"Ogni adolescenza coincide con la guerra; che sia vinta, che sia persa; che sia falsa, che sia vera". Era la frase di una canzone che ascoltavo quando ero alle superiori. Mi è tornata in mente leggendo questo libro, che narra le vicende tragicomiche di un diciassettenne nerd e impopolare alle prese con i bizzarri genitori, un fratello minore popolarissimo e un paio di amici strambi e sboccati.
Avere diciassette anni è un'esperienza traumatica per ogni adolescente, ma diventa sicuramente una tragedia con un nome come Shakespeare Shapiro, che ha sempre provocato risatine e prese in giro.
Shakespeare vorrebbe solo essere un ragazzo come tanti altri, si domanda perché ogni cosa sembri cospirare contro di lui, inducendolo sempre a ritrovarsi in catastrofici guai e a fare improbabili figuracce.
Non riuscendo ad essere come i suoi coetanei, decide di dare sfogo alla propria personalità attraverso la scrittura.
Fin da subito decide di non filtrare niente, senza cercare di apparire migliore, ma sforzandosi di descrivere sé stesso.
Scopre di avere talento, e inizia a scrivere una serie di racconti sulla sua vita per la biografia che deve consegnare entro fine anno come compito di scrittura creativa.
Ripercorre gli episodi più umilianti della sua vita, soffermandosi sugli imbarazzanti parenti, ottenendo un testo ai limiti del surreale.
Ho letto questo romanzo qualche tempo fa perché avevo bisogno di una lettura leggera che mi facesse ridere e, nonostante il libro diventi a tratti un po' volgare, cosa che non mi è piaciuta molto, il testo non diventa mai veramente osceno.
"Diario di uno sfigato innamorato" è un libro originale e divertente.
La voce del protagonsita, scanzonata e ironica, analizza il microcosmo che lo circonda con spietato sarcasmo, cercando un modo per sopravvivere - e non soccombere - all'adolescenza.
Shakespeare scoprirà che la vita può inoltrarsi in strade inattese. E, anche quando sembra che nulla vada per il verso giusto, si può scrivere la propria fiaba, con un personale lieto fine.
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