mercoledì 25 novembre 2020

Review Party: "La vita invisibile di Addie LaRue" di V.E. Schwab


"La vita invisibile di Addie LaRue" (The invisible life of Addie LaRue) pubblicato dalla casa editrice Mondadori nella collana OscarFantastica è l'ultimo romanzo di Victoria Schwab, famosa soprattutto per la sua trilogia Shade of Magic. 

Il romanzo, pur essendo un fantasy, è molto diverso dalle sue pubblicazioni precedenti, in cui la magia era un elemento spettacolare e molto visivo, qui diventa più sottile, intimo e metaforico.
La storia inizia nel 1700, in Francia. Adeline LaRue, ragazza di umili origini, sta per essere costretta a sposare un uomo che non ama. Il suo desiderio è essere indipendente e non essere obbligata a fare le sue scelte in base a ciò che la società si aspetta da lei. Disperata e pronta a tutto pur di evitare il matrimonio, si ricorda della sua vicina di casa, una donna che spesso prega entità invisibili che chiama divinità. 
Ad Adeline che, incuriosita, le aveva chiesto informazioni sul suo culto, aveva spiegato che spesso gli dèi le rispondevano, e che poteva invocarli anche lei quando voleva. L'aveva però ammonita di non invocare mai l'aiuto degli dèi in ascolto dopo il tramonto, perché perversi e malvagi. Tuttavia, dopo aver invocato più volte, inascoltata, l'aiuto degli dèi del giorno, decide di non avere nulla da perdere e sceglie di invocare un dio della notte, il quale la ascolta e avvera il suo confuso desiderio, condannandola però con un inganno: le dona un'eterna giovinezza e l'immortalità, ma la condanna ad una vita invisibile. Chi la incontrerà ad un secondo sguardo non la ricorderà, non potrà pronunciare il suo nome. non potrà mai lasciare nessun segno del suo passaggio, nessuna parola scritta, nessun ricordo. 
Quando si stancherà di questa vita, il dio che l'ha "aiutata" si prenderà la sua anima. Ma Adeline -che dopo la tremenda menomazione subita ha deciso di tagliare anche il suo nome e accorciarlo nel più semplice "Addie", che almeno può pronunciare- decide di non dargliela vinta, prendendo dalla vita tutto ciò che può prendere, come una ladra. Trascorrono in questo modo ben trecento anni, finché, inaspettatamente, incontra Henry, un ragazzo che il giorno dopo averla incontrata si ricorda di lei. 
Chi è? E come mai, fra miliardi di persone, è l'unico che riesce a ricordarla? 
Addie non sa rispondere a queste domande, sa solo una cosa: ora che ha finalmente trovato una persona che "la vede" farà di tutto pur di non perderla.

La storia, purtroppo, non è nuova: un incrocio fra "Il ritratto di Dorian Grey" di Oscar Wilde e il film "Adeline l'eterna giovinezza". 
Tuttavia, se fosse stata sviluppata in modo diverso, il libro avrebbe potuto rivelarsi interessante. Invece, dopo le prime cento pagine in cui si verificano gli eventi significativi della trama, il libro diventa prevedibile e soprattutto disperatamente ripetitivo: la narrazione alterna la quotidianità di Addie, che ormai nel 2014 si è rassegnata alla sua miserevole condizione, al passato, nel 1700, descrivendo i primi anni di convivenza con la maledizione. 
Neanche quando viene introdotto il personaggio di Henry il libro diventa intrigante: infatti gli incontri fra i due sono intessuti di dialoghi banali con frasi fatte che li rendono piuttosto noiosi. 
Nella seconda parte del romanzo, quando l'autrice narra la storia di Henry, replica il meccanismo narrativo usato per Addie, alternando presente e passato. Anche in questo caso, dopo i primi capitoli, il testo diventa incredibilmente ripetitivo. 

Sebbene l'autrice usi una prosa curata e piacevole questa non sopperisce alla noia del romanzo: non riesce ad alleggerire la storia, che risulta eccessivamente pesante, arricchita da parti inutili e ridondanti. 

Un elemento che ho apprezzato è la metafora celata dietro Addie ed Henry, i due protagonisti. 

Addie, la protagonista, è una ragazza che viene condannata da un demone a causa di un desiderio espresso con troppa leggerezza, metafora di come le decisioni poco ponderate possano portare conseguenze irreversibili. 
Nonostante la maledizione, Addie cerca di godere di ogni più piccolo regalo che la vita può offrirle, come un campo di fiori, la vista di un animale esotico. 

Si accontenta di fugaci notti di passione, che si concludono con lo sguardo smarrito del compagno o della compagna del momento.
Sogna di risvegliarsi accanto a qualcuno che le dia il buongiorno e si ricordi di averla amata.
Potrebbe essere un buon personaggio, se non fosse per alcune scelte piuttosto inverosimili. 


Anche Henry, come Addie, non si è mai sentito amato, né visto. Ogni volta si è sentito dire di non essere abbastanza bravo, abbastanza attraente, abbastanza intelligente, e il dolore di essere sempre troppo poco rispetto alle aspettative altrui lo ha devastato. Ha apparentemente una vita brillante in cui non manca nulla, la sola cosa che vorrebbe però è essere amato. Tuttavia il suo desiderio è così forte che Henry cede al compromesso di incarnare esattamente ciò che gli altri vorrebbero. In questo modo, però, nessuno può amarlo per ciò che è. 
L'autrice, usando questo personaggio come metafora, vuole sottolineare che l'amore si può avere solamente quando si è amati per la propria interiorità, non quando ci si rassegna ad incarnare i desideri altrui.
Essere o apparire: questa è la questione fondamentale dell'ultimo romanzo di Victoria Schwab, il dramma che pone al lettore. 
Addie rappresenta l'essere che però non può più apparire, poiché ha accettato di abbracciare un desiderio di indipendenza che l'ha resa l'unica abitante del suo triste pianeta solitario. 
Henry invece incarna l'apparire che non può più essere per nessuno, non può esistere perché la sua esistenza è circoscritta a ciò che gli altri pensano di lui, dunque è fasulla. 
Il libro condanna drasticamente ogni scelta che, spinta all'estremo, conduce alla solitudine e all'incomprensione: non si può essere sè stessi se questo vuol dire chiudersi al mondo intero, e allo stesso tempo non si può cercare di piacere a tutti i costi al prossimo mostrando un'immagine fasulla di sé. 

L'amore deve essere un reciproco sguardo, un "vedersi" per togliere l'altro dal grigio anonimato. 

In conclusione, "La vita invisibile di Addie LaRue" non è riuscito a coinvolgermi. Avevo alte aspettative, purtroppo sono rimasta delusa. 
Penso però che il romanzo piacerà sicuramente a chi apprezza lo stile dell'autrice e ha già amato i suoi libri.

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