domenica 17 maggio 2020

Review Party: "Falce" di Neal Shusterman







"Falce" è il primo romanzo della Trilogia della falce, saga distopica di Neal Shusterman, già autore di numerosi romanzi di successo. Il libro è stato molto apprezzato a livello mondiale, ed è in corso un adattamento cinematografico dell’opera.



Pablo Neruda, nel celebre componimento "Io sono la morte", scrisse: "La morte arriva a risuonare
come una scarpa senza piede, un vestito senza uomo,
riesce a bussare come un anello senza pietra né dito,
riesce a gridare senza bocca, né lingua, né gola."

Questi versi sembrano prendere vita nella storia di Falce, romanzo in cui la morte è l'assoluta protagonista, nemica e salvatrice insieme.

Nel mondo immaginato dallo scrittore l’Era della Mortalità è finita, la scienza e la tecnologia si sono spinte sino alla scoperta dei naniti, particelle che hanno reso ogni danno fisico reversibile: è impossibile il decesso a causa di ferite o malattie un tempo incurabili. Persino venire investiti o cadere da un palazzo non è più un problema, dopo pochi giorni si viene “rianimati”, e c'è persino chi lo fa per divertimento.
Neanche la vecchiaia è un problema, infatti quando lo si desidera è possibile sottoporsi ad un trattamento che fa ringiovanire il corpo.
L'unica morte irreversibile è quella causata dal fuoco, ma ogni incendio viene spento sul nascere, così anche questo rischio è fugato.
Gli anni non hanno più numerazione, perché contarli non serve più a niente.
In questo mondo apparentemente perfetto è stata del tutto debellata, dunque, la morte naturale. Ma, essendo necessaria a causa dell’inevitabile sovraffollamento del pianeta, alcuni cittadini vengono insigniti del ruolo di “falci”: letteralmente mietitori con la licenza di uccidere, che hanno il compito di "spigolare", ossia causare la morte di un certo numero di individui.



Credo sinceramente che la gente abbia ancora paura della morte, ma cento volte meno di un tempo. Lo dico perché, se ci si basa sulle quote attuali, le probabilità che una persona venga spigolata entro i prossimi cento anni sono solo dell’1%. In altre parole, un bambino che nascesse oggi avrebbe solo il 50% di probabilità di farsi spigolare da adesso al suo cinquemillesimo anno di vita. Naturalmente, dato che non si contano più gli anni numericamente, a parte per i bambini e gli adolescenti, non si conosce più l’età di nessuno, nemmeno la propria.
Ormai, si arrotonda più o meno di uno o due decenni. Mentre scrivo, posso dirvi che ho tra i centosessanta e i centottanta anni, anche se non mi piace dimostrare la mia età. Come tutti, a volte la riprogrammo e mi ringiovanisco parecchio. Ma come molte falci, non imposto mai la mia età biologica prima dei quaranta. Solo le falci che lo sono realmente desiderano avere un aspetto giovane. Al momento, il più vecchio essere umano vivente ha circa trecento anni, ma solo perché siamo ancora vicini all’Era della Mortalità. Mi chiedo come sarà la vita tra un millennio, quando l’età media sfiorerà i mille anni. Saremo figli del nuovo rinascimento, abili in tutte le arti e conoscitori di tutte le scienze, perché ci è stato concesso il tempo di studiarle a fondo? Oppure la noia e la quotidiana monotonia ci consumeranno più di oggi, lasciandoci ancor meno motivazioni a condurre una vita infinita? Spero che si avveri il primo caso, ma sospetto che prevarrà il secondo.”



Il mestiere delle falci è stato pensato affinché venisse lasciato posto per i nuovi nati.
Dopo essere stati uccisi da una falce, non c’è ripristino, non si torna indietro. La vita si perde in modo definitivo.
Nonostante esistano le falci, sono comunque pochi coloro che muoiono rispetto alla percentuale dei viventi, quindi per la maggior parte delle persone la morte non è che uno spettro lontano.


La maggior parte di noi vivrà in eterno, a differenza di alcuni, grazie alla Compagnia delle falci.”


Cos’è la vita, senza l’incombere della finitezza? Cosa significa possedere un tempo illimitato, che si può sprecare poiché è probabile che non abbia alcun limite? Cosa vuol dire vivere senza la paura di commettere errori irreversibili? Senza la paura di una malattia, di un’influenza?


Se vi è capitato di studiare i cartoni animati dell’era mortale, vi ricorderete certamente di un coyote che cercava con una serie di sotterfugi di provocare la morte di un grande uccello dal collo lungo. Non ci riusciva mai, i suoi tentativi si ritorcevano sempre contro di lui. Saltava in aria, veniva colpito da una palla di cannone o cadeva da un’altezza vertiginosa. E faceva ridere. Perché, nonostante morisse in modi terribili, ritornava sempre nella scena successiva, come se ci fosse un centro di rianimazione dietro lo schermo del televisore. Ho assistito a numerosi incidenti che hanno provocato una morte temporanea. Ho visto gente cadere nei tombini, essere colpita da un oggetto o investita da veicoli in corsa. E quando accade, la gente ride perché, per quanto possa apparire atroce l’incidente, quella persona, come il coyote, tornerà in piedi nel giro di uno o due giorni, in piena forma, come se non le fosse capitato nulla. L’immortalità ci ha trasformati tutti in cartoni animati.”
La vita si vive senza il timore del fallimento, poiché nella maggior parte dei casi c’è il tempo – e la possibilità – di rimediare.
La vita risulta svuotata di stimoli, senza dolore ma anche priva di autentiche gioie, defraudata della brevità e dall’incertezza che paradossalmente le garantivano senso e profondità.



Più a lungo viviamo, più rapidi sembrano scorrere i giorni. È un bel problema, quando si vive per sempre. Un anno scivola via come se fosse una manciata di settimane. I decenni passano senza che ci sia un solo avvenimento degno di essere ricordato. Ci abituiamo alla noiosa monotonia delle nostre vite, finché all’improvviso non ci guardiamo allo specchio e vediamo un viso che a malapena ricordiamo che ci supplica di riazzerare il contatore dell’età e ringiovanirci. Ma siamo davvero giovani quando azzeriamo la nostra età?
Conserviamo gli stessi ricordi, le stesse abitudini, gli stessi sogni mai realizzati. I nostri corpi possono anche essere agili e flessibili, ma a che fine? Non c’è fine. Mai. Credo che i mortali fossero più motivati a realizzare i loro obiettivi, perché sapevano che il tempo era prezioso. Ma noi? Possiamo rimandare le cose da fare più facilmente di coloro che sono condannati a morire, perché la morte è diventata l’eccezione, non più la regola. La stanchezza di vivere che cerco con tanto fervore di spigolare ogni giorno sembra un’epidemia in continua crescita. Ci sono volte in cui sento che sto combattendo una battaglia persa contro un’antica apocalisse dei morti viventi.”



Ogni forma di governo, umana, fallibile e potenzialmente corruttibile è stata eliminata, per essere sostituita dal Thunderhead, ideale evoluzione del Cloud, che da semplice archivio di dati è diventato una creatura senziente, un occhio di ispirazione vagamente Orwelliana perennemente puntato sul mondo, che non conosce l’errore.



Io sono il Thunderhead. [...] Ho scoperto che gli esseri umani imparano sia dalle loro cattive azioni che da quelle buone. Questo ve lo invidio, io sono incapace di commettere cattive azioni. Se non lo fossi, la mia crescita sarebbe esponenziale. (…)
Sono sicuro che il fatto di aver sempre ragione debba sembrarti noioso, ma io non conosco altro modo di esistere.”



Nell’universo descritto da Shusterman le falci sono le figure più potenti e temute, uniche che possono arrogarsi il diritto di uccidere o di concedere l’immunità, cioè la vita.
In un mondo nel quale è impossibile uccidersi o ferirsi, è diventato relativo il concetto del male. L'ingiustizia -e quindi il conflitto sul quale si erge la storia- è proprio nel ruolo delle falci, che da figure superpartes diventano spettri da temere, individui capaci di togliere la vita in base ad una propria, aleatoria volontà.
Una falce può togliere la vita ad un altro quando vuole, ma può anche concedere, tramite il bacio del suo anello, l'immunità: un anno intero durante il quale nessuno ucciderà quella persona.


Al cospetto di una falce le persone si fanno ossequiose, sperando di entrare tra le sue simpatie per non essere spigolate e magari ricevere persino l'immunità.
Le falci dovrebbero essere giuste, compassionevoli e non fare preferenze. Non gli è concesso avere un compagno di vita, devono condurre un'esistenza consacrata unicamente al loro terribile compito di angeli della morte.


Eppure alcune falci sembrano divertirsi e provare piacere nel mietere vite. Amano il potere e si compiacciono del timore che la loro sola presenza fa nascere nella gente, poiché una falce incarna l'unica reale paura nell’epoca post mortale.


Una parte minima di falci, invece, prova a restare fedele alla prima idea dell’istituzione delle falci, cercando di svolgere il proprio dovere con professionalità e nel modo più delicato possibile, in povertà, nel nascondimento e senza abusare del potere.


È sempre con gioia e amarezza che assisto all’investitura delle giovani falci alla fine di ogni conclave. Gioia, perché rappresentano la nostra speranza: portano ancora nel cuore gli ideali delle prime falci. Amarezza, perché so che un giorno saranno così stanche e disilluse che si toglieranno la vita da sole, così come fecero alla fine le prime falci. Eppure, ogni volta che vengono ordinate delle nuove falci, mi rallegro, perché questo mi autorizza a credere, anche solo per un brevissimo istante, che sceglieremo tutti di vivere per sempre.”
Le falci, metafore dei potenti di ogni epoca ed ogni tempo, sottomettono i deboli e chiunque si trovi in una posizione di inferiorità.
Pochissime fra di esse non sono corrotte e quelle poche si domandano se il loro ruolo non sia troppo crudele.


Maestro Faraday, una falce di integerrima moralità, durante il proprio lavoro incontra per caso e in circostanze diverse, Citra e Rowan, due adolescenti che lo colpiscono per l'empatia e il senso di giustizia che li contraddistinguono.


Sono buone doti per diventare falci, così propone loro di iniziare con lui un apprendistato, alla fine del quale sceglierà chi nominare falce.
L’ultima cosa che i due ragazzi desiderano è diventare falci, ma rifiutare significa rinunciare all’opportunità di rivestire il ruolo più importante della società, decisione poco saggia e sconsigliata dai loro stessi parenti, che riceverebbero l'immunità a tempo indeterminato avendo una falce in famiglia.
Inizia così la lunga percorso di Citra e Rowan in un mondo che non comprendono, ma soprattutto dentro sé stessi.
Sapranno rimanere fedeli alle proprie idee, anche quando sembrerà impossibile farlo?
Anche se sono solo apprendisti, Citra e Rowan devono sottostare al divieto di avere relazioni amorose. Eppure, vivendo nella stessa casa insieme al maestro Faraday, i due imparano a stimarsi e ad apprezzare le qualità reciproche sino ad innamorarsi.
Shusterman riesce a narrare una storia d’amore potente e delicata, fatta di sguardi e sottintesi. Tra Citra e Rowan nasce un sentimento tenero e proibito che non può esprimersi in pensieri né parole, ma deve trovare la sua strada attraverso la violenza: una storia in cui il gesto più altruistico diventa uccidere l’altro o lasciarsi uccidere.
I protagonisti, due moderni Romeo e Giulietta, prendono vita in uno scenario di morte, si muovono in uno sfondo sicuramente atipico e per questo mi ha ricordato “Il circo della notte" di Erin Morgenstern.


Il romanzo contiene numerosi tributi a vari settori culturali. Molti nomi sono esplicitamente ripresi dall’universo letterario, filosofico e scientifico: Goddard, ad esempio, è il nome di uno scienziato statunitense noto per le sue ricerche in campo missilistico; Maria Curie una chimica e fisica polacca, vincitrice di due premi nobel; è superfluo ricordare cosa fece Alessandro Volta.
Si trova anche riferimento al nome di Kierkegaard, filosofo profondamente cattolico che nei propri testi ha indagato la vita estetica e la vita autentica, elemento estremamente significativo se si considerano le profonde riflessioni dell’autore sul tema della religione, che ho apprezzato particolarmente.


In un mondo senza dolore né malattia, nel quale la vita e la morte dipendono solo dalle scelte arbitrarie delle falci, non c’è più posto per la fede, che lentamente è stata dimenticata. I culti del passato non vengono neanche più studiati e solo un manipolo di uomini spesso derisi, ha scelto di riunirsi in monastero per venerare il "Grande Diapason", l’armonia dell’universo.
È una credenza bizzarra, ma non è rimasto altro in questo universo arido.
Sono uomini orfani del sacro, ormai lontani da qualsiasi religione, che non riescono a dimenticare l’umana tendenza verso il divino e anelano ad una realtà in cui la vita umana abbia ancora un valore.



"Non posso fare a meno di rimpiangere tutto quello che abbiamo perduto da quando è stata sconfitta la morte. Penso 
alla religione, al modo in cui, dopo che siamo diventati i salvatori di noi stessi, gli dèi di noi stessi, la fede abbia perso valore. Come deve essere stato credere in qualcosa al di sopra di noi? Accettare l’imperfezione e tendere verso un ideale che non avremmo mai potuto incarnare? Doveva essere consolante. E terrificante. Doveva sollevare gli animi dalle cose terrene, ma anche giustificare ogni tipo di male."



I personaggi sono un punto di forza della storia. Vengono poco descritti fisicamente poiché l’autore sceglie di mostrarli al lettore soprattutto attraverso i loro gesti e comportamenti.
Citra e Rowan, i protagonisti, condividono gli stessi ideali, ma hanno caratteri agli antipodi. Lei, ribelle e impulsiva, ha un forte senso della giustizia ed è una persona estremamente studiosa e responsabile.



Tu vedi oltre le apparenze del mondo, Citra Terranova. Saresti una buona falce.» Citra si ritrasse. «Non vorrò mai diventarlo.»
«Già questa è la prima condizione.»



Rowan è dotato di una profonda sensibilità e compassione, caratteristiche che però non lo hanno mai aiutato nelle relazioni interpersonali, e quindi ha sempre nascosto dietro una maschera d’impassibilità. Mantenere un basso profilo è la sua filosofia, un modo per nascondersi dentro sé stesso, quando la vita diventa troppo dolorosa.



Appena un mese prima, Rowan non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventato un mostro, ma ora non ne era più sicuro. La pressione, che aumentava ogni giorno di più, lo spingeva a cedere.[...]
Scoprì che poteva rifugiarsi in se stesso, per non sentirsi un complice, né tantomeno uno spettatore. [...] Non senziente e marginale. Facilmente ignorato e trascurato. Era l’unico modo per non impazzire."



Entrambi attraversano gli abissi del mondo delle falci, osservano da vicino il male più cupo e corrono il rischio di corrompere la propria anima. Riusciranno a trovare un personale modo di vivere in pace con la propria coscienza, restando candidi nell'oscurità?

Falce è un libro che mi ha coinvolta con la paratassi fluida e scorrevole, poco descrittivo, la cui prosa alterna momenti di tesa calma a frenetica azione.
La narrazione è in terza persona, si concentra sulle vicende e sulle azioni dei due ragazzi protagonisti, che si ritrovano a vivere situazioni completamente diverse, ma ugualmente difficili. A volte fisicamente distanti, ma vicini per sentimenti e modo di pensare.
Questa alternanza rende la lettura incalzante e riesce a mantenere viva l'attenzione: la storia diventa capitolo dopo capitolo sempre più intrigante e non perde mai il suo ritmo, dalla prima all’ultima pagina.


Falce è un romanzo che consiglio: non solo contiene tutti gli elementi di un buon distopico -un forte elemento di crisi e tensione, un sistema contro il quale ribellarsi, un affascinante universo futuristico- ma, grazie alla potenza dei personaggi, alla bellezza della narrazione e alla profondità dei temi trattati riuscirà a coinvolgere sicuramente anche i lettori meno incuriositi da questo genere.






Il libro sarà disponibile dal 19 maggio in tutte le librerie.



Ecco tutti gli appuntamenti del Review Party:

1 commento:

  1. Non vedo l'ora di iniziare a leggerlo e la tua recensione mi ha convinta ancora di più *-*
    ˜Lu

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