"Ovunque andassi nel multiverso, trovavo solo specchi del mondo da cui provenivo."
"La nocchiera del tempo" è il primo capitolo della nuova saga fantasy, pubblicata dalla casa editrice Rizzoli, di Licia Troisi autrice di vari libri di successo.
Ho amato molte delle sue opere, in particolare le serie "Pandora", "La ragazza drago" e "Cronache del mondo emerso", perciò ero molto curiosa di leggere questo suo ultima libro, che si presenta accattivante sin dalla splendida edizione, decorata con pagine in filigrana azzurra.
La terra è stata devastata da una non precisata catastrofe, e ormai ben poco è rimasto del vecchio mondo. Inoltre, il disastro ha aperto nella realtà delle porte dimensionali, pozzi che sembrano sfociare sul vuoto, e condannare a morte certa chi li varca.
In una realtà distrutta e fatta a pezzi vive l'orfana Poe, che ha tentato disperatamente di sopravvivere di sotterfugi e piccoli furti, soprattutto per assicurare un futuro alla sorellina Imogen. È giovane, arrogante e convinta di poter fare tutto, ma una sera un furto più azzardato degli altri va terribilmente male, e le costa una condanna a morte. Viene obbligata ad entrare in un pozzo, nel quale è convinta di morire. Invece Poe scopre di essere una "nocchiera del tempo", una delle rare persone capaci di sopravvivere alle cadute nei pozzi, i quali si rivelano porte che si affacciano su altri mondi e permettono a chi li attraversa di raggiungerli. Viene subito assunta da Danhab, una creatura aliena estremamente potente che ingaggia i nocchieri per averli al suo servizio, ordinando loro di compiere varie missioni nel vasto multiverso. Pesanti minacce incombono su chi si ribella, ma chi accetta può sopravvivere, ricevere protezione e avere un posto da chiamare casa ed è ciò che sceglie di fare: non pone mai domande, è svelta, fedele e letale, anche perché Danhab le ha promeresso qualcosa a cui tiene troppo. All'età di venticinque anni, quando ormai è una giovane guerriera disillusa e pronta a tutto, riceve una missione: recuperare un'arma che potrebbe cambiare il destino di interi pianeti. A cosa serve davvero? Inizialmente Poe non se lo chiede, ma quando scopre che il committente intende usarla sulla Terra, la paura per l'incolumità di sua sorella la induce a ribellarsi. Inoltre l'incontro con Damyan, suo compagno nella missione, anche lui Cercatore e nocchiere che come lei ha perso tutto ma non il senso della giustizia, fa riemergere in Poe l'animo combattivo di quando era adolescente. Per anni, Poe ha ubbidito come un bravo soldato, rispettando gli ordini di Danhab senza mai protestare. Che sia giunto il momento di lottare per sé stessa e di liberarsi dal suo giogo mortale?
Poe è una ragazza distrutta dal dolore, dal passato tragico ma saldamente ancorata alla vita. E' il tipo di persona che farebbe qualsiasi cosa per sopravvivere, in lei c'è la determinazione cieca di chi desidera vivere a tutti i costi, anche nella peggiore delle situazioni.
"Ho fatto delle scelte, che mi hanno portata dove sono. Questa è la mia vita, e me la tengo."
Poe è una donna guerriera piena di rabbia, perfettamente coerente con tutti i personaggi femminili a cui l'autrice ha abituato i suoi lettori. Una donna aggressiva, potente e intelligente, che tuttavia non soccombe alla cieca violenza ma conserva pietà e gentilezza, anche se è difficile, perché vive in un mondo spietato, nel quale ogni sentimento può diventare una potenziale fonte di dolore e sofferenza, ogni fragilità è un rischio.
L'aspetto più accattivante dei personaggi femminili di Licia è infatti il carattere forte, che non diventa mai ragione di mascolinizzazione bensì espressione di una femminilità aggraziata ma forte, che costituisce sempre un esempio positivo.
Un altro personaggio importante è Damyan, un ragazzo che come Poe ha perso tutto tranne la fiducia nel prossimo, proprio quella che lei non più. Profondamente convinta che lavorare in coppia o in gruppo sia impossibile, difficile e pericoloso, sarà smentita da Damyan che invece crede nel lavoro di gruppo e le mostra di fidarsi di lei, ma esige la stessa fiducia.
La narrazione è in prima persona e si alterna fra il passato ed il presente della protagonista: frammento dopo frammento, Poe prende vita dinanzi al lettore, che può conoscere poco alla volta la sua storia e comprendere quali tragici eventi hanno forgiato il suo carattere, rendendola spesso spietata.
Un elemento piuttosto chiacchierato del romanzo è stato l'inserimento della Shwa, il carattere "ə" per evitare di riferirsi a qualcuno usando un determinato genere. L'autrice lo usa quando menziona Dhanab, un personaggio che proviene da un pianeta i cui abitanti non hanno sesso, quindi non si identifica né come essere maschile né femminile, cosa che non mi ha particolarmente disturbata durante la lettura, perché l'autrice ha scelto di usarlo in un contesto in cui ricorrere ad una soluzione diversa sarebbe stata difficile.
La prosa di Licia Troisi come sempre, conquista fin dalla prima riga: le descrizioni essenziali, l'azione, i colpi di scena e la capacità di trasmettere vivide immagini sono abilità che la rendono una scrittrice bravissima, capace di appassionare anche i lettori più esigenti.
Nessun commento:
Posta un commento