sabato 9 ottobre 2021

"Un nome per un cadavere" di Valentino Meynet


Un nome per un cadavere” è il secondo libro di Valentino Meynet, parte di una saga di romanzi investigativi dedicati ai suoi personaggi, il duo investigativo costituito dal detective David Colburn e dall’amico Smiley Grant. 

Grant, dopo la morte dell’amata moglie, ha incontrato Colburn che non vedeva da tempo. I due, dopo essersi ritrovati, hanno deciso di aprire un’agenzia investigativa nella quale lavorare insieme.

"Mi aveva preso come suo aiutante pensando fossi bravo a risolvere i misteri come lo era lui, ma io non avevo la sua intelligenza. Il caso della Sweet Mary che ci aveva fatto incontrare lo avevo trovato assolutamente complicato da principio e avevo trovato assolutamente facile una volta che il mio compagno ce ne aveva dato la soluzione. A pensarci bene ci sarei potuto arrivare benissimo ma, come si sa, dopo ogni spettacolo di magia se il mago spiega i suoi trucchi risulta tutto molto semplice. David Colburn era davvero un mago, fiutava tutto, sapeva ogni cosa e scopriva sempre la soluzione corretta. A volte mi veniva il dubbio che tirasse a caso, ma quando il colpevole confessava mi accorgevo che tutto si era svolto per filo e per segno alla spiegazione da lui proposta."

Anche questa volta i due amici dovranno confrontarsi con un caso apparentemente inspiegabile, ai limiti del sovrannaturale: una maledizione. 
Il celebre e lussuoso castello di Chambord, sfarzoso e ricco di fascino, sembra essere vittima di un anatema, infatti ogni anno, esattamente il 20 dicembre, una persona muore in circostanze misteriose. 
Dopo varie morti sospette i due investigatori sono chiamati a recarsi sul posto e ad indagare. Per quanto siano scettici, gli indizi sembrano quasi far credere loro che la maledizione esista davvero, che sia reale. Riusciranno i protagonisti a non farsi suggestionare, svelare il mistero e scoprire i colpevoli?


Un nome per un cadavere è la seconda indagine di Colburn e Smiley,  l’affiatata coppia di investigatori già nota a chi ha letto “Il fante di picche”. 
Se seguite le mie recensioni sapete che mi è piaciuto molto, e questo libro ha solo confermato l’opinione positiva che avevo di Valentino Meynet. 
Il è giallo ben costruito, con personaggi credibili ed una trama perfettamente orchestrata. Nessun dettaglio viene lasciato al caso, la storia è coerente in ogni sua parte e scoprire il colpevole è davvero difficile. 

I protagonisti, ben integrati nel contesto storico narrato, rappresentano il punto forte dell'opera.

Smiley Grant e David Colburn sono permeati da candida cavalleria, gentiluomini che restano tali in ogni situazione. 
Si rivelano due personaggi che si sposano bene l’uno con l’altro, una squadra vincente, uniti da rispetto reciproco e fiducia.

La voce di Colburn è riconoscibile grazie ai suoi intercalari in lingua francese e alla calma che lo contraddistingue nelle sue analisi. È un personaggio carismatico, su cui l’autore si sofferma spesso per aggiungere qualche affascinante dettaglio, sempre attraverso le descrizioni di Smiley, il quale non manca ogni volta di scoprirsi intrigato affascinato dalle sue brillanti intuizioni.
Smiley, le cui deduzioni non sono mai ai livelli di quelle dell’amico, possiede pur sempre un ottimo intelletto e costituisce un’eccellente spalla per l’investigatore. È animato da entusiasmo e curiosità, ed anche in questo secondo romanzo è assente la sua descrizione fisica per permettere al lettore di immedesimarsi nel personaggio. 

La storia, come nel precedente libro, presenta numerosi personaggi dei quali viene analizzata la profondità dell'anima inducendo il lettore a riflettere sulla mutevolezza dei sentimenti e delle emozioni, grazie ad un affresco umano in cui è difficile individuare il colpevole e giudicarne le azioni - anche quelle più turpi.

"L'affetto spesso viene cancellato dall'odio."

?L’unica pecca è la presenza di alcuni refusi, che tuttavia non mi hanno infastidita né fatto apprezzare di meno la storia, che ho anzi amato anche grazie alla bellissima edizione,  particolarmente curata, dalla copertina accattivante e con un’impaginazione che ha reso molto comoda la lettura. 

L’autore ha scritto, nella prefazione, che “scrivere un libro è un modo efficace di comunicare con i lettori, perché se una storia è ben scritta arriva al lettore e gli permette di viverla". 
E con "Un nome per un cadavere" riesce pienamente nel suo intento: sa trasportare in un mondo lontano, in un’epoca storica ormai difficile da immaginare e intrecciare una storia complessa ed intrigante, rendendola viva

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