“La Voce del Mare” è un retelling fantasy, scritto da Natasha Bowen ed edito dalla Mondadori.
“Questo tuffo nel passato mi ha rammentato della tenacia di mia Madre. Del suo amore per me e della benedizione di Yemoja ancor prima che venissi trasformata. Del coraggio della orisha nel creare le Mami Wata. Mi ricorda la mia stessa determinazione. La mia scelta. La mia decisione di avere la forza d’animo di rimediare”
Simidele è una Mami Wata, uno spirito del mare, metà pesce e metà donna che guida, attraverso le sue preghiere e l’aiuto della dea del mare Yemoja, le anime nel viaggio di ritorno verso Olodumare, il dio creatore.
“Tutto ciò che hai bisogno di fare, e che devi fare, è raccogliere la anime di coloro che spirano in mare, e noi diremo una preghiera per benedirle nel loro viaggio di ritorno a Olodumare. Questo è il tuo scopo. Niente di più, niente di meno.”
Questa creatura fantastica ricorda poco della sua vita da umana e quel poco che rammenta le rinviene solo quando esce dal mare e la sua coda si trasforma in gambe. Sa che era un umana, sa che aveva una famiglia e sa che ad un certo punto le è accaduto qualcosa di tragico che non riesce mai a ricordare.
“Cosa potrei raccontargli? […] Di un passato che il mare ha inghiottito?”
Un giorno però, in mare Simi trova un ragazzo, ferito quasi mortalmente ma vivo, buttato giù da una delle tante navi di schiavisti che affollano le acque. Il suo compito sarebbe quello di trattare solo le anime, ma vedendo l’uomo in difficoltà non può fare a meno di sfruttare i propri poteri da Mami Wata per salvargli la vita.
“Il suo corpo racconta di sole e di alberi di mogano giganteschi, il loro interno di un delicato marrone al di sotto della corteccia.”
Non sa che, compiendo tale gesto, sfiderà un decreto di Olodumare che Yemoja tiene da sempre da nascosto e che, per ottenere il perdono per le sue azioni e salvare la dea sua madre e le sue sorelle, dovrà affrontare un viaggio lungo, lunghissimo in compagnia di Adekola, il giovane scontroso e ostinato che brama di tornare a casa per poter proteggere i suoi fratellini più piccoli.
“Simidele. Ascoltami. So che sistemerai le cose. Ciò che è fatto è fatto. Non possiamo cambiare il passato, solo imparare da esso. Quello che succederà dopo dipende da te.”
La strada che i due giovani percorreranno assieme li porterà più vicini alla loro meta e renderà il loro legame più solido. Ma Eshu, il dio dell’inganno, vuole impedire che arrivino a destinazione, anche a costo della vita dei due e i sentimenti che Simi prova per Kola la metteranno in pericolo: se si abbandonerà ad essi, di lei rimarrà solo spuma di mare. E a quel punto tutto sarà perduto per sempre.
“Perché se cederai all’amore per un essere umano, la tua forma verrà revocata e non sarai altro che spuma sul mare,”
Il romanzo è un pezzo di letteratura unico nel suo genere. Pur prendendo spunto dalla nota fiaba de “La Sirenetta”, reinterpreta personaggi ed eventi principali utilizzando come chiave di lettura il folklore africano, rendendo l’opera un racconto esotico, ma anche una testimonianza storica e culturale di usi e costumi di un popolo che fa della sua identità un vanto e delle sue tradizioni un gioiello. Ci viene mostrato, attraverso vari spezzoni della narrazione, uno spaccato di vita di una popolazione complessa ed acculturata, con un modo di interpretare il mondo differente da quello di noi europei.
“E anche se la forma può cambiare, nel suo ripetersi rimane sempre la stessa. È la ragione per cui la nostra gente dispone le città in egual modo, la ragione per cui usa certi disegni nella sua arte, nelle acconciature dei capelli. Gli schemi della vita sono ovunque e non finiscono mai.”
Ahimé, mostra anche la verità dei fatti e le crudeltà a cui abbiamo sottoposto questi popoli, strappandoli non son solo della loro identità culturale ma anche della loro identità individuale, trattando le persone come merci e i luoghi come miniere da cui estrarre tutto ciò che è utile ed estirpare tutto ciò che non era comprensibile per l’uomo bianco, senza neanche per mettere uno scambio culturale e sociale che avrebbe potuto rendere entrambi i popoli più ricchi e non solo materialmente, ma anche spiritualmente.
“L’umanità combatte per le stesse differenze che un tempo ha chiesto a Olodumare e che lui gli ha dato“
“La Voce del Mare” è un fantasy piacevole che, pur soffrendo di una narrazione un po' lenta e della saturazione del mercato dei retelling, si distingue dalla massa per la sua chiave di interpretazione di una narrazione classica e per la lezione di storia e cultura che ci regala. Una gradevole novità in un genere di moda le cui narrazioni cominciano sempre più a confondersi fra loro.
~Articolo a cura di Luinil
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