"Il destino di una fata" è l'ultimo romanzo di Elisabetta Gnone, l'ultimo capitolo della serie fantasy Fairy Oak, che ha appassionato tante lettrici.
Con questo nuovo romanzo, l'autrice riconferma la sua bravura e la sua capacità narrativa, andando ad esplorare tutti gli episodi mai approfonditi prima, svelando dettagli particolari, con una narrazione da un punto di vista nuovo: il suo, di autrice onnisciente, che ama profondamente la sua storia e i suoi straordinari personaggi.
C'è posto per tutti nel mondo ideato da Elisabetta Gnone: l'autrice restituisce il ritratto di un paesino popolato da un'umanità viva e verosimile, delineando con pochi tratti, come una pittrice, ciascun personaggio grazie alle sue caratteristiche peculiari.
Senza mai risultare pesante, la Gnone descrive prati vibranti d'erba che trema nel vento, l'armonia che regna a fairy oak e descrive abilmente quelle sottili meccaniche che sempre si instaurano fra le persone.
La nostalgia di Felì è la stessa struggente senzazione dolorosa che prova ogni educatore quando, seguendo il naturale corso della vita e del tempo, deve separarsi da i suoi ragazzi, facendo un passo indietro, scomparendo dalle loro vite, silenziosamente orgoglioso dei suoi successi e soffrendo per i loro piu piccoli dispiaceri, condannati a non conoscere il futuro dei ragazzi che hanno accudito a lungo e con amore, sino ad instaurare un rapporto complesso e bellissimo.
In questo ultimo romanzo di fairy Oak, forse per il diverso tono della storia, forse piu semplicemente perché ho letto con occhi diversi, si concentra sullo scarto generazionale e sullo scorrere del tempo, sulle vite dei bambini che diventano ragazzi, adolescenti, uomini, proprio come le piante crescono e si trasformano in frutti, seguendo il corso naturale delle stagioni.
Una natura accettata e venerata per il suso armonioso equilibrio, nel quale ciascuno ha il suo posto e la sua bellezza, e accetta pacificamente i ritmi eterni e pacifici del mondo.
L'autrice usa una voce nuova, la sua voce, per raccontare tutti quei frammenti di storia che, nei romanzi precedenti, non aveva narrato. E' una storia che va ad approfondire gli avvenimenti nascosti tra le righe, aneddoti curiosi e stralci di vita quotidiana della valle di Verdepiano, permettendo, a ciascun lettore, di percorrere la valle e il villaggio come se si trovasse davvero lì, conoscendo i piccoli segreti degli abitanti, le fragilità che li rendono umani e simili a noi, permettendoci di passeggiare nel mondo magico e sereno immaginato per noi dall'autrice, un universo immaginario e stupendo nel quale la nostra mente riposa, e in cui può trovare conforto chi, come me, ha trascorso l'infanzia in quei magici luoghi.
E' stato splendido entrare di nuovo nella stanzetta di Vaniglia e Pervinca, rivivere il loro legame speciale ed indissolubile, quella capacità di capirsi al volo che le contraddistingueva sin dalla nascita.
Ho apprezzato la digressione sulla scrittura, forse la magia più potente di tutte, che permette di aprire porte anche nelle torri sigillate, di far splendere tramonti nelle notti più nere.
A distanza di tanti anni, il destino di una fata ha saputo commuovermi e trasmettermi la pura bellezza di un regno da fiaba: ancora una volta Elisabetta Gnone si conferma una narratrice di eccezionale talento, e scoprire i dettagli dei suoi mondi fantastici è sempre una bellissima scoperta, la divagazione piacevole da una realtà che opprime.
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