venerdì 20 marzo 2020

"L'inverno di Giona" di Filippo Tapparelli


"Il cuore ha cominciato a battere forte ma non ho pianto. 
Adesso piove e gli alberi non mi proteggono più. È da tanto che cammino. Mi tremano le labbra. Le mordo così sento male, ma almeno non piango. Basta che segua il sentiero fino alla fine del bosco e troverò mamma e papà che ridono forte e aprono le braccia e io correrò verso di loro e poi andremo dai nonni ad asciugarci, e la nonna mi preparerà il latte caldo, quello con tanta schiuma e i biscotti con l'uvetta che sanno di vaniglia. Me lo sono ripetuto per tutti i passi che ho contato camminando nella pioggia, mentre l'acqua mi copriva di aghi di pino.  Sono foglie morte, gli aghi quando cadono. Non voglio urlare e neppure mettermi a piangere adesso, anche se sono arrabbiato e ho paura. Io sono grande, me lo dice sempre la mamma. Grande e coraggioso. Devo solo uscire dal bosco e loro saranno lì fuori ad aspettarmi, nel prato. Sicuro che ci saranno. E invece nel prato non c'è nessuno."



Giona ha quattordici anni e vive in un gelido paesino di montagna con il burbero nonno Alvise, il quale gli impone quotidiane punizioni umilianti che sembrano avere il solo scopo di mortificarlo. 
Il ragazzo non conosce una realtà migliore di quella in cui vive e non conserva ricordi del proprio passato. Sa che i suoi genitori sono morti, ma non riesce a ricordare le circostanze del tragico decesso. 
La mente di Giona è molto peggio di un foglio bianco: è un foglio accartocciato, in cui l'inchiostro dei ricordi si è confuso, rendendo le parole illeggibili. 
Giona, sagoma scura, si muove nel silenzio siderale di un mondo di ombre, in cui gli scenari sono cupi e grigi. 
Lo spazio nel quale si muove il protagonista si deforma, assecondando la sua memoria allucinata, irreversibilmente guastata, cosicché il piccolo paesino di montagna nel quale si svolge la storia diventa una sorta di tetro paese delle meraviglie, dove il candore della neve è morboso e in cui ogni anfratto è una trappola, non esistono rifugi o vie di fuga, ogni volto apparentemente amico si rivela mostruoso. 
Un giorno Giona decide di scappare dalla sua insostenibile vita, ma lasciarsi alle spalle il passato sembra impossibile: insieme all'ombra del severo nonno Alvise lo inseguono, spietati, i ricordi dei genitori deceduti, ricordi che si confondono continuamente. 
Cosa è accaduto veramente ai genitori di Giona? Cosa si nasconde nel suo passato?

Riuscirà infine a scoprire qual è il ricordo tremendo che la sua mente tenta disperatamente di rimuovere?

L'inverno di Giona di Filippo Tapparelli è un romanzo che turba. Un libro in cui la narrazione nasconde lo svolgimento reale della storia, una vicenda frammentata come un puzzle che va ricostruita, scoperta frammento dopo frammento.

Con una scrittura capace di rendere vivido il senso di oppressione del protagonista, Filippo Tapparelli trasporta il lettore in un soffocante microcosmo, in cui le righe
diventano un allucinante labirinto di specchi deformanti che indurrà il lettore a perdersi e dal quale gli sarà impossibile fuggire. Almeno non prima che il romanzo lo abbia condotto alla spiazzante e sorprendente conclusione.

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