lunedì 1 novembre 2021

"La regina degli scacchi" di Walter Travis


"Per alcune persone gli scacchi non sono che un passatempo, per altri una cosa compulsiva, quasi una droga. E di tanto in tanto viene fuori qualcuno per cui sono un diritto di nascita. Ogni tanto appare un ragazzino che ci sorprende con la sua precocità in quello che può essere considerato il gioco più difficile al mondo. Ma cosa succederebbe se quel ragazzino fosse una ragazzina, una scolaretta seria con i capelli e gli occhi castani e un vestitino blu scuro?"

La storia di Beth, leggenda del mondo degli scacchi, ha conquistato ormai moltissimi ammiratori grazie alla serie tv che è stata tratta dal romanzo "La regina degli scacchi". Il titolo originale del libro, "The queen's gambit", prende il nome da una famosa e rischiosa mossa d'apertura di gioco, che può portare ad una scenografica vittoria o ad una rovinosa perdita, se ne viene fatto un uso incauto.

Rimasta orfana a causa di un incidente che ha ucciso i suoi genitori, Beth si ritrova in un orfanotrofio cattolico, luogo dove viene trattata con severità e aiutata a riposare grazie alla somministrazione quotidiana di tranquillanti, che impara a conservare per assumere in grandi dosi quando si sente particolarmente stressata.
Studentessa particolarmente brillante, vive una quotidianità monotona e triste, senza particolari stimoli che possano stuzzicare il suo cervello sopraffino.
Un giorno, nel seminterrato, incontra un uomo intento a giocare da solo ad un gioco che non ha mai visto: il gioco degli scacchi, capace di suscitare la sua curiosità e che finalmente riesce a mettere alla prova il suo genio.
Diventandone letteralmente ossessionata, Beth decide di dedicare la sua intera esistenza a diventare Grande Maestro di scacchi: non per la soddisfazione che le regala la vista del suo nome elogiato sui giornali, ma per potersi sentire la migliore, la più brava del mondo, in quel gioco bellissimo e appassionante - che ha escluso per molto tempo le donne - e su un piccolo tavolo simula una spietata guerra emulando la lotta per la sopravvivenza della vita.

"La regina degli scacchi" è un romanzo di formazione scritto con una prosa elegante come il gioco a cui è dedicato. Con uno stile forbito e seducente, l'autore narra la storia a tratti brutale di una ragazzina che scopre troppo precocemente la perdita, il dolore, il sesso, la droga, l'autodistruzione. Affetto e amore non la toccano mai davvero, tutto il mondo di Beth è grigio, ad eccezione di un'unica luce, il gioco degli scacchi.

Il romanzo si concentra sulla descrizione precisa di strategie di gioco, trasmettendo al lettore la propria passione e l'entusiasmo del più intringante dei giochi da tavolo, affascinante perché riesce a costituire, per i giocatori, una sfida intellettuale: nulla è affidato al caso, la vittoria o la perdita dipendono dall'attenzione o dalla disattenzione del giocatore, una mossa astuta deriva solo da un attento ragionamento. Sicuramente quello degli scacchi è un gioco elitario, perché tutti possono giocare ma pochi possono diventare campioni, bisogna infatti essere dotati di pazienza e capacità di ragionamento che richiedono freddezza e calcolo, abilità che non tutti possiedono o affinano nel corso della propria vita.

Beth è una protagonista benedetta dal dono di un'intelligenza fuori dal comune, animata da una determinazione senza pari: la bramosia accecante di affermarsi, di scalare ogni vetta possibile del successo, desiderio che la spinge a correre senza interruzione verso il suo obiettivo, accogliendo con indifferenza ogni persona che incontra sulla sua strada. Affetti, amici e amanti si susseguono nella vita di Beth, ma sono poco più che passanti nella sua esistenza, in cui il primo pensiero al mattino e l'ultimo prima di andare a dormire è la mossa con cui batterà i suoi prossimi avversari.
In quel gioco Beth si perde, innamorata di sé stessa e delle sensazioni che prova mentre gioca.
Per lei non è solo un hobby: è una ragione di vita, uno scopo, un campo di battaglia nel quale i pedoni prendono vita, un microcosmo di caselle nere e bianche in cui può sentirsi grande e potente, padrona della vita e della morte delle singole pedine. Può sacrificare la regina, riportarla in vita, salvare un alfiere e costruire una strategia sapiente per arrivare al cuore del re avversario.

Beth ricorda ogni mossa delle sue partite, e spesso le ripercorre per analizzare le varie diverse sequenze che avrebbero potuto portarla a differenti vittorie. Arriva persino, in certi momenti, a giocare intere partite nella sua testa, immaginando i pezzi che si muovono dinanzi ai suoi occhi su grandi scacchiere immaginarie, prendendo vita come un esercito pronto a muoversi ad un suo comando.

"Decise di non prendere il pedone che le veniva offerto, ma di lasciare la tensione sulla scacchiera. Le piaceva che fosse così. Le piaceva il potere dei pezzi, esercitato lungo file e diagonali. A metà del gioco, quando i pezzi erano sparsi dappertutto, le forze che attraversavano la scacchiera le davano un certo brivido."

Negli scacchi, Beth vede un mondo in cui si trova a suo agio, da distruggere e ricreare a piacimento, un mondo sicuro che segue regole precise e immutabili, non come la realtà, instabile e fragile, capace di crollare da un momento all'altro. Il gioco è una certezza, un'ancora in una vita tempestosa, di una bruttura tollerabile solo con l'uso di alcol e droghe.

Infatti, nonostante la sua brillante mente, perde spesso contatto con la realtà, del tutto immersa nel suo mondo di pedine, cavalli, torri e strategie. Si concede spesso il conforto di tranquillanti ed alcolici, dai quali rischia di diventare dipendente e di compromettere le sue facoltà cognitive, mettendo a rischio persino le sue vittorie.
Qual è il senso della vita? Beth rischia di non scoprirlo, trovandosi spesso sul punto di annientarsi, di trasformarsi in un'ombra di sé stessa, pura volontà e aspirazione di grandezza, senza concedersi mai il piacere di godere delle gioie quotidiane. Come Scherlock Holmes, trae il suo unico compiacimento dal superamento di sfide sempre più difficili.

La regina degli scacchi è un romanzo dal ritmo serrato, che segue la rapidità dei pensieri della protagonista. Tuttavia il finale è troppo frettoloso e brusco e mi ha trasmesso un senso di incompletezza.

Come proseguirà la vita della protagonista? Cadrà nella perdizione o riuscirà a risollevarsi, trovando qualcuno da amare e dedicandosi anche ad altre passioni intellettuali? Oppure gli scacchi resteranno per tutta la vita il suo unico amore?

Il libro non offre tutte le risposte, preferendo un finale aperto che non conclude nulla, ma dinanzi al quale ci si ritrova a sorridere, come un cerchio in cui tutti gli elementi tornano al punto di partenza.
Ora che tutte le battaglie sono state vinte, ogni risalita è possibile, la caduta è ancora un'eventualità probabile. Ma niente è certo. 

Nessun commento:

Posta un commento