Il protagonista è Sayers Wayte, un ragazzo privilegiato: bello, ricco, arrogante, amato e sicuro del proprio posto nel mondo. Ma quell'equilibrio perfetto viene distrutto in un istante, quando viene rapito da uno sconosciuto che sostiene di essere il suo padre biologico.
Sayers si risveglia in una casa isolata, chiusa, senza finestre. Un ambiente claustrofobico e irreale, dove il rapitore impone nuove regole, un nuovo nome, una nuova narrazione della sua vita. È qui che il romanzo prende una piega inquietante e affascinante: per buona parte della storia restiamo con Sayers dentro quella “dark room”, mentre lentamente le sue certezze si sgretolano, la sua identità si confonde, e la realtà si mescola con la manipolazione. La narrazione in prima persona ci trascina nella mente del protagonista, costringendoci a vivere il suo stesso senso di disorientamento, paura, annullamento.
Ma Dark Room Etiquette non finisce con la liberazione. Anzi, è proprio nella seconda metà che il romanzo colpisce più a fondo. Una volta fuori, Sayers non riesce più a riconoscere la sua vecchia vita. La casa, gli amici, la scuola, la famiglia: nulla è come prima. È sopraffatto da un forte disturbo post-traumatico da stress (PTSD) che si manifesta in incubi, flashback, episodi di dissociazione, difficoltà relazionali. Il trauma non si è concluso con la fuga: lo ha invaso, lo ha trasformato. Sayers deve affrontare un altro tipo di prigionia – quella della sua mente, che è rimasta bloccata in quell'esperienza scioccante.
Robin Roe, con grande sensibilità e una scrittura limpida e incisiva, racconta la complessità del trauma e la fatica immensa del recupero. Non offre soluzioni facili né finali rassicuranti, ma regala al lettore un ritratto autentico di dolore, memoria e identità fratturata. Il romanzo diventa così un'esplorazione intensa di cosa significhi perdere se stessi e provare, passo dopo passo, a ritrovarsi.
Dark Room Etiquette non è solo un thriller psicologico o un romanzo sul trauma. È una storia profonda sul potere e la fragilità del cervello umano, sull’ambiguità dell’amore e sul difficile cammino verso la guarigione.
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