martedì 26 maggio 2020

Dreamless Boy ~ Prologo


PROLOGO





Natalia, con le narici invase dall'odore pungente della salsedine, osservava l’immensa distesa d’acqua ai suoi piedi. Ne percepiva il movimento, come un eterno, regolare respiro. 
Il fragore delle onde era l’unico suono che udiva, e in esso si perse, come se ogni altra cosa fosse stata spazzata via dalla forza dell’acqua. 
Stava osservando qualcosa di immortale, che c’era stato prima, e ci sarebbe stato anche dopo, e per sempre. Quella constatazione avrebbe dovuto essere per lei una certezza, invece le diede le vertigini. 
Ma che importava, ormai? 
Non aveva nessun senso preoccuparsi del mare, o delle cose eterne, né di qualsiasi cosa effimera e transitoria; non aveva più nessun senso preoccuparsi di nulla, dal momento che la sua vita stava per volgere al termine. 
Solo un passo. Poi una caduta, e ogni cosa sarebbe finita. Possibile che sarebbe stato così breve? Così terribilmente breve? E così definitivo? 
Tutta la sua vita si sarebbe spenta, inghiottita dal mare. 
Guardava quella distesa d’acqua con paura, ma non con odio.
Non era il mare ad essere cattivo. Semplicemente, quello era il suo destino. 
Il mare non era né buono né cattivo. Era solo potente, e gridava la sua potenza contro le rocce della scogliera.
Le lacrime rigavano il pallido viso della ragazza.
Lacrime trasparenti come i suoi occhi, lacrime trasparenti come il mare. 
La totale assenza di colore era ciò che l’aveva sempre contraddistinta, il bianco era ciò che aveva riempito la sua vita. Proprio per questo, sin da quando era nata, aveva odiato quel colore.
Lo considerava il colore del niente, il gelo della neve che cade dal cielo in inverno. Quel bianco aveva reso freddo anche il suo stesso cuore. 
Bianco, il colore delle nuvole, della neve, del ghiaccio, dei soffioni. 
Quando si guardava allo specchio non vedeva una persona, ma una fata bianca, dagli occhi trasparenti. 
Nessuno era come lei. E tutti l’avevano guardata come se fosse strana. Sguardi che aveva odiato con tutto il cuore. 
Guardò il cielo, che in quel momento era livido, di un grigio tendente al bianco, privo di colore, e si sentì circondata da tutto ciò che aveva sempre detestato. 
Era la fine perfetta.
Rimpiango qualcosa? Si chiese.
Desiderava tanto rispondersi di no, che non c’era nessun appiglio che la tenesse attaccata alla vita, che gettarsi nel vuoto non le avrebbe dato nessun dolore. Ma ammettendo una cosa del genere avrebbe mentito a sé stessa. 
C’era una ragione che la teneva aggrappata a quel lembo di terra fragile sotto i suoi piedi, qualcosa  che la tratteneva dal saltare giù dalla scogliera. Aveva quella ragione sulle labbra, un nome, e se lo sussurrava per darsi forza. Era anche per lui che quel gesto andava fatto. Se non altro era stata felice, seppure per un tempo estremamente breve. Quella piccola, minuscola felicità avrebbe dovuto bastarle, prima di morire. 
Sollevò il capo, fiera.
Gli occhi trasparenti erano già vuoti, perché guardavano in faccia la gelida morte. 
Stava per muovere un altro passo, vicino a quello che le sarebbe stato fatale, quando una voce alle sue spalle, una voce forte, decisa, la chiamò indietro.
-Natalia, no! Non lo fare! – 
Quella voce la paralizzò, costringendola a voltarsi e mandò in frantumi ogni sua certezza, come un vaso di vetro. 
-Alex- sussurrò, a fior di labbra, ripetendo quel nome che tanto amava. 
-Alessandro. – 
-Natalia! – ripeté lui. Aveva corso su per la collina senza mai fermarsi, ed ora aveva il fiato corto. Ma la sua voce non era rotta per la fatica, piuttosto per la paura. 
Guardava la ragazza davanti a lui, vestita di bianco, con una collana di perle e una corona di candidi fiori intrecciata sul capo. 
Si fermò ad una certa distanza da lei, come se temesse che, avvicinandosi, l’avrebbe spinta a saltare. 
Natalia era bellissima, e nei suoi occhi scintillava la luce più bella del mondo, la luce di chi adora la vita, quella stessa luce che aveva amato sin da quando l’aveva vista per la prima volta.
Ma era terribilmente decisa a saltare, lo avrebbe fatto proprio per amore, e quella risolutezza spaventosa lo terrorizzava. 
Il pensiero di perderla gli toglieva il fiato. 
Si fissarono, a circa dieci passi di distanza l’uno dall’altra. Erano inquieti come se fosse l’ultima volta che si incontravano, tesi come se fosse la prima. 
-Sei venuto. Mi hai trovata. – constatò Natalia. –Hai percorso tutta quella strada... per venirmi a cercare – esclamò, meravigliata e confusa. 
-Perché lo hai fatto? – gli chiese, seria. Il vestito le volava intorno alle caviglie bianche, sottili, e i capelli fluttuavano intorno al suo viso. 
-Per fermarti. – 
-Sai bene che non puoi. Io devo farlo... devo saltare, capisci? Io devo morire. Altrimenti tutti saranno in pericolo per causa mia, persino tu. Soprattutto tu. Ed io… non potrei farci niente. Non potrei impedirlo in nessun modo… – 
Alessandro si stupì nell’udirla parlare in quel modo. Aveva un tono di voce calmo e deciso, come se si fosse rassegnata a morire. E lo guardava con struggente nostalgia, come se lo avesse già perduto.
Ma non era possibile! Una parte di lei doveva rendersi conto che quella era una scelta sbagliata, assurda, una parte di lei doveva ribellarsi a quella sconcertante freddezza! 
-Natalia – esordì, fissandola negli occhi – tu non capisci. Se agisci in questo modo, farai la cosa sbagliata… farai esattamente ciò che desiderano i nostri nemici… Ceirra ti ha condotto a questo! È stata lei a costringerti! È stata lei! – 
-Ceirra non mi ha costretta a fare niente – lo corresse Natalia. –Sono stata io a decidere di farlo. – la sua voce però non era più piatta e distante, ma tremava.
Ah, Alessandro! Perché non capiva che la sua presenza rendeva più difficile quello che purtroppo era inevitabile? Se lui non fosse giunto, lei a quell’ora sarebbe stata già senza respiro, immobile,  in fondo al mare… 
Si asciugò il viso con il dorso della mano, lo guardò. Si perse nei suoi occhi verdi, nelle onde dei capelli lunghi e biondi come il miele, la pelle chiara baciata dal sole. 
Così pieno di colori. I colori che lei non aveva mai avuto, che però era riuscita a sfiorare. 
“Se lo guardo anche solo per un altro istante non riuscirò più a fare ciò che devo” pensò. Dunque si voltò, e mosse un  passo verso la scogliera, poi un secondo. L’ultimo le sarebbe stato fatale. 
Alessandro sentì che il cuore gli si fermava nel petto. Ebbe la sensazione di trovarsi sott’acqua, travolto da un’onda, intento a nuotare verso l’alto per guadagnare ossigeno, terrorizzato dall’incertezza di non salvarsi, di non vedere mai più il cielo, mai più il sole, di morire nelle viscere gelide del mare. 
No. 
Natalia per lui era tutto ciò che significavano l’ossigeno ed il Sole per qualsiasi essere umano, anzi, era di più, perché il pensiero della sua assenza in quel momento gli parve peggiore della morte. 
-Ceirra ti ha indotta a pensare che compiere questo gesto fosse l’unica soluzione, ma non è così! Stai facendo esattamente quello che vuole lei, non lo capisci? – 
Il suo tono conteneva un senso d’urgenza che non riusciva a nascondere. 
-Natalia, Natalia, pensaci! Non è questo che devi fare! Tu… - 
-Io devo almeno provarci! – gridò lei stringendo i pugni, perdendo definitivamente i nervi saldi che aveva conservato sino a quell’istante. 
-Devo farlo, è l’unica cosa che posso fare! E ci devo provare! – 
Alessandro gridò. –Natalia! Ti prego! E’ tutto sbagliato! Dopo quel salto, tu sarai nelle sue mani per sempre! Ti sarai condannata! –
-Forse – ammise lei. –Ma se c’è una possibilità, una sola, che questo gesto possa chiudere davvero questo storia, allora non ho alternative per... -
-Vuoi la verità? Non mi interessa! Nulla di tutto questo mi importa, in realtà! L’unica cosa che voglio è che tu resti viva! – 
-Sei un pazzo! Se resto viva metterò in pericolo tutti quelli che amo, e anche tutte le persone che ami tu! – rispose lei, di rimando. 
Il vento si era fatto più violento, selvaggio, e i capelli candidi di Natalia oscillavano furiosamente dietro di lei. 
-Il tuo è un desiderio è egoista, Alessandro. Non te ne rendi conto? – 
La sua voce tremava, ma non osava voltarsi. Lui per un attimo non disse niente. 
Certo che lo sapeva. Sapeva bene che il suo desiderio era egoista, perché Natalia era tanto bella quanto pericolosa, anche se non aveva certo scelto lei di essere così, e odiava la sua natura con tutta sé stessa. 
Ma Alessandro non voleva, non poteva immaginare una vita senza lei, senza quei suoi rari sorrisi misteriosi, quei suoi sguardi spesso sognanti, il suo modo di sorprendersi delle cose come se le vedesse per la prima volta. Non voleva rinunciare alla naturalezza con cui riusciva a parlarle di tutto, ad aprirsi, come mai gli era accaduto con nessuno, mai. 
Il solo pensiero di perderla gli causava un dolore fisico in mezzo al petto, e capì cosa doveva risponderle. 
-Dici che puoi fare del male alle persone che ami e alle persone che io amo, e che il mio desiderio di saperti viva è egoista. Hai ragione. Forse è vero. Sì, sono egoista, ma sei tu colei che amo. Ti amo perché hai portato nella mia vita i sogni, la fantasia, mi hai insegnato il vero coraggio. Tu mi completi. Ti amo, e non mi interessa chi sei o cosa potresti fare. Non voglio lasciarti andare, lo capisci? – 
Natalia finalmente si voltò, fissandolo negli occhi.
-Potrei ucciderti. E non mi servirebbe più di un istante, per farlo. – chiarì, se per caso il concetto non gli fosse chiaro. 
-Lo so, Natalia. Lo so benissimo. – 
-Con me rischi la vita. E l’emarginazione. – 
Sussurrò ancora, senza muoversi. 
Alessandro mosse quattro passi verso di lei. Erano più vicini, adesso. 
-Correrò ogni rischio. Non mi importa degli altri, non mi importa di nessuno, se ho te. Ma ti prego, permettimi di aiutarti, di starti vicino! Troveremo una soluzione, te lo prometto! I guardiani hanno detto che troveranno un modo… - 
Fece un altro passo, sino ad arrivarle così vicino da prenderle le mani per stringerle nelle proprie. 
-… e se davvero scoprissimo che non esiste una soluzione, allora mi butterei con te.
Il sentimento che ci lega ci impedisce di vivere separati. Moriremmo, come fiori privi della luce.– la sua voce si ridusse a un sussurro. 
Gli occhi di Natalia si riempirono di lacrime, mentre Alessandro le stringeva le mani con più forza, per impedirle di fuggire. Lei gli crollò fra le braccia, tremante, e lui lentamente la accolse in un dolcissimo abbraccio, passandole le dita fra i capelli sottili. Si accorse, in quel movimento, che non era solo lei a tremare. Anche lui tremava, tanto era stato terrorizzato all’idea di perderla. 
La mani di lei si strinsero intorno al suo collo, salirono alle guance. 
-Stai piangendo? – gli chiese, con tenerezza.
Lui annuì. Non aveva paura che lei lo vedesse piangere. Al suo fianco, non aveva paura di niente. Finché lei sarebbe stata con lui, avrebbe avuto il coraggio sufficiente per qualsiasi cosa. 
Le loro labbra si cercarono e si trovarono. 
La bocca di uno reclamava quella dell'altro, e c'era in essi una tale fame d'amore che sembravano insaziabili. 
Quell'ansia di stringersi derivava dalla prolungata, intollerabile lontananza. 
E poi i due ragazzi rimasero a morire l'uno nel respiro dell'altro, sorridendosi, senza lasciarsi andare.
Con quella fata di luce fra le braccia, Alessandro si sentiva in capo al mondo. Pensò che quello fosse un istante perfetto. Ma terminò presto, come ogni cosa perfetta. 
Le rocce sotto i loro piedi si fecero improvvisamente friabili, e Natalia si sentì mancare il suolo sotto i piedi. Sgranò gli occhi, stupita e sorpresa. Gridò, e cadde giù. Alessandro non la lasciò e cadde insieme a lei. 
L’impatto con l’acqua fu gelido, l’acqua li separò. Ma lei tendeva la sua candida mano verso di lui, e lui non l’avrebbe lasciata mai andare via. Nuotò contro la forza delle onde e la strinse a sé. Convulsamente avvinghiati, cercarono di restare a galla. Ma una forza strana li attirava verso il basso.
-Che succede, Alessandro? – chiese lei, agitata, percependo quella forza anomala. 
-Non lo so – disse lui. Ed era vero, non lo sapeva. Non sapeva nulla, se non una cosa: che non avrebbe lasciato andare la sua Natalia. 
-Ti amo- le gridò, per superare con la propria voce il fragore assordante dei flutti. 
Quell'amore era tutto ciò di cui era sicuro. Non aveva altre certezze. Ma Natalia non ne aveva bisogno. 
Quella le bastava. Ovunque l'avrebbe condotta quel vortice marino, lei avrebbe lottato con tutte le sue forze e resistito, per lui. 

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