"Belle, ricche, cattive" (Chelsea High) è il primo romanzo di una saga young adult della scrittrice londinese Jenny Oliver, pubblicato in Italia dalla casa editrice Deagostini.
L' adolescente Norah Whittaker ha un cognome che le impedisce di passare inosservata: tutti conoscono la complessa vicenda legale in cui è rimasto recentemente coinvolto suo padre, che rischia di essere arrestato a causa di un raggiro di cui è stato vittima, ma nel quale ha coinvolto decine di persone, che si fidavano di lui e per causa sua hanno fatto dei cattivi investimenti finendo sul lastrico.
Coperta di insulti e quotidianamente attaccata per il suo irresponsabile genitore, Norah si schiera strenuamente in sua difesa, convinta della sua innocenza. Per attraversare più serenamente questo difficile periodo si trasferisce in un costoso liceo pagato dai suoi nonni, il Chelsea High nel quale la sua vita però, lungi dall'essere più facile, diventa sempre più difficile.
Lei, che ha sempre vissuto in condizioni umili, si trova per la prima volta in un ambiente dove tutti i suoi coetanei sono estremamente benestanti ed abituati ad uno stile di vita completamente diverso dal suo: Il prestigioso istituto è infatti frequentato da ragazzi arroganti e prepotenti, abituati ad ottenere sempre tutto ciò che desiderano grazie a ricche carte di credito. Soprattutto le ragazze, vedendo in lei l'elemento che potrebbe mettere in discussione l'equilibrio che hanno faticosamente costruito, tentano costantemente di umiliarla ed escluderla. Per fortuna Norah incontra Ezra, un bel ragazzo con il quale si instaura subito un rapporto di intesa. Ezra è benestante proprio come gli altri, la sua vita non è mai stata meno patinata di quella di Coco, boriosa reginetta della scuola. Eppure un evento traumatico lo ha cambiato profondamente, inducendolo a guardare il mondo con occhi diversi, rendendolo meno arrogante degli altri. Ezra e Norah apprenderanno qualcosa dalla loro reciproca conoscenza?
La terribile situazione legale del padre impedisce a Norah di vivere bene l'ultimo anno del liceo, poiché tutti sono a conoscenza delle accuse che pesano su di lui.
Norah vive constantemente tra l'ansia di essere felice e la paura di esserlo. Le sue preoccupazioni giovanili appaiono sciocche in confronto alla tesissima atmosfera familiare: mentre il cappio della legge incombe sul collo di suo padre, Norah non può fare a meno di sentirsi in colpa per ogni piccolo momento di gioia che riesce a provare.
I suoi turbamenti interiori sono ben spiegati dalla narrazione in prima persona, che riesce a rendere il lettore partecipe dei suoi intimi drammi.
Esiste tuttavia, per Norah, una panacea che cura ogni tristezza: recitare la fa stare bene. Ha sognato di diventare un'attrice sin da bambina, e la nuova scuola le offre la possibilità di partecipare ad un importante spettacolo nel quale viene scelta, per la sua bravura, ad interpretare un ruolo principale.
"A quel punto mi concentrai sul copione, e non ne volevo sapere più nulla perché non c'ero più io. Ero qualcun altro. Ero sfuggita alla realtà ed ero entrata in qualcosa di nuovo. Era per questo motivo che lo facevo: la catarsi, essere completamente assorbita. Niente questioni per un ruolo, nessun bisogno di amicizie, nessuna speranza. Quella ero io, viva."
Viene sottolineata la differenza fra la sua vita precedente e quella attuale. Norah fa paragoni fra i due istituti, gli ambienti, ma soprattutto i diversissimi modi di pensare di ragazze e ragazzi.
Coco, Verity e tutto il suo gruppo di amiche, hanno nomi tanto ridicoli quanto ampie sono le finanze che hanno a disposizione. Forti della loro ricchezza, sono abituate a seguire una gerarchia quasi primitiva, in cui chi ha più seguito sui social e più denaro da spendere ha la possibilità di gestire la vita sociale di tutti, decidendo chi includere e chi escludere. Coco, reginetta indiscussa della scuola, gode di autorità soltanto perché gli altri gliela riconoscono, e farebbero qualsiasi cosa pur di avere la sua approvazione, dall'acquistare gli stessi vestiti che indossa ad obbedire praticamente ai suoi ordini, attivandosi per accontentare i suoi continui capricci.
Norah, inizialmente, viene conquistata dal fascino di Coco: anche lei vorrebbe far parte della sua cerchia di amici ed essere popolare. Ai suoi occhi le appare perfetta: è bellissima, sceglie sempre gli outfit giusti, ha i capelli lucenti come quelli di una bambola e il suo trucco è estremamente curato.
"Cercai di non fissarli, ma non potevo farne a meno. Coco era maligna, ma i suoi scherzi erano sempre divertenti. Non potevo farci niente, avrei voluto essere con loro."
(...)
"Se fossi riuscita a entrare in quel mondo patinato, scintillante e invidiabile, allora forse quello che mi ero lasciata alle spalle non mi sarebbe sembrato più così importante, così pienamente triste.
Avrebbe cominciato a sfocare nella mia mente, mentre le possibilità che avevo lì risplendevano in sleali colori sfavillanti."
Ma pur con tutti i suoi sforzi, Norah non riesce a diventare amica di Coco: perché è più brava di lei nell'arte del canto e della recitazione, e Coco non può soffrire chi è migliore di lei, essendo una persona che trae soddisfazione dal circondarsi di un nugolo di ammiratori senza talento, tra i quali non debba mai sentirsi messa in discussione.
Norah assiste, impotente, alle sue ingiustizie, comprendendo con amarezza l'impossibilità di contrastare i suoi desideri, a meno che tutti non si schierino con decisione contro di lei.
Coco è un personaggio completamente negativo, che non trova redenzione. Una ragazza debole, che si nasconde sotto strati di fondotinta e maglioni di cachemire che non usa impegno e studio per raggiungere i suoi obiettivi, in grado solo di ferire il prossimo e di prevaricare sugli altri grazie agli agganci giusti.
Le sue armi, seppure illusorie, sono quelle che tanti giovani usano per sentirsi vincenti, maschere che vanno a nascondere un'assenza completa di personalità.
Nel panorama desolante in cui vivono gli adolescenti, un mondo in cui il parere di un'influencer conta di più del proprio gusto personale e dove il valore delle persone viene troppo spesso stabilito dal costo degli accessori indossati, c'è bisogno di romanzi come quello di Jenny Oliver, opere che provino a trasmettere la possibilità di vivere senza seguire gli altri, ma ragionando con la propria testa.
"Mi sembrava di vedermi per la prima volta. Di vedere una realtà che avevo dato per scontata. Prima, avevo seguito alla cieca. Ma adesso ero io quella in prima linea."
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