Fanucci Editore ha intrapreso negli ultimi anni un meritorio progetto di recupero dei grandi cicli fantasy e fantascientifici degli anni ’90, e la pubblicazione della
Trilogia del Sole Nero di C. S. Friedman (titolo originale The Coldfire Trilogy) ne è uno degli esempi più riusciti.
L’edizione in formato flessibile si distingue per la cura editoriale: la copertina illustrata da artisti contemporanei italiani riesce a evocare perfettamente l’atmosfera del romanzo — oscura, crepuscolare, intrisa di potere e ambiguità. La qualità di stampa è ottima, con un carattere leggibile, carta avorio di buona grammatura e un’impaginazione pulita, che rende piacevole la lettura.
Il formato flessibile rappresenta un equilibrio riuscito tra edizione economica e volume da collezione: maneggevole ma solido, con una resa grafica superiore alla media delle collane di genere.
La saga è ambientata sul pianeta Erna, colonizzato da umani provenienti dalla Terra più di un millennio prima degli eventi narrati. In quel mondo alieno esiste una forza misteriosa, il fae, un’energia primordiale e psichica che risponde ai pensieri, alle paure e ai desideri degli esseri viventi, trasformandoli in realtà tangibile. È una forza tanto affascinante quanto pericolosa: il sogno e l’incubo possono assumere forma materiale, e il confine tra il reale e l’immaginato si dissolve in un perpetuo crepuscolo.
Nel primo volume, Il cavaliere del sole nero, seguiamo Damien Vryce, sacerdote e guerriero dell’Ordine, giunto su Erna per portare la fede e la ragione in un mondo che sembra rigettare ogni certezza umana. Al suo fianco si muovono due figure importanti: Gerald Tarrant, l’enigmatico stregone immortale, signore del fae oscuro, e Ciani, una studiosa che cela un passato doloroso. I tre intraprendono un viaggio per fronteggiare una minaccia che trascende il naturale — una creatura scaturita dal fae stesso, capace di sovvertire l’ordine del mondo.
Nel secondo volume, L’oceano del sole nero, Friedman amplia l’universo narrativo: Damien e Tarrant, legati da un’alleanza tanto necessaria quanto moralmente ambigua, devono attraversare territori ignoti per affrontare un potere più antico e devastante. Il viaggio li conduce verso i confini del continente e oltre, in un confronto sempre più interiore e simbolico, in cui il tema del bene e del male si dissolve in sfumature di compromesso e sacrificio.
La forza della saga risiede nell’ibridazione dei generi: Friedman unisce elementi di fantascienza coloniale -la presenza di un pianeta alieno e di antiche tecnologie umane dimenticate- con la struttura e l’estetica del dark fantasy gotico. Il risultato è un mondo complesso, coerente, pervaso da una tensione costante tra razionalità e mito.
Nel primo volume, la trama segue un andamento quasi classico: il viaggio dell’eroe, la missione, la scoperta. Ma Friedman inserisce continuamente fratture e ambiguità. Damien è un prete di profonda fede, ma la sua fede è messa in crisi dal contatto con un universo dove la spiritualità ha un effetto fisico e distruttivo. Gerald Tarrant, invece, è l’antieroe per eccellenza: un uomo che ha abbracciato la dannazione per ottenere potere, ma che conserva una lucidità e un carisma quasi tragici. La loro dinamica – collaborazione, repulsione, rispetto – è il cuore pulsante della serie.
Nel secondo volume, la struttura si fa più ampia e meditativa. Friedman abbandona l’epicità lineare del primo libro per un racconto più introspecttivo e filosofico, in cui il viaggio diventa esplorazione del senso stesso del male. L’intreccio si arricchisce di visioni, riflessioni teologiche e momenti di pura tensione.
I personaggi di Friedman sono scolpiti con notevole profondità psicologica. Damien Vryce è l’uomo della fede costretto a muoversi in un mondo che smentisce ogni dogma; la sua evoluzione ricorda certi eroi di Ursula K. Le Guin, combattuti tra dovere e conoscenza.
Gerald Tarrant è invece una delle figure più affascinanti del fantasy moderno: un vampiro metaforico, raffinato, spietato eppure coerente con un proprio codice morale. È un personaggio che incarna la contraddizione stessa del potere e della redenzione.
Ciani, nella sua fragilità e nella sua ostinazione, rappresenta la componente umana che equilibra la tensione tra i due poli maschili: scienza e magia, luce e ombra.
Nel secondo volume, la psicologia si fa ancora più sottile. Damien e Tarrant evolvono in un rapporto di rispetto e dipendenza reciproca, e Friedman esplora la possibilità di una cooperazione etica tra fede e empietà, tema raro e potentissimo nel fantasy. I personaggi secondari — mercenari, nobili decaduti, entità del fae — contribuiscono a rendere Erna un mondo vivo e moralmente stratificato.
Lo stile di C. S. Friedman è ricco, colto, ma sempre funzionale alla tensione narrativa. La sua prosa alterna descrizioni poetiche a dialoghi serrati, con un lessico che mescola termini religiosi, scientifici e magici in modo sorprendentemente armonioso.
L’autrice scrive con una sensibilità più vicina alla letteratura “alta” che alla narrativa di consumo: non cede mai al didascalico, e spesso affida al non detto e alla suggestione il compito di evocare orrore o meraviglia.
La traduzione italiana di Francesca Noto restituisce molto bene questo equilibrio, conservando la musicalità originale e l’intensità filosofica del testo.
L’atmosfera è costantemente crepuscolare e ambigua, dominata da immagini di luce e ombra, da simbolismi religiosi e da un tono quasi lirico che la avvicina più a una tragedia metafisica che a un’avventura eroica. Friedman scrive un fantasy “adulto”, in cui la magia è allegoria della coscienza umana e la fede diventa un atto di resistenza contro il caos.
Con Il cavaliere del sole nero e L’oceano del sole nero, C. S. Friedman costruisce una delle saghe più originali del fantasy contemporaneo.
L’edizione Fanucci rende giustizia a un capolavoro del dark fantasy, presentandolo in una veste editoriale curata e accessibile. È una lettura impegnativa, ma profondamente appagante: una riflessione sul potere, sulla fede e sulla necessità di convivere con l’ombra per riconoscere la luce.
Trilogia del Sole Nero di C. S. Friedman (titolo originale The Coldfire Trilogy) ne è uno degli esempi più riusciti.
L’edizione in formato flessibile si distingue per la cura editoriale: la copertina illustrata da artisti contemporanei italiani riesce a evocare perfettamente l’atmosfera del romanzo — oscura, crepuscolare, intrisa di potere e ambiguità. La qualità di stampa è ottima, con un carattere leggibile, carta avorio di buona grammatura e un’impaginazione pulita, che rende piacevole la lettura.
Il formato flessibile rappresenta un equilibrio riuscito tra edizione economica e volume da collezione: maneggevole ma solido, con una resa grafica superiore alla media delle collane di genere.
La saga è ambientata sul pianeta Erna, colonizzato da umani provenienti dalla Terra più di un millennio prima degli eventi narrati. In quel mondo alieno esiste una forza misteriosa, il fae, un’energia primordiale e psichica che risponde ai pensieri, alle paure e ai desideri degli esseri viventi, trasformandoli in realtà tangibile. È una forza tanto affascinante quanto pericolosa: il sogno e l’incubo possono assumere forma materiale, e il confine tra il reale e l’immaginato si dissolve in un perpetuo crepuscolo.
Nel primo volume, Il cavaliere del sole nero, seguiamo Damien Vryce, sacerdote e guerriero dell’Ordine, giunto su Erna per portare la fede e la ragione in un mondo che sembra rigettare ogni certezza umana. Al suo fianco si muovono due figure importanti: Gerald Tarrant, l’enigmatico stregone immortale, signore del fae oscuro, e Ciani, una studiosa che cela un passato doloroso. I tre intraprendono un viaggio per fronteggiare una minaccia che trascende il naturale — una creatura scaturita dal fae stesso, capace di sovvertire l’ordine del mondo.
Nel secondo volume, L’oceano del sole nero, Friedman amplia l’universo narrativo: Damien e Tarrant, legati da un’alleanza tanto necessaria quanto moralmente ambigua, devono attraversare territori ignoti per affrontare un potere più antico e devastante. Il viaggio li conduce verso i confini del continente e oltre, in un confronto sempre più interiore e simbolico, in cui il tema del bene e del male si dissolve in sfumature di compromesso e sacrificio.
La forza della saga risiede nell’ibridazione dei generi: Friedman unisce elementi di fantascienza coloniale -la presenza di un pianeta alieno e di antiche tecnologie umane dimenticate- con la struttura e l’estetica del dark fantasy gotico. Il risultato è un mondo complesso, coerente, pervaso da una tensione costante tra razionalità e mito.
Nel primo volume, la trama segue un andamento quasi classico: il viaggio dell’eroe, la missione, la scoperta. Ma Friedman inserisce continuamente fratture e ambiguità. Damien è un prete di profonda fede, ma la sua fede è messa in crisi dal contatto con un universo dove la spiritualità ha un effetto fisico e distruttivo. Gerald Tarrant, invece, è l’antieroe per eccellenza: un uomo che ha abbracciato la dannazione per ottenere potere, ma che conserva una lucidità e un carisma quasi tragici. La loro dinamica – collaborazione, repulsione, rispetto – è il cuore pulsante della serie.
Nel secondo volume, la struttura si fa più ampia e meditativa. Friedman abbandona l’epicità lineare del primo libro per un racconto più introspecttivo e filosofico, in cui il viaggio diventa esplorazione del senso stesso del male. L’intreccio si arricchisce di visioni, riflessioni teologiche e momenti di pura tensione.
I personaggi di Friedman sono scolpiti con notevole profondità psicologica. Damien Vryce è l’uomo della fede costretto a muoversi in un mondo che smentisce ogni dogma; la sua evoluzione ricorda certi eroi di Ursula K. Le Guin, combattuti tra dovere e conoscenza.
Gerald Tarrant è invece una delle figure più affascinanti del fantasy moderno: un vampiro metaforico, raffinato, spietato eppure coerente con un proprio codice morale. È un personaggio che incarna la contraddizione stessa del potere e della redenzione.
Ciani, nella sua fragilità e nella sua ostinazione, rappresenta la componente umana che equilibra la tensione tra i due poli maschili: scienza e magia, luce e ombra.
Nel secondo volume, la psicologia si fa ancora più sottile. Damien e Tarrant evolvono in un rapporto di rispetto e dipendenza reciproca, e Friedman esplora la possibilità di una cooperazione etica tra fede e empietà, tema raro e potentissimo nel fantasy. I personaggi secondari — mercenari, nobili decaduti, entità del fae — contribuiscono a rendere Erna un mondo vivo e moralmente stratificato.
Lo stile di C. S. Friedman è ricco, colto, ma sempre funzionale alla tensione narrativa. La sua prosa alterna descrizioni poetiche a dialoghi serrati, con un lessico che mescola termini religiosi, scientifici e magici in modo sorprendentemente armonioso.
L’autrice scrive con una sensibilità più vicina alla letteratura “alta” che alla narrativa di consumo: non cede mai al didascalico, e spesso affida al non detto e alla suggestione il compito di evocare orrore o meraviglia.
La traduzione italiana di Francesca Noto restituisce molto bene questo equilibrio, conservando la musicalità originale e l’intensità filosofica del testo.
L’atmosfera è costantemente crepuscolare e ambigua, dominata da immagini di luce e ombra, da simbolismi religiosi e da un tono quasi lirico che la avvicina più a una tragedia metafisica che a un’avventura eroica. Friedman scrive un fantasy “adulto”, in cui la magia è allegoria della coscienza umana e la fede diventa un atto di resistenza contro il caos.
Con Il cavaliere del sole nero e L’oceano del sole nero, C. S. Friedman costruisce una delle saghe più originali del fantasy contemporaneo.
L’edizione Fanucci rende giustizia a un capolavoro del dark fantasy, presentandolo in una veste editoriale curata e accessibile. È una lettura impegnativa, ma profondamente appagante: una riflessione sul potere, sulla fede e sulla necessità di convivere con l’ombra per riconoscere la luce.
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