"Ricorda sempre: non c’è mai stato periodo storico migliore di questo per essere una ragazza. Puoi fare tutto! Puoi fare di tutto! Puoi essere qualunque cosa tu voglia!
Basta che rispetti le regole."
Marin Lospato ha diciassette anni e frequenta una prestigiosa scuola superiore. È una delle studentesse più promettenti del suo anno, infatti sogna di frequentare un famoso college ed intraprendere una brillante carriera di giornalista. Intanto si dedica anima e cuore al giornalino della scuola -il Beacon- e la sua vita scorre tranquilla tra amiche, il suo ragazzo, lezioni e studio.
Segue sempre con particolare interesse le lezioni di letteratura del professor Bexwell, molto amato dagli studenti per la sua simpatia e la sua affabilità. Inoltre il suo bell'aspetto e la sua giovane età lo rendono particolarmente affascinante agli occhi di molte studentesse. Neppure la serissima Marin è immune al suo carisma, e più di una volta le capita di guardarlo con ammirazione quasi come farebbe con un suo coetaneo.
Un pomeriggio il professor Bexwell si offre di riaccompagnare Marin a casa e, poiché si fida di lui, accetta.
Con una scusa però l'uomo si ferma a casa sua e la invita ad entrare, spiegando di volerle prestare un libro che potrebbe piacerle. Marin entra ingenuamente in casa quando lui, d'improvviso, le da un bacio, facendole capire di desiderare anche qualcosa di più. Spaventata, si ritrae subito, dichiarando di voler tornare a casa a piedi, intanto si interroga a lungo riguardo quell'episodio. Perché il suo professore ha tentato un approccio nei suoi confronti? dovrebbe sentirsi offesa?
Si confida con la sua migliore amica Chloe ma lei, invece di appoggiarla, la accusa: magari la colpa è stata sua, è stata lei a provocarlo, con i suoi atteggiamenti. Dopotutto, potrebbe forse asserire di non averlo mai osservato con interesse? Marin, interdetta, non sa come ribattere.
Il giorno dopo, a scuola, il professore la ferma per chiarire la questione, defininendo la situazione "un problema di comunicazione", lasciandole intendere che era stata lei a fargli arrivare un messaggio sbagliato. Lui si ritiene nel giusto, e non si sente neppure in dovere di rivolgerle delle scuse.
"«Ovviamente… sì, be’… credo ci sia stata un po’ di confusione, l’altra sera.»
Sbatto le palpebre, e prima di rendermene conto sto ripetendo le sue parole. «Confusione?»
«Cattiva comunicazione» spiega Bex, scuotendo la testa. «È stato mortificante per entrambi, certo, ma sono cose che capitano.»
«Ehm… sì, certo» deglutisco. Da un lato mi rassicura sentirlo parlare di quello che è accaduto come se fosse una sciocchezza e non la fine del mondo. Dall’altro, però, mi accorgo che le sue non sono vere e proprie scuse.
È possibile che non mi debba delle scuse?"
Da qual momento, Marin inizia a ripensare sempre più spesso all'intera faccenda e si chiede chi abbia ragione: lei ha ragione a sentirsi offesa dai suoi approcci oppure è lui ad essere nel giusto, mostrando di provare persino risentimento per il rifiuto ricevuto? Marin ricorda bene cosa è successo, ma ha quasi paura di aver davvero frainteso tutto, e arriva a dubitare di sé stessa e dei suoi stessi pensieri.
"Sono andata a casa di Bex, mi ripeto per l’ennesima volta. E mentre ero in auto con lui ho ripassato il burro di cacao. Può essere considerato un invito? Per me non lo era – o almeno non credo – ma forse è stato davvero solo un problema di cattiva comunicazione.
Poi, però, ricordo a me stessa che sì, è successo. Io c’ero. Oddio, è come se cercassi di mettere in dubbio la mia stessa parola. Che casino! Sono così tante le regole non scritte per farsi strada attraverso le scuole superiori – attraverso la vita, forse – che non posso fare a meno di chiedermi quali io abbia infranto per andarmi a ficcare in questa situazione. Sono tante le regole, per una ragazza."
Dopo analizzato razionalmente gli eventi, Marin decide di non essere lei nel torto: si è tirata subito indietro, ed è stato il professore a darle un bacio senza il suo consenso, dando per scontato che lei lo volesse, per poi arrivare addirittura a valutare negativamente i suoi ultimi compiti in classe per vendicarsi. A quel punto Marin, profondamente delusa, inizia a sviscerare la società in cui è immersa, quella società che sembra così moderna e permissiva, in cui però alle donne non viene perdonato il minimo errore.
"«È come se esistesse tutta una serie di doppi standard per i ragazzi e le ragazze» spiego alla fine, stringendo la tazza tra le mani. «Nella vita, certo, ma in modo particolare alle superiori. Una volta che ho iniziato a notarli è stato come se non potessi più evitare di farlo. E ho l’impressione che prima ancora di poter agire – prima di iniziare a smantellarli – sia necessario individuarli.»"
Nasce così l'idea di pubblicare sul Beacon un articolo in cui sfogare il suo pensiero, dal titolo "Regole della ragazza perfetta". Un titolo provocatorio per un pezzo dal contenuto ancora più provocatorio, la cui pubblicazione dà inizio ad una piccola rivoluzione nell'istituto scolastico: dapprima trasforma la sua autrice nel bersaglio di accuse di facile femminismo, ma piano piano alcune ragazze mostrano di appoggiare le sue idee. Riuscirà Marin, in un mondo ancora profondamente dominato dal maschilismo e da uomini che cercano di prevaricare con la prepotenza, seguendo una primitiva legge del più forte, a far sentire la sua voce?
Marin è quella che si definisce una ragazza perfetta. Una studentessa modello, redattrice del giornale scolastico, sogna di diventare una giornalista. Il suo futuro è luminoso, e il suo giovane carismatico insegnante di letteratura, il professor Beckett, non perde occasione per riempirla di complimenti.
L'approccio del suo professore la turba profondamente. Trattandosi di un evento che può capitare anche alle sue compagne, Marin capisce di dover fare qualcosa. E da giornalista utilizza il giornale scolastico per denunciare le tante piccole contraddizioni a cui una ragazza deve sottostare. Perché le ragazze hanno una serie infinita di regole che nessuno dice ad alta voce ma che condizionano la vita tutti i giorni, ed è arrivato il momento per loro di riscriverle da sole.
A cosa serve il giornalismo? L'informazione, che deve sempre essere sincera e limpida, ha il compito di informare, di arrivare a tutti e di gridare quel che la gente ha paura di conoscere.
"Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire" Scriveva George Orwell.
Marion, che aspira a svolgere questo nobile mestiere, si rende conto che, nel suo piccolo, può fare la differenza e con coraggio denunciare ciò che vede. Una sua professoressa, colpita dalla sua determinazione, la appoggia, incoraggiandola a proseguire lungo l'impervia strada che ha scelto di intraprendere.
"«Sai» aggiunge con tono premuroso, «se non sei contenta di come vanno le cose in questa scuola è tuo dovere provare a cambiarle.»"
Marion si trova improvvisamente catapultata in una realtà che non avrebbe mai osato immaginare: da ragazza alla moda, impegnata con uno dei ragazzi più popolari della scuola, si trova additata da tutti, pubblicamente derisa e non creduta. Persino la sua migliore amica la lascia sola. Ma non ritratta le sue parole e anzi porta avanti la sua battaglia, senza mai dubitare che sia giusta.
La scelta di Marin insegna che una persona, da sola, non può cambiare il mondo, né tantomeno la mentalità ristretta di un liceo. Ma che questa consapevolezza non deve trattenerci dal non provare neppure, e che è importante non restare insieme a persone che non ci riconoscono il valore che abbiamo e che sminuiscono le nostre idee.
Perché spesso, proprio mentre la massa deride chi protesta e si oppone a regole trite e ingiuste purtroppo riconosciute da tutti, c'è qualcuno che resta in silenzio, toccato dalle parole di quella voce fuori dal coro.
Il cambiamento inizia dai singoli individui, e ciascuno può fare la sua parte, scegliendo con consapevolezza la vita che desidera vivere.
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