"Il dubbio è la forma più sottile dell'intelligenza. Tutti dubitiamo."
Enrico Vanzina, pluripremiato regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e già autore di vari romanzi, firma la sua ultima fatica letteraria: "Una giornata di nebbia a Milano".
Luca Restelli, giornalista quasi quarantenne, curatore della sezione culturale di un giornale a Milano, conduce una vita tranquilla che viene interrotta bruscamente dall'inattesa notizia della morte di suo padre, ucciso da tre colpi di pistola al viso, in corso Vercelli. L'assassino ha agito con il favore di una fittissima nebbia, pensando di non essere riconoscibile. Eppure un'infermiera di passaggio che ha assistito all'omicidio sostiene che il colpevole sia la moglie della vittima. Testimonianza che lo turba profondamente
L'amore dei genitori era per lui, come per ogni figlio, una certezza mai messa in discussione, quindi l'improvvisa possibilità che dietro la perfetta apparenza si nasconda una realtà torbida lo getta nello sconforto.
Tuttavia, per quanto possa rivelarsi traumatica la verità, Luca vorrebbe scoprirla, decide dunque, aiutato da Giordio Finnekers un suo amico scrittore, di iniziare una indagine personale.
Ma è davvero giusto scavare nelle vite delle persone? Non hanno forse tutti diritto a custodire gelosamente i propri segreti?
Luca Restelli è il saccente protagonista e narratore del romanzo, uomo che vede il proprio universo crollare su sé stesso, quando l'omicidio del padre fa sorgere in lui l'inevitabile sospetto della colpevolezza di sua madre.
"Nella mia mente, per la prima volta, si fa largo un dubbio sepolto e tenuto a bada dal legame di sangue: mamma è innocente o colpevole?"
La confusione che prova induce il protagonista ad interrogarsi sul rassicurante mondo della letteratura- in cui ama rifugiarsi - dove ogni mistero trova risoluzione, contrariamente alla vita, la quale invece presenta troppi punti oscuri che restano tali perché nessuno scrittore li chiarirà.
"Ecco forse perché ci piacciono tanto i romanzi d'investigazione: alla fine c'è sempre qualche tizio che riesce a capirci qualcosa, e non importa assolutamente niente di sapere come faccia a farlo. Sì, perché ciò che conta è il risultato, e tutta la tensione, tutte le strade che portano alla verità passano in secondo piano, rispetto alla sensazione di ordine e tranquillità che ci regala la soluzione del caso."
Il romanzo è ricco di citazioni letterarie e scritto con un linguaggio spesso sboccato, che sembra dunque voler sottolineare la differenza sostanziale tra vita e letteratura.
Enrico Vanzina non mette solo in scena il dramma intimo di Luca Restelli, ma fa anche luce sui dolori personali dei personaggi comprimari: la mamma del protagonista, che si chiude in un mutismo pressoché totale riguardo l'omicidio del padre; l'amico scrittore, che conduce una vita all'insegna delle passioni ma sempre superficiale e permeata dal vuoto esistenziale, un'esistenza in cui transitano tante donne ma mai nessuna che resti; la sofferenza celata di un genitore anziano che non riusciva ad accettare la vecchiaia.
La nebbia a cui allude il titolo, forse non è solo un elemento atmosferico bensì qualcosa di profondo, una torbidezza che appanna l'anima e confonde l'osservatore, rendendo difficile distinguere la realtà dall'illusione.
Il protagonista si muove su una linea sottile, in bilico tra dubbi e realtà, dove la verità non esiste e il potere dell'intera narrazione risiede nell'ipotesi.
L'opera induce il lettore a domandarsi: è davvero preferibile l'effettività rispetto alla fantasia?
"A cosa serve la logica se qualcuno poi ci ha regalato l'immaginazione?"
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