lunedì 28 dicembre 2020

"Nomen Omen": una graphic novel in tre volumi di Bucci e Camagni


Nomen Omen è una graphic novel composta da tre volumi, sceneggiata da Marco Bucci e illustrata da Jacopo Camagni, conosciuta e acclamata anche all'estero, pubblicata in Italia dalla casa editrice Panini Comics.

Il giorno del suo ventunesimo compleanno Rebecca Kumar, -newyorkese appassionata di informatica e impegnata in uno stage presso Google, - incontra un misterioso individuo che la aggredisce e le strappa il cuore dal petto. Quando si risveglia, crede di essersi assopita e aver avuto un incubo o un'allucinazione. Ma poco dopo la città viene invasa da mostri terrificanti, che provocano morte e distruzione. 
Un amico di Becky, Patrick, viene rapito e lei stessa rischia la vita, ma viene salvata da un giovane dal fisico possente che le spiega di essere una creatura del mondo fatato, di nome Fer, incaricato di proteggerla, perché lei è una strega, l'ultima erede di una lunga stirpe, e possiede nel sangue tutto il potere dei suoi antenati, grazie al quale è sopravvissuta all'attacco che le ha sottratto il cuore. Ma è destinata a morire entro pochi giorni, se non recupera il suo cuore. 
Il leggendario e crudele re delle fate ha ordito un piano terribile che richiede numerosi sacrifici umani, dei quali Becky costituisce solo l'ultimo tassello.
Qual è il suo scopo? Saprà fermarlo, scegliendo con criterio tra amici e nemici?


La coesistenza di molteplici universi narrativi, inizialmente confusionaria, si rivela coerente, perché antagonisti e comprimari provengono da diverse storie, sono letteralmente "racconti incarnati" congelati nel proprio ruolo e sospesi nell'impossibilità di essere diversi da ciò che sono. 


Il sistema magico che governa l'universo incantato della storia si fonda sulla magia dei nomi dotati, secondo le leggende antiche, di un potere sconfinato. Rivelare a qualcuno il proprio nome - che rappresenta l' identità - significa concedere a quella persona potere su di sé, sottomettendosi quasi alla sua volontà. Se il nome viene rivelato di propria spontanea volontà rappresenta un atto di immensa fiducia nei confronti del destinario della confessione, perché è come affidargli la propria vita in quanto, grazie al nome, l'altra persona può dargli degli ordini senza che questi vi si possa sottrarre. 
Se invece il nome viene estorto, ad esempio grazie all'ausilio di una magia vincolante, è una forma di violenza che l'altro deve subire, e rappresenta la più abbietta forma di sottomissione. 


La magia dei nomi (onomaturgia) che costituiscono un vincolo si rifà ad una tradizione antica, che risiede nell'onomanzia, un'arte divinatoria che veniva usata per fare una previsione riguardo il futuro di chi portava un determinato nome. L'opera di Bucci e Camagni vi fa sicuro riferimento nel titolo: Nomen Omen, infatti, è una locuzione latina che, letteralmente, significa "Il nome è un presagio", e si basa sull'idea che nulla al mondo sia casuale, e che persino nel nome che un bambino riceve alla nascita si celino fondamentali indizi riguardanti il suo futuro. 

Rebecca è una strega e il suo nome- colei che avvince con le sue grazie - non è casuale, ma rappresenta la sua natura polivalente, capace di abbracciare vari tipi di magia. 


Gli autori hanno inserito numerosi riferimenti alle più antiche e spietate fiabe irlandesi, intessendole insieme per dare vita ad un arazzo di storie, per fomare un intreccio narrativo di notevole complessità. 
Tra le più famose, spiccano la leggenda dello Changeling (quando un popolo fatato rapisce un umano da una famiglia per sostituirlo con una copia fittizia, apparentemente uguale alla persona rapita) e di Medea, che invece è una figura inquietante recuperata dalla mitologia greca, che ha un ruolo preminente nell'opera.

 
Oltre a storie e leggende tratte dal folklore e dalla mitologia, non mancano riferimenti cultura Nerd e Geek, come allusioni a film, libri di fama internazionale, quali Harry Potter, o cartoni animati celebri come Adventure Time


L'opera si fa anche manifesto della cultura Queer, schierandosi a favore di ogni tipo di amore, eterosessuale o omosessuale (Becky ha due mamme che si amano moltissimo e che la fanno sentire amata e costituiscono per lei un modello stabile di famiglia) sino ad arrivare anche al poliamore: infatti un'amica della protagonista ha due fidanzati e dichiara di amarli entrambi. 


Le fate invece hanno un concetto di amore diverso: i loro rapporti tendono ad essere più occasionali e promisqui, vivono le unioni come estasi rievocando le orge baccanali, e non credono che fare violenza su qualcun altro sia un modo per fargli del male, ma solo un modo per esprimere la propria passione. 

I disegni sono il vero punto di forza dell'opera: Camagni ha un tratto preciso, pulito, grazie al quale riesce a dare vita a figrure delineati e accattivanti, dalle espressioni intense e coinvolgenti.
Le vignette sono spesso arricchite da corpi aggrovigliati che mostrano una nudità esibita, violenta e furiosa. 


Ci sono inoltre varie allusioni ad opere famose, come i quadri di Escher o affreschi di Michelangelo. 


Essenziale è il ruolo del colore: ciascuno ha un significato preciso. Predominano le sfumature del grigio, del bianco e del nero, perché la protagonista è affetta da acromatopsia, ossia non riesce a vedere i colori. Quando vengono inseriti, i colori sono acidi e innaturali, oppure evidenziano solo una parte precisa del disegno, una sfumatura dei capelli, una mano, un corpo, per concentrare su quel punto l'attenzione del lettore. Nel corso dei volumi sarà spiegato lo specifico senso di ogni colore, mai usato a caso, ma attribuito ad un determinato tipo di magia, solitamente legata ad un certo personaggio. 

Sono presenti nella storia fate, satiri, principi e altri vari personaggi che sembrano essere usciti dal mondo delle fiabe. Ma non da un mondo di storie della buonanotte, bensì si tratta di fiabe corrotte, di figure trasgressive e perverse, con sorrisi contorti ed occhi allucinati. Queste creature fantastiche sembrano emerse direttamente dai romanzi più crudi di Holly Black, dalle sue inquietanti feste al chiaro di luna. 


L'idea delle fate cattive, che possono sembrare un controsenso, è in realtà un concetto profondamente radicato nella tradizione fantastica. Il popolo che abitava la natura veniva considerato infatti primordiale, quindi a dei e fate venivano attribuiti istinti bestiali e a volte persino violenti. 
Lo stesso Fer, quando conosce Becky, cerca di farle capire che hanno usanze e costumi molto diversi. Becky, pur essendo di mentalità estremamente aperta, non riesce a capirlo.

L'importanza delle storie nella vita di ciascuno è uno dei temi centrali dell'opera: infatti, quando Becky si rende conto che i suoi nemici non sono altro che storie incarnate, quindi, in un modo contorto, affascinante e particolarmente ingegnoso, saranno proprio le storie che ha amato sin da bambina a salvarla. 


Nomen Omen -una caleidoscopica avventura a metà fra Young Adult e fiaba oscura - non è il mio genere preferito- , ma piacerà sicuramente a chi ama questo tipo di opere.

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