Donato Carrisi, ormai autore noto in tutto il mondo e vincitore di numerosi riconoscimenti – fra i quali il Premio Bancarella per “Il suggeritore” – è ormai una garanzia per gli appassionati di Thriller.
Pietro Gerber è uno psicologo infantile. Tutti i giorni nel suo studio a Firenze vengono condotti bambini che presentano seri problemi quali traumi e disagi vari, che lo psicologo tenta di curare tramite una tecnica affascinante quanto controversa dal punto di vista medico: l’ipnosi.
A causa dei suoi metodi Pietro Gerber viene chiamato spesso “l’ipnotista” anche se lui preferisce la definizione “addormentatore di bambini”. È infatti sostenitore della teoria che l’ipnosi non sia una terapia invasiva come molti credono, ma semplicemente di uno stato indotto di profondo rilassamento, durante il quale il paziente può arrivare ad una connessione profonda con il proprio inconscio.
Grazie all’ipnosi egli riesce dunque ad indagare l’inconscio dei suoi piccoli pazienti, per scoprire verità nascoste e guarirli da traumi che altrimenti li turberebbero per sempre, anche nell’età adulta.
La vita di Pietro Gerber è apparentemente perfetta: ha un lavoro di successo, una moglie bella ed intelligente, Silvia, e un bellissimo bimbo, il piccolo Marco.
Ma la mente di Pietro Gerber non è priva di fantasmi: è infestata dallo spettro di un trauma vissuto tre anni prima, legato alla parola che il padre gli ha pronunciato in punto di morte. Una parola così potente da fargli abbandonare l’esistenza di donnaiolo poco serio condotta fino a quel momento per abbracciare uno stile di vita sano e formare una famiglia.
Quel trauma ancora lo sconvolge, tanto da non averne mai parlato neppure con Silvia.
Eppure nonostante i propri traumi personali Pietro ha creato un equilibrio fra lavoro e famiglia.
Una telefonata inattesa da un’ipnotista australiana, Teresa Walker, sconvolge la sua quotidianità: lo avvisa infatti di aver trovato il suo contatto su internet, e averlo ritenuto la persona più indicata per una paziente molto particolare, Hannah Hall. Hannah non è una bambina bensì una donna adulta, tuttavia il suo trauma trova le radici nell’infanzia trascorsa in Toscana con due inquietanti individui che sostenevano di essere i suoi veri genitori, prima di essere affidata ad una coppia australiana.
Dunque, per liberarla dai propri demoni e dal timore atroce di aver commesso un grave delitto che non ricorda, Pietro Gerber dovrebbe parlare alla bambina che è in lei.
Inizialmente restio ad accettare la paziente, l’uomo si trova ben presto coinvolto dalla donna la quale si rivela una persona decisamente singolare.
Hannah, con i suoi racconti contrastanti e le fuorvianti indicazioni, costruisce un labirinto di enigmi, dai quali dovrà uscire grazie al proprio intuito, seguendo gli indizi lasciati da lei. Indizi che incolleranno ad ogni passo i suoi piedi alla ragnatela di un mistero da cui non potrà scappare, finché non avrà scoperto la soluzione.
Ma non sarà solo, perché Hanna Hall non sarà mai troppo lontana da lui, pronta a guidarlo nel macchinoso ed apparentemente perverso gioco che ha ideato. Pietro Gerber non capisce: Hanna Hall non è quel che vuole apparire – una donna profondamente turbata dal proprio passato che conduce una vita sbandata – ma forse non è neppure la pazza schizofrenica che sembra. Cosa nasconde, veramente? E, soprattutto: chi è davvero? E perché, da quando ha incrociato i suoi occhi chiarissimi, Pietro Gerber è completamente ossessionato da lei?
In questo romanzo la narrazione è in terza persona, concentrata sul protagonista, Pietro Gerber. Il lettore non può sapere più di quanto l’ipnotista non sappia o non voglia ammettere a sé stesso. Sono presenti inoltre nel testo frequenti flashback del passato di Hannah e Pietro, che permettono la ricostruzione di una vicenda intrecciata e complessa.
Il protagonista, si lascia condurre dalla paziente nell’inferno dei propri raccapriccianti ricordi, che si riveleranno frammenti di narrazione da incubo. Gerber prova ad ascoltare con distacco i racconti Hannah, ma è impossibile dissociarsi dalle storie di dolore che la donna racconta sul proprio passato. Ciò che i suoi genitori – o meglio, le persone che lei credeva fossero tali – la costringevano a subire era atroce.
"Il mattino dopo, mamma viene a svegliarmi. Mi fa vestire e mi porta fuori. Vedo papà in piedi sotto al vecchio castagno. Ha in mano una pala. Mentre ci avviciniamo, mi accorgo che ha scavato una buca accanto a dove è sepolto Ado. Ai suoi piedi c’è la mia cassa. Le lacrime iniziano a sgorgare da sole. Perché mi fate questo? Ho tanta paura. Mamma e papà non mi hanno mai fatto del male, per me questa paura è del tutto nuova e, per questo, più terrificante.
Mamma s’inginocchia davanti a me. «Adesso caleremo la cassa nella buca. Faremo le cose un po’ alla volta, poi arriverà il momento in cui papà getterà sopra la terra.»
«Non voglio» dico fra i singhiozzi.
Ma lo sguardo di mamma è duro, non lascia spazio alla compassione. «Quando sentirai che ti manca l’aria, suonerai il campanello e ti tireremo fuori.»
«Non voglio» ripeto, sconvolta.
«Ascolta: tu sei una bambina speciale.»
Bambina speciale? Non l’ho mai saputo. Che significa?
«Per questo io e papà dobbiamo proteggerti dagli estranei. Gli estranei ti stanno cercando. Se vuoi vivere, devi imparare a morire.»"
Le parole di Hanna fanno emergere anche in Pietro oscure memorie.
Inoltre la donna, con lente ma preoccupanti confidenze, si impone sempre di più nell’esistenza di Pietro, tanto da arrivare ad invaderne completamente la vita professionale e familiare, rendendogli impossibile la quotidianità.
Hannah è perversa, secondo Silvia è addirittura schizofrenica e Pietro dovrebbe allontanarla. Ma lui non riesce a lasciarla andare, perché un fascino magnetico e tetro lo tiene avvinto nel suo mistero.
Il comportamento di Hannah finisce per ossessionarlo e, anche se si sforza di rimanere lucido, la sua mente vorrebbe ricondurre ogni cosa che gli accade a lei.
"Anche se la paziente faceva di tutto per trasformare ogni cosa in un mistero, non era detto che tutto ciò che gli capitava dipendesse da lei. Era proprio nella natura delle ossessioni trasformare ogni accadimento nel frutto di un inganno o di un complotto. Ma la paranoia era il primo passo verso il baratro della follia, e lui doveva rimanere lucido."
Hannah Hall, con il suo comportamento e le sue parole, lo conduce sempre più velocemente nel bosco oscuro celato nel suo cuore da cui, analogamente a Dante, nella propria selva oscura, non può tornare indietro né scappare. Deve percorrerla fino alla fine pur di raggiungere una purificazione che sembra irraggiungibile. Una corsa contro il tempo e contro i fantasmi che lo inseguono silenziosi, dai quali ha il timore di essere divorato.
Pietro Gerber grazie ad Hannah Hall si rende conto che insegna ai suoi pazienti qualcosa che lui stesso non è mai riuscito a fare: affrontare i propri traumi. La donna, con la sua lucida follia, lo costringe a smettere di nascondersi e ad esplorare ogni anfratto della propria anima.
Passato e presente si confondono in un unico, apparentemente irrisolvibile enigma.
Nel viaggio alla ricerca della verità e della propria catarsi Pietro scava un fossato intorno ai suoi piedi: allontana per un po’ persino la moglie ed il figlioletto, rendendosi conto di non poterli trascinare con lui, in caso di pericolo.
E anche perché capisce che il suo è un viaggio da affrontare necessariamente in solitudine, proprio come nel poema dantesco, con la sola guida, a qualche passo di distanza ma sempre presente, di Hannah Hall, novello Virgilio che gli prepara la strada da percorrere.
Una scelta che la consorte condanna, sentendosi offesa, ma condizione imprescindibile per Pietro, deciso a guardare dentro l’abisso di un passato che si è rifiutato di indagare per troppo tempo.
Hannah Hall, con i suoi profondi occhi azzurri, i vestiti dimessi e scuri, come a nascondersi dal mondo, la sigaretta sempre accesa, è un personaggio controverso ed è il perno del romanzo. Figura intrigante e misteriosa, non si svela mai completamente al lettore, che deve scoprirne piano ogni aspetto insieme al protagonista.
Un personaggio da non sottovalutare, forte e molto più sicura delle proprie azioni di quanto sembri in apparenza. Anche Pietro se ne rende presto conto.
"Gli sembrava che nessun segnale proveniente da quella donna fosse casuale."
Hannah Hall è una perversa manipolatrice senza alcun fine oppure, nelle sue azioni in cui nulla è lasciato al caso, ha uno scopo?
È una vittima o un carnefice?
Pietro Gerber sceglie di lasciarsi condurre da lei ovunque lei voglia. Si fida istintivamente, seguendo una sensazione che non comprende, guidato dalla convinzione inspiegabile che Hannah sia legata a lui in un modo segreto.
Pietro Gerber non può fermarsi prima della rivelazione, perché senza il raggiungimento di essa la catarsi non può avvenire, egli resterebbe incompleto e non potrebbe ricongiungersi pacificamente ai propri familiari.
Un aspetto importante del racconto è lo spazio. Allo sfondo suggestivo della bellissima Firenze si contrappone lo spazio vero del romanzo: il buio della mente, nel quale, tuttavia, si intravede fin dalla prima pagina una piccolissima luce, che nessuna ombra potrebbe spegnere. È quello il lume grazie al quale esplorare gli anfratti oscuri dell’ignoto.
La casa delle voci è un romanzo strisciante e inquietante, che guida il lettore attraverso una storia torbida come una palude, affascinante come una strada deserta nella notte.
La preziosa paratassi riesce a creare una sensazione di ansia crescente che accompagnerà i lettori fino alla fine della storia.
Un racconto che riesce ad invadere la mente più razionale, insinuandovi il dubbio sottile dell’esistenza di un mondo oscuro fatto di ombre che sfuggono all’umano controllo, andando persino oltre i misteri imperscrutabili dell’inconscio, così insondabili che neppure l’ipnosi può indagarli completamente.
Un dubbio che il romanzo, intenzionalmente, non risolve. Che siano i lettori stessi a decidere in cosa credere, e in cosa no.
"Non so da dove provengono i miei genitori, né quale sia il loro passato. Non mi parlano mai dei miei nonni e non mi hanno mai detto se, da qualche parte, hanno fratelli o sorelle. Sembra che stiamo insieme dalla nascita. Intendo dire che era così anche nelle nostre vite precedenti.
Soltanto noi tre.
Mamma è convinta che ci si può reincarnare, e che transitare da un’esistenza all’altra è semplice come passare da una stanza all’altra. Tu non cambi mai, cambia solo l’arredamento. Allora, ovviamente, non può esistere un prima e un dopo.
Siamo noi, e sarà così per sempre.
A volte, però, qualcuno rimane incastrato sulla soglia. E quella è la terra dei morti, dove il tempo si ferma."
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