anno, che l'autrice stava per pubblicare un nuovo capitolo della saga, mi sono posta la stessa domanda che posi a mia cugina tanti anni fa:
Cosa devo aspettarmi dalla storia? Quale nuova avventura ha da raccontarci Elisabetta Gnone?
Leggendo l'ultimo romanzo, posso assicurarvi che il mondo di Fairy Oak si conferma come una fonte inesauribile di sogni e avventure.
"La storia perduta" non è il libro che mi aspettavo. No.
È meglio.
Fairy Oak è un universo narrativo che ha ancora tanto da dire - e da dare - ai suoi affezionati lettori.
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