sabato 9 gennaio 2021

"Ho ucciso Gesù" di Luigi Lodola



"Ho ucciso Gesù" è un romanzo storico di Luigi Lodola.

Il legionario Onorius è un romano come tanti: venera gli dei, crede nel potere assoluto della guerra e nella supremazia di Roma.
Non si pone nessuna domanda, limitandosi ad obbedire agli ordini che gli vegono impartiti.
Non si oppone, infatti, quando riceve l'incarico di spiare per conto di Roma l'operato di Yeoshua ben Yosef, il predicatore ebreo che i romani chiameranno Jesus, per capire se egli possa costituire una minaccia per l'impero.


"Avevo molti dubbi, sospettavo che Jesus stesse raggirando tutta quella gente, ma a che scopo poi?
Ma forse non avevo capito bene io, tutto quello che sapevo riguardo agli insegnamenti di Jesus lo avevo appreso da persone che ne avevano sentito parlare, poche erano quelle che avevano avuto un'esperienza diretta con lui tra quelle che avevo sentito, per cui non mi restava che una cosa da fare, anche se rischiavo di essere scoperto, dovevo recarmi con i pellegrini ed ascoltare le parole di quell'uomo e farmi una mia idea diretta, lasciai quindi il carro vuoto e mi unii alla folla che dirigeva fuori città."


Segue Jesus per tre anni, avendo modo di conoscere anche alcuni tra i suoi compagni più fidati, tra cui Miryam di Magdala e Djoha, (Maria Maddalena e Giuda), personaggi che vengono mostrati in una luce diversa rispetto a quella tradizionale: Maria Maddalena come la moglie di Gesù e Giuda come un discepolo intenzionato a proteggere il suo maestro, e non a condannarlo.
Durante la sua missione, studia quello strano uomo, ponendosi numerose domande su di lui.

"Era veramente quello che gli Ebrei definiscono un sant'uomo? O si trattava di un folle mistificare abile a manipolare la gente?"


"Io ho ucciso Gesù" è un romanzo particolare, che da un punto di vista originale, quello dello sguardo esterno di un soldato, analizza, attraverso una narrazione in prima persona, la figura di Gesù. Un'osservazione accurata da parte di qualcuno che, appartenente ad un'altra religione, ascolta il messaggio cristiano e vorrebbe comprenderlo, confuso dal carismatico uomo di cui non sa cosa pensare: un trascinatore di folle o autentico figlio di Dio?

Nei suoi confronti prova sentimenti contrastanti, infatti è affascinato e al tempo stesso spaventato dal suo potere, di cui percepisce l'autorità molto più di qualsiasi suo superiore.

"Quell'uomo in fondo mi affascinava, doveva avere la forza di un toro, lo si vedeva dalla corporatura, eppure usava la parola con la stessa abilità con la quale usavo la spada, almeno questo era quello che si diceva, se con la mia spada potevo lasciare sul terreno molte vittime, la parola usata sapientemente poteva mieterne altrettante, forse anche di più."

In appendice si trova anche un indice dei nomi dei personaggi storici citati e il significato di alcuni termini poco noti. È presente inoltre la bibliografia - webgrafia che riporta i testi che l'autore ha studiato per scrivere il suo libro.

Luigi Lodola ha scritto un romanzo molto interessante, che come egli stesso precisa all'ultima pagina:
"pur basandosi su fatti universalmente noti, è opera di fantasia, i personaggi storici e/o inventati non corrispondono al vero per carattere e comportamenti".

La storia - nota a tutti- costruisce la tensione narrativa non nell'epilogo finale, bensì nella crescita psicologica e nei drammi di Onorius, dilaniato tra la sua fede personale e le parole innovative di Jesus.

"Ci volle molto tempo ma riuscii ad ascoltare più versioni e non udii di nulla di pericoloso, ma ancora una volta non capivo molto il senso di quanto avevo sentito, forse il messaggio mi era arrivato non in modo corretto oppure quell'uomo lasciava nel dubbio appositamente chi lo ascoltava per far sì che tornasse a sentire le sue parole.
Si parlava di leggi, quelle giudaiche, di fratellanza, di pregare per nemici, di rispondere al male con il bene come potevano parole simile esaltare tutta quella gente? Una frase mi aveva colpito molto, Jusus diceva che se si veniva colpiti non bisognava rispondere all'offesa con la forza ma porgere l'altra guancia come per farsi colpire nuovamente e addirittura donare il mantello al proprio aguzzino.
[...]
L'unica certezza che avevo era che non sarebbe sopravvissuto a lungo, non solo si era inimicato i sacerdoti, ma molti potenti si sentivano minacciati da quest'uomo che prometteva la vita eterna senza chiedere in cambio denaro o doni."

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