mercoledì 5 gennaio 2022

"Il guardiano e la bambina" di Vittorio Larovere

"Avere un obiettivo e perseguirlo con convinzione è una cosa bella, ma è lo scopo che definisce la qualità di chi siamo e cosa facciamo." 


La morte, capolinea dell'esistenza, è da sempre l'unica certezza dell'umanità, dal momento della nascita. 
Probabilmente è l'unica seria ragione capace di indurre l'uomo a meditare sul tempus fugit, l'irrefrenabile fuga del tempo che rende prezioso ogni istante. 
Proprio intorno alla morte si basa l'idea del romanzo fantasy "Il guardiano e la bambina" di Vittorio Larovere, appassionato di scrittura sin da giovanissimo, che ha pubblicato la sua prima opera con la casa editrice BookRoad, marchio Leone editore. 

Nella terra di Edel, nel popolo di Siphai, vive il giovane Anter, che come tutti i suoi coetanei si igegna per morire compiendo una missione eroica, che gli possa consentire di essere ricordato dai posteri con la stessa ammirazione con cui lui venera chi prima di lui è andato incontro al fortunato destino che auspica. 

"Anter era al mondo da ventidue colpi e, come ogni altro suo compaesano, il suo desiderio era solo uno: sacrificare la propria vita per mezzo di un atto eroico. Il Cordoglio era celebrato per quel motivo, perché, come esprimeva la loro cultura, il sonno eterno era sempre stato la massima realizzazione personale e quelli caduti con valore tra un colpo e l'altro meritavano il massimo tributo di onori. [...]Sentiva il bisogno di sacrificarsi per qualcosa di veramente utile, non di sprecarsi per una qualsivoglia sciocchezza." 

Almeno fino a quando la sua vita, proprio durante una delle sue "imprese", si incrocia con quella di una bambina, Emia. La bambina è destinata a salire al trono di Isdara e succedere all'attuale sovrana, la quale, tuttavia, è decisamente poco disposta a cedere il potere. Infatti, quando con la magia scopre l'identità di chi è destinata a succederle, tenta in ogni modo di liberarsene, e in passato è sempre riuscita nel suo intento. 
Riuscirà Anter a difenderla e portarla sino ad Isdara, garantendole un destino diverso? E magari, durante il suo viaggio, capirà cosa desidera veramente dalla vita? 

"Voi e questa stupida credenza di morire per qualcosa di più grande! Non pensate mai che le vostre azioni possono schiacciarvi? Attirati dalla gloria eterna come mosche dalle feci di cavallo, rincorrete il nulla. Ti sei mai chiesto se c'è qualcosa che vi possa rendere migliori di come siete ora?

Grazie alla narrazione in terza persona, il libro si concentra su tutti i personaggi, comunicando al lettore tutti i loro sentimenti, difficoltà e turbamenti interiori, con uno stile ricco e ricercato. 

La forza narrativa della storia risiede soprattutto nell'universo narrativo creato dallo scrittore, un mondo che si rimanda a quel filone di ispirazione tolkeniana, ma che si distacca dalla tradizione classica per le novità introdotte: il tempo viene scandito in maniera originale - gli "anni" sono "colpi" - la definizione geografica dei luoghi è molto precisa, chiaramente attentamente studiata a priori. Inoltre l'autore è stato molto dettagliato anche nel narrare la storia dei luoghi e dei popoli che cita, specificandone tradizioni, usi, costumi e credenze. 
In particolare, la credenza di Siphai, della terra di Eldel: tutti infatti sembrano dedicare la propria vita al proposito di concluderla nel modo più glorioso possibile. Lungi dal concentrarsi sul percorso, l'attenzione è concentrata su una conclusione grandiosa, e ogni giovane sogna la sua grande impresa in cui morire ed essere ricordato con onore. Tutti gli abitanti di Siphai sono profondamente convinti della validità di un simile obiettivo, e nessuno si sognerebbe di metterlo in discussione. 
L'idea dell'esistenza di un popolo che vede la massima aspirazione in una morte eroica è assolutamente brillante, perché si tratta di un'idea originale che permette di meditare riflessioni interessanti sul senso dell'esistenza. Cosa rende una vita degna di essere vissuta? E quale deve essere lo scopo ultimo del travagliato percorso della vita?

Nessun commento:

Posta un commento