In occasione della ricorrenza più spettrale dell'anno, Fabbri Editore ha pubblicato due titoli nella collana "Creepy Pasta Stories": rivisitazioni da parte di autori per ragazzi delle più impressionanti leggende metropolitane.
"La leggenda di Momo" è stato scritto da Daniele Nicastro, che ha saputo raccontare magistralmente la storia rendendola davvero spaventosa.
Francesco, come regalo per il suo tredicesimo compleanno, riceve il tanto agognato smartphone: non è il modello che aveva chiesto, ma finalmente ha un cellulare tutto suo, ricco di funzioni, quindi non può proprio lamentarsi. Inoltre, grazie al suo nuovo dispositivo, potrà finalmente installare whattsapp, la più celebre applicazione di messagistica instantanea, grazie alla quale potrà chattare con i suoi amici. In particolare gli piacerebbe scoprire il numero della bella Mariana, la ragazza che gli piace. Gianpiero e Secco, due suoi compagni di classe burloni e perditempo, gli propongono una sfida: gli invieranno il numero di Mariana se lui dimostrerà di essere abbastanza coraggioso da scrivere un messaggio a Momo. Francesco non sa chi sia questa Momo, così i due ragazzi gli raccontano l'inquietante leggenda della ragazza mostruosa che costringe chiunque le scriva a fare cose orribili.
Ovviamente Francesco non ci crede, e non vuole fare la figura del fifone: convinto che la storia di Momo non sia che una burla senza fondamento, le scrive alcuni messaggi.
Non immagina di aver aperto le porte ad un incubo senza fine, che lo porterà ad un progressivo distacco dalla realtà, in cui diventa impossibile distinguere la verità dei fatti dalla sua visione distorta da allucinazioni e paura.
C'è un modo per tornare ad una vita normale? E se esiste, quale sarà il prezzo da pagare?
Pur essendo un libro per ragazzi è effettivamente inquietante.
Durante la lettura, la paratassi coinvolge e contribuisce a conferire alla narrazione un ritmo serrato e un'atmosfera angosciante, capace di suscitare nel lettore una profonda ansia, costruita anche grazie alle sapienti scelte lessicali dell'autore.
Ricordo che anche io sentii parlare della leggenda di Momo. Quando tantissimi utenti in tutto il mondo iniziarono ad usare Whatsapp, si diffuse l'inquietante storia del demone della rete, una maledizione da cui, una volta entrati, non si poteva più uscire.
Sebbene non abbia mai dato credito a queste leggende metropolitane, e come i più ero convinta che si trattasse tuttalpiù di un bot automatico messo a punto con lo scopo di diffondere virus informatici, non sono mai stata così coraggiosa da verificarne io stessa la falsità.
La storia di Momo fa leva sull'atavica paura infantile (legata all'animismo) che gli oggetti inanimati possano animarsi e sconfiggerci con una forza inaspettata, capace di irrompere nelle nostre vite. Teoricamente questa paura scompare con la crescità, ma in verità non ci si libera mai completamente del terrore dell'ignoto: il mostro sotto il letto, che sia generato dalla nostra mente ottenebrata o dalla notte stessa, non smette mai di aghiacciare.
Se c'è una cosa che questo libro insegna, è che coraggio e incoscienza sono due concetti molto diversi, e che, anche se non esistono demoni che infestano la rete - o magari sì, chi può dirlo? - con gli strumenti informatici bisogna fare molta attenzione, perché per scherzo ci si può trovare in situazioni spiacevoli e pericolose, magari mettendosi in contatto con degli sconosciuti animati da brutte intenzioni.
Momo è una creatura spietata, inumana e mostruosa, che tramite la manipolazione e il ricatto psicologico induce le sue vittime a fare tutto ciò che ordina loro. La sua crudeltà non conosce limiti, la sofferenza umana la diverte.
Momo è una figura spaventosa perché, sebbene abbia fattezze umanoidi, è totalmente priva di sentimenti umani, e con la sua cattiveria è capace di far perdere umanità anche alle persone con cui entra in contatto.
Immaginarsi al posto del protagonista è incredibilmente semplice, dal momento che inviare un messaggino su whattsapp ad un numero ignoto è qualcosa che chiunque può fare. L'idea che solo pochi tocchi sul cellulare possano separare una vita normale da una inarrestabile discesa nell'orrore è tremenda, quasi inconcepibile se si indugia con il pensiero in questa idea, e proprio per questo è così spaventosa.
L'aspetto veramente inquietante? L'idea -raccapricciante- che, come insegna Gaiman nel suo romanzo "Coraline", il male sia a un solo passo da noi, alla portata di chiunque, in attesa che gli apriamo una piccola porta per entrare nelle nostre vite.
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