venerdì 24 luglio 2020

Capitolo 6 ~ Dreamless boy


Verso sera, poco dopo che i suoi umani si erano ritirati nelle loro stanze da letto, Reginald era sgattaiolato fuori casa, nella notte, e aveva iniziato a percorrere a passo svelto le strade deserte del paese.
Le sue zampe non facevano rumore sul selciato, ed era molto fiero dei suoi passi silenziosi. 
Così come era fiero del suo pelo fulvo, con quel ciuffo bianco sul petto che gli donava un tocco di indubbia eleganza e delle sue orecchie, né volgarmente grandi, né ridicolmente piccole. 
Era infine orgoglioso della sua coda, soffice e dal pelo lungo, che amava tenere ben dritta, mentre camminava. 
Si fermò davanti ad una pozza di fango. Arricciò il musetto, schizzinoso, e accerchiò lo sporco ostacolo. 
Zampettò velocemente sul ponte e attraversò la piazza. Qualcuno si voltò a guardarlo, ma senza curarsene troppo: un gatto che va da qualche parte è un evento troppo banale per prestarvi attenzione. 
Reginald lo sapeva, ed era un bene che gli umani non lo intralciassero. 
Scorse una serie di gradini, che procedevano in discesa, a destra di un piccolo ponte. Procedette in quella direzione, e giunse alla riva di un fiume, dove l’erbetta era sottile, fresca e bagnata. 
Si sedette molto regalmente, sistemandosi la coda sulle zampette, e si leccò il muso. 
Iniziò a miagolare forte, e poi si mise in attesa. Ma non dovette attendere a lungo. 
-Buonasera, Reginald – 
Reginald voltò la testa, incrociando lo sguardo madreperlaceo di un grosso felino grigio, con la punta della coda nera. 
-Buonasera anche a te, Nicodemo – 
Subito dopo di lui iniziarono ad arrivare altri felini. 
I fratelli Tenebra ed Eclissi, Esmeralda, Diana, e… 
-Gregor – borbottò Reginald. 
-Dov’è? Dove si è cacciato, stavolta? – 
Un gatto grosso e rossiccio arrivò in tutta fretta, arrestandosi di colpo vicino al compagno. 
-Eccomi, eccomi! – 
-Sei il solito ritardatario – sbuffò Diana, scuotendo la testa. 
Lui abbassò le orecchie, a mo’ di scusa. 
-Certo che ne è passato, di tempo, dalla nostra ultima riunione – osservò Nicodemo.
-Già – convenne Reginald – non sono state molte le occasioni per incontrarci, negli ultimi anni – 
-Ma sulla luna era diverso, ricordate? – intervenne Gregor, sognante. 
-Lì stavamo sempre insieme, nel nostro palazzo. Niente e nessuno poteva separare noi, i sette guardiani, i membri del consiglio della luna. Eravamo di fondamentale aiuto per la nostra regina. Ha sempre affidato a noi i compiti più importanti. – 
-Anche questa missione, in effetti, è importante. Ne eravamo consapevoli dall’inizio, ma vivere con gli umani è stato più difficile di quanto ci aspettassimo. – si lagnò la gatta bianca, Esmeralda, lisciandosi la coda, in cui era incastrato un grosso anello d’oro. 
–Non trovate anche voi? – 
-A proposito, Neve, la nostra missione sta per compiersi, avremo ancora bisogno del Cuore di Luna – disse Gregor, alludendo all’anello che la gatta aveva nella coda. 
-Tu non avrai niente da me, Gregor, se mi chiamerai solo un’altra volta con il nome che mi hanno dato i miei umani – 
Gregor ridacchiò. 
-Perdonami, è stato più forte di me – 
Reginald lo incenerì con lo sguardo. Aveva un debole per la bella gatta bianca, anche se non glielo aveva mai confessato apertamente, e forse non ne avrebbe mai trovato il coraggio. 
-A te piacerebbe se ti chiamassimo con il nome che ti hanno dato i tuoi umani? Cioè… Fiocco? – 
Gregor avrebbe voluto scomparire per la vergogna. 
-Gli umani sono ridicoli – disse Diana, intervenendo in sua difesa. 
-Ci trattano in un modo patetico. Come se noi fossimo delle creature inferiori! Credo che la colpa sia dei nostri cugini terrestri: li hanno abituati a trattare la nostra specie in questo modo. I loro costumi si sono notevolmente imbarbariti, lo avete notato? – domandò.
-Purtroppo sì – convenne Nicodemo. – Mangiano cibo freddo in scatola e si rotolano nella terra. Sconcertante. - 
-E’ vero! – convenne Gregor. – Io detesto particolarmente quando cercano di coinvolgermi in stupidi giochi. Con voi hanno mai provato a giocare con… il puntino rosso luminoso? Che strazio. Ci trattano proprio come dei comuni animali! – 
Eclissi sussultò. 
-Non nominatelo, vi prego – sussurrò Tenebra. –Eclissi ha il terrore del pallino rosso luminoso. –
Esmeralda sbatté le ciglia, con un’espressione interrogativa dipinta sul musetto. 
-Si tratta di uno stupido gioco, ma perché ne ha paura? – 
-Gli ricorda gli incubi che fa quando dorme. – spiegò, accarezzando con la zampa la schiena del fratello. 
Tutti tacquero. Sapevano bene che Eclissi era un membro molto particolare del consiglio. Spesso percepiva le cose prima che accadessero, come fugaci visioni, o sogni. A volte sentiva, quasi sulla sua pelle, la minaccia delle ombre. Eclissi era capace di recepire molto, a volte troppo, e ripetuti turbamenti lo avevano sconvolto in maniera definitiva. Spesso non riusciva ad esprimersi, ma il fratello riusciva sempre a comprenderlo.
Ormai, spesso non era presente a sé stesso. Ma era un consigliere valido, forse il più potente fra di loro, per questo nessuno osò fare commenti. 
-Deve essere difficile convivere con Eclissi – commentò Esmeralda, guardando Tenebra con uno sguardo tra il preoccupato e l’ammirato. 
-Farei di tutto per lui. È mio fratello. – Spiegò lui. 
Reginald provò una punta di gelosia nel notare lo sguardo di smeraldo, bellissimo e dolce, che Esmeralda aveva rivolto al gatto nero Tenebra. 
Tossicchiò, per richiamare l’attenzione dei presenti. 
-Compagni – esordì – È terribilmente frustrante vivere fra umani che non comprendono il nostro potenziale, tuttavia non ci siamo riuniti per discutere dei nostri crucci personali, per quanto possa essere piacevole. Ricordate il messaggio che vi ho fatto arrivare, grazie alla telepatia? – 
-Sì – rispose prontamente Esmeralda, gli occhi che le brillavano. –Era breve ma molto chiaro. “Il dormiente si è risvegliato”. – 
Reginald annuì. Lo guardò, piena di curiosità. 
-Quando è successo? – 
-Proprio ieri notte. Vi ho informati subito – 
Eclissi inclinò il capo e guardò suo fratello. Tenebra lo guardò e tradusse per lui. 
-Eclissi dice che lo ha percepito, quella notte stessa. Ha sentito l’energia che si muoveva. Sapeva che ci avresti convocati presto. –
-Ora dobbiamo evocare La regina, dobbiamo dirle tutto. Sarà felice di sapere che il suo erede finalmente è sveglio. – disse Esmeralda, decisa. 
-Quando la evocheremo? – 
-Appena sarà possibile. Durante la prima notte di luna piena, domani notte. Se nessuno di voi ha qualcosa da obiettare, io proporrei di riunirci qui domani, a mezzanotte. – 
Eclissi emise un soffio. Tremava, e guardava Tenebra con aria allarmata ed urgente.
Lui annuì.
-C’è qualcos’altro che Eclissi vorrebbe aggiungere. Si tratta di una cosa molto importante. – 
Tutti si voltarono nella sua direzione. 
-Ti ascoltiamo. – 
Tenebra assunse un’aria mortalmente seria, mentre Eclissi dietro di lui fissava il vuoto. Reginald si preoccupò seriamente per ciò che stava per udire. 
-Eclissi come ben sai ha il potere di percepire le energie. E ha percepito un’energia oscura. Intensa, devastante. Vicino alla casa dove alloggi tu, con il tuo umano. – 
-E cosa può voler dire? – chiese Diana, la gatta tigrata. 
I due fratelli si scambiarono una rapida occhiata.
-Non lo sappiamo. Ma abbiamo pensato fosse il caso di informarvi – 
-Può trattarsi di un umano depresso con pensieri distruttivi – ipotizzò Reginald. 
-Non sarebbe una bella cosa – commentò Diana. 
-No, di certo. Ma non ci riguarderebbe. – 
-Si tratta di un’energia troppo forte. Non può provenire da un essere umano qualsiasi. Non dovresti sottovalutare le percezioni di Eclissi, Reginald. – sussurrò Tenebra. 
-Non è necessario che ti ricordi cosa è successo l’ultima volta che lo hai fatto, vero? – 
Il maestoso felino a pelo lungo si irrigidì. 
L’ultima volta. No, non c’era bisogno che Tenebra gli ricordasse cosa era successo. 
Calò il silenzio nella piccola assemblea. La temperatura sembrò scendere di alcuni gradi.
-Non ho la minima intenzione di farlo. Ma al momento non abbiamo prove per affermare che si tratti di qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci. -
-I baffi mi fremono la mattina presto, quando mi sveglio – aggiunse Nicodemo. –In genere non è un buon presentimento. – 
Reginald avvertì un brivido serpeggiargli lungo la schiena, fino alla punta della coda. 
Non sapeva cosa fare. Gli importava poco dei baffi del suo compagno, ma il ricordo dell’ultima volta in cui non aveva dato ascolto alle parole di Eclissi bruciava ancora, dentro di lui. 
-Staremo in allerta, tutti quanti. E ci terremo in contatto telepaticamente – intervenne Esmeralda, cavandolo dall’impaccio. Lui le rivolse uno sguardo grato.
Speriamo che basti, si disse. 

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