Theo è un adolescente quando, accusato ingiustamente da un compagno di essere in possesso di un pacco di sigarette, viene rimproverato dalla preside, che convoca sua madre. Quel mattino, prima di recarsi a scuola per il colloquio con la dirigente, la donna propone al figlio una visita al museo, poiché l'arte è la sua grande passione e desidera distrarsi. Proprio quel giorno però accade una tragedia: una bomba esplode nel museo, e sua madre, che si era allontanata da lui per guardare una seconda volta "Lezione di anatomia", una delle sue opere preferite, rimane vittima dell'incidente.
Prima che Theo scappi dal museo un uomo anziano, in punto di morte, lo ferma e lo supplica di portare con sé in salvo un piccolo quadro: ritrae un uccellino, un cardellino. Theo prova un istintivo senso di tenerezza verso quel quadro, che ha guardato poco prima con sua madre -poco prima di perdere tutto- e gli ricorda uno degli ultimi momenti di pace prima che la sua vita andasse in frantumi.
Dando ascolto all'uomo porta dunque con sé il cardellino. Da quel momento non se ne separerà mai, custodendolo gelosamente, amandolo come se potesse sostituire il perduto amore di sua madre, donna che con la sua assenza domina l'intero romanzo.
In mancanza di suo padre, praticamente irreperibile da anni, Theo viene affidato alla famiglia di Andy, un suo compagno di classe.
La madre di Andy si affeziona particolarmente a Theo, tanto da decidere di adottarlo. Proprio quando prende questa importante decisione si presenta il padre del ragazzino. È uno dei momenti significativi del destino, uno snodo essenziale della sua storia: se fosse rimasto con la benestante famiglia dei Bourbon la sua vita sarebbe stata migliore, sicuramente più sana e serena.
L'intervento del padre invece lo induce a virare verso una direzione poco sana, una vita dove la droga, il fumo e l'alcool saranno la sua unica compagnia, alla cui iniziazione contribuirà non solo lo sbandato padre e la sua fidanzata, ma anche e soprattutto Boris. Di origini russe e anche lui proveniente da una disordinata situazione familiare, diventa quasi l'unica compagnia di Theo. Frequentano la stessa scuola, trascorrono insieme i pomeriggi e le notti, instaurando un rapporto ossessivo, ambiguo e tossico.
Boris, carismatico ed estroverso, esercita sul timido Theo un fascino pericoloso. Il ragazzo vuole fare una buona impressione su di lui perciò, ogni volta che l'amico gli propone una nuova trasgressione, non rifiuta mai, diventando rapidamente dipendente da sostanze sempre più pesanti.
Quando le vite li separeranno, lo incontrerà di nuovo da adulto, e si farà coinvolgere da lui nell'ennesima avventura.
Verso quale percorso virerà la vita di Theo? Verso la distruzione o la salvezza?
Il legame tra Boris e Theo è uno dei punti centrali del libro, un rapporto che resisterà agli anni e alla distanza, per poi essere recuperato intatto quando si ritroveranno, da adulti.
La loro amicizia conserva nell'età adulta la stessa ambiguità eppure è arricchita da un'intensità nuova. Boris, che da bambino aveva preso per mano Theo e lo aveva accompagnato nell'abisso, quando lo incontra da adulto invece lo aiuta a recuperare stabilità e sanità mentale, anche se a modo suo.
Un legame che nasce sbagliato, si evolve, muta.
"Perdonami per tutto il male che ti ho fatto" è la prima cosa che gli dice, quando lo incontra di nuovo.
Boris si è reso conto di non essere un personaggio vincente, ha semplicemente lottato per sopravvivere in un mondo ostile in cui la strada criminale era la sola che conoscesse.
Tutti i personaggi sono estremamente complessi e contraddittori. L'autrice stessa, in un'intervista, ha dichiarato che i suoi personaggi possono sembrare incoerenti perché "le persone fanno cose imprevedibili" ma, a suo giudizio, i comportamenti inaspettati rendono i personaggi più realistici.
In effetti, essendo arricchiti di sfaccettature, come in "Dio di illusioni", questi protagonisti si mostrano ingiudicabili e sfuggono ancora una volta ad ogni tentativo di definizione.
Lo stesso Theo, in un mondo pieno di mutevoli individui che si nascondo dietro rigide maschere, vede crollare ogni appoggio e trova il suo unico punto fermo nell'arte, dedicando la sua esistenza soprattutto alla protezione del piccolo dipinto, come se fosse l'unico frammento puro da conservare della sua infanzia.
Inevitabilmente, Theo non fa che tormentarsi e domandarsi chi sia, dopo aver perso tutto ciò che credeva di avere, sentendosi spesso in colpa per essere sopravvissuto al posto di sua madre, di cui gli sembra quasi di aver rubato la vita.
Per questa ragione si aggrappa ossessivamente al quadro del cardellino, unica immagine di pace nella sua mente travagliata. Inaspettamente, è proprio Boris ad aiutarlo e, seppur in modo contorto, gli salverà la vita in tanti modi.
Il romanzo induce il lettore ad interrogarsi sul fato, sulle diverse strade della vita e sulle sue imprevedibili coincidenze.
Esiste un destino inevitabile? In cosa consiste la nostra vita, se tutto è già stabilito?
Ancora una volta, con "Il cardellino", Donna Tartt avvince i lettori in una storia soffocante e claustrofobica, che strangola e annichilisce, rendendo la lettura un'esperienza catartica ed intensa, indimenticabilmente dolorosa.
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