lunedì 21 settembre 2020

"Loki- Il giovane Dio dell'inganno" di Mackenzi Lee




"Loki - IL giovane dio dell'inganno" (Loki: Where Mischief Lies) è un romanzo di Mackenzi Lee, scrittrice americana già autrice di vari libri di successo per ragazzi, pubblicato dalla casa editrice Mondadori nella collana Oscar Fantastica, che prossimamente pubblicherà anche le altre sue opere.


Il libro è incentrato sul personaggio di Loki, che nella mitologia norrena è il dio dell'inganno, ma per descriverlo non di ispira ad essa- il Loki dai capelli rossi come il fuoco, nato dal caos - bensì alla figura reinterpretata dalla Marvel, il Loki di Tom Hiddleston, diverso nell'aspetto ma simile nel carattere: brillante, sarcastico e con uno spiccato gusto per il melodramma. 
Loki e suo fratello Thor, ancora giovani, affrontano la vita di corte con atteggiamenti diversi. Thor sempre circondato da lodi, amici e onori e Loki, solitario ed introverso, concentrato sullo studio e preso di mira dagli amici di Thor per il suo fisico mingherlino ed inadatto alla battaglia, il cui unico talento è la capacità di usare la magia, si sente alieno al mondo che lo circonda, dal quale non viene capito né minimamente apprezzato. 

"Thor era nato per essere un re, tutta la reggia lo sapeva. Lo capivano tutti quelli che lo guardavano. Gli dei non avrebbero potuto creare un modello più scontato di sovrano: biondo, imponente, veloce e forte senza alcuno sforzo. Loki era stato fatto con i ritagli della sua sagoma, le parti di scarto cadute sul pavimento del laboratorio, da spazzare e buttare nel fuoco."

Sua unica amica è Amora, apprendista della maga Karnilla. Lei, come lui, ha il dono della magia, quindi comprende bene cosa voglia dire possederla, ed è la sola che sembri apprezzare il suo potenziale. 
Affettuosamente, Loki la soprannomina "incantatrice", e ne è profondamente infatuato, desideroso di attenzioni, si aggrappa alle sue parole confortanti come se fossero un'ancora di salvezza nel mare di ostilità ed indifferenza che lo circonda, e in cui rischia di annegare. 


"Loki si era sentito sprofondare il cuore, pensando di essere stato troppo difficile, troppo sensibile, troppo freddo, tutte quelle cose che suo fratello non era, le cose che i suoi tutori gli avevano detto di non essere, tutto ciò per cui gli altri apprendisti sul campo di allenamento lo prendevano di mira.
Ma poi lei aveva tolto di colpo i piedi dal posto lì accanto e gli aveva chiesto: 《Non ti siedi?》
E lui lo aveva fatto."


In un momento di particolare debolezza, le confessa che il padre ha scorto, in uno specchio magico, un'immagine del futuro in cui uno dei suoi figli marciava su Asgard a capo di un esercito. Loki non sa se il padre abbia visto lui o suo fratello Thor, ma teme si tratti di lui, e vorrebbe vedere egli stesso quella visione. Incoraggiato da Amora, decide di scrutare di nascosto insieme a lei lo specchio del padre. Tuttavia qualcosa va storto, lo specchio viene distrutto e la colpa ricade esclusivamente su Amora, che viene punita ed esiliata a Midgard, la terra dei mortali, condannata ad un'esistenza senza magia. 
Privato della compagnia dell'unica amica che avesse mai avuto, Loki resta ossessionato per anni dalla visione in cui si è visto nelle vesti del distruttore di Asgard, e si domanda se sia possibile cambiare il proprio destino oppure se la sua vita sia tracciata come una scia di orme ben visibili nella neve, che non può evitare di percorrere. Un giorno, punito dal padre per l'ennesimo incidente causato della sua eccessiva sicumera, (con lo scopo di impressionare il padre), viene mandato su Midgard per investigare su dei cadaveri misteriosi, dove ha la possibilità di conoscere i mortali, capire punti di vista diversi dal suo e  ritrova Amora. Ma lei è davvero la persona che Loki ricorda? Oppure ne ha idealizzato l'immagine e la realtà è molto diversa? 

Amora non è una figura del tutto inventata: l'autrice ha preso ispirazione da un personaggio comparso più volte nei fumetti Marvel, ideato da Stan Lee e Jack Kirby. Specialmente nei fumetti e nei cartoni animati, compare come antagonista di Thor.

La narrazione in terza persona mostra al lettore un Loki giovane, che non ha ancora scoperto le sue origini, crede di essere realmente figlio di Odino. Le sue relazioni familiari  sono estremamente conflittuali. Molto dotato, eppure corrotto dall'inividia che prova per il fratello, il quale non solo è più avvenente, ma possiede anche una forza fisica che gli permette di vincere con facilità i combattimenti. 
Loki, nonostante gli voglia bene, non riesce a reprimere del tutto l'astio che prova nei suoi confronti perché troppo concentrato su sé stesso, su quello che non è. Non accetta di non essere forte come lui, ed è il primo che si sminuisce perché si ritiene segretamente inferiore. Il vero problema di Loki è che egli stesso non riesce a vedere un uso positivo delle proprie abilità magiche, da cui viene lentamente dominato. 


Voleva farlo. Voleva essere come Thor e discutere con suo padre per poi allontanarsi sentendosi in diritto e nella ragione, sapendo che Odino sarebbe stato segretamente orgoglioso della sua testa calda e del modo in cui difendeva le sue posizioni. Ma lui non era suo fratello. La sua insolenza non sarebbe stata un segno di forza, ma di sfida. Lui e suo fratello potevano anche giocare allo stesso gioco ideato dal loro padre, ma le regole non sarebbero mai state le stesse. L'oscurità combatte in modo diverso dalla luce. E' sempre presente, ben prima della luce. Deve essere più veloce, più intelligente e più furtiva. Loki non era suo padre. Non era suo fratello, né sua madre. Lui era come Amora, e lei era stata portata via in catene e bandita su Midgard. Doveva essere più intelligente e prudente di quanto fose stata lei. Doveva imparare tutto quello che poteva, senza far mai capire quanto sapeva. Non si sentiva un principe. Non sarebbe mai stato re. Non era fatto per essere un soldato, e non era sicuro di voler essere cattivo. Ma non era sicuro di aver la possibilità di decidere. L'unica cosa che sapeva era di essere potente. Abbastanza potente da causare la fine del mondo."

L'ostinazione di Loki è nel volersi inserire a tutti i costi in una storia in cui non gli è stato lasciato un  ruolo diverso da quello dell'antagonista, che sceglie di rivestire. Come gli dice Theo, un giovane umano che incontra sulla terra, se volesse cambiare il suo destino potrebbe "cambiare storia". 
Esiste un destino forse, ma siamo noi ad andare incontro ad esso percorrendo una strada lastricata di decisioni consapevoli, imputabili a noi stessi e non ad un fato avverso, anche se non particolarmente favorevole.

Theo diventa anche occasione per trattare il tema della discriminazione omosessuale. Loki lo incontra a Londra alla fine dell'Ottocento, una città che giudica arretrata perché condanna come crimine le relazioni con persone dello stesso sesso. Egli, provenendo da un ambiente aperto, non comprende come possa essere punita un'inclinazione che rientra nella sfera strettamente intima e personale, che non dovrebbe mai essere oggetto di qualsivoglia giudizio da parte di terzi.


Il punto di vista che l'autrice sceglie di usare - la narrazione in terza persona con focalizzazione interna - permette al lettore di calarsi nei pensieri del protagonista, un racconto in cui vanno divise attentamente le bugie dalle autogiustificazioni, attraverso le quali Loki prova a convincersi di essere migliore di quello che è.

Questo mi ha ricordato una mia recente lettura: "Dio di illusioni" di Donna Tartt. Seguendo lo stesso meccanismo il protagonista, Richard Papen, tenta di autogiustificare la propria partecipazione all'omicidio di Bunny, ripetendosi come un mantra che assistere ad un omicidio e compierlo sono azioni differenti. 
Proprio come Richard comprende molto più tardi, anche Loki si rende conto che non c'è differenza tra assistere al male e compierlo, che la "non azione" non lo assolve: ciò che conta è la posizione che viene presa nei suoi confronti, altrimenti il silenzio diventa assenso e approvazione.

Questo libro si concentra con sensibilità sull'approfondimento della natura umana, delle ragioni che muovono le azioni di ciascuno, sulla visione che ogni persona ha di sé stessa. 

"Ci sono cose che non possono essere insegnate, e una è come cambiare il proprio cuore. Il nostro vero essere si rivela sempre alla fine."


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